6 ago 2012

Video youtube - fame e miseria del pianeta



La situazione di gran parte degli abitanti di questo pianeta è veramente precaria: ci sono tre miliardi d’esseri umani che vivono con meno di tre euro al giorno, di cui un miliardo non giunge ad un euro al giorno.
Questa è circa la metà dell’Umanità e difficilmente si possono spostare dal loro villaggio: non possono pagare certamente migliaia d’euro, per farsi trasferire nei paesi più ricchi.
Le persone che possiedono almeno un sistema sanitario decente, assicurativo o pubblico, un reddito che gli concede un’abitazione e un’alimentazione appropriata non sono molti in questo mondo: forse non più di seicento milioni.
I fortunati della Terra sono concentrati nei paesi più industrializzati e in
quelle sacche, assediate, delle megalopoli del terzo mondo.
Tutto attorno c’è miseria: la necessità di assicurarsi il cibo per vivere.
Per questo motivo in tantissimi cercano di giungere da noi, superando le frontiere a tutti i costi: essere da questa parte del mondo dà molte sicurezze, la prima è la certezza di avere un pasto certo almeno una volta al giorno, la seconda, poi ottenuto il permesso di soggiorno, è quella dell’assistenza sanitaria.
Che cosa si vuole di più dalla vita?
Cosa manca ancora ad un uomo per essere felice?
Noi cosa facciamo per loro?
Diamo dei lavori precari mal pagati, senza rispetto delle norme giuridiche del lavoro, affittiamo delle topaie a prezzi esorbitanti, dove si concentrano in venti o trenta.
E’ questo il modo per aiutare i bisognosi del mondo?
E’ la nostra solidarietà?
Inoltre c’è la componente non minima dei nuovi arrivati che si diletta a commettere reati: furti, rapine, spaccio di stupefacenti, truffe.
Altri capiscono che si può tirare a campare anche con espedienti più o meno legali, ma nessuno vuole tornare a casa, dove li attende solo fame, malattia e trenta anni di media di vita in meno.
Forse?

Video - fame e miseria del pianeta



La situazione di gran parte degli abitanti di questo pianeta è veramente precaria: ci sono tre miliardi d’esseri umani che vivono con meno di tre euro al giorno, di cui un miliardo non giunge ad un euro al giorno.
Questa è circa la metà dell’Umanità e difficilmente si possono spostare dal loro villaggio: non possono pagare certamente migliaia d’euro, per farsi trasferire nei paesi più ricchi.
Le persone che possiedono almeno un sistema sanitario decente, assicurativo o pubblico, un reddito che gli concede un’abitazione e un’alimentazione appropriata non sono molti in questo mondo: forse non più di seicento milioni.
I fortunati della Terra sono concentrati nei paesi più industrializzati e in
quelle sacche, assediate, delle megalopoli del terzo mondo.
Tutto attorno c’è miseria: la necessità di assicurarsi il cibo per vivere.
Per questo motivo in tantissimi cercano di giungere da noi, superando le frontiere a tutti i costi: essere da questa parte del mondo dà molte sicurezze, la prima è la certezza di avere un pasto certo almeno una volta al giorno, la seconda, poi ottenuto il permesso di soggiorno, è quella dell’assistenza sanitaria.
Che cosa si vuole di più dalla vita?
Cosa manca ancora ad un uomo per essere felice?
Noi cosa facciamo per loro?
Diamo dei lavori precari mal pagati, senza rispetto delle norme giuridiche del lavoro, affittiamo delle topaie a prezzi esorbitanti, dove si concentrano in venti o trenta.
E’ questo il modo per aiutare i bisognosi del mondo?
E’ la nostra solidarietà?
Inoltre c’è la componente non minima dei nuovi arrivati che si diletta a commettere reati: furti, rapine, spaccio di stupefacenti, truffe.
Altri capiscono che si può tirare a campare anche con espedienti più o meno legali, ma nessuno vuole tornare a casa, dove li attende solo fame, malattia e trenta anni di media di vita in meno.
Forse?

