27 gen 2017

Politica italiana #Sinistra #fascista, #classista, snob e mediocre - ARDUINO ROSSI

Il loro stile si nota da tempo e nelle loro ....cooperative o dentro gli uffici pubblici, che loro vincono sempre.... da geni  in carriera, ma solo lì, io aggiungo, anche doti imprenditoriali, .... a spesa sempre delle casse statali.
Loro sono superiori ai muratori, sporchi di calce, agli operai, a tutti coloro che si guadagnano da vivere sporcandosi le mani.
Sono ospitali, ma solo se costoro restano al loro posto.

L'ULTIMA FERMATA #Racconto di Arianna #Iezzi, - ARDUINO ROSSI

             In onore del giorno della memoria, per non dimenticare, mai

Non ho parole
Il corpo soffre
la mente pensa
il cuore piange.

L’ULTIMA FERMATA

Volvo rossa station wagon piena di tutto come conviene ad un artista errante.
Il caro pittore amico di famiglia mi invita ad andare in Polonia sua terra natale. Accetto, malgrado la differenza di età. Partiamo in un giorno di aprile pieno di sole. 
A Warszaw ci aspettano la moglie con i cagnolini: Kaja e Buba, un’elegante coppia di bassotti, molto giocherellona.
Il viaggio comincia senza fretta, guida lui ed io osservo. Osservo lui ed il panorama; non so cosa mi attira di più. Passiamo la prima frontiera e usciamo dall’Italia. Arriviamo a Dresda, cittadina pulita e ordinata, mi colpisce il centro senza automobili. In un albergo piccolo ma di lusso, prendiamo possesso delle nostre rispettive camere, poi l’artista si reca a cercare un soggetto adatto per un suo nuovo quadro. 
Ritrae paesaggi dal vero, e non come fanno tanti pittori che copiano belle cartoline. A sera torna e mi chiede di “scrutare” bene il suo capolavoro: nel dipinto, eseguito lasciando il colore corposo, si nota una “A” celata fra i rami degli alberi. 
Un tributo alla sua giovane amica! Il giorno seguente ripartiamo e questa volta guido io. I campi si susseguono ai boschi, i colori sono intensi, merito del bel tempo e dell’aria pura.
“Guarda, Ari, com’è bello il mondo!” Wlod (Włodzimierz Zakrzewski questo è il nome Del mio amico pittore), esprime la sua gioia.
Per il paesaggio affascinante, o perché è contento della mia presenza?
“Radar!” Esclama un attimo dopo.
“Radar!” Continua.
Io sto guidando a velocità sostenuta e lui mi sta avvisando che lungo l’autostrada sono stati installati i rilevatori di velocità. Comprendo e continuo rallentando la mia andatura. Il viaggio è lungo, dopo altre tappe ci avviciniamo alla sua Polonia, decidiamo di fare una sosta per riposare, anche per compiere una visita culturale, la nostra ultima fermata è: Oświęcim, in tedesco Auschwitz il campo di concentramento.
Varchiamo il cancello con la famosa scritta. Il binario nero e diritto è arrivato al Capolinea e tutto intorno sembra di avvertire ancora odore di morte.
Le costruzioni allineate una di seguito all'altra parlano da sole agli alberi, anch’essi allineati ma solo lungo il perimetro di questo lugubre posto. Ogni edificio conserva il passaggio di una umanità strappata alla vita da individui appartenenti sì al genere umano, ma colmi di presunzione, di odio, di pazzia. L’aria non è più tersa, lo smog è pesante, la cappa nera aumenta il disagio che incomincio a sentire inoltrandomi sempre di più in questo giro turistico da brivido. Un lungo percorso di terra battuta e protetto da alti fili spinati mi conduce a quelle che erano le infermerie, con i piccoli presidi medici: urla strazianti in questo silenzio muto, sono rimaste aggrappate ai muri. Giro intorno più volte a quelle baracche squadrate, tutte uguali, ideate per eseguire ordini diversi, ma gli esecutori avevano tutti l’unico scopo di essere attori sadici della storia. Un edificio più basso e lungo si sta avvicinando, lo vedo ben chiaro. 
Arrivo, apro la porta ed entro in un grande vano con il soffitto basso, dal quale pendono numerosi soffioni di docce, questo posto emana una pesante presenza di anime: pianti abbracciati coscienti nel freddo. Poi il fumo e più niente.
L’ultima palazzina mi aspetta per darmi conferma che tutto è realmente accaduto: vetrine piene di borse, di occhiali, di capelli. Cumuli di stampelle, cataste di valigie, mucchi di vestiti e poi paralumi di mummie. Saponette intoccabili. Tutto è reale quanto la mia angoscia che mi fa chiedere: perché?
Perché tanto accanimento, perché tanto dolore, sadismo, violenza gratuita, miseria dell’anima? Come ha potuto la mente umana pianificare un progetto tanto orribile? La storia ci ricorda le persecuzioni dei forti sui
deboli, le torture più efferate, gli eccidi e i crimini commessi in nome di qualche dio o di chissà quale causa ideata da menti contorte. 
Tutta questa violenza è servita a migliorare l’uomo e la sua condizione?
“Io ti aspetto al parcheggio.” Mi avvisa Wlod.
Capisco il suo stato d’animo, lui che è stato prigioniero in Siberia, lui che ha avuto tanti amici deportati , anche nel campo appena visitato. 
Lui che ha visto la sua Warszaw completamente distrutta. Lui che ha dovuto ricomporre la sua anima!
Questo giro turistico mi rimarrà impresso nella memoria. Esco. E’ scontatodire: “Non ho parole”. Ma istintivamente è l’unica frase che si riesce ad esprimere. Tutte le parole della nostra conoscenza non bastano e non riescono a descrivere quelle morti presenti in ogni mattone, in ogni finestra, in ogni recinto, in ogni granello di terra, in ogni filo d’erba, senza che io abbia visto un solo cadavere. Volto lo sguardo a Wlod, è triste e silenzioso, solo poco prima aveva detto che il mondo è bello!
“Perché vi siete rassegnati ? Perché vi siete fermati?”
L’ultima fermata. Noi ripartiamo.


