24 mag 2023

Il lavoro che cambia.

Del doman non v'è certezza", scriveva Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze nel periodo di maggior splendore artistico e culturale del Rinascimento italiano.

Cosa sta mutando in questi anni?

Prima ancora che arrivasse l'intelligenza Artificiale, che sicuramente sta già modificando la realtà lavorativa mondiale, anche se da poco che esiste, l'automatizzazione rubava posti di lavoro nelle fabbriche.

Tutto è iniziato con un certo Signore di nome Taylor, che inventò un metodo geniale per produrre industrialmente all'inizio del Novecento, detto Taylorismo ovvero l'organizzazione del lavoro, in modo scientifico e permettendo di semplificare ogni operazione produttiva di una fabbrica.

In pratica, semplificando il tutto, ha preparato le condizioni delle catene di montaggio, che hanno dato prodotti abbondanti, di ogni genere, permettendo, con il relativo abbassamento dei costi di produzione, di concedere anche agli operai, ai lavoratori con bassi salari, di comprare, di consumare, ottenendo il fenomeno del consumismo.

La prima catena di montaggio, di larga scala, fu quella della Ford automobilistica, negli anni Trenta, fenomeno che da noi arrivò negli anni del dopoguerra.

Tutto andò bene fino a quando l'automatizzazione non entrò in campo, ma la bassa natalità del ricco Occidente, accompagnata dalla creazione di posti di lavoro nel terziario, con i colletti bianchi, ha generato l'attuale situazione.

Infine i lavori di basso livello, pure da noi, furono lasciati agli immigrati, guarda un po' il caso sospetto, a gente che per motivi culturali non può essere integrata se non in diverse generazioni, ovvero mai.

È tutto in regola, tutto segue sempre la logica del profitto, quindi per ora si utilizzano, per lavori di basso livello, gli ospiti.

Si pagano giornalisti e cardinali per convincere la gente che ne abbiamo bisogno, che si è dei razzisti se non li accetti, che si va pure all'inferno. 

Intanto si attende che i lavori diventino più rari, per pochi tecnici e super tecnici,  sempre più ricercati già oggi.

Mentre si parla di Intelligenza Artificiale, spesso pure in modo idiota, questa toglie posti di lavoro, nelle grandi multinazionali, come Google, Facebook e Microsoft, che hanno licenziato decine di migliaia di tecnici, tutta gente che troverà lavoro in altri settori, ma che toglieranno posti ad altri.

Da anni si sta assistendo, dagli anni Ottanta del secolo scorso, alla fine del sistema produttivo che dava reddito a tutti, o quasi, favorendo il consumismo, con più produzione e più consumo che genera altro lavoro.

Oggi il sistema sociale e quello economico stanno cambiando, abbiamo la folla degli esclusi socialmente, sempre più numerosi e per tagliare le gambe alle proteste popolari contro la perdita di potere d'acquisto si è usata l'arma antica dell'inserimento di popoli lontani, gli immigrati, che si scontrano con la gente del posto.

Infatti i crumiri erano utilizzati, ai primordi dell'industrializzazione, per stroncare gli scioperi, era gente lontana, ostile storicamente ai lavoratori locali, per esempio gli irlandesi contro gli scozzesi.

Oggi invece si vuol favorire il degrado sociale tra i ceti popolari, nelle periferie delle città, mentre si spronano appunto logiche produttive nuove, con o senza Intelligenza Artificiale.

Cosa ci attende non lo so e forse nessuno lo sa,  ma è certo che ci sono scontri tra interessi economici e finanziari, che portano a rallentare lo sviluppo tecnologico, ma con armi più pericolose di quelle che i nostri super tecnici ci propongono.

Ci saranno guerre civili e pulizie etniche?

Avremo gruppi criminali e terroristici che agiranno contro questi o quelli?Avremo miseria e ghetti chiusi come lager?

Io so solo un fatto, qualcuno sarà sempre più ricco e molti patiranno per certe scelte, quindi si spera che ci sia una volontà politica, culturale e sociale che sappia gestire questo cambiamento storico, forse uno dei più complessi della storia umana.

