7 apr 2010

07/4 I colori dell'anima. Sogni, miti, leggendeMostra (Arte)

mercoledì 7 aprileBiblioteca Crescenzagovia Don Orione 19 - Milano

Mostra personale della pittrice Maria Brunereau. Le immagini della Brunereau sono esternazioni di un animo attratto dalla bellezza e dall’arcano, dal mistero e dalle emozioni della vita. Figure metaforiche popolano le sue opere, ora riprendendo aspetti e tradizioni delle civiltà precolombiane, ora traducendo motivi della nostra cultura.Fino al 24 aprile è possibile visitare la mostra negli orari di apertura della biblioteca.Ingresso libero. Info: 02 88465808

07/4 Biblioteca Sormani - Milano (notizie utili)

Biblioteca Sormani
E' la principale biblioteca del sistema delle Biblioteche Comunali di Milano. Di carattere generale e aggiornata su tutti i campi del sapere, ha un patrimonio documentario particolarmente ricco nelle scienze umanistiche, giuridiche e artistiche. L'accesso alla biblioteca è libero e gratuito per tutte le persone di età superiore ai 14 anni. Sede: Corso di Porta Vittoria 6, 20122 MilanoApertura: da lunedì a sabato 9 - 19.30 Info: 800.880066 (numero verde); 02 884.63397 (reception)Mezzi pubblici: bus 54, 60, 65, 73, 84, 94; tram 12, 23,27; MM1 (San Babila), MM3 (Missori)
Accessibile ai disabili

07/4 Bibliobus - Biblioteche Milano (notizie utili)

Bibliobus
Una biblioteca viaggiante che porta in alcuni quartieri della città oltre 1500 libri di narrativa e saggistica disponibili per il prestito: romanzi, gialli, libri per ragazzi e le principali novità editoriali presenti in libreria. Tutti i cittadini con domicilio a Milano e provincia possono iscriversi. Il servizio è gratuito.
Dalle 9.00 alle 12.30 il bibliobus sosta alle seguenti fermate:
Lunedì
Piazza Selinunte
zona 7
Martedì
Via Feltre, 2 (ang. P.le Udine)
zona 3
Mercoledì
Via delle Betulle (Quartiere Olmi)
zona 7
Giovedì
Viale Ungheria, 18
zona 4
Venerdì
Piazza Aspromonte
zona 3
Accessibile ai disabili

07/4 IL PIGRO (racconto di Arduino Rossi)