Infanzia - Violenza sui bambini e assistenti sociali assenti



La violenza sui bambini sta spesso sulle prime pagine dei giornali ed è sempre in mostra nella cronaca nera.
Sia che provochi rabbia e sconcerto, sia che lasci perplessi, stancamente disgustati, ci fa porre sempre la domanda: "Si poteva evitare? Si poteva intervenire prima?"
La questione riguarda tutti noi: i figli senza una protezione familiare diretta sono sotto la tutela della comunità, in pratica sotto la responsabilità di tutti, almeno dal punto di vista etico e morale.
Non possiamo limitarci a delegare alle istituzioni, allo Stato, questo compito: siamo tutti chiamati a dar sollievo al dolore di queste creature innocenti.
Non voglio invitare a denunciare tutti i padri e le madri che sgridano i propri figli per qualche monelleria, neppure a chiamare i carabinieri per i capricci del bambino della porta accanto.
Le sevizie sono una faccenda seria: non bisogna confonderle con gli strilli di qualche marmocchio non maltrattato, ma unicamente troppo viziato.
Non abbassare la guardia significa non solo esprimere disgusto e disprezzo per i violenti, ma badare di più alle reali condizioni di degrado, compreso quelle psichiatriche: dovremmo intervenire di più sugli adulti, sui potenziali carnefici, che spesso sono persone che soffrono in solitudine.
Si può pretendere lo stanziamento di più risorse, non solo economiche, a favore di centri di ascolto, di aiuto alle famiglie in difficoltà: esistono, grazie a Dio, persone che operano in silenzio, senza fine di lucro, e fanno molto senza ricevere un grazie.
Tutti gli operatori, nonostante la loro buona volontà, avranno sempre difficoltà a rompere il muro di mutismo, di autentica omertà che si instaura nelle famiglie malate: è risaputo che "i panni sporchi si lavano meglio in famiglia".
Comunque è sbagliato ritenere che unicamente nel degrado economico e sociale certi orrori possono capitare.
In alcuni gruppi sociali, ceto medio e medio alto, nell'apparente normalità, può avvenire, certamente raramente, che la perversione, la brutalità mettano le radici: in questi casi riconoscere i sintomi che qualcosa non funziona diventa quasi impossibile.
C'è anche il concetto malsano di onore della famiglia, dell'onorabilità dei suoi componenti, che impedisce di penetrare dentro fatti sgradevoli, "indecorosi", da "plebei".
In questa situazione, (è incredibile) i figli dei ricchi sono discriminati rispetto a quelli dei poveri, che hanno almeno la possibilità di essere difesi da qualche ligia e attenta assistente sociale.

ultime notizie - Guerra santa e petrolio, la farsa del terrorismo e dei conflitti religiosi



La cosiddetta Guerra Santa da sempre si è coperta del "sacro manto" della religione, ma se si scruta e si analizza cosa sta alla base di questo furore, si scopre che l’origine è sempre terreno, miseramente umano.
Il divino non aveva nulla a che vedere nei conflitti tra imperatori assoluti e signorotti, tra sovrani in cerca di beni da sequestrare agli ordini religiosi, tra conquistatori feroci e sanguinari, tra fanatici moralisti.
Oggi su tutto c’è l’acre odore del petrolio, come lo zolfo di Satana del Medioevo: pare un discorso ovvio, ma in verità spesso lo si scorda.
Per muovere masse di disperati contro altri poveracci, per far bruciare chiese con poveri preti e fedeli innocenti chiusi dentro, la cui unica colpa è quella di essere seguaci di Gesù Cristo, occorre molta forza di persuasione: in pratica serve una rete di sobillatori sul territorio.
Sembra banale cercare di capire quanto costa tutto questo, ma certamente ha un prezzo e chi paga sicuramente spera di ottenere un tornaconto.
Chi sono questi arruffapopoli? Cosa si augurano di ricavare?
Certamente avranno subbugli, disordine nei progetti e negli investimenti dei concorrenti, con l’instaurazione di un nuovo ordine a loro più favorevole.
Si può ben notare, guardando le cartine geografiche, che il fanatismo religioso è più caldo nelle zone dove si estrae il petrolio o dove transitano gli oleodotti.
Non è sempre così, per fortuna, ma le coincidenze sono troppe: nel passato avvenivano fatti simili, lungo le grandi strade commerciali.
Ciò che stupisce è che l’uomo non abbia mai imparato a gestire le sue questioni con il dialogo, con la trattativa e preferisca sempre l’intrigo, le sommosse, le armi.
Almeno si chiami con il nome giusto gli avvenimenti: non abbiamo di fronte una nuova guerra di religione, ma solo delle scaramucce per il controllo delle riserve petrolifere.

