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22 apr 2011

ENPA Bergamo - lettera ai soci


E.N.P.A
ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI BERGAMO ONLUS
ENTE MORALE
ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI BERGAMO ONLUS - ENTE MORALE
1
Notiziario Sezione di Bergamo
Marzo 2011
Sezione di Bergamo
Via Borfuro, 2
24121 Bergamo
tel. 035.24.60.08
www.enpa.net
mail: info@enpa.net
Assemblea dei Soci
Cari amici,
dopo solo 2 anni ci ritroveremo per rieleggere le Cariche Sociali della Sezione ENPA di Bergamo..
Pertanto
in data 23 giugno 2011 alle ore 17,30 in prima convocazione ed in data 24 giugno alle ore
19,30 in seconda convocazione, tutti i soci maggiorenni in regola con l‟iscrizione all‟ENPA
Bergamo per l‟anno in corso, potranno votare all‟Assemblea dei Soci che si terrà, come di
consueto, nella Sala Scuderie di Via Borgo Palazzo al n. 16 a Bergamo.
E.N.P.A. scrive:
Cari amici, come potete vedere il nostro notiziario sta diventando sempre di più la vostra voce:
Ci fa un piacere immenso ricevere le vostre storie, sempre toccanti e talvolta insolite: storie di vita,
storie di amore, storie di dolore talvolta, dove l‟altro è sempre un amico non umano.
Siamo felici di questo coinvolgimento da parte dei nostri sostenitori, perché senza i loro consigli, i
loro suggerimenti, il loro supporto, non saremmo arrivati dove siamo ora.
Il nostro quotidiano è fatto, come sempre, di impegno: non tralasciamo nulla.
Il gruppo di volontari cresce regolarmente, anche se ogni volontario deve ricevere un‟adeguata
preparazione. e questo implica l‟affiancamento a volontari con più esperienza anche per diverse
settimane, se non mesi.
Le nostre 2 Guardie Zoofile presto saranno affiancate da altre 2 Guardie provenienti da un‟altra
provincia e, tra queste nuove Guardie, ci sarà una Guardia storica di ENPA, con una grande
esperienza ed un medico veterinario.
Sono sempre più numerose le segnalazioni che ci arrivano dagli amici degli animali e che
riguardano cavalli, asini, mucche, conigli…insomma animali non strettamente d‟affezione, ma da
reddito.
Con piacere vediamo che la sensibilità nei confronti degli animali sta aumentando e che non
esistono più animali di serie A e di serie B: il rispetto che si deve agli animali è generale ed
universale.
Questo è un bene, anche per chi ancora non se la sente di fare il grane salto e rinunciare
totalmente alla carne.
Sperando di non urtare la vostra sensibilità, vorremmo parlarvi un attimo dei conigli.
Il famoso “coniglio nostrano” che talvolta viene acquistato nelle cascine delle nostre campagne…e
che, a detta di molti, ha una carne squisita, sappiate che spesso viene scuoiato ancora vivo, che si
dimena appeso ad un uncino da macellaio appoggiato ad una parete.
Lo sappiamo, è un‟immagine forte questa, ma negli scorsi mesi ben 2 segnalazioni del genere ci
sono arrivate: una delle due ha portato ad un esposto alla Procura da parte di una Polizia Locale
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che ha raccolto testimonianze dettagliate e l‟altra ha portato ad una segnalazione alla ASL, da cui
attendiamo risposta.
E‟ stata determinante nel caso dell‟esposto alla procura la testimonianza di chi ha visto e che non
si è tirata indietro, ma anzi, ha collaborato.
Per cui, amici…la prossima volta che sentirete un‟irresistibile voglia di polenta e coniglio, pensate a
queste parole ed a chi ha avuto il coraggio di non girarsi dall‟altra parte.
Comune di Bergamo: totale disinteresse nei confronti degli animali.
E’ questo che ci meritiamo?
Ci duole dover evidenziare un totale disinteresse da parte del Comune di Bergamo nei confronti
degli animali e dei cittadini che si interessano degli animali….ed anche di quelli che gli animali non
li sopportano, perché questa Giunta non prende nessuna posizione.
Questo atteggiamento di totale assenza è in netto contrasto con la nostra provincia, molto attiva e
desiderosa di cambiamenti e miglioramenti, che implicano anche il benessere animale.
Il disinteresse da parte del Comune di Bergamo si palesa con risposte tardive alle nostre
segnalazioni (60 gg. in media), e quando arrivano le risposte sono talvolta evasive ed
evanescenti, se non addirittura non pertinenti.
Ma cosa sta succedendo??
Noi aspettiamo i fatti ed un atteggiamento serio e professionale di fronte alla risoluzione dei
problemi e non crederemo alle facili demagogie delle varie correnti politiche al potere.
Su www.enpa.net un bilancio di metà mandato dell‟attuale Giunta Comunale di Bergamo Città.
Storie Ordinarie
Dalla provincia e da Terno d’Isola
Dovendo raccontarvi cosa abbiamo fatto in questi ultimi mesi, dall‟ultima volta che avete letto il
nostro notiziario, non sapremmo da che parte cominciare a relazionarvi.
Quante segnalazioni abbiamo portato avanti, quanti casi si sono risolti, quanti invece continuano
ad essere grami per gli animali coinvolti: ogni giorno porta nuove dosi di sofferenza che ci
spingono ad intervenire per portare dignità a chi ne è stato depredato.
Potremmo scegliere fra le pecore affette da zoppia e costrette a deambulare sulle ginocchia nei
loro escrementi a Cerete, oppure a Birba, slegata definitivamente dopo il nostro intervento a Botta
di Sedrina, oppure a Paco, simil alano dimenticato per anni in un angusto e sporco recinto di una
ditta…dimenticato nel recinto anche quando la ditta ha chiuso.(Paco ora vive felice gli ultimi anni
della sua vita libero di correre nel giardino di Cinzia)
Ma sono queste le segnalazioni che abbiamo scelto per voi: una riguarda un caso a Terno d‟Isola
e l‟altra la storia di Lilla.
A Terno d‟Isola siamo riusciti con l‟aiuto della Polizia Locale a farci consegnare Gipsy dai suoi
proprietari (leggi la storia più avanti), costretta da anni a vivere in un minuscolo terrazzino pieno di
escrementi insieme ad un altro gatto.
Per il secondo gatto i proprietari si riservarono di consegnarcelo più avanti, dopo aver sentito un
altro membro della famiglia.
Da quel giorno è passato più di un mese…certamente la Polizia Locale di Terno aveva altre cose
da fare, le nostre telefonate di sollecito finivano sempre in un nulla di fatto.
E.N.P.A
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Fino a che il gatto rimasto in quel minuscolo terrazzino, abbandonato anche dalla sua compagna di
sventura, ha tentato un‟inutile fuga: da quel carcere si è gettato sull‟asfalto sottostante, per poi
essere schiacciato da un „auto che passava.
Questa storia ci ha molto addolorato perché per noi è stata una grande sconfitta:!!
Noi, un manipolo di volontari con i propri soldi, col proprio misero tempo libero, ma con un‟ enorme
passione eravamo pronti a farci carico del salvataggio di quel gatto.
Non ce l‟abbiamo fatta perché la telefonata dal Comune di Terno d‟Isola non arrivava mai: il
problema gatto a Terno d‟Isola è stato procrastinato….forse perché era solo un gatto, procrastinato
fino a quando il problema si è risolto da solo.
E nel peggiore dei modi.
La famiglia nel frattempo ha preso un altro gatto.
Cosa farà il Comune di Terno D‟Isola? Aspetterà un tragico episodio anche per lui?
Dell‟altro caso di cui vogliamo mettervi al corrente bastano queste 2 fotografie:
LILLA PRIMA DELL‟INTERVENTO LILLA DOPO L‟INTERVENTO
Non solo operata grazie anche a ENPA e ad alcune volontarie, ma ora vive pure da un‟altra parte,
curata ed accudita.
IL NOTIZIARIO SCRITTO DA VOI
GILDA E MARIA ROSA
Se avete 5 minuti di tempo ed un poco di pazienza vorrei raccontarvi una storia molto intensa che
mi è accaduta tra il 3 ed il 4 febbraio 2011.
In quella notte funesta la mia gatta Mariarosa se ne è andata per sempre, ma è della mia
cagnolona Gilda che io vi parlerò.
Il 19 agosto 2006 era appena scomparsa la mia adorata Nebbia, un incrocio pastore bergamasco
che sebbene provenisse da anni di maltrattamento, aveva conservato un carattere solare e
gioioso, che ci rallegrò la vita per tutto il tempo che restò con noi.
Marina ed Ale ( cuore dell‟ ENPA. di Bg ), si presentarono da me con una cagnolina di 6 mesi
circa, dopo averla portata via ad una famiglia di contadini della Val Imagna che avevano
E.N.P.A
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precedentemente sgozzato gli altri indesiderati cuccioli, risparmiando solo quella che mi veniva ora
consegnata.
Mi trovai di fronte uno sparuto simil cane, magra da far paura, puzzolente da offendere le narici di
una puzzola, un poco sgangherata ma dagli occhi più belli che io avessi mai visto!!!!
Mi guardava con aria di scherno come per dire: “tanto se non mi prendi non me ne frega un tubo!!!”