Tratto dal libro ASHANTI scritto da Arianna Iezzi – Stampa luglio 2011 - arianna.iezzi58@gmail.com

oggi comunicato, In occasione di #Arte #Fiera #Bologna - ARDUINO ROSSI

COMUNICATO STAMPA


Di Felice Edizioni

Collana d’arte Fili d’erba presenta FRANCESCA #ALINOVI



Venerdì 27 gennaio, alle ore 17.30, in occasione della Mostra EXPO Bologna 2017 nella Galleria WIKIARTE (Via San Felice 18 - Bologna), verrà presentato il libro Francesca Alinovi. In suo ricordo a cura di  Antonella Colaninno e Gian Ruggero Manzoni.
Si tratta del quinto volume della collana d’arte Fili d’erba diretta dal critico Alessandra Angelucci per la Di Felice Edizioni. Una collana che pone particolare attenzione a quell’aspetto che spesso, nel mondo dell’arte, passa in secondo piano rispetto all’opera d’arte stessa: la voce di chi crea, di chi in un gesto ha immortalato un’esistenza.
Non fanno eccezione la vita e l’opera di Francesca Alinovi che verrà ricordata attraverso questo interessante libro, durante il discorso introduttivo del professor Manzoni nella mostra Expo 2017 che accoglie 55 artisti in una collettiva curata da Debora Petroni.

Scrive il direttore di collana Alessandra Angelucci: «Pubblicare un libro che omaggia la donna e critica d’arte Francesca Alinovi, figura di spicco del panorama internazionale degli anni Settanta/Ottanta, significa essere coraggiosi e allo stesso tempo consapevoli. Coraggiosi perché, quando si parla di Alinovi, si abbraccia l’oscillazione che suona tra l’attrazione e il mistero, tra la lucida e viva intelligenza di una professionista e le contraddizioni di un tempo – quello della Bologna e della New York di allora – in cui la giovane e famosa critica d’arte si muoveva con invidiabile acume e “una ingenuità – come afferma Mariuccia Casadio – che sapeva tradurre in qualche cosa di scientifico”. Bella, di una fascinazione rara che lo sguardo e il suo modo di muoversi traducevano in un particolare e sensuale “stare presso”: le persone, i luoghi, le gallerie, i quartieri di periferia, il Bronx di New York, il DAMS di Bologna, dove insegnava evidenziando le sue doti di abile talent scout. Coraggiosi, perché di lei si è già detto molto ma forse non abbastanza. Coraggiosi, vista anche la sua prematura scomparsa per mano violenta, una morte per la quale fu condannato il pittore Francesco Ciancabilla, originario di Pescara, con cui la Alinovi aveva una relazione. Era il 15 giugno del 1983 quando fu ritrovata senza vita nella sua abitazione bolognese in via del Riccio. Quarantasette coltellate posero fine al suo temperamento deciso e al coraggio “senza tempo”; quarantasette coltellate interruppero brutalmente una carriera che si definiva già brillante in ogni sua declinazione.»