IL PIGRO
Mi ero iscritto al Politecnico di Milano, convinto dai miei genitori: io non mi sarei mai impegnato negli studi universitari senza il loro sprone.
Il primo anno di corso lo superai con tutti gli esami in regola, non tanto per la mia buona volontà, ma per il bisogno di riempire con un'attività le ore vuote della giornata, poi vinsi un concorso nell'Ente di controllo sulla Manutenzione Stradale ed ebbi un impiego.
Smisi di studiare, nonostante la contrarietà di mio padre: la professione da ingegnere mi interessava, ma la prospettiva di altri quattro anni di studio mi fece perdere il desiderio di continuare.
Il mio impiego era decoroso: avevo un discreto stipendio e un po' di ipocriti ossequi da parte degli utenti.
Io mi accontentavo di questo poco, ma mio padre non si stancava di stimolarmi a un maggiore arrivismo: -Camillo, sei intelligente e hai molte possibilità di carriera: sei sprecato come impiegatuccio! Non fare lo sciocco!-
Non era per stupidità che volevo rimanere nel calderone dello Stato, ma per la mia scarsa propensione al lavoro: avevo le mie aspirazioni, ma purtroppo la mia pigrizia mi costringeva a rinunciare a esse.
Gli anni trascorsero tutti uguali per me: sempre le stesse cartacce, sempre le stesse chiacchiere con i miei colleghi e le sere passate bighellonando sino a tardi.
Pure nella ricerca della ragazza ero indolente: non mi erano mancate le buone occasioni e avevo iniziato qualche legame, ma la mia incostanza e i miei fiacchi intenti avevano disilluso molto presto le fidanzate.
Per anni avevo avuto solo qualche amorino e poca voglia di impegnarmi in un rapporto duraturo: stavo bene in casa con i miei genitori e non volevo perdere la libertà di uscire tutte le sere con gli amici.
Ogni scapolo ha il suo tallone d'Achille e una biondina, molto carina, mi fece innamorare.
Era piccola, dal viso un po' infantile e dai furbi occhi verdi: pareva una di quelle ragazze dall'aspetto eternamente da adolescente e bisognose di protezione.
Invece era dinamica come una gatta e molto sportiva: praticava le discipline più pericolose con incoscienza.
Aveva sempre nuove idee, anzi grilli per la testa: era affascinata dall'audacia, dalla vivacità e amava l'imprevisto.
Io la seguivo, con le mie paure, in tutte le sue imprese: feci corsi di roccia e di sci alpinismo.
Riuscii a evitare il paracadutismo e i voli in deltaplano solo perché il nostro tempo era limitato.
Tutte le sere mi esercitavo in palestra o correvo lungo le strade della periferia: non potevo sfigurare davanti a lei, che era sempre al meglio della forma.
Provai pure "l'ebbrezza" della discesa nelle viscere della terra: strisciai in stretti cunicoli e mi calai in tetri antri profondissimi.
L'amore mi costringeva a fatiche e ad azzardi veramente eccessivi per il mio placido temperamento, ma sicuramente Rosa valeva tutto ciò.
Per di più eravamo bene affiatati, nonostante la diversità di carattere: io valutavo con calma ogni situazione ed evitavo che ella incappasse in rischi o in noie, costringendomi a vincere la mia apatia.
In ufficio mi atteggiavo a uomo d'azione ed esageravo efficacemente la mia audacia: i colleghi mi ammiravano, ma non avrebbero mai cambiato una loro quiete ora con le mie emozionanti esperienze.
La frenesia di Rosa cresceva ogni giorno, ma ella non avrebbe fatto un solo passo senza di me.
Una sera mi disse a bruciapelo, troncando il mio discorso, che voleva concludere in una proposta di matrimonio.
-Che ne dici di un viaggio con l'agenzia "Avventura"? Uno di quei percorsi di sopravvivenza nei deserti o nelle foreste tropicali, con solo qualche provvista, pochi mezzi e tanto coraggio!-
Cercai di dissuaderla da un progetto così folle, ma più le davo motivazioni razionali e più ella si intestardiva nel suo proposito.
Scegliemmo l'itinerario africano e ci allenammo sui greti dei fiumi durante i fine settimana e tra le boscaglie delle nostre montagne, con pochissimi viveri e dormendo all'aperto.
Mi sentivo un po' ridicolo in quella tenuta da esploratore a pochi chilometri dalla città, ma gli organizzatori dell'agenzia mi assicurarono che era necessario prepararsi in tempo ai disagi, per non incappare poi in grosse difficoltà.
Partimmo dall'aeroporto di Milano Linate in agosto, mentre gli italiani riposavano placidi sulle spiagge. IL PIGRO