Ezio, che poi sarebbe diventato il compagno umano più intimo della cagnolona, si allontanò per
non vederla: la morte di Nebbia era ancora troppo recente, Ezio non era pronto ad amare un altro
cane senza sentire un rimorso ed un senso di tradimento nei confronti di colei che se ne era
appena andata.
Ma io, guardando quegli occhi incredibili, …… me ne innamorai!!!!
E così Gilda, divenne parte della nostra variegata famiglia.
Dopo una settimana, mentre era a passeggio con me, Ezio e gli altri cani, Gilda venne urtata da un
motorino e fuggì in preda al terrore.
Per 46 ore la cercammo senza sosta ed alla fine la trovammo: era tra gli sterpi vicino a dove, il
giorno dell‟urto, avevo parcheggiato l‟auto.
Gilda mi aveva aspettato lì, per 2 giorni e 2 notti!!!
Quell‟incidente servì a far acquisire a Gilda una maturità, un‟intelligenza, una sensibilità, un
coraggio ed un‟autorevolezza decisamente superiore alla media.
Io ho 52 anni e di cani ne ho avuti tanti e da sempre, ma come lei……………nessuno mai.
Gilda è fiera, forte, coraggiosa, testarda, Gilda è alfa, Gilda è capo!!
Ma torniamo a quella fatidica notte tra il 3 ed il 4 febbraio 2011:: Mariarosa è…..era una micetta
dolce, fragile, silenziosa, gracile, adorabile, potrei asserire….poco felina.
Era arrivata a me attraverso l‟adorabile Tiziana, responsabile del gattile, assieme a Celestino,
nome datogli in onore di Celestina, grandissima gattara che lavora nell‟ombra, braccio destro e
sinistro di Tiziana.
Entrambi i gattini erano affetti da FELV, come quasi tutti i randagi del resto.
Giunta a casa mia Mariarosa si innamorò di Stefano, un umano, assolutamente ricambiata:
passava le serate con lui davanti al mega televisore in compagnia dell‟impavido Celestino e
dell‟altezzoso Brunello.
A me mai neppure una coccola…… tanti sguardi di ringraziamento, quelli si, visto che io mi occupo
della pappa, del bagno, delle cure, ma coccole a me mai, mai e poi mai, solo al suo prezioso e
adorato Stefano!
Dopo un anno 4 mesi e qualche giorno di vita felice la terribile bastonata HERPES ZOSTER!!!
(L‟immunodeficienza si stava facendo strada!!!)
Iniziò per me e Stefano una terribile guerra fatta di farmaci, speranze, delusioni, dove, con Ezio al
fianco, non abbassammo MAI la guardia, ma come in tutti questi casi non ci fu assolutamente nulla
da fare, la sua salute migliorava, poi peggiorava, migliorava, peggiorava e così via, poi quella
famigerata notte tutto precipitò.
Mariarosa indossava il collare elisabettiano perché si grattava incessantemente per il dolore che
aveva agli occhi dove il terribile Herpes l‟aveva colpita, Stefano si addormentò con lei tra le braccia
nel vano tentativo di alleviare la sua sofferenza con un mare di carezze, io, che dormo nella stanza
con i cani la sentivo emettere un flebile miagolio e sfinita mi addormentavo,
Gilda invece no, era sveglia, vigile, passava in continuazione da una camera all‟altra, poi usciva in
terrazza attraverso la basculante montata dal Suo Ezio, poi in giardino, e di nuovo da Mariarosa,
pensai che stesse male, che avesse qualche dolore, la visitai con accuratezza, feci passare ogni
parte del suo corpo, niente, lei vegliava Mariarosa, parte integrante del suo branco. Andò in
giardino e si mise ad abbaiare furiosamente, la richiamai preoccupata per i vicini e mi
riaddormentai, Gilda tornò da me guardandomi con quei suoi occhi azzurro cielo pareva dicesse
:”come puoi dormire con quello che sta accadendo?”
E.N.P.A
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Anche Celestino si mise a miagolare, passai una delle più brutte nottate della mia vita. Al mattino
mi vestii e portai Mariarosa dal veterinario, dove la accompagnai nel suo ultimo viaggio, nella
lontanissima valle del sole, dove si respira solo serenità e si può mettere il cuore in pace e lasciar
librare l‟anima nell‟infinità del cielo, là non c‟è posto per il dolore e mentre io respiravo l‟ultimo alito
di vita di Mariarosa, riempiendomi di lei, Stefano mi disse che a quell‟ora Gilda emetteva uno
strano, intenso, straziante latrato.
Gilda aveva perso la più debole ed indifesa creatura del suo branco.
FLAVIA SIRONI
GILDA MARIAROSA
CASUALITA’ O STRANA INTESA CON UN SELVATICO?
( Storia vera di un gabbiano )
A fine settembre eravamo ospiti in un campeggio , che si affaccia su una spiaggia di Palinuro.
Gli ultimi sparuti bagnanti stazionavano pigramente sulla spiaggia ormai semideserta . Qualcuno
pescava , qualcuno girovagava . L'argomento, che comunque accomunava tutti , riguardava un bel
gabbiano che si muoveva a malapena sulla spiaggia, saltellando per qualche metro prima di
accovacciarsi stanco e provato.Cercava qualcosa da mangiare .
Non si posava sull'acqua perchè aveva le zampe imbrigliate da qualcosa che sembrava una lenza
.In particolare , si notava una zampa palmata stranamente piegata all'insù .
In quelle condizioni , il suo destino era tristemente segnato in quanto certamente non era più in
grado di procurarsi il cibo . Qualcuno suggeriva di catturarlo con una rete o con un guadino da
pesca ma purtroppo il volatile era inavvicinabile . Si alzava rapidamente in volo, spostandosi di
pochi metri , ogni qualvolta vedeva ridursi lo spazio di sicurezza . A terra , procedeva
faticosamente a piccoli saltelli .
Per qualche giorno i pochi villeggianti lo alimentarono lanciandogli pezzi di pane .
Venne il giorno della nostra partenza e io e mia moglie ci preoccupammo della sorte del gabbiano .
Mentre prendevo l'ultimo sole della stagione sulla sdraio, mi arrovellavo la mente nel cercare una
soluzione . Mi chiedevo continuamente come potevo catturarlo . Costruire una trappola con una
rete ? No , non era possibile anche perchè non sapevo dove trovare una rete .
Guardando in giro , però , notai il classico cesto metallico di forma tronco conica , con parete in
rete , utilizzato per contenere i sacchi neri dell'immondizia . Eureka ! Era quello che ci voleva !
E.N.P.A
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Dopo aver asportato il sacco della spazzatura , disposi questo cesto-gabbia orizzontalmente
sull'arenile . Una estremità era chiusa dal coperchio metallico. Legai , a cerniera , una piccola
sdraio in plastica all'altra estremità di ingresso . Con una cordina lunga circa 15 m. , legata alla
sdraio , potevo provocare a distanza la sua caduta con conseguente chiusura della trappola .
Dopo aver deposto nella gabbia dei bocconi di pane bagnato e di mozzarella , attesi
pazientemente che il gabbiano entrasse nel cesto .Per non insospettirlo , feci finta di leggere il
giornale sulla sdraio .
Mia moglie osservava incuriosita da lontano .
Dopo qualche minuto il gabbiano , con circospezione , incominciò a saltellare e si avvicinò
all'ingresso della gabbia . Guardò a destra e a sinistra e quindi entrò nel cesto .
Rapidamente tirai la cordicella ma purtroppo la sdraio di chiusura anzichè ribaltarsi sull'entrata ,
provocò la rotazione del cesto e il gabbiano guadagnò veloce l'uscita .
Non mi diedi per vinto anche se dopo questo insuccesso nutrivo poche speranze .
Sistemai diversamente la sdraio di chiusura , fissandola a bandiera . Nascosi la cordicella sotto la
sabbia e attesi pazientemente che il gabbiano rientrasse nella gabbia .
L'attesa durò un bel pò ( più di due ore ...) ! Il gabbiano , comunque , rimaneva sempre nei
paraggi .
Alla fine mi stancai . Mi rivolsi con decisione al volatile , che mi osservava , e gli dissi : " Mi hai
stufato ! Domani parto , se non entri nel cesto adesso sono cavoli tuoi ..."
Il gabbiano mi fissò per alcuni secondi ; evidentemente meditava , poi saltellò verso il cesto e
convinto entrò nella gabbia . Con un rapido strappo della cordicella chiusi l'ingresso della gabbia .
Mia moglie accorse munita di forbici .
Afferrai con le mani , protette da guanti , il magnifico esemplare adulto di gabbiano . Fece solo una
piccola resistenza poi , buono , attese che mia moglie tagliasse il groviglio di lenze . Nella zampa
piegata si era conficcato un amo da pesca . Un altro amo era libero ma attaccato a una lenza che
imprigionava entrambe le zampe . Velocemente liberammo le zampe e gli ridemmo la libertà .
Il gabbiano spiccò subito il volo e andò finalmente ad adiagiarsi sul mare . Dopo un pò ,
disegnando un ampio cerchio sulle nostre teste , si posò sul bagnasciuga a mangiare dei
bocconcini che avevamo ivi deposti . Quando si levò nuovamente , fece un altro giro su di noi , a
volo radente , e quindi si diresse verso il mare , scomparendo all'orizzonte .
Dopo questa felice avventura , rientrammo dalle vacanze soddisfatti e contenti per essere riusciti a