Durante il periodo dell’ArteFiera sarà ulteriormente presente la collana Fili d’erba (Di Felice Edizioni) attraverso un doppio appuntamento: la presentazione del libro Nei cieli della mente dell’artista Alberto Di Fabio e curato da Mattia Andrès Lombardo, in occasione dell’ART CITY White Night 2017, in un dialogo con Alessandra Angelucci, Alessandra Caporale (vicepresidente AICIS) e Raffaele Quattrone (sociologo e curatore di arte contemporanea). Inoltre, sempre durante ArteFiera, sarà presente l’artista Simone Pellegrini (autore del libro Guadi. Conversazioni sull’arte, l’uomo e la parola) con la mostra “Dishonesti corpi” al Teatro S. Leonardo (via San Vitale).


FRANCESCA ALINOVI

“Neri come la pece, o caffè latte, ma sempre scuri, felini carichi di sex-appeal, i neri di New York, dopo aver conquistato il mondo della musica e della danza, stanno diventando le nuove stars dell’industria artistica. Prima i graffiti sui treni, poi i graffiti sulle strade: ora i loro graffiti su tela riverniciano a nuovo i muri delle gallerie d’arte e le copertine delle riviste più eleganti di New York.” Così scriveva Francesca Alinovi, e ancora: “Analfabeti, ma spontaneamente acculturati sul mitico linguaggio delle immagini e delle notizie teletrasmesse per impulsi elettronici, volevano semplicemente provare l’ebbrezza della fama e della gloria promessa dalla mitologia dei mass media. Così, non potendo far scorrere i loro messaggi lungo i tubi catodici, decisero di farli scorrere sui treni. […] Loro aspiravano alla bella vita consacrata dalla celebrità, invece diventarono celebri perché furono scambiati con i criminali della malavita.” Gli stralci riportati sono presenti in Black Graffiti, uno dei suoi ultimi articoli, pubblicato nel 1983 su Panorama Mese, solo pochi giorni prima della sua scomparsa.
Il 12 giugno 1983 Francesca Alinovi veniva uccisa con 47 coltellate nella sua abitazione di via del Riccio 7 a Bologna. L’efferato delitto oscurava, di colpo, la brillante carriera della giovane studiosa, destinata a diventare una stella nel panorama internazionale della critica d’arte.
Col suo “entusiasmo da pioniera dell’arte”, l’Alinovi è stata protagonista della storia delle avanguardie fine anni Settanta e anni Ottanta; è stata un ponte tra la New York dei graffiti e la New Wave europea, una vera promoter della cultura underground di quegli anni.
In molti avevano fatto una scommessa sul futuro radioso di questa avvenente e intelligente donna che si affacciava, con successo, sulla scena artistica mondiale. La sua ricerca, sempre libera e spinta alla liberalizzazione del pensiero oltre il pregiudizio e la discriminazione, in un mondo appena votatosi alla globalizzazione, cercava di rilevare quanto la creatività fosse un campo mentale aperto, luogo di incontro di etnie, tradizioni e status sociali, connesso e disconnesso, al tempo stesso, con la cultura bassa e con la comunicazione massmediatica.
La creatività, per lei, era uno spazio fluido che scorreva oltre ogni limite. È questa la sensazione che si avverte quando si sfogliano le pagine che conservano l’attività intellettuale della giovane critica d’arte emiliana, una dimensione liquida, sospesa, che corre sui fili del tempo, che coglie l’attimo di una rivelazione estetica inesauribile che si fa perennemente viva.
Nata a Parma nel 1948, Francesca Alinovi si era laureata in Lettere all’Università di Bologna, quale allieva di Francesco Arcangeli, con una tesi su Carlo Corsi, e si era quindi specializzata con Renato Barilli, approfondendo lo studio di Piero Manzoni, Lucio Fontana e dello Spazialismo, diventando poi ricercatrice di ruolo presso il DAMS di quella città e insegnante di Fenomenologia degli Stili. I suoi interessi erano indirizzati alla storia delle avanguardie e alle contaminazioni tra le varie arti: pittura, scultura, letteratura, musica, video e teatro. Era una sorta di talent scout nel panorama artistico contemporaneo italiano. Dal mondo accademico bolognese il suo essere era poi evaso, alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, per muoversi “nel sottobosco dei talenti” sia nostrani che newyorkesi, conferendo al Graffitismo, corrente nato da poco, lo statuto di arte, oltre a riconoscere il valore sociale di quella pratica alternativa, svincolata dai circuiti ufficiali e dalle logiche di mercato.