I miei compagni di peripezia erano cordiali e durante il volo iniziai a conoscerli: avevano tutti un impiego sedentario, una frustrante esistenza quotidiana e uno spirito sognante da ragazzini.
Essi erano tutti ben allenati e c'era anche qualche veterano: -Il profumo della giungla è inebriante! Le grida delle belve nella notte creano una musica favolosa!-
I racconti dei reduci infiammarono gli animi: ci sentimmo degli eroi, pronti ad affrontare una tribù di cannibali o un branco di elefanti imbizzarriti.
Dopo l'atterraggio, senza neppure controllare i documenti, i funzionari dell'aeroporto ci fecero rinchiudere in una baracca di lamiere, senza viveri, né acqua.
Le nostre proteste non servirono a nulla: i due annoiati militari di guardia ci assicurarono, in un inglese storpiato, che era una procedura normale.
Trascorremmo alcune ore in quel "forno per turisti" e tra noi qualcuno ebbe leggeri malori, altri crisi isteriche.
A sera un omino cortese, vestito all'occidentale, ci lasciò uscire, senza darci spiegazioni.
Come mezzo di trasporto, per condurci al nostro albergo, gli organizzatori ci avevano procurato un vecchio autobus, incredibilmente mal ridotto, guidato da un africano spericolato e probabilmente ubriaco.
L'albergo era un fortilizio militare inglese parzialmente riadattato, mentre la giungla aveva invaso il settore abbandonato dell'edificio.
Soffrivamo molto la sete e tutti bevemmo a un pozzo, non badando all'aspro sapore di quell'acqua giallognola.
Nella notte la maggior parte di noi ebbe intensi dolori di pancia e al mattino quasi tutti avevano la febbre.
Solo io e tre veterani eravamo ancora in buone condizioni per inoltrarci nella foresta.
Avevo già perso tutto il mio scarso ardore e cercai di evitare questa prova con la scusa di restare vicino a Rosa malata, ma ella non fu d'accordo: -Va, almeno tu! Non voglio costringerti a rinunciare a questa stupenda esperienza!-
Fu risoluta come al solito e non mi rimase che aggregarmi a quei tre atleti, capaci di resistere in qualsiasi ambiente e clima.
Il caldo umido mi sfiancava durante le marce: le punture delle zanzare erano dolorose e non mi concedevano un momento di sollievo.
Ero l'ultimo e a stento tenevo il passo con il gruppo.
La vegetazione era così fitta che eravamo costretti ad aprirci il varco con una mannaia affilata.
Ero terrorizzato dai serpenti e li immaginavo pronti a mordermi, dietro ogni groviglio della vegetazione.
Il più audace ed esperto tra noi mi richiamava continuamente per la mia lentezza e per il mio scoraggiamento: -Se sapevi di avere tutta questa paura, perché sei venuto? Non ci puoi far rallentare in questo modo!-
Arrivammo sulla riva di un fiumiciattolo fangoso e pullulante di strani pesci.
Il capo gruppo mi dovette spingere con la forza in acqua per farmi guadare: -Coraggio! Qui non ci sono pesci piranha, ma solo coccodrilli!-
Essi mi deridevano, ma senza cattiveria, da sempliciotti.
Alzammo le tende per la notte in una radura e accendemmo il fuoco.
Mi sentivo sfinito e col viso bruciato dal sole e gonfio per le punture degli insetti.
Finalmente stavo ascoltando la "musica" della giungla: era un caotico concerto di suoni differenti, vicini e lontani, che il silenzio amplificava. Si riconoscevano solo i lamenti delle prede ormai spacciate e le urla delle belve affamate.
Non so come potei trascorrere un'intera settimana in quelle condizioni, forse fu l'istinto di conservazione che mi dette la grinta insperata.
Al ritorno in ufficio tutti i colleghi mi chiesero e richiesero il resoconto della mia avventura: fu il fatto della settimana e per un intero mese ci fu ancora chi ne riparlava.
Era il mio momento di gloria: esaltai la mia indifferenza davanti al pericolo e la bellezza della natura esotica.
Rosa era soddisfatta di me ed era disposta a sposarmi: -Sei l'uomo che ho sempre sognato, che condivide le mie passioni! Vedrai quante nuove avventure avremo dopo le nozze!-
L'ascoltai senza battere ciglio e le promisi con freddezza che le avrei dato presto una risposta.
Infatti le detti il ben servito, lasciandola sconcertata perché ella non capì il motivo di una decisione così repentina: non aveva mai compreso la mia personalità interiore e meno temeraria.
Oggi cerco una ragazza con i miei stessi gusti. Se ella non sarà bella come Rosa non è rilevante, l'importante è che accetti la mia predisposizione a una monotona vita da impiegato statale e senza rischi.