salvare un bellissimo volatile in difficoltà , vittima del diffuso inquinamento ambientale .
GASPARE
TIGRO
Ciao a tutti, mi chiamo Tigro o meglio cosi mi ha chiamato la famiglia che mi ha adottato,
probabilmente avevo un altro nome prima, ma non me lo ricordo più, sarà che ho preferito
cancellare tutto il dolore del passato.
Sono un gattone di circa di 10 anni, color creme con qualche macchia qua e la, la coda rame e due
grandi occhioni azzurri.
Ho vagato per i vicoli di Caprino Bergamasco, un piccolo paesino in provincia di Bergamo per
parecchio tempo, da quando la mia ex padrona ha deciso di abbandonarmi, forse proprio perché il
veterinario mi aveva diagnosticato un tumore al naso, forse se preso in tempo sarebbe stato
curabile, chi lo sa… Ma l‟egoismo e l‟indifferenza di questa signora hanno prevalso sulla mia
tenerezza e cosi mi sono ritrovato in mezzo alla strada, senza un pasto, un cuscino su cui dormire
al riparo dalle intemperie, una dolce carezza.
E.N.P.A
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In fondo sono un micio molto affettuoso, la mia nuova padrona mi chiama sempre “tenerone”
perché ogni sera la aspetto sulla scala quando torna dal lavoro, subito mi butto tra le sue braccia
per avere qualche grattino e sfrego il mio musetto contro il suo viso.
Forse dovrei parlare al passato, da qualche giorno non ci sono piu, sono volato in cielo, ma
preferisco mantenere i verbi al presente, perché so che tutt‟oggi vivo nel cuore delle persone che
mi hanno amato e accolto tra loro, nonostante il mio triste destino.
Ma ora vi racconto un po‟ di me, visto che ho interrotto il discorso precedentemente iniziato.
E‟ giugno quando mi aggiro come spesso facevo, nella piazza di Caprino, avevo una micia di
nome Minnie come amica, che mi faceva compagnia nei tristi momenti di solitudine. La notte mi
rifugiavo in un vecchio casolare, di giorno cercavo qualche avanzo tra i sacchi della spazzatura.
Una sera due ragazzi si avvicinano a me, mi lasciano sulla soglia della strada, un piattino con un
po di tonno e una fetta di prosciutto, mi avvicino piano piano, ho paura, proprio qualche sera prima
avevo ricevuto un calcio gratuito da ragazzi al bar del paese… Ma la fame vince su tutto e cosi
pulisco il piatto di fretta e furia.
Questa coppia piano piano inizia a prendersi cura di me e io inizio a fidarmi di loro, è come se
capissi che non mi vogliono fare del male e cosi a volte addirittura entro nel loro cancello e aspetto
fuori dalla porta che mi diano qualcosa da mangiare. Fa caldo, è piena estate… Mi preparano una
cesta all‟ombra del pergolato, cosi a volte quando non mi va di gironzolare qua e là,mi riposo li
fuori dalla loro porta…e mi sento un pò più sicuro! Lei mi scatta una foto, la vuole fare vedere al
veterinario, perché appunto sul mio nasino già si nota un leggero rigonfiamento, è convinta che sia
solo infiammato e cosi contatta l‟Enpa per sapere che fare.
Io già lo sapevo, il mio era un male incurabile ormai, sono un micio bianco/creme, sono molto
sensibile a causa del mio colore, il sole mi fa male, dovrei stare al riparo nelle ore piu calde della
giornata o dovrei mettere una protezione solare su naso e orecchie. Questo tumore attacca la cute
nasale provocando delle ulcere che piano piano si allargano fino a consumare tutto il naso e in
certi casi prosegue con il resto del muso. All‟ inizio , la malattia si presenta con un puntino nero
minuscolo ,ed è in questa fase che bisognerebbe dare una controllata , perché quando è ancora
piccolo si può provare a esportare una parte del naso… ma come dicevo ormai per me è troppo
tardi.
Questi sono consigli che vi do per i vostri mici perché non facciano la mia stessa fine… Insomma
anche il veterinario dell‟Enpa arriva subito alla conclusione. La mia nuova padroncina sembra non
crederci, la sento parlare con il suo fidanzato, pensa che sia solo un infezione, cosi inizia a darmi
degli antibiotici ma nulla, la situazione non migliora.
I mesi passano e l‟inverno sia avvicina, mi costruiscono una cuccia riparata con un bel maglione di
lana all‟interno e io mi rifugio li dentro. Sempre meglio che fuori in strada al gelo… La sera quando
tornano dal lavoro mi fanno entrare con loro, a volte mi metto anche sul divano, ora mi prendono
anche le buste, a volte ne mangio anche due o tre di seguito, altre volte mi danno del pollo crudo,
io ne vado matto, faccio di quei salti per prenderlo…
Loro mi danno tanto amore, mi sembra che mi sia stata un‟altra vita, sto divinamente… Finalmente
ho trovato qualcuno che mi ama. Io li adoro, passo le serate con loro, e cerco di dimostrare il mio
affetto in ogni modo… Quando lei fa le pulizie la accompagno stanza per stanza, mi piace stare
vicino a lei, mi sento al sicuro.
L‟inverno diventa sempre piu pungente, cosi la sera invece di farmi uscire mi tengono con loro, sul
divano della sala, a volte con il dolce tepore del camino… Ormai sono “fisso” nella loro calda
casina. I mesi passano e la mia malattia peggiora, il nasino si consuma sempre piu, il tumore
intacca anche la bocca e cosi non riesco più nemmeno a mangiare le adorabili buste.
Ma loro non si scoraggiano, pensano che finchè mangio, vuol dire che ho voglia di vivere, cosi lei
ogni sera arriva puntualmente con del pollo fresco, che mi da a listarelle direttamente in bocca, io
lo adoro. Non sento il male, anche se sono “conciato” forse perché l‟amore che mi circonda mi fa
E.N.P.A
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dimenticare tutto… Quei grattini sotto il collo, quelle spazzolate dolci, addirittura una volta la
settimana mi pulisce il pelo con un prodotto profumato perché io non ce la faccio più a farmi la
toilette.
Loro mi hanno allungato la vita… ne sono sicuro e cosi io con tenacia e forza non mollo anche con
l‟aiuto di un veterinario, che inizia la terapia del dolore, con del cortisone e degli anti infiammatori.
So già che non mi resta molto da vivere, ma ce la metto tutta, da tempo sognavo una vita cosi…
Putroppo la mia situazione peggiora drasticamente agli inizi di marzo, non ce la faccio piu, il naso
è tutto consumato, sono orribile da vedere, la bocca non resta piu nemmeno chiusa… Inizio a
perdere peso, faccio fatica anche ad alzarmi dal divano per andare nella lettiera.
Non vedo l‟ora ogni giorno che arrivi sera perché loro tornino, cosi mi butto tra le loro braccia, per
assaporare questi ultimi dolci momenti…ma sento che la fine è sempre piu vicina.
Il 12 marzo ecco che si presenta il veterinario, già da un paio di giorni c‟era la tristezza negli occhi
dei miei padroncini ma da un lato anche la felicità per avermi reso stupendi questi ultimi mesi. Io vi
capisco… Lo so, è arrivato il momento, so che è la cosa giusta da fare non vi preoccupate per
me… E cosi tra lacrime e stenti e tanto dolore me ne volo sul ponte dell‟arcobaleno, là dove i mici
corrono felici e in salute, vi osservo da qui, siete sempre nei miei pensieri, e io so di avere lasciato
la mia zampa impressa nel vostro cuore… E questo è quello che piu conta. Perché l‟amore va oltre
ogni cosa...
Ecco una mia foto, ho visto che la mia padroncina ora la tiene vicino al camino come se fossi
ancora li, e con il pensiero ci sono sempre… Perché vivo nei loro ricordi e loro nei miei.
TIGRO
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EHI SIGNORE!
Ehi Signore! Signore! Si dico proprio a Te, Ti prego, concedimi 10 minuti del Tuo prezioso tempo;
prezioso sì, perché qualunque cosa Tu faccia sono convinto che 10 minuti di un‟intera vita sono
pochi se vissuti bene ma tanti se sono come la mia vita che è stata quasi tutta un calvario.
Ah dimenticavo sono una gattina, sì una gattina, non so come mi chiamo perché nessuno mi ha
mai dato un nome.
Cominciamo in ordine: quando sono nata, circa 2 anni fa, la mia mamma mi ha allevato con cura e
amore, mi allattava, mi leccava con la sua lingua ruvida e mi stava insegnando che l‟uomo si
accudisce, ci dà da mangiare, ci accarezza e ci dà un nome al quale nome noi rispondiamo noi
rispondiamo con dei miagolii dopo che ce lo siamo impressi nel nostro piccolo cervello, si caro
Signore, anche noi gatti abbiamo un cervello dal quale partono sentimenti, emozioni, piacere e
dolori al pari Tuo.
Mentre la mia mamma mi stava dicendo tutte queste belle cose ed altre ancora un individuo (n.d.r.)
venne alla mia cuccia (avevo circa 4 mesi) e, scegliendo fra noi piccoli fratellini, mi prese
unitamente a una mia sorellina.
Al momento le sue mani si posarono su di noi, ci avvinghiammo con le unghiette alla coperta che
ci teneva calde e, miagolando, chiedevamo alla mamma: ” che cosa ci sta succedendo?” ma,