La nuova tendenza americana di usare bombolette spray era un mezzo di “disperata sopravvivenza culturale”, “un fenomeno selvaggio di vandalismo urbano” che dalle strade, dai muri, dai mezzi di trasporto e dai tunnel sotterranei era approdato al grande circuito dell’arte internazionale.
Nei Graffitisti (o Writer), infatti, c’era il desiderio di rivendicare una mancata affermazione nel sociale. Loro rappresentavano, e ancora rappresentano, una vera e propria “gara di emancipazione del nuovo orgoglio razziale”. I neri (si ricordi Jean-Michel Basquiat), fino ad allora quasi del tutto esclusi dal sistema espressivo visivo e plastico, lanciarono, in questo modo, il loro guanto di sfida al fine di emergere e distinguersi. La “crudele selezione nera” aveva incominciato la sua lotta per affermarsi anche a quel livello.
Il mondo dell’underground newyorkese era, per Francesca, una dimensione libera, nonché rappresentava per lei una sorta di regressione allo stato primitivo, originario, puro. Gli artisti non erano colti e provenivano da situazioni di emarginazione; erano inoltre tutti molto giovani (avevano un’età compresa tra i sedici e i venticinque anni). L’arte dei graffiti era un ulteriore gesto performativo collegato all’Hip Hop e alla Street Dance (B-boying - Breakdance) che usava la gestualità e il disegno per liberare un inconscio collettivo, per proiettarsi nel futuro, sfruttando un’espressività antica e di frontiera. Come si è detto, la mancata affermazione nel sociale dell’etnia afro-americana emerse in quella maniera di fare immagine e, dalle strade e dai muri, conquistò il pianeta come un’onda inarrestabile.
In Francesca Alinovi fu frequente anche l’interesse per il mondo del fumetto e, anticipando i tempi, dell’elettronico e del tecnologico avanzato, quest’ultimo (il futuro Web) già considerato da lei quale ponte di comunicazione e mezzo alternativo all’alfabetizzazione tradizionale, così da poter rivendicare un nuovo potere della conoscenza, seppure i possibili pericoli che in esso potevano annidarsi.
Per tornate al Graffitismo, esso offriva un’occasione di competizione, sia in chi lo praticava e in chi lo sosteneva, per imporsi attraverso il coraggio e la possibile celebrità conquistata, e si presentava quale occasione di confronto forte in una società che da sempre aveva “escluso dai propri canali di informazione e comunicazione intere comunità nazionali, pur numerose e piene di voglia di esprimersi”.
Gli unici artisti bianchi considerati degni di stima, in quel mondo ai margini e sub urbano, furono Kenny Scharf e Keith Haring, i soli ad avere conosciuto il “periferico esistenziale” e ad avere condiviso coi neri l’avventura dell’underground  nei tunnel delle metropolitane, dove le avanguardie si incontravano per poi prendere, emerse in superficie, ognuna la propria strada. Perché, allora, era nel cavalcare l’onda della New Wave che si superavano i confini dell’arte, si faceva ancora “pionerismo”, quindi si veniva inghiottiti nel vortice di quella contemporaneità compulsiva che sprigionava pura energia creativa in ogni sua formulazione.


I CURATORI
Antonella Colaninno è nata a Napoli nel 1969. Critica d’arte, ha curato mostre, cataloghi e scritto saggi sull’arte contemporanea. Da alcuni anni si dedica allo studio del pensiero critico di Francesca Alinovi, con un attento lavoro di ricerca. Di recente ha curato, presso il Museo Vittoria Colonna di Pescara, la mostra “STELLE COSTELLAZIONI GALASSIE SEMI MUTAZIONI” di Gian Ruggero Manzoni.


Gian Ruggero Manzoni è nato a San Lorenzo di Lugo (RA) nel 1957. Artista, poeta, narratore, critico d’arte ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Urbino e ha partecipato ai lavori della Biennale di Venezia nel 1984 e nel 1986. Al suo attivo ha molte esposizioni pittoriche tenutesi in Italia e all’estero. Oltre quaranta sono le pubblicazioni a cui ha dato vita. Ha diretto la rivista di arte e letteratura «Origini» e la rivista di arte, letteratura e idee «ALI».