RACCONTO TRATTO DAL LIBRO "Gli statali. Gioie e dolori per il posto fisso”
Scritto da Arduino Rossi
Morpheo editore – Narrativa
presente in IBS e altre librerie online
http://www.morpheoedizioni.it/Gli_Statali.htm

07/4 LA VOLPE (Racconto di Arduino Rossi)


Sono uno scapolo e ho quarant'anni, ma ne dimostro trenta: sono piccolo, con gli occhi azzurri, dai modi cortesi.
Cammino a fatica e uso il bastone: non sono adatto alla maggior parte dei lavori normali.
Non ho mai lavorato, perché ho fatto gestire da altri le mie attività commerciali, piccole e grandi, oneste o disoneste.
La mia esistenza è stata rovinata dalla poliomielite: mi ha lasciato una gamba rinsecchita e un cattivo uso del lato sinistro del corpo.
I miei genitori erano stati veri signori, che purtroppo affaristi disonesti avevano rovinato, ma il sangue non è acqua e avevo appreso le buone maniere, anche se ero cresciuto nei quartieri poveri di Napoli.
Ero divenuto furbo come uno scugnizzo, ma senza la volgarità dei popolani: da ragazzi avevo conosciuto la fame e fui costretto a rubare, ma mi ero differenziato dai miei coetanei per la mia signorile furbizia.
Dopo la morte di mia madre aveva deciso di rimanere indipendente dai fratelli ed ero riuscito ad arrangiarmi, ma una brava ragazza mi sarebbe stata d'aiuto.
A Napoli avevo sempre tentato di sposarmi, ma il mio limite fisico aveva scoraggiato le indecise.
Non mi erano mancate le relazioni con nubili e con ammogliate, ma non ero riuscito a condurre sull'altare neppure una bruttina.
Solo qui a Brescia ho incontrato una ragazza che è disposta a unirsi a me: la funzione sarà fra quindici giorni, abbiamo già il nostro nido ben ammobiliato, con la stanza per un eventuale futuro bambino.
Ella ha bisogno di un uomo gentile e affettuoso: in più io ho la virtù di essere un benestante, perché se il destino mi è stato avverso all'inizio, alla fine mi sono rifatto, almeno economicamente.
Invece a Napoli avevo una rivendita di prodotti di bellezza per signore: con quello che guadagnavo arrivavo a fatica a fine mese.
Quando ottenni un impiego statale abbandonai parenti e amici: mi trasferii a Brescia, a lavorare nell'Ente Case dei Lavoratori Pubblici.
Dai diciotto anni sino all'assunzione nell'Ente avevo avuto un susseguirsi di periodi favorevoli a fasi sfortunate: quando avevo dei soldi li sperperavo con amici o li giocavo a carte, mentre i debiti non li pagavo.
Erano anni molto piacevoli: andavamo a donne facili e pure io trovavo quella che mi faceva compagnia per una notte.
Il mio fascino signorile era preferito al bell'aspetto di giovani grandi e sani, ma impacciati.
Arrivai al Nord con una vasta esperienza e nemmeno un soldo: ma volli fare una fortuna e insegnare ai "mangia polenta" quanto valesse un "terroncello".
La mia condizione fisica attirò la compassione dei colleghi e in particolare delle colleghi: seppi "speculare" sul loro pietismo e mi feci aiutare in ufficio e nel rigovernare la mia casa: -Mi sollevi questo registro? Io non riesco!-
-Certamente! Ecco fatto!-
Raccontavo la storia della mia vita sottolineando ed esagerando gli aspetti tragici: -Dopo la morte della mamma dovetti arrangiarmi! I miei fratelli non mi vollero dare una mano; anzi mi sottrassero la mia fetta di eredità!-
Non era vero che ero stato sempre circondato da manigoldi, pronti a truffarmi, ma ottenni l'effetto sperato e le colleghe facevano a gara per confortarmi.
Indirizzavo la mia attenzione sulle più giovani e carine dell'ufficio: le lodavo garbatamente, cattivandomi con delicati profumi e con piccoli gioielli la loro simpatia.
Talvolta le invitavo a casa mia alla sera, con bonari pretesti invece del povero poliomielitico esse trovavano un abile amatore.
Ero stimato e rispettato: ero considerato una persona seria, fidata e i colleghi si confidavano con me.
In poco tempo seppi dei fatti personali e intimi di quasi tutti gli impiegati: c'erano degli incontri tra sposati e sposate.
Alcune ragazze erano delle scaltre sgualdrine, all'insaputa di tutti.
Nell'Ente era importante salvare le apparenze: le astuzie e i giochi di cuore creavano un intreccio di interessi amorosi, di gelosie e di invidie.
Mi sentivo a mio agio in questa ingarbugliata situazione: ero l'amico di tutti, perché a tutti riferivo dei fatti altrui.
Frequentavo i gruppi di dipendenti pubblici meridionali, che si riunivano alla sera, per ritrovare un po' di calore del Sud.
