LUNARE
I
Natale
tra i cespugli
fioriti
e sopra l'alba
fischiava
la bufera
di
catrame e il profumo
della
terra saliva.
La
sabbia
accende
gli occhi
e
i cuori rudi
come
rocce cristalline,
come
diamanti sradicati
dalle
montagne di argilla
annosa.
II
I
sultani si donano
al
caldo australe
e
spalancano
le
loro grandi case,
i
loro palazzi dorati,
i
loro Harem
non
sono più dimore
di
povere femmine
smarrite,
ma la sabbia
copre
ogni cosa.
III
Egli
regge il Cielo
e
i suoi sacerdoti
gridano
dalle loro alte
torri
contro i peccati
e
gli infedeli.
Lontano
l'orizzonte si spegne
e
l'aroma del mare si disperde.
Esistono
città abbandonate,
soffocate
da millenni di rena,
dove
gemme e pensieri di sultani,
spettri
di soldati smarriti
e
mercenari in cerca d'oro,
briganti,
eremiti e Santi
si
rifugiano, si nascondono
per
cercare ciò che non ebbero
dagli
umani.
IV
Deserto,
Patria di Dio, tra fiamme
e
fuoco, tra odori di incenso
e
concetti satanici, morte del tempo,
del
flusso degli eventi, spazi
smisurati
e gocce di rugiada
delle
notti aride e avare, palme
ostili
alla luna e dune distrutte
e
ricomposte dal libico,
violatore
dei sogni.
V
Creste
rocciose
e
pulviscolo,
polvere
nei cuori
dei
soldati e dei briganti,
pianto
dei mille
profeti
che intuirono
l'esito
del fato
umano
e il percorso
infinito.
Cimeli
tra i ruderi
di
un passato sovrumano,
tra
dolori e angosce
sottomesse
alla vista
dei
viventi.
Spettri
pallidi
che
appaiono sulla terra
lunare
e fuggono tra veli
neri
dentro grotte
e
anfratti.
Gli
umori delle tenebre
e
dell'eternità si miscelano:
è
tutto di un sapore vecchio,
inumano
e rammenta
quando
la terra era vergine
e
lontana, le pene
erano
giganti.
VI
Raccogliamo
questo sasso
e
gettiamolo sulla spiaggia
dei
naufraghi, attendiamo
che
la linea dell'orizzonte
sfumi
tra le dita di Allah,
che
regge il Cielo sopra
le
nostre teste.
Lasciamo
che i peccatori
si
disperdano nell'arena
e
gli spiriti dei beduini
si
confondono con i lamenti
del
vento, con le ombre
delle
dune.
VII
Le
idee si librano lontane,
distanti;
nessuno è più
vicino
all'uomo di chi
lo
fugge e di chi sta
nelle
isole oltre il mare
e
di chi ci ritroverà
tra
gli uccelli.
VIII
Viandanti
remoti si inseguono;
città
modello tra surrogati
di
pensieri di servi dagli occhi
di
cristallo e il ventre obeso.
Giovani
bevono bibite
e
liquori nei bar
alle
periferie delle città
del
Sud, là, dove tutto
suda
e il passato si rincorre.
IX
Le
riflessioni sfuggono
tra
memorie dolorose,
lagne
e singhiozzi.
Venite
con noi, figli
della
notte, Signori
del
giorno, uccelli migratori,
venite
tra gladioli e le rose
selvatiche
del mio giardino.
X
La
fragranza è di questa notte,
dei
vostri sentimenti avvizziti;
festeggiamo
per la luna novella
e
per i sermoni del padre
predicatore
che, dall'alto
del
pulpito, lancia strali
contro
i nostri cuori appassiti
e
un po' stanchi.
XI
Contro
di voi, figli
della
luna, di nessuno,
ci
sarà guerra.
Seminerò
su nuovi campi
e
pianterò alberi
e
peschi giovani.
Campanule
si sono
arrampicate
e avvolgono
i
muri a secco dei viottoli
di
montagna.
Questo
è il nuovo suolo,
questa
è la lusinga
dentro
spazi abbandonati,
dove
tutto ha un peso
infinito.
