6 ago 2012

Infanzia - Violenza sui bambini e assistenti sociali assenti



La violenza sui bambini sta spesso sulle prime pagine dei giornali ed è sempre in mostra nella cronaca nera.
Sia che provochi rabbia e sconcerto, sia che lasci perplessi, stancamente disgustati, ci fa porre sempre la domanda: "Si poteva evitare? Si poteva intervenire prima?"
La questione riguarda tutti noi: i figli senza una protezione familiare diretta sono sotto la tutela della comunità, in pratica sotto la responsabilità di tutti, almeno dal punto di vista etico e morale.
Non possiamo limitarci a delegare alle istituzioni, allo Stato, questo compito: siamo tutti chiamati a dar sollievo al dolore di queste creature innocenti.
Non voglio invitare a denunciare tutti i padri e le madri che sgridano i propri figli per qualche monelleria, neppure a chiamare i carabinieri per i capricci del bambino della porta accanto.
Le sevizie sono una faccenda seria: non bisogna confonderle con gli strilli di qualche marmocchio non maltrattato, ma unicamente troppo viziato.
Non abbassare la guardia significa non solo esprimere disgusto e disprezzo per i violenti, ma badare di più alle reali condizioni di degrado, compreso quelle psichiatriche: dovremmo intervenire di più sugli adulti, sui potenziali carnefici, che spesso sono persone che soffrono in solitudine.
Si può pretendere lo stanziamento di più risorse, non solo economiche, a favore di centri di ascolto, di aiuto alle famiglie in difficoltà: esistono, grazie a Dio, persone che operano in silenzio, senza fine di lucro, e fanno molto senza ricevere un grazie.
Tutti gli operatori, nonostante la loro buona volontà, avranno sempre difficoltà a rompere il muro di mutismo, di autentica omertà che si instaura nelle famiglie malate: è risaputo che "i panni sporchi si lavano meglio in famiglia".
Comunque è sbagliato ritenere che unicamente nel degrado economico e sociale certi orrori possono capitare.
In alcuni gruppi sociali, ceto medio e medio alto, nell'apparente normalità, può avvenire, certamente raramente, che la perversione, la brutalità mettano le radici: in questi casi riconoscere i sintomi che qualcosa non funziona diventa quasi impossibile.
C'è anche il concetto malsano di onore della famiglia, dell'onorabilità dei suoi componenti, che impedisce di penetrare dentro fatti sgradevoli, "indecorosi", da "plebei".
In questa situazione, (è incredibile) i figli dei ricchi sono discriminati rispetto a quelli dei poveri, che hanno almeno la possibilità di essere difesi da qualche ligia e attenta assistente sociale.