Allargai la cerchia delle conoscenze e il mio fiuto per gli affari mi indirizzò su alcune compravendite vantaggiose: in pochi anni accumulai un bel gruzzolo.
All'Ente le richieste di appartamenti erano assillanti: gli affitti dei nostri stabili erano bassi e c'era la possibilità di riscattarli.
Per ottenerne uno si doveva rimanere in lista d'attesa per anni e i titoli preferenziali legali valevano poco: i raccomandati riuscivano ad avere l'affitto a riscatto molto prima di famiglie numerose con sfratto.
Tanti compaesani mi chiesero di favorire le loro domande.
Ero addetto solamente al protocollo, ma la mia importanza nell'Ente era superiore alla mia mansione: ero in confidenza con i dirigenti e le persone più potenti.
Ricavavo facilmente molti favori, presentati come opere di carità ad amici e a "bisognosi": -Dottore, la situazione di quella famiglia è disperata: rischiano di finire in mezzo a una strada da un momento all'altro!-
Grazie alle mie informazioni riservate ricattavo velatamente chi non aveva compassione delle difficoltà del prossimo: con le buone o con le cattive raggiungevo i miei scopi.
Ci fu chi mi accusò di essere un attore di sceneggiate napoletane: non c'era giorno che non piangessi sulle mie sventure e non mi lamentassi della distanza da Napoli, lontano da amici e da parenti, che mi avrebbero assistito.
Fu pubblicata la notizia di un concorso a punti per bidelli all'Università di Napoli: era un'ottima occasione, perché avevo un punteggio alto, dovuto alla mia invalidità e agli anni trascorsi nello Stato.
In verità qui al Nord avevo fatto fortuna e avevo conosciuto Carla, la mia ragazza: non mi importa ritornare al Sud e per di più come bidello.
Ringraziai chi mi aveva consigliato questa soluzione ai miei problemi e lasciai scadere il termine di presentazione della domanda.
Carla fu contenta: -Temevo che saresti tornato a Napoli, abbandonandomi!-
-Cara, io ti amo! Non ti lascerò mai!-
Non potevo andarmene da Brescia: avevo tessuto una ragnatela di commerci, di "amicizie" e di relazioni sociali.
Non amavo Carla; ella era ingenua e sciocca, ma avevo bisogno di lei: mi serviva una donna per le faccende domestiche e per essere consolato nei momenti difficili.
Carla era sensibile e buona, piangeva facilmente ed era di pasta tenera: adorava i fiori, i cuccioli e i bambini.
In ufficio qualcuno cominciava a percepire odore di bruciato nel mio accanito intervento in favore dei "senza casa".
La "riconoscenza", di coloro che avevano ottenuto dei favori da me, mi era utile nei miei affari, che procedevano a gonfie vele: avrei potuto andarmene dell'ufficio.
Certamente avrei preferito uscire a testa alta e non fuggire per il timore di una denuncia, con il disprezzo dei colleghi.
Il Direttore dell'Ente volle controllare gli affittuari consigliati da me e scoprì che erano tutti benestanti: offeso del
mio inganno mi volle punire e alla mia prima irregolarità mi chiamò nel suo studio.
-Si è permesso di modificare i dati riguardanti una domanda di affitto. Questo è un reato e dovrà rispondere davanti ai giudici!-
-Ma non sono l'unico a parteggiare per gli amici in questo modo!-
-Non ci si difende accusando e lei non ha una briciola di
dignità: non sa affrontare le sue responsabilità con coraggio!-
Il Direttore mi odiava, era un uomo della vecchia guardia, i miei metodi per farmi strada erano per lui immorali.
Egli non sa che il Mondo è cambiato: ognuno si arrangia e cerca di far soldi.
Mi accordai col Giudice Inquisitore: avrei dato le dimissioni dall'Ente ed egli avrebbe fatto cadere l'accusa.
La Giustizia considerava il mio reato una sciocchezza: altre faccende ben più serie preoccupavano la Magistratura.
Così mantenni la fedina pulita, necessaria per ottenere le licenze commerciali.
Ormai l'impiego non mi era più utile: avevo gli appoggi in tutti i settori pubblici e privati di Brescia.
Ero diventato un uomo importante: un'eminenza grigia della finanza.
Forse un giorno tornerò a Napoli a investire un po' di capitali in appalti pubblici: non ho perso i contatti con le vecchie conoscenze.
Le persone che contano mi tratteranno alla pari ora che mi sono fatto un nome.
C'è chi mi accusa di essere un cinico arrivista, un manigoldo dall'aspetto di signore.
Costoro non sanno cosa significhi nascere povero nei bassi di Napoli e per di più essere stato storpiato dalla poliomielite: vorrei vedere loro nella mia condizione.