lancio - Londra 2012, giavellotto - Google lancia un doodle


Londra 2012, giavellotto, il lancio del giavellotto ha origini differenti in diversi popoli dell'antichità: è appunto una disciplina sportiva antica, forse è l'unica gara da sempre presente nella storia dell'umanità, come la corsa e il lancio del peso, che ha segnato gli incontri e le competizioni antiche, dalle Olimpiadi, al giavellotto romano e tanti altri.
Quindi era una disciplina guerriera, nell'antichità, prima che sportiva.
E' rimasta una gara affascinante, oggi regolata da regole precise, con una rincorsa, un dato numero di prove prima del lancio vero e il peso dell'attrezzo, il giavellotto, che deve essere di 600 grammi, per le donne e 800 per gli uomini.
Quindi oggi il lancio dell'antica lancia, oggi trasformato in un attrezzo di fibre di vetro e metallo, segue regole precise, un intenso allenamento scientifico, con una giusta alimentazione e una preparazione atletica e psicologica, altro che duri e truci guerrieri. 

latino - Londra 2012, giavellotto - Google lancia un doodle


Londra 2012, giavellotto, il lancio del giavellotto ha origini differenti in diversi popoli dell'antichità: è appunto una disciplina sportiva antica, forse è l'unica gara da sempre presente nella storia dell'umanità, come la corsa e il lancio del peso, che ha segnato gli incontri e le competizioni antiche, dalle Olimpiadi, al giavellotto romano e tanti altri.
Quindi era una disciplina guerriera, nell'antichità, prima che sportiva.
E' rimasta una gara affascinante, oggi regolata da regole precise, con una rincorsa, un dato numero di prove prima del lancio vero e il peso dell'attrezzo, il giavellotto, che deve essere di 600 grammi, per le donne e 800 per gli uomini.
Quindi oggi il lancio dell'antica lancia, oggi trasformato in un attrezzo di fibre di vetro e metallo, segue regole precise, un intenso allenamento scientifico, con una giusta alimentazione e una preparazione atletica e psicologica, altro che duri e truci guerrieri. 

line - Londra 2012, giavellotto - Google lancia un doodle


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infuocato - Londra 2012, giavellotto - Google lancia un doodle


Londra 2012, giavellotto, il lancio del giavellotto ha origini differenti in diversi popoli dell'antichità: è appunto una disciplina sportiva antica, forse è l'unica gara da sempre presente nella storia dell'umanità, come la corsa e il lancio del peso, che ha segnato gli incontri e le competizioni antiche, dalle Olimpiadi, al giavellotto romano e tanti altri.
Quindi era una disciplina guerriera, nell'antichità, prima che sportiva.
E' rimasta una gara affascinante, oggi regolata da regole precise, con una rincorsa, un dato numero di prove prima del lancio vero e il peso dell'attrezzo, il giavellotto, che deve essere di 600 grammi, per le donne e 800 per gli uomini.
Quindi oggi il lancio dell'antica lancia, oggi trasformato in un attrezzo di fibre di vetro e metallo, segue regole precise, un intenso allenamento scientifico, con una giusta alimentazione e una preparazione atletica e psicologica, altro che duri e truci guerrieri. 

howe - Londra 2012, giavellotto - Google lancia un doodle


Londra 2012, giavellotto, il lancio del giavellotto ha origini differenti in diversi popoli dell'antichità: è appunto una disciplina sportiva antica, forse è l'unica gara da sempre presente nella storia dell'umanità, come la corsa e il lancio del peso, che ha segnato gli incontri e le competizioni antiche, dalle Olimpiadi, al giavellotto romano e tanti altri.
Quindi era una disciplina guerriera, nell'antichità, prima che sportiva.
E' rimasta una gara affascinante, oggi regolata da regole precise, con una rincorsa, un dato numero di prove prima del lancio vero e il peso dell'attrezzo, il giavellotto, che deve essere di 600 grammi, per le donne e 800 per gli uomini.
Quindi oggi il lancio dell'antica lancia, oggi trasformato in un attrezzo di fibre di vetro e metallo, segue regole precise, un intenso allenamento scientifico, con una giusta alimentazione e una preparazione atletica e psicologica, altro che duri e truci guerrieri.