anche se con i lacrimoni aglio occhi, ci rassicurò: ”vi stanno portando via, come vi avevo detto: è
l‟uomo che penserà a voi per il futuro, ciao figlie mie, vedrete che andrete a star bene come lo
sono io” e con un lungo miagolio ci salutò e non la vedemmo più.
Già durante il viaggio verso la nuova abitazione qualcosa non funzionò: eravamo rinchiuse in una
scatola buia e stretta all‟interno di un bagagliaio di un‟auto dove si riusciva a respirare a malapena.
Mezz‟ora dopo fummo liberate in una casa di Milano dove ci sentivamo spaesate, senza la nostra
mamma che ci faceva le coccole, senza mangiare e senza il calore di quella copertina alla quale
eravamo abituate ad addormentarci strette strette con gli altri fratellini.
I nostri occhi scrutavano in giro per questa senza, cercavamo la cassettina con la sabbia per fare i
nostri bisognini, non c‟era e dopo un po‟ siamo state costrette a farla in un angolino, per terra,
senza avere nulla per coprirla, come ci aveva insegnato la mamma e qui sono cominciati i nostri
guai.
Guai sì, perché senza renderci conto siamo state sollevate e dopo essere state scaraventate
contro un muro, siamo state prese e costrette, col nostro musettino, a ripulire dove avevamo
sporcato.
Impaurite più che mai ci rifuggiamo sotto un mobile strette l‟una all‟altra e questa stretta fraterna ce
la siamo trascinata per sempre: ci sentivamo protette, una proteggeva l‟altra ma, non era proprio
cosi.
La fame si faceva sentire e aspettavamo che qualcuno si facesse vivo: solo dopo parecchie ore,
verso sera, su un pezzo di carta, ci vennero dati degli avanzi di una cena; niente latte, niente
bocconcini a cui eravamo abituate, solo croste di formaggio e ossa di pollo: la fame era talmente
tanta che mangiammo quello che ci avevano dato. Il resto dei giorni in quella casa era sempre
cosi: non Ti sto a raccontare come abbiamo vissuto perché i dieci minuti che mi hai concesso
leggendo questa lettera diventerebbero delle ore, quindi sintetizzo.
E.N.P.A
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Le bastonate, i calci e le sevizie a cui eravamo sottoposte giornalmente sono da non credere: i
nostri occhioni imploravano pietà, non volevamo quell‟amore che la nostra mamma ci aveva detto
che l‟uomo ci avrebbe dato, volevamo solo pietà, pietà che non è mai arrivata.
Prima all‟una poi all‟altra ci venne tagliata la coda, a sangue freddo, senza motivo, con sadismo.
Alla mia sorellina, un giorno che tentò di reagire alle continue percosse graffiando, l‟individuo le
taglio tutte le unghie delle quattro zampette con i relativi polpastrelli lasciandola solo con il
polpastrello centrale in un mare di sangue. Mia sorella si leccò il sangue per due giorni e solo dopo
altri quattro giorno ricominciò a camminare sulle zampe che sembravano dei monconi.
Mai una carezza, mai una parola dolce, solo rimbrotti per colpe che non avevamo, solo perché
siamo “ANIMALI”, cominciavo a dubitare di tutte le cose belle che ci aveva raccontato la mamma.
Successivamente, con un calcio, a mia sorella venne rotto il bacino ed anche ora ha enormi
difficoltà di movimento.
Finalmente, si Signore, finalmente qualcuno si è accorto di come ci stavano trattando o meglio
maltrattando, se non ricordo male si chiama Stefano, ci ha sottratto da quella casa e dopo averci
dato le prime cure del caso rifocillandoci e facendoci visitare da un veterinario, ci ha affidate alle
amorevoli cure di Ornella che gestisce un gattile a Torre de‟ Roveri, sulle colline bergamasche.
Non ci sembrava vero, finalmente le parole della mia mamma si avverarono, lì al gattile c‟era una
vera cuccia confortevole, mangiare sano in abbondanza, una pulizia accurata tutti i giorni, la
compagnia di altri gatti più fortunati di noi e soprattutto le coccole da parte di Ornella e di Tino, un
amico di Ornella che quando può, dà una mano in gattile.
Non sapendo come mi chiamavo, mi chiamavano affettuosamente “Micetta”: finalmente avevo un
nome.
Pur avendo toccato il cielo con un dito, volevo far sapere al mondo intero la mia odissea e quella di
mia sorella più sfortunata di me.
Volevo scriverti personalmente ma, si sa, i gatti non sanno scrivere, volevo fare una conferenza
ma avevo il timore che i miei miagolii non venissero capiti e allora come fare, decisi di fare una
protesta muta, taciturna ma efficace, ho fatto lo sciopero della fame: per otto giorni non ho toccato
cibo finche una sera, quando sono venuti Ornella e Tino ho deciso, si ho deciso che era il
momento di lasciare questo mondo ma, prima di farlo ho parlato con i miei occhioni a Tino, gli ho
raccontato della mia vita, delle sofferenze mie e di mia sorella, l‟ho pregato di far giungere la mia
vita a Te amico, A te che puoi e se vuoi puoi tentare di mettere fine a queste atrocità perpetrate a
noi gatti, a noi tutti Animali, esseri viventi come lo siete voi uomini.
Ornella e Tino mi hanno accompagnato nel grande salto con amore, mi hanno accarezzato fino
alla fine, mi hanno adagiato in un morbido cuscino e mi hanno portato a casa di Ornella, sono
morta durante il tragitto, libera e felice di sapere che c‟è gente che ama gli Animali e che farà di
tutto affinché il mio sacrificio non sarà stato invano.
A Stefano una preghiera: fai si che quel losco individuo che mi ha portato alla morte non rimanga
impunito, ho cercato di perdonarlo ma non ci sono riuscita, mia sorella è ancora da Ornella,
qualsiasi giudice si renderà conto delle sevizie subite e saprà leggere nei suoi grandi occhioni la
paura che ancora oggi l‟accompagna e saprà adottare i giusti provvedimenti.
Grazie Stefano, grazie Ornella e a te Tino, a te che ho rivolto ed hai raccolto questo mio appello, a
te ho raccontato il mio calvario, a te che ho visto piangere mentre leggevi nei miei occhi tutte le
atrocità subite, a te rivolgo un‟ultima preghiera, ricordati di tutto quello che hai letto nei miei occhi e
dillo a coloro che possono fare qualcosa ma chiudono gli occhi per non vedere.
Addio a tutti augurandomi che mai più nessun essere vivente subisca quello che abbiamo subito io
e mia sorella.
Ciao Signore
TINO
E.N.P.A
ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI BERGAMO ONLUS
ENTE MORALE
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STORIA VERA DI GIPSY
Sono stanca, triste e sconfortata per l‟esistenza cui mi hanno condannato. Sempre nello sporco,
nell‟urina, negli escrementi, su un terrazzino mai lavato, dove le mie zampine si appiccicano in
modo vergognoso al sudiciume annoso del pavimento. Non so dove fare la pipì, non ho l‟acqua
fresca a disposizione, 2 conchiglie di pasta scotta, bianca. Non ho voglia neppure di accudirmi,
come facevo una volta, e le mie zampine, delicate, sono diventate spelacchiate a forza di stare a
contatto con l‟urina.
Il peggio viene quando mi chiudono insieme a Maschio in un armadietto, perché i vicini non
sentano miagolare la nostra disperazione.
Tutto però ha una fine, la mia miracolosamente buona. Un bel mattino è arrivata una coppia di
amici, accompagnata da due individui in divisa, e mi hanno portata via, dallo sporco, dagli stenti,
dal buio e dall‟indifferenza.
Ora vivo con una principessa che mi ama, mi accudisce, mi nutre e mi da tutto quello di cui ho
bisogno, amore, tranquillità, dolcezza, buon cibo e PULIZIA! Abbiamo tutti bisogno di questi
elementi, ma qualcuno ne è brutalmente privato, qualcuno li rifiuta, qualcuno li elargisce.
Mi chiamo Gipsy, mi sta ricrescendo il pelo sulle zampine, ho fiducia. Vi prego non dimenticatevi di
Maschio, non fingete di non accorgervi di quanto di turpe ci circonda. Con coraggio e amore
possiamo sbaragliare questi eventi angoscianti, miao.
GINO, TOMMY E BIJOUX…ASPETTANDO LA TORTA AL MATRIMONIO
DI ELEONORA
E.N.P.A
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LUCKY CERCA UNA FAMIGLIA TUTTA PER LUI!!!!
Lucky, 14 mesi, purtroppo i proprietari, per problemi di lavoro, non possono piu' prendersi cura di
lui e per questo motivo ora è stato portato canile..
Lucky e' ancora un cucciolotto con tanta voglia di giocare e correre..e' un cagnolino dolcissimo e
vivace, molto educato e gia abituato a vivere in casa..Ben socializzato con gli altri cani e
bravissimo con i bambini (PERO' VI RICORDO CHE NON E' UN GIOCATTOLO!!!!)..
Lucky aspetta solo di trovare una famiglia che lo amera' per sempre!!!!
Gia vaccinato e microchippato.
Verra' fatto firmare modulo adozione e verrano effettuati controlli pre-post adozione...
Info Silvia 340.1641071 adozionienpa@enpa.net
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5 ott 2010

