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6 set 2012

poetica poesia ...LUNARE di Arduino Rossi







LUNARE
I

Natale tra i cespugli
fioriti e sopra l'alba
fischiava la bufera
di catrame e il profumo
della terra saliva.

La sabbia
accende gli occhi
e i cuori rudi
come rocce cristalline,
come diamanti sradicati
dalle montagne di argilla
annosa.

II

I sultani si donano
al caldo australe
e spalancano
le loro grandi case,
i loro palazzi dorati,
i loro Harem
non sono più dimore
di povere femmine
smarrite, ma la sabbia
copre ogni cosa.

III

Egli regge il Cielo
e i suoi sacerdoti
gridano dalle loro alte
torri contro i peccati
e gli infedeli.
Lontano l'orizzonte si spegne
e l'aroma del mare si disperde.
Esistono città abbandonate,
soffocate da millenni di rena,
dove gemme e pensieri di sultani,
spettri di soldati smarriti
e mercenari in cerca d'oro,
briganti, eremiti e Santi
si rifugiano, si nascondono
per cercare ciò che non ebbero
dagli umani.

IV

Deserto, Patria di Dio, tra fiamme
e fuoco, tra odori di incenso
e concetti satanici, morte del tempo,
del flusso degli eventi, spazi
smisurati e gocce di rugiada
delle notti aride e avare, palme
ostili alla luna e dune distrutte
e ricomposte dal libico,
violatore dei sogni.

V

Creste rocciose
e pulviscolo,
polvere nei cuori
dei soldati e dei briganti,
pianto dei mille
profeti che intuirono
l'esito del fato
umano e il percorso
infinito.

Cimeli tra i ruderi
di un passato sovrumano,
tra dolori e angosce
sottomesse alla vista
dei viventi.
Spettri pallidi
che appaiono sulla terra
lunare e fuggono tra veli
neri dentro grotte
e anfratti.
Gli umori delle tenebre
e dell'eternità si miscelano:
è tutto di un sapore vecchio,
inumano e rammenta
quando la terra era vergine
e lontana, le pene
erano giganti.

VI

Raccogliamo questo sasso
e gettiamolo sulla spiaggia
dei naufraghi, attendiamo
che la linea dell'orizzonte
sfumi tra le dita di Allah,
che regge il Cielo sopra
le nostre teste.
Lasciamo che i peccatori
si disperdano nell'arena
e gli spiriti dei beduini
si confondono con i lamenti
del vento, con le ombre
delle dune.

VII

Le idee si librano lontane,
distanti; nessuno è più
vicino all'uomo di chi
lo fugge e di chi sta
nelle isole oltre il mare
e di chi ci ritroverà
tra gli uccelli.

VIII

Viandanti remoti si inseguono;
città modello tra surrogati
di pensieri di servi dagli occhi
di cristallo e il ventre obeso.
Giovani bevono bibite
e liquori nei bar
alle periferie delle città
del Sud, là, dove tutto
suda e il passato si rincorre.

IX

Le riflessioni sfuggono
tra memorie dolorose,
lagne e singhiozzi.
Venite con noi, figli
della notte, Signori
del giorno, uccelli migratori,
venite tra gladioli e le rose
selvatiche del mio giardino.


X

La fragranza è di questa notte,
dei vostri sentimenti avvizziti;
festeggiamo per la luna novella
e per i sermoni del padre
predicatore che, dall'alto
del pulpito, lancia strali
contro i nostri cuori appassiti
e un po' stanchi.

XI

Contro di voi, figli
della luna, di nessuno,
ci sarà guerra.

Seminerò su nuovi campi
e pianterò alberi
e peschi giovani.

Campanule si sono
arrampicate e avvolgono
i muri a secco dei viottoli
di montagna.

Questo è il nuovo suolo,
questa è la lusinga
dentro spazi abbandonati,
dove tutto ha un peso
infinito.

Rinnegare significa
tradire e vivere
significa uccidere.

XII

Le note delle arie
e le cortigiane
si chinano
dinnanzi a Lui,
anziano e spossato,
e lo supplicano
di seguirle
nelle camere
dei sogni
e dell'evasione
vetuste
e dei piaceri
recenti.


XIII

Il Sultano
è fiacco
e desidera
solo
dormire
e inseguire
l'aurora,
cavalcare
tra nubi e uccelli
su cavalli alati
dai petti bianchi,
dalle criniere
rosse come le fiamme,
sellati da mani
diaboliche
e guidati da cuori
illibati.
Il Sultano
precipiterà
sulla terra,
cadrà
da cavallo
e di Lui resterà
un sussurro
nella notte.

XIV

Salamandre, rospi
e rane, pipistrelli,
sciacalli, lupi, iene
e furfanti si rincorrono
dentro i ruderi dell'urbe.


XV

E' giunto il potere
della sera su tutto:
sul dì, sui pensieri,
sui cavalieri di cavalli
folli, vigorosi e giovani.
E' arrivata
l'ora della riscossa
per noi, cuori
distrutti:
tutto ciò che era
da annientare
è stato
demolito.

XVI

E Dio chiede
giustizia
anche per noi.
Una generazione
è putrida,
l'altra
è passata
e l'altra
non esiste più.

Tre sono i cuori
e tre gli stolti,
tre sono
i sentimenti
che percorrono i Cieli,
quattro i pensieri,
sette gli astri
e ventuno gli anni
che ci separano dalla meta.

XVII

Giungeremo dove nessuno
è mai giunto
e percorreremo
ciò che gli altri
mai percorsero;
la terra d'avorio
non è un luogo
sicuro per un poeta.