23 mag 2023

Il villaggio marocchino, che si è arricchito con lo spaccio di droga a Milano.

La notizia, che era da anni certamente nota, riguarda il villaggio marocchino che si è arricchito grazie ai traffici criminali in Italia.
I venditori di cianfrusaglie detti vucumprà, venditori di collanine, pupazzetti e tanti oggetti dozzinali, sono stati presentati, per la prima volta, dal Corriere della Sera, con il loro vero volto.
E' quello di piccoli spacciatori, di manovali della malavita, che vendevano droga, per tutti i gusti.
Oggi costoro si sono arricchiti, superando la loro miseria precedente, anche se forse, secondo i nostri parametri, non sono ricchi, ma stanno solo un po' meglio di prima.
La domanda che sorge spontanea è: "Perché non si sono accorti prima di questi traffici criminali i nostri giornalisti?"
I primi vucumprà apparvero nella metà degli anni Settanta e furono accompagnati da simpatia e tolleranza, anche se vendere senza permesso, senza partita IVA, sarebbe illegale.
Così i bravi venditori ambulanti di cianfrusaglie si trasformarono in mercanti di morte, ma si continuò a tollerare il tutto con quel buonismo becero, che convinceva la vecchietta con la pensione minima, a dare un po' di monetine a costoro, che di soldi ne avevano, con i traffici criminali e illegali.
Così la menzogna dei poveri vucumprà è giunta sino a noi, per la gioia dei grossisti dello spaccio di droga, per i riciclatori del denaro sporco.
In conseguenza, a cascata, abbiamo avuto un giornalismo complice indirettamente nel commercio, che trasformava i piccoli delinquenti marocchini in poverini da tollerare e aiutare.
Questo meccanismo coinvolse  la politica, il clero e il sospetto, che dietro tutta questa bontà untuosa e falsa ci fossero le tangenti dei mafiosi, è grande.
Se si corrompe l'editore il giornale diventa tollerante con il crimine.
Se si corrompe la direzione del partito tutto ricade sulle scelte politiche, che portano ad atti di civiltà, così li chiamano, che spingono i tontoloni a confondere i manovali delle cosche mafiose con i profughi, che in Italia nessuno ha mai visto.
Oggi il Corriere se ne accorge, almeno per quanto riguarda il gioco sporco dei marocchini che fanno gli spacciatori, ma di tutto il resto non se ne accorgono.
Forse, con il tempo, scopriranno anche della tolleranza criminale e complice, che è evidente come il sole, ma la  stampa e la magistratura non vedono, non sentono e non ne parlano.

22 mag 2023

I lavori dei migranti, quelli puliti, sono da fame.

 rider guadagnano, mediamente, 6,50 Euro all'ora, al lordo e in un mese hanno sui 650 Euro netti, perché vengono pagati 3,50 Euro a consegna.

I braccianti, con i caporali alle spalle, se ricavano un Euro all'ora netto, togliendo il vitto e l'alloggio, che gli animali hanno migliore, sono fortunati.

Poi abbiamo il sindaco Sala, del PD oggi, ma cresciuto nell'estrema sinistra, da giovane, che parla e afferma che senza migranti Milano si blocca.

Invece il mondo legale e sommerso, in nero, del lavoro a Milano e nel resto di Italia, pare sempre più da Terzo Mondo, ovvero in condizioni assurde, calcolando poi il costo della vita da noi.

Quindi loro guadagnano come se fossero a casa loro, valutando il costo della vita in Italia, ma hanno una base, sempre più scarsa, di assistenza medica, poi occupano case popolari impunemente, dove gli scarichi fognari dei piani alti scaricano sulla testa di quelli dei piani bassi, il cui costo di tutto questo è a carico nostro, di noi contribuenti, mentre i vantaggi sono nelle tasche dei progressisti democratici e antifascisti da barzelletta.

Sì, i nuovi negrieri si presentano come buoni, accoglienti e taccagni, così pagano i rider con quattro soldi, le cameriere ancora di meno e i pulisci cessi sempre meno.

Questi sì che sono buoni e andranno in paradiso secondo Bergoglio, ma io preferisco l'inferno degli onesti.

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