Denaro e paradiso . I cattolici e l’economia globale


 

 

Ettore Gotti Tedeschi
Rino Cammilleri

Volume edito da Lindau di 155 pag.

Nuova edizione ampliata con un commento all'enciclica "Caritas in veritate"

01 Settembre 2010

Fonte come da titolazione, rilevato da Ciani Vittorio x l'Ufficio Documentazione Diocesi Piacenza-Bobbio.

Indice

Pag. 9. Prefazione, card. Tarcisio Bertone

Pag. 15. Premessa

Pag. 17. Introduzione


DENARO E PARADISO

Pag. 23 1. L'economia

Pag. 49 2. Il capitalismo

Pag. 79 3. La globalizzazione

Pag. 105 4. Economia ed etica

Pag. 125 5. Conclusione

Pag. 139 6. La crisi dell'uomo, la crisi economica e l'Enciclica «Caritas in Veritate»

Premessa

Poiché il capitalismo ha origini cristiane e su queste si fonda ancora oggi nonostante le eresie che l'hanno deformato, l'economia di mercato e la globalizzazione che stiamo vivendo sono ancora il sistema che meglio permette all'uomo di valorizzarsi, meglio di altri e nonostante tutto. Dal mo­mento che non esiste un'«economia cattolica» (esistono semmai i cattolici che possono gestirla), è opportuno superare molti luoghi comuni e chiarire tanti pregiudizi. Questo libro propone una serie di riflessioni su vari argomenti: sull'economia di mercato, sul capitalismo, sulla globalizzazione, sulla morale in economia. Proprio per rivedere tanti pregiudizi.

È stato scritto per far capire che l'economia, il mercato, il capitalismo e la globalizzazione non sono di per sé un male e non sono pericolosi: essi sono strumenti neutri nelle mani dell'uomo. È stato scritto anche per spiegare ai non cattolici, nonché ai cattolici meno convinti, che la morale cattolica in economia rappresenta un potenziale vantaggio competitivo da esaltare piuttosto che reprimere. La morale cattolica non è mai stata contro il capitalismo o le leggi del mercato né un ostacolo allo sviluppo, anzi. E questo libro vorrebbe tentare di riconciliare, in piena globalizzazione e crisi economica mondiale, morale e mercato, mostrando i reciproci benefici che l'una può portare all'altro: la morale può rendere più efficace il mercato, l'economia e la ricchezza non impediscono una vita pienamente cristiana.


Chi domanda è l'intellettuale polemico e curioso, chi risponde è l'economista pratico e non accademico. Entrambi sono sensibili al problema dell'uomo, preoccupati di orientare gli sforzi dell'economia verso il di lui bene.

(…) (…)

Capitolo 6 (pagg. 139-154)

La crisi dell'uomo, la crisi economica e l'Enciclica «Caritas in Veritate»

Tra la prima edizione e questa nuova del 2010 molte cose sono accadute. Soprattutto, ai fini del nostro discorso, è intervenuta l'enciclica Caritas in veritate (29 giugno 2009) dell'attuale pontefice, Benedetto XVI, che l'ha promulgata nel quinto anno del suo pontificato.

Due frasi di essa mi sembra opportuno citare a mo' di esergo prima di procedere alle consuete domande-risposte, anche perché paiono, a tutt'oggi, riassumere la strategia di questo pontificato: «Senza Dio l'uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia»; e: «La ragione senza la fede è destinata a perdersi nell'illusione della propria onnipotenza. La fede senza la ragione rischia l'estraniamento dalla vita concreta delle persone».

Veniamo dunque a noi. Leggo nell'enciclica:

Pubblicando nel 1967 l'enciclica Populorum progressio, il mio venerato predecessore Paolo VI (...) ha affermato che l'annuncio di Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo (...). A oltre quarant'anni dalla pubblicazione dell'enciclica, intendo rendere omaggio e tributare onore alla memoria del grande pontefice Paolo VI, riprendendo i suoi insegnamenti sullo sviluppo umano integrale e collocandomi nel percorso da essi tracciato, per attualizzarli nell'ora presente. Questo processo di attualizzazione iniziò con l'enciclica Sollieitudo rei socialis, con cui il Servo di Dio Giovanni Paolo II volle commemorare la pubblicazione della Populorum progressio in occasione del suo ventennale. Fino ad allora, una simile commemorazione era stata riservata solo alla Rerum novarum. Passati altri vent'anni, esprimo la mia convinzione che la Populorum progressio merita di essere considerata come «la Rerum novarum dell'epoca contemporanea», che illumina il cammino dell'umanità in via di unificazione.

Dunque, la Caritas in veritate è uscita con due anni di ritardo rispetto alla commemorazione enunciata. Come mai?

Il Santo Padre, anche   ritengo   su suggerimento del Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, sembra aver percepito che la crisi economica incombente avrebbe modificato il contesto stesso cui si riferiva l'enciclica. Sia nelle considerazioni, sia nelle raccomandazioni. È vero, un'enciclica sulla Dottrina Sociale non può essere una lezione di economia, essa è un richiamo pastorale e dottrinale a vescovi, sacerdoti e fedeli riferito al comportamento dell'uomo a fronte di specifici problemi. Come tale un'enciclica è «senza tempo», anche se, dovendo riferirsi a problemi ben precisi e attuali, è «nel tempo». Questa enciclica è una specie di lezione sulla volontà di Dio, che nel caso specifico è stata costretta a occuparsi di economia. Meglio: è stata costretta a occuparsi dell'uso dello strumento economico secondo i fini per cui è stato adottato, il senso che gli è stato dato nel momento specifico considerato dall'enciclica. Nel 2007 le prospettive dell'economia e del ruolo delle grandi nazioni non erano chiare, si era alla vigilia di un grande cambiamento sospettato, sì, ma ancora non chiaramente definibile. Così, appare comprensibile la volontà di rinvio dell'uscita dell'enciclica per coglierlo meglio. Questa volontà di attendere fu provvidenziale perché permise di chiarire una serie di fatti che, spiegando meglio l'origine vera della crisi economica e le sue conseguenze, divennero illuminanti nella diagnosi e nelle raccomandazioni.