FILI D’ERBA_COLLANA D’ARTE
La collana Fili d’erba della Di Felice Edizioni, diretta dal critico Alessandra Angelucci, si propone al lettore con l’intento di avvicinarlo alle molteplici forme dell’arte che - come fili di un’immensa tela - disegnano infinite possibilità, poiché infiniti sono i moti dell’animo che guidano la mano di chi dipinge, scolpisce o affida alla parola le verità più intime. Una collana che pone particolare attenzione a quell’aspetto che, spesso, nel mondo dell’arte, passa in secondo piano rispetto all’opera d’arte stessa: la voce di chi crea, di chi in un gesto ha immortalato un’esistenza. Come afferma E.H. Gombrich, «Non esiste in realtà una cosa chiamata arte. Esistono solo gli artisti»: è a partire da questo assunto che la collana Fili d’erba vuole privilegiare la pubblicazione di testi che diano al lettore la profondità di un’analisi critica, ma allo stesso tempo una possibilità in più: la conoscenza dell’artista e del suo linguaggio espressivo, attraverso la parola quale strumento più diretto per cercare di avvicinarsi all’idea di un’arte che, nel tempo e nei luoghi, cambia pelle e dunque funzione. La voce dell’artista, dunque, per ripercorrere la nascita di un filo d’erba, la trama sottile di quel germe insito nell’atto creativo che alla natura ha sempre guardato come fonte primaria.
In un viaggio come quello nel mondo della creatività, più interessante della meta è il percorso: indagare i respiri, le pause, le assonanze e le dissonanze, le crepe che regalano luce e che hanno portato ciascun protagonista a intraprendere un viaggio, qualunque sia stato poi il punto d’arrivo.
Fili d’erba per cogliere le diverse stratificazioni dei codici della contemporaneità, attraverso un’estetica della parola che trova nel saggio, nella raccolta di testi autobiografici e nel libro-intervista le principali forme compositive.

e-mail Editore:  info@edizionidifelice.it


e-mail Direttore di Collana: alessandraangelucci@tiscali.it

oggi news#Razzismo dell’#antirazzismo contraddizioni del pensiero buonista - ARDUINO ROSSI

L'uso improprio di questo termine, razzismo, porta a identificare comportamenti legittimi, di critica, come tali: se io critico il comportamento di certe….. religioni non sono razzista, se non lo collego a dati gruppi etnici, ma solo ai fedeli di tali religione, per esempio.
Invece la difesa di certi anti razzisti è chiaramente… da razzisti, ovvero con convinzioni di superiorità e di inferiorità, quando definiscono le critiche culturali tali, oppure giustificano certi atteggiamenti come appartenenti a date etnie.
Se dicono che gli zingari sono per loro natura … genetica dei girovaghi faccio del volgare razzismo, come sostenere che certi atteggiamenti, contro le donne, sono tipiche di certe etnie e religioni.

#Trump, il nuovo #isolazionismo #statunitense - ARDUINO ROSSI

La scelta di innalzare un muro con il Messico prova che questo presidente sta cercando un nuovo modello economico, chiuso su se stesso, per impedire l’arrivo di migranti dal Sud del mondo: i poveri possono crepare di fame, così pare.
La logica è ormai chiara, la manodopera a basso costo serve poco ormai, nell’era dell’intelligenza artificiale.

Oggi #giornata della #memoria, ricordiamo anche gli altri olocausti - ARDUINO ROSSI

Tutti i morti del Novecento devono essere rammentati, tutti coloro che morirono perché erano di una dfata nazione, perché erano sfruttati come bestie da soma, perché ebbero certe idee, qualsiasi esse fossero, lontane dal potere costituito, perché di una data fede o di fedi o non fedi ostili e lontane da quelle…. ufficiali.
Tutti costoro morirono non  solo passati per le armi, nelle camere a gas, ma soprattutto di stenti, di fame, in condizioni provocate dal sistema dominante perché  loro crepassero miseramente.