RACCONTO TRATTO DAL LIBRO "Gli statali. Gioie e dolori per il posto fisso”
Scritto da Arduino Rossi
Morpheo editore – Narrativa
presente in IBS e altre librerie online
http://www.morpheoedizioni.it/Gli_Statali.htm

07/4 Le camicie rosse invadono il parlamento (Arduino Rossi)


Ora c'è lo stato d'emergenza a Bangkok, lo ha imposto il governo tailandese perché le camicie rosse si erano introdotte nel parlamento.
L'ex premier deposto Thaksin Shinawatra guida la protesta, che ha spinto alla fuga precipitosa dei parlamentari dall'edificio sede del parlamento della Tailandia.
Il vicepremier Suthep Thaugsuban, fuggito con l'elicottero, ha fatto mettere fuori onda le trasmissioni televisive che spronavano le camicie rosse, perché, secondo il politico, incitavano alla sovversione.

07/4 L'Attrice Sandra Bullock smentisce i pettegoli (Antonio Rossi)


L'attrice Sandra Bullock è smentisce l'esistenza di un video con lei che fa del sesso estremo con il suo ex marito, Jesse James, che lo aveva tradita con una modella di 23 anni.
La vincitrice dell'Oscar parla alla fine di un periodo di silenzio: “Non esiste alcun video di sesso. Non c'è mai stato e non ci sarà mai'.
La pubblicità gratuita ha avuto il successo che gli spettava e alla fine la carriera dell'attrice è salva, il matrimonio è rovinato, ma non si può avere tutto nella vita.

07/4 Rio de Janeiro, allagato lo stadio di Maracanà (Michele Belotti)


Lo stadio più grande del mondo, costruito nel 1950, che può contenere 200mila persone è stato allagato dalla piogge torrenziali e disastrose che sta investendo il Brasile: l'acqua è sporca e se non fosse per il fango parrebbe non uno stadio, ma una gigantesca piscina pubblica.
Nel 2014 servirà per i Mondiali e si attende una ristrutturazione adeguata, perché il Brasile non potrà fare una brutta in quella occasione.

07/4 Un blogger cinese batte Obama (Arduino Rossi)


Han Han, blogger ha solo 27 anni, ma è entrato tra le persone più importanti secondo la classifica dei lettori del “Time”: è tra le dieci persone più influenti al mondo, prima di Obama.
La strana classifica pone al vertice la nota cantante Lady Gaga, pure Han Han ha battuto Obama, ma il blogger cinese è stato umile ed onesto: “Provo vergogna, sono solo uno scrittore e a volte la gente si esalta con i miei articoli, niente di più....”
Comunque sono sempre altri personaggi che comandano, che influenzano il mondo ma non sono sui video, né sono dei blogger: sono persone rivolte sia al bene che al male.
Sono uomini di cultura e potenti personaggi della finanza, sono religiosi e atei, agiscono per il bene di tutti o per se stessi e basta.

07/5 Ucciso il ministro dell'interno del Kirghizistan (Luigi Rossi)


Sono già 12 le vittime per la protesta nel Kirghizistan, organizzata dagli oppositori a Bishkek: intanto il ministro degli interni è stato ucciso a botte dalla folla.
La polizia ha sparato sui manifestanti kirghizi: proseguono i saccheggi a Talas, mentre il ministro massacrato, Moldomoussa Kongantiev era stato preso in ostaggio dalla folla.
La situazione potrebbe essere “normalizzata” con i soliti metodi e la bruttissima reazione popolare “”giustificherà una feroce repressione.