È stata giustamente definita «la Rerum Novarum dell'epoca contemporanea». Secondo me lo è anche per il suo profondo realismo e la relazione assoluta tra fede e ragione, tanto affermata dal questo Papa che sa prendere gli uomini «per la testa» e non solo per il cuore. La Rerum Novarum fu promulgata nel 1891 (anche se preparata l'anno precedente), in un periodo molto influenzato da fenomeni economici nuovi e complessi. In quell'enciclica Leone XIII indicò nella concentrazione del potere economico un pericolo per l'uomo. Qualcuno si affrettò subito a leggere in tale considera­zione una volontà anticapitalista di quel Papa. Invece, proprio nello stesso anno della preparazione dell'enciclica (1890), era stato approvato negli Stati Uniti lo Sherman Act, legge anti-monopoli o trust che regolava appunto la concentrazione di potere economico, riconosciuta dannosa al mercato e agli operatori economici. Ecco, dunque, la razionalità della fede (e, naturalmente, della morale). Vedremo oltre come anche per la Caritas in veritate risalta la razionalità dell'indicare le vere ragioni, morali e economiche, dell'attuale crisi, già anticipate dalle due encicliche richiamate da Benedetto XVI: Humanae vitae (1968) e Populorum progressio (1967) di Paolo VI, scritte più di quarant'anni prima.

Pesco ancora nel testo e cito:

Con la Lettera apostolica Octogesima adveniens del 1971, Paolo VI trattò poi il tema del senso della politica e del pericolo costituito da visioni utopistiche e ideologiche che ne pregiudicavano la qualità etica e umana. Sono argomenti strettamente collegati con lo sviluppo. Purtroppo le ideologie negative fioriscono in continuazione. Dall'ideologia tecnocratica, particolarmente radicata oggi, Paolo VI aveva già messo in guardia, consapevole del grande pericolo di affidare l'intero processo dello sviluppo alla sola tecnica, perché in tal modo rimarrebbe senza orientamento. La tecnica, presa in se stessa, è ambivalente. Se da un lato, oggi, vi è chi propende ad affidarle interamente detto processo di sviluppo, dall'altro si assiste all'insorgenza di ideologie che negano in toto l'utilità stessa dello sviluppo, ritenuto radicalmente anti-umano e portatore solo di degradazione. Così, si finisce per condannare non solo il modo distorto e ingiusto con cui gli uomini talvolta orientano il progresso, ma le stesse scoperte scientifiche, che, se ben usate, costituiscono invece un'opportunità di crescita per tutti. L'idea di un mondo senza sviluppo esprime sfiducia nell'uomo e in Dio. È, quindi, un grave errore disprezzare le capacità umane di controllare le distorsioni dello sviluppo o addirittura ignorare che l'uomo è costitutivamente proteso verso l'«essere di più». Assolutizzare ideologicamente il progresso tecnico oppure vagheggiare l'utopia di un'umanità tornata all'originario stato di natura sono due modi opposti per separare il progresso dalla sua valutazione morale e, quindi, dalla nostra responsabilità.

Ancora:

«I diritti individuali, svincolati da un quadro di doveri che conferisca loro un senso compiuto, impazziscono e alimentano una spirale di richieste praticamente illimitata (…). Se, invece, i diritti dell'uomo trovano il proprio fondamento solo nelle deliberazioni di un'assemblea di cittadini, essi possono essere cambiati in ogni momento».

Ora, la domanda è: quali problemi reali influenzano l'enciclica nelle sue considerazioni e raccomandazioni?

Vorrei distinguere tre categorie di problemi reali: quelli che hanno originato la crisi economica contemplata dall'enciclica, quelli che hanno concorso ad ampliarla e quelli che dovrebbero risolverla ma vengono ritenuti pericolosi. Nel primo gruppo ha particolare rilevanza il crollo della natalità verificatosi negli anni 1975-80 nel mondo occidentale: troviamo le necessarie considerazioni su questo problema nei capitoli primo e secondo dell'enciclica. Nel secondo gruppo, tra le cause che concorrono ad ampliare la crisi (tramite il cattivo uso di strumenti di carattere politico, economico e finanziario), va segnalato il pensiero nichilistico dominante; questo, separando idee e comportamenti da qualsiasi verità o valore assoluto, porta a considerare l'uomo un animale, pur intelligente, da soddisfare solo in via materiale e costi quel che costi. In verità tutta l'enciclica è riferita a questo problema; per intenderlo specificamente è necessario leggerne bene l'«Introduzione» e la «Conclusione». Soprattutto l'«Introduzione», che, in questa prospettiva, equivale al primo comandamento del Decalogo. Quest'ultimo è necessario capirlo e condividerlo per accettare compiutamente i successivi. Nel terzo gruppo, infine, abbiamo le possibili soluzioni della crisi, che si dovrebbe ottenere tramite l'uso dei soliti strumenti tecnici attualmente idolatrati. Troviamo le considerazioni riferite a questa categoria di problemi nel capitolo sesto dell'enciclica.

Citazione:

«È importante inoltre evidenziare come la via solidaristica allo sviluppo dei Paesi poveri possa costituire un progetto di soluzione della crisi globale in atto». Il Papa, poi, passa a insistere sul «rispetto per la vita, che non può in alcun modo essere disgiunto dalle questioni relative allo sviluppo dei popoli». Indi, stigmatizza il diffondersi di «una mentalità antinatalista che spesso si cerca di trasmettere anche ad altri Stati come se fosse un progresso culturale».

È questa la strategia di fondo dell'enciclica? Il messaggio che vuole comunicare agli uomini?

Forse questa non è la vera strategia dell'enciclica ma certamente ne è il messaggio di partenza. Se non c'è rispetto per la vita che cosa merita rispetto? Richiamando le aspirazioni dell'Humanae vitae di Paolo VI, implicitamente Benedetto XVI impone il richiamo principale dell'intera enciclica e, conseguentemente, prevede il crollo di ogni altro valore e/ o surrogato. Io credo che il messaggio di fondo dell'enciclica sia questo: uno strumento   come lo sono l'economia, la scienza e la tecnica   non può e non deve rivendicare autonomia morale; ciò produrrebbe danni irreparabili per l'uomo, come è infatti successo. E questo accade quando l'uomo perde il significato del vero e sottomette la verità alla propria libertà (che, nella visuale cattolica, è disordinata). L'autonomia morale di uno strumento è sintomo di confusione e di perdita della verità. Ne consegue che la stessa vita umana perde di significato, la dignità umana perde il suo valore e l'uomo diventa mezzo di produzione, di consumo, di risparmio.

Ma merita soffermarsi un attimo su questo punto del rispetto della vita, perché, se non è il messaggio di fondo, è senz'altro il fondamento del messaggio dell'enciclica. Infatti, negando la vita o subordinandola ad altri (presunti) valori, si producono realmente danni irreparabili. Perciò affermo chiaramente che l'origine della crisi attuale è soprattutto morale ed è dovuta proprio alla negazione della vita. Ricordiamoci che alla fine degli anni '60 i «profeti» neomalthusiani (prima quelli dell'università di Stanford, poi quelli del MIT-Massachussetts Institute of Technology) annunciarono che, se il tasso di crescita della popolazione avesse proseguito come negli anni precedenti (intorno al 4/4,5%), prima del 2000 centinaia di milioni (cifra poi ridimensionata in decine di milioni) di persone sarebbero morte per fame soprattutto in Asia e India. Questo la dice lunga sulle capacità predittive di sociologi ed economisti; infatti, ciò che poi è avvenuto contraddice in pieno i loro assunti. Nel mondo occidentale, che interruppe la natalità portandola, anzi, al di sotto dello zero, si sono create condizioni per la crisi, mentre nel mondo ex emergente, che ha continuato a far figli, si sono invece avuti sviluppo e creazione di ricchezza; e oggi quasi sostengono addirittura il mondo (ex) ricco (ed egoista). Noi occidentali abbiamo creduto di diventare più ricchi negando la vita e invece siamo diventati più poveri.

