30 mar 2011

Politica estera e Berlusconi a Lampedusa






Berlusconi va a Lampedusa, mentre la polemica politica interna si scalda: Maroni fa il ministro dell'Interno ed è moderato, ma Bossi vuole i tunisini a casa loro, usando un'espressione poco adatta alla politica estera.
Il Pd si scandalizza e non propone nulla di serio, Francia e GB si alleano ad Obama per fare ciò che vogliono della Libia, parlano di armi ai ribelli, che, con ogni probabilità, hanno già inviato in segreto.
L'intervento è ormai fuori dalla logica dell'Onu, della no-fly zone: l'impegno militare dell'alleanza è quello di far cadere Gheddafi, ma il fatto che si utilizzi una strategia pessima è deludente: è la logica di armare della gente che poi non si sa cosa se ne farà di queste armi.
Per decenni gli occidentali hanno utilizzato questa strategia: il nemico del mio nemico è il mio amico.
Hanno mandato armi in Afghanistan, in Iraq, in Africa per finanziare e foraggiare tante guerriglie.
Hanno sostituito dittatori, generali gorilla con altri generali gorilla, che si sono dimostrati tiranni feroci per la loro gente, o hanno disgregato quel poco di Stato che esisteva, provocando guerra e morte, guerriglie, terrorismo, pirateria.
L'esempio peggiore d tutto questo lo si trova in Somalia, ma la lezione somala non è bastata ai “geniali” strateghi occidentali: Cameron e Sarkozy rappresentano la peggior tradizione neo- colonialista dell'Occidente.
E' per colpa di questa politica che i profughi crescono sempre più in Africa e decine di milioni di persone cercano di giungere in Europa: non c'è stato dittatore nel mondo che non abbia avuto i suoi santi protettori in Occidente, Gheddafi non fu l'unico e l'ultimo.
Perché si sceglie questa strategia?
Perché i dittatori sono anche pessimi affaristi, o meglio lo sono per i loro popoli: comprano armi, magari il fondo dei depositi bellici in disuso, fanno ingrassare trafficanti e politici corrotti, che però non possono essere incriminati a casa loro, per fatti esteri.
Il gioco terribile è sporco e spietatamente semplice: si arma una componente locale e si foraggia un leader locale, che abbia dialettica, anzi oratoria per le folle e abilità da capo militare.
Lo si trasforma in un piccolo dittatore populista, che però deve subito schiacciare i suoi oppositori, i simpatizzanti del vecchio dittatore, i democratici onesti e tanti altri, senza pietà.
Dopo gli si chiede di pagare il favore con contratti economici ...a caro prezzo, con l'esclusiva sul petrolio e le altre materie prime, magari si pretende di trasformare il Paese in una pattumiera per residui tossici e altro ancora.
Da questa situazione parte della popolazione diventa ancora più misera, altra è perseguitata e tenta la fuga....in Europa, attraverso l'Italia e Lampedusa.
Questa gente si trova in competizione con i poveri italiani, europei che diventano ...xenofobi e razzisti.
A questo punto la politica si divide e una parte sta con i nuovi arrivati, difendendoli dai.......cattivoni italiani “razzisti” e dall'altra abbiamo i difensori dei locali, degli italiani: nessuno però si preoccupa di aggiustare la politica estera e alla fine tutti, italiani ed extracomunitari, perdono diritti e fette di reddito, specialmente se non sono specializzati in qualche lavoro.
Parte dei nuovi venuti si dedica ad azioni criminali come lo sfruttamento della prostituzione, lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Questo lo fanno sia per necessità, sia perché hanno perso il senso ideale e morale della loro terra d'origine, compreso i valori primari delle loro religioni.
Il quadro ora è completo e pronto per usare questa guerra tra poveri per politiche di espulsione generalizzata: i poveracci, delinquenti ed onesti, si ritrovano nelle periferie delle loro megalopoli e a quel punto i dittatori possono diventare utili per il lavoro sporco.
Ci saranno incarcerazioni in carceri disumani per i piccoli e grandi criminali, dove la vita è breve, oppure avremo campi per profughi dove le malattie falciano le vite dei disperati.
Il cerchio si chiude e la politica estera occidentale ha fatto le sue vittime.