Rinnegare
significa
tradire
e vivere
significa
uccidere.
XII
Le
note delle arie
e
le cortigiane
si
chinano
dinnanzi
a Lui,
anziano
e spossato,
e
lo supplicano
di
seguirle
nelle
camere
dei
sogni
e
dell'evasione
vetuste
e
dei piaceri
recenti.
XIII
Il
Sultano
è
fiacco
e
desidera
solo
dormire
e
inseguire
l'aurora,
cavalcare
tra
nubi e uccelli
su
cavalli alati
dai
petti bianchi,
dalle
criniere
rosse
come le fiamme,
sellati
da mani
diaboliche
e
guidati da cuori
illibati.
Il
Sultano
precipiterà
sulla
terra,
cadrà
da
cavallo
e
di Lui resterà
un
sussurro
nella
notte.
XIV
Salamandre,
rospi
e
rane, pipistrelli,
sciacalli,
lupi, iene
e
furfanti si rincorrono
dentro
i ruderi dell'urbe.
XV
E'
giunto il potere
della
sera su tutto:
sul
dì, sui pensieri,
sui
cavalieri di cavalli
folli,
vigorosi e giovani.
E'
arrivata
l'ora
della riscossa
per
noi, cuori
distrutti:
tutto
ciò che era
da
annientare
è
stato
demolito.
XVI
E
Dio chiede
giustizia
anche
per noi.
Una
generazione
è
putrida,
l'altra
è
passata
e
l'altra
non
esiste più.
Tre
sono i cuori
e
tre gli stolti,
tre
sono
i
sentimenti
che
percorrono i Cieli,
quattro
i pensieri,
sette
gli astri
e
ventuno gli anni
che
ci separano dalla meta.
XVII
Giungeremo
dove nessuno
è
mai giunto
e
percorreremo
ciò
che gli altri
mai
percorsero;
la
terra d'avorio
non
è un luogo
sicuro
per un poeta.
La
poesia è serva
e
padrona: non conosce
limiti
e animi freschi;
è
una fortezza inespugnabile.
Non
ha vigore virile,
né
intelligenza casta,
né
possanza immane;
è
solo pianto stridulo
e
sciocchezze di vecchi
e
ragazzi, di donne infangate
di
acidi, arcigni, draghi
dalle
fauci arrossate
dal
fuoco.
XVIII
I
sultani e i Maharaja
si
addobbano
con
vesti
di
seta
della
lontana
Cina,
nell'antica
terra
del drago.
Le
indiane
donne
velate
escono
in cerca
di
spazio
e
di odori
per
pugnare
la
speme:
è
una guerra
santa,
tutte
le
guerre
sono
sante
e
figlie
di
Satana.
XIX
Assassinare
è
un onore
per
il guerrieri
e
per i mercenari:
si
arrischiano
quanto
i
saltimbanchi
e
i furfanti,
i
pennivendoli
e
gli sciacalli.
XX
Intanto
chi
vince
è
sempre colui
che
muore:
di
Lui
rimangono
ossa
sparse
sulla
terra
e
il flusso
lieve
che percorre
le
menti.
E'
un'energia vitale
che
fa scavalcare
le
catene montuose.
XXI
Le
orazioni del mattino
non
conoscono tregua
e
chi lotta cade pregando
e
chi combatte muore
per
l'eternità inutile.
XXII
Allah
sta
con i perdenti,
con
i miseri
e
con i defunti.
L'odio
si
è radicato
nelle
menti
degli
stolti,
dei
furfanti,
dei
nuovi Saladini,
innumerevoli
quanto
i barlumi
dello
spirito.
XXIII
La
terra
è
arsa
e
arderà
per
il sole
bruciante
nei
millenni.
Il
vento del Nord,
delle
steppe aride,
riporta
il
fruscio
dei
passi
di
generazioni
di
nomadi
lungo
le piste
battute
dai
predoni
e
dai mascalzoni
di
ogni nazione,
dai
sognatori,
dai
sicari
sanguinari.
XXIV
Per
Allah
si
prega,
si
muore,
si
piange
e
si spera:
è
Lui che dà
è
Lui che toglie.
FINE