Ed ecco quel che è successo. Se la popolazione di un Paese ricco (e costoso) cessa di crescere, diminuisce   conseguentemente e progressivamente   l'accesso alla fase di produttività di giovani; per contro, aumenta il numero delle persone che escono dalle attività produttive e diventano un costo per la collettività. Questa, dunque, decresce sia in numero che in risorse. In pratica, nel sistema socio-economico aumentano i costi fissi; e, non potendosi ridurre le tasse, diminuiscono i risparmi e, dunque, le attività finanziarie. La reazione più naturale è a quel punto aumentare la produttività (il che equivale in pratica a fare gli straordinari) ma ciò ha un limite fisico. Certo, si può tentare con sistemi che cerchino di aumentare il potere di acquisto riducendo i costi (per esempio, la delocalizzazione in Asia di molte produzioni). Ma quando ciò non basta non rimane che un mezzo: il debito. O meglio, il consumismo a debito, che arriva agli eccessi che conosciamo. Il fatto è che l'abnorme espansione creditizia, il cattivo uso degli strumenti finanziari e quant'altro, sono stati effetti, non cause. Altrove va cercata l'origine degli attuali squilibri economici: nel non rispetto della vita umana.

Sempre partendo da citazioni:

«L'enciclica Humanae vitae sottolinea il significato insieme unitivo e procreativo della sessualità, ponendo così a fondamento della società la coppia degli sposi, uomo e donna (...I. Nella Populorum progressio, Paolo VI ha voluto dirci, prima di tutto, che il progresso è, nella sua scaturigine e nella sua essenza, una vocazione».

Con la Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II, sono le tre encicliche che la Caritas in veritate riprende. Perché proprio queste?

Come ho anticipato commentando l'Humanae vitae, quando non si hanno idee chiare sulla vita si equivoca sul ruolo dell'uomo, il quale da fine diventa mezzo e non è altro che un animale che basta soddisfare materialmente. Così, lo sviluppo   come avvertiva la Populorum progressio   non è più «integrale», cioè non tiene più conto dei veri bisogni dell'uomo. L'uomo non è il risultato dell'evoluzione di un bacillo frutto del caos. La Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II viene ricordata nella Caritas in veritate in vari punti, soprattutto nel capitolo sesto in cui si parla del rischio di idolatria delle tecniche. Nella Sollicitudo il Papa polacco fu profeta. Egli vide un uomo sempre più concentrato su filosofie positiviste, relativiste e nichiliste, un uomo che crede solo e sempre più nelle scienze e nelle tecniche, che crea strumenti sempre più sofisticati ma non matura in comprensione, sapienza, conoscenza e saggezza. Come potrà questo tipo d'uomo   si domandava Giovanni Paolo II   gestire siffatti strumenti? Rischierà che gli sfuggano di mano. Come infatti è successo e   si teme nel sesto capitolo della Caritas in veritate   succederà ancora se l'uomo non matura e ritrova, con la Verità, la vera saggezza.

Cominciamo, anche qui, con un paio di citazioni:

«La sapienza della Chiesa ha sempre proposto di tenere presente il peccato originale anche nell'interpretazione dei fatti sociali e nella costruzione della società». E la convinzione poi della esigenza di autonomia dell'economia, che non deve accettare "influenze" di carattere morale, ha spinto l'uomo ad abusare dello strumento economico in modo persino distruttivo».

Teologia, economia. Sembra che i sei capitoli nei quali la Caritas in veritate è divisa, volendo abbracciare tutta la realtà odierna,finiscano con l'essere in qualche misura scollegati tra loro. Ma noi sappiamo che c'è una «storia» che intendono raccontare, un filo che li unisce e conduce a conclusione, vero?

C'è fin dall'«Introduzione», in cui si spiega quale deve essere il principio di riferimento nell'uso di uno strumento come quello economico: il progetto di Dio, la verità della fede, la carità in questa verità.

Il primo capitolo ricorda le prospettive della Populorum progressio e della Humanae vitae sul valore della vita e sullo sviluppo integrale dell'uomo, si domanda se tali prospettive siano state realizzate e si risponde di no. Il secondo capitolo spiega i motivi del fallimento: chiusura alla vita, fraintendimento dell'uso dello strumento economico, sviluppo falsato, tecniche male usate, distribuzione della ricchezza non realizzata. Nel capitolo terzo si scava ulteriormente: ciò è avve­nuto perché l'economia e la tecnica hanno preteso autonomia morale. Ma non devono averne perché sono solo strumenti cui imporre, al contrario, un senso, in quanto ogni decisione economica e tecnica ha impatto morale. Il capitolo quarto propone di riprendere la responsabilità personale nelle azioni e nell'uso degli strumenti, giacché l'etica può essere solo personale. Lo strumento economico va usato per il bene comune secondo una gerarchia di fini; la Chiesa ha il diritto di riaffermare ciò perché ha la responsabilità della tenuta morale della società. La conseguenza di questo agire è trattata nel successivo capitolo quinto, che è riferito al bene comune. La responsabilità personale fa sì che occuparsi di economia voglia dire pensare agli altri, pensare ai popoli come a una sola famiglia con cui condividere sviluppo e benessere. Altrimenti   spiega il sesto capitolo   si cade in una nuova forma di pericoloso regresso, cagionato questa volta dall'autosufficienza delle tecniche. Sviluppando queste ultime e non conoscenza l'uomo si perde. Per questo è necessaria la Verità. Solo così si avrà un vero sviluppo.

Continuiamo col sistema delle citazioni dall'enciclica:

«Il mercato, lasciato al solo principio dell'equivalenza di valore dei beni scambiati, non riesce a produrre quella coesione sociale di cui pure ha bisogno per ben funzionare [...]. E oggi è questa fiducia che è venuta a mancare, e la perdita della fiducia è una perdita grave».

È un velato rimprovero al mondo dell'imprenditoria e della finanza?

Non lo credo affatto. Tutt'al più potrebbe essere un velato rimprovero a quegli uomini che si occupano di impresa e finanza dimenticando che si tratta di mezzi e che, dunque, necessitano di un fine per essere buoni e efficaci. È certamente vero che è venuto a mancare uno strumento essenziale in economia: la fiducia. La mancanza di fiducia provoca alti sovra costi e produce l'inceppamento di molti meccanismi nel sistema economico.

Parto, anche qui, da una citazione:

Opportunamente Paolo VI nella Populorum progressio sottolineava il fatto che lo stesso sistema economico avrebbe tratto vantaggio da pratiche generalizzate di giustizia, in quanto i primi a trarre beneficio dallo sviluppo dei Paesi poveri sarebbero stati quelli ricchi. Non si trattava solo di correggere delle disfunzioni mediante l'assistenza. I poveri non sono da considerarsi un «fardello», bensì una risorsa anche dal punto di vista strettamente economico. È tuttavia da ritenersi errata la visione di quanti pensano che l'economia di mercato abbia strutturalmente bisogno di una quota di povertà e di sottosviluppo per poter funzionare al meglio.

Qualcuno ha detto che questa enciclica invita a rinnovare il capitalismo. Se non sbaglio su «Il Sole 24 ORE», hai ribattuto che è la mancanza di buoni preti ad aver prodotto l'attuale crisi. Cosa intendevi dire?

Il futuro del capitalismo nel mondo intero non sarà legato a nuove formule o nuove vie. Il capitalismo e il mercato sono strumenti in continuo adattamento all'evoluzione delle strutture economiche. Il futuro del capitalismo è funzione di ciò che sarà l'uomo nel mondo, e il mondo stesso sarà ciò che gli uomini ne faranno. Dunque, tutto dipenderà dal senso che gli uomini daranno alla vita e alle proprie azioni. È infatti inutile biasimare gli uomini che non sanno dare senso all'economia e al capitalismo. Se la vita stessa non ha senso come si potrà darne uno all'uso di uno strumento? E questo insegnamento non si apprende nelle università, dove si insegna economia o finanza o scienze. Il senso soprannaturale della vita e il dovere della ricerca della Verità li insegnano   o dovrebbero farlo   solo i buoni preti. Una buona confessione o un buon ritiro spirituale in cui venga insegnato solo a cercare Dio e perciò la Verità, dà molto più «valore aggiunto» a un manager di tanti training professionali. I quali sono, certo, utili, ma restano mero mezzo per un fine. Se manca questo manca tutto.