La poesia è serva
e padrona: non conosce
limiti e animi freschi;
è una fortezza inespugnabile.
Non ha vigore virile,
né intelligenza casta,
né possanza immane;
è solo pianto stridulo
e sciocchezze di vecchi
e ragazzi, di donne infangate
di acidi, arcigni, draghi
dalle fauci arrossate
dal fuoco.


XVIII

I sultani e i Maharaja
si addobbano
con vesti
di seta
della lontana
Cina, nell'antica
terra del drago.
Le indiane
donne velate
escono in cerca
di spazio
e di odori
per pugnare
la speme:
è una guerra
santa, tutte
le guerre
sono sante
e figlie
di Satana.

XIX

Assassinare
è un onore
per il guerrieri
e per i mercenari:
si arrischiano
quanto
i saltimbanchi
e i furfanti,
i pennivendoli
e gli sciacalli.

XX

Intanto
chi vince
è sempre colui
che muore:
di Lui
rimangono
ossa sparse
sulla terra
e il flusso
lieve che percorre
le menti.
E' un'energia vitale
che fa scavalcare
le catene montuose.

XXI

Le orazioni del mattino
non conoscono tregua
e chi lotta cade pregando
e chi combatte muore
per l'eternità inutile.

XXII

Allah
sta con i perdenti,
con i miseri
e con i defunti.

L'odio
si è radicato
nelle menti
degli stolti,
dei furfanti,
dei nuovi Saladini,
innumerevoli
quanto i barlumi
dello spirito.

XXIII

La terra
è arsa
e arderà
per il sole
bruciante
nei millenni.
Il vento del Nord,
delle steppe aride,
riporta
il fruscio
dei passi
di generazioni
di nomadi
lungo le piste
battute
dai predoni
e dai mascalzoni
di ogni nazione,
dai sognatori,
dai sicari
sanguinari.

XXIV

Per Allah
si prega,
si muore,
si piange
e si spera:
è Lui che dà
è Lui che toglie.

FINE

news. SILLOGE DI 9 POESIE "BREZZA" di Arduino Rossi


SILLOGE DI 9 POESIE "BREZZA"

  1. STEMMI

Draghi e serpenti
di nobili sono avvolti
da feroci intenzioni,
poi guerre sante
e profane per domini
sempre più ampi,
ecco la stagione
della morte;
proclamata era
dei Signori di pietra
cinti di pizzo e acciaio.

Morte, solo morte
ci attende sotto
il loro potere.

2) MONARCHIA

Pifferi e trombe
annunciano l'arrivo
del grande Re di bastoni
la folla è in delirio,
è Lui il Salvatore
del Santo Regno,
della Santa Terra.

Innalzerà mura e valli:
i barbari non metteranno
a sacco le nostre case.
Il tamburo dà la lieta
novella: abbiamo il sovrano
che ci bastonerà per farci
più sani e più belli.


  1. VECCHIO APRILE

Primavera di anni
fa, tra prati, fiori
gialli e bianchi,
trascorsa ammirando
il cielo azzurro,
sospirando per un amore,
per l'avvenire
candido ed eterno.
4) DELUSIONE

Stagni e ruscelli,
brezze fresche
e sussurri nell'aria
che porta la lieta novella
di un tempo che oggi
non c'è più, quando
si pativa
per qualcosa che fuggiva
nel sole,
per un mondo rosa
coperto di viole.

Morte, maledetta morte,
di te non rimane
che l'odore acre
quando uccidi le nostre anime.

5) RICORDI

Rammento tepori
e campi ancora acerbi, bambini
mal vestiti
lungo sentieri
ripidi
per giungere
a una cappelletta,
a una fonte tra muschi
dall'odore
un po' antico.

Casupole di legno
e pietra mal tagliata,
rustici coperti
da erbe e biancospino,
sopra c'è un sole
prepotente,
giallo, lucente,
violento con i nostri occhi;
blu tenebre stanno
oltre il cielo.

  1. GIOSUE'

Oro è per gli animi guerrieri,
santa guerra per Dio il Giusto,
il Grande e Unico Signore
del deserto di Giuda.

Abramo, il padre,
ci condusse al di sopra
delle nostre riflessioni,
pregavamo e piangevamo
per la gloria di aver sconfitto
i Filistei, gli Egiziani,
i Re Cananei con tutti i loro
idoli di legno e marmo,
rosso per il sangue versato
dagli innocenti nostri figli.

  1. PANTANO

Decrepite
situazioni
per animi
altezzosi:
è l'ora
della vendetta
dei signorotti
di campagna,
e i grigi scrivani,
dei farisei di sempre,
dei venduti
al miglior acquirente.




  1. PREGHIERA

Mio Dio, ti chiedo
ancora un favore,
per me e per chi
ancora non c'è:
fa che il vento
non riporti il lamento
degli innocenti,
sacrificati sugli altari
della nuova divinità,
sempre presente,
vecchia come il mondo.

Ti scongiuro!
Non concedere agli empi
troppo spazio, troppi liberi
pensieri fioriti,
troppe false glorie, fatte
di sangue e lacrime
dei miseri, miserevoli,
miserabili ultimi non giusti,
ma peccatori penitenti.

  1. PREDIZIONE

Quanti rumori,
quante urla, strilli
e maledizioni,
si va verso un tempo
di gran baccano
e chi vivrà vedrà.

Le teste cadranno?
I colpevoli marciranno
dentro le gabbie
degli zoo?

E' più facile che la luna
sposi il sole e le stelle
precipitino sopra noi,
che la notte diventi
dì.