#Immigrazione portare lo #sviluppo da loro e non il #Terzo #mondo da noi - ARDUINO ROSSI

Questa è una giusta osservazione che dobbiamo fare e non serve chiudersi dietro un pietismo che non vede e non sente: più arrivano e peggio è per chi resta qui.
Poi perché arrivano da noi?
Perché l’Euro è una moneta forte e in conseguenza è appettibile da loro, per il cambio favorevole con le loro moente inflazionate.
Poi si chiudono in ghetti e l’integrazione è solo una fiaba, che i dati oggettivo smentiscono, anche se la stampa di regime ne parla sempre.

#Europa, #rigore e #corruzione - ARDUINO ROSSI

La politica delle commissioni europee è a dir poco scandalosa: impone sofferenze atroci contro i cittadini europei, i più poveri e poi non dice nulla per le truffe governative organizzate da certi farabutti, come i soldi alle banche in fallimento, che non li richiedono ai grandi creditori, amici dei politici in carica.
La sanità e le pensioni, il lavoro sono colpiti pesantemente, ma la criminalità politica e mafiosa sono lasciate libere di agire.

Il #giorno della #memoria, ricordi ipocriti e tante farse - ARDUINO ROSSI

Non perché l’olocausto non esistette, non voglio dire questo: le prove storiche sono alte montagne, formate da incartamenti e ricordi dei sopravvissuti, oltre che da osservazioni oggettive, come la scomparsa di 6 milioni di ebrei e di altre 6 milioni di altri gruppi, zingari ed oppositori politici.
L’ipocrisia sta nel nascondere tanti altri olocausti …… democratici,  che non interessano alle fanfare degli storici di regime, primo fra tutte le stragi colonialiste e neo colonialiste, questi non esistono, se non nei libri storici per pochi, con un po’ di cultura e di intelligenza.

Mostra Da Châtillon al Cervino nelle cartoline d’epoca, 1881-1929 - ARDUINO ROSSI

Bureau de presse
Ufficio stampa

COMUNICATO STAMPA



Aosta, martedì 24 gennaio 2017


L’Assessorato dell’istruzione e cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta, in collaborazione con la CVA e l’Assessorato alla cultura del Comune di Valtournenche, informa che venerdì 27 gennaio 2017, alle ore 17, sarà inaugurata, presso la Chiesa di San Lorenzo di Aosta, la mostra Da Châtillon al Cervino nelle cartoline d’epoca, 1881-1929.

L’esposizione propone una serie di pannelli che riproducono oltre 200 cartoline di fine Ottocento e inizio Novecento, della collezione di Mauro Maquignaz, che documentano il percorso dei viaggiatori, degli alpinisti e delle guide che dalla stazione ferroviaria di Châtillon, raggiunta dal primo treno nel 1886, risalivano la vallata della Valtournenche, per giungere alla conca del Breuil e ai piedi del Cervino.

La mostra trae ispirazione dal testo La Vallée de Valtournenche en 1867 del canonico Georges Carrel (Châtillon 21/11/1800 - Aosta 23/05/1870), sacerdote, naturalista, uomo di cultura che attraverso il suo libro, considerato la prima guida turistica della Valtournenche, fornisce informazioni geologiche, naturalistiche e geografiche ai viaggiatori, in un periodo nel quale le strade erano mulattiere e i mezzi di trasporto erano carrozze trainate da cavalli o muli.

È importante sottolineare l’interesse che suscita questa esposizione – commenta l’Assessore Emily Rini –  proponendo al pubblico una ricca e originale sequenza di immagini di Châtillon, della Valtournenche e della sua montagna simbolo, il Cervino, che richiama numerosi alpinisti e turisti da tutto il mondo. Voglio ringraziare, in particolare, l’Assessore Massimo Chatrian, con il quale abbiamo potuto realizzare la mostra lavorando in piena sinergia e ottenendo, ne sono certa, un risultato che sarà apprezzato da tutti i visitatori.

L’esposizione Da Châtillon al Cervino nelle cartoline d’epoca, 1881-1929, con ingresso gratuito, resterà aperta fino al 26 febbraio 2017, con il seguente orario: da martedì a domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00, chiuso il lunedì.

Si informa che lunedì 30 gennaio 2017, in occasione della Millenaria Fiera di Sant’Orso, la mostra sarà aperta al pubblico.



Per informazioni:

Assessorato Istruzione e Cultura

Attività espositive: tel. 0165.275937

E-mail: u-mostre@regione.vda.it

Chiesa di San Lorenzo: tel. 0165.238127

www.regione.vda.it



Fonte: Assessorato dell’istruzione e cultura – Ufficio stampa Regione Autonoma Valle d’Aosta