«L'attività economica non può risolvere tutti i problemi sociali mediante la semplice estensione della logica mercantile. Questa va finalizzata al perseguimento del bene comune, di cui deve farsi carico anche e soprattutto la comunità politica. Pertanto, va tenuto presente che è causa di gravi scompensi separare l'agire economico, a cui spetterebbe solo produrre ricchezza, da quello politico, a cui spetterebbe di perseguire la giustizia mediante la ridistribuzione.»

Ora, tutti ritengono che la responsabilità dell'attuale crisi economica globale sia da attribuirsi prevalentemente alla finanza. Qui, però, si tira in ballo anche la politica. Dunque?

La responsabilità dell'attuale crisi non può essere della finanza. Questa, semmai, ha un'altra responsabilità, quella di averla aggravata. La politica ne ha di maggiori. Lo ammise lo stesso presidente Bush nell'ultima riunione del G20 cui partecipò: disse esplicitamente che il suo governo aveva sostenuto una crescita economica esageratamente a debito. Si ricordi che detto governo aveva persino previsto e strutturato ben due agenzie (Freddy & Fanny) per ovviare agli errori eventuali commessi nella concessione di credito e mutui. Anche Obama nel suo primo G20 confessò che gli americani avevano vissuto ben al di sopra delle proprie possibilità e per troppo tempo.

Ma in che senso si parla di responsabilità della politica? Per poter valutarla bisogna tenere presenti tante circostanze complesse e non semplificabili. Per un governo, la diminuzione della crescita del Pil (Prodotto Interno Lordo) è un fatto grave. Implica scarsa capacità governativa, il rafforzamento dell'opposizione e crollo di consensi alle elezioni. Significa minor budget per spese sociali e investimenti, significa sostenere la crescita a debito. Nel caso degli USA vuol dire dover ridurre le spese militari, e magari in un momento cruciale di pericoli bellici o terrorismo (si pensi all'11 settembre 2001) Vuol dire dover prevedere modifiche negli assetti di potere geopolitico nel futuro prossimo e nel compararsi a nazioni a maggiore crescita (per esempio, se gli USA, con 450 milioni di abitanti, crescono del 3% all'anno e la Cina, con 1,5 bilioni di abitanti, del 15%, è evidente che in breve il potere si sposterà in Cina). In pratica, la politica dovrà inventarsi qualcosa per sostenere il suo potere. Negli USA, negli ultimi dodici anni, hanno escogitato per le famiglie la crescita a debito, facendo lievitare, affinché aumentassero i consumi, il peso del loro debito sul Pil dal 68% del 1998 al 96% del 2008. Più 28% in dieci anni, equivalente a un tasso di crescita medio del 2,8% annuo. Oggi dette famiglie hanno perso gran parte del valore dei propri risparmi, del valore della casa (comprata a debito), del valore del fondo pensione; hanno alcune annate di debiti da pagare e un maggior rischio di disoccupazione. In pratica, le famiglie sono diventate sussidiarie ai bisogni dello stato (in fondo, quel che J.F. Kennedy auspicava già negli arali '60).

Nell'enciclica si parla del «danno che il "supersviluppo" procura allo sviluppo autentico, quando è accompagnato dal "sottosviluppo morale"

«(...). Non va dimenticato che il mercato non esiste allo stato puro. Esso trae forma dalle configurazioni culturali che lo specificano e lo orientano».

Dunque, per il Papa la causa della crisi è «morale». Cosa significa? Mi si passi l'espressione: il peccato cagiona anche crisi economiche?

Certamente il peccato, comportando sovvertimento dell'ordine naturale, provoca crisi: dell'uomo stesso, che perde riferimenti e valori, e da ciò, delle sue azioni, anche in quelle economiche, con conseguenze coerenti. Abbiamo già dimostrato che l'attuale crisi è originata dal peccato di negazione della vita. A differenza di quello che, istintivamente, qualsiasi buon cristiano risponderebbe all'opportuna domanda, cioè che l'uomo fu creato «ut operaretur», perché lavorasse, vorrei lanciare una provocazione dicendo che non è vero. L'uomo è stato creato affinché, anzitutto, pensasse. Se non lo facesse, lavorerebbe senza pensare che senso dare al proprio lavoro. Altrimenti potrebbe arrivare persino a maledire il proprio lavoro. Il punto è che la dignità dell'uomo non sta nel lavoro ma nel pensiero. Perciò l'uomo deve prima di tutto pensare bene per poter agire meglio. Il peccato confonde e corrompe sia il pensiero che azione dell'uomo. Ecco perché auspico che accorrano a supporto dei destini dell'umanità eserciti di buoni confessori, tanti santi Curati d'Ars capaci di renderci consapevoli della gravità del peccato e di farcelo odiare. Riscuotendo, con ciò, la gratitudine del mondo intero, psicanalisti inclusi.

Cito alcuni passi in cui si adombrano alcune soluzioni:

«Senza la guida della carità nella verità, questa spinta planetaria può concorrere a creare rischi di danni sconosciuti finora e di nuove divisioni nella famiglia umana».

Parla della globalizzazione, com'è evidente.

«L'economia integrata dei giorni nostri non elimina il ruolo degli Stati, piuttosto ne impegna i governi a una più forte collaborazione reciproca. Ragioni di saggezza e di prudenza suggeriscono di non proclamare troppo affrettatamente la fine dello Stato. In relazione alla soluzione della crisi attuale, il suo ruolo sembra destinato a crescere, riacquistando molte delle sue competenze».

«Per non dar vita a un pericoloso potere universale di tipo monocratico, il governo della globalizzazione deve essere di tipo sussidiario».

«Lo sviluppo integrale dei popoli e la collaborazione interna­zionale esigono che venga istituito un grado superiore di ordinamento internazionale di tipo sussidiario per il governo della globalizzazione».

Sembra che il Pontefice sia preoccupato anche dalle «soluzioni» dell'attuale crisi.

E come potrebbe non esserlo? Nel sesto capitolo dell'enciclica spiega con chiarezza quale sia la sua preoccupazione. Sì, perché, come alcuni governi sono stati origine della crisi, quegli stessi governi possono benissimo porre in essere soluzioni sbagliate. Come tali governi hanno reso sussidiari alle loro ansie di potere famiglie e individui, trasformandoli in mezzi di consumo a debito e rendendoli perciò vulnerabili e dipendenti, così può succedere che le soluzioni escogitate per uscire dalla crisi aggravino ancor più la situazione, sempre ai danni di famiglie e individui (passibili di venire sottoposti a nuove sperimentazioni). Il Pontefice ci ricorda che, al contrario, devono essere loro, i governi (anche quello della globalizzazione), sussidiari alla persona.

Per finire: l'enciclica al paragrafo 44 dice in sostanza che considerare l'aumento della popolazione come causa prima del sottosviluppo è scorretto, anche dal punto di vista economico. Cosa intende dire esattamente?

L'aumento della popolazione nei Paesi che vent'anni fa erano considerati «in via di sviluppo» ha loro portato oggi, grazie anche alla delocalizzazione produttiva, benessere e ricchezza, in misura tale da potere persino tenere in piedi i nostri Paesi (ex ricchi e senza figli). Questi Paesi oggi stanno investendo in zone che noi occidentali abbiamo sempre considerato in povertà cronica e abbiamo «aiutato» mandando profilattici per interrompere la crescita della loro popolazione. Si stima che in Africa, in via di colonizzazione da parte dei cinesi, fra una decina d'anni potranno esserci un paio di miliardi di abitanti. Su questo i cinesi stanno investendo, creando lavoro e promovendo benessere. Il problema, semmai, sarà di quale cultura e quale visione della dignità dell'uomo questi nuovi colonizzatori saranno portatori fra quelle popolazioni. Certo, non quelle cattoliche.

25 apr 2015

Video youtube, Gianni Morandi, banale, cantante di altri tempi che fa la morale a dei poveracci

Lo schifo che si prova è  tanto, Morandi ci fa la morale, fa la morale al disgraziato che vorrebbe lavorare, non canta, è  stonato, quindi non può  andare alle feste dell'Unità  a vendere CD.
Docvrà lottare contro altri disperati per campare, appena sbarcati dai barconi, ma il.. cantante ci fa la morale.
Vada a zappare e provi la fatica vera invece di spara sentenze piccolo borghesie ... da ben pensante in pantofole.

26 set 2011

Morale e moralismo - Il vescovo Babini di Grosseto, Berlusconi, gli omosessuali e Nichi Vendola


Il vescovo Babini di Grosseto fa arrabbiare i ben pensati italioti: "Berlusconi non è un modello, ma è peggio essere gay".
Per la morale cattolica, per la Bibbia, ma anche per il Corano l'omosessualità è un peccato gravissimo, contro natura.
Su questo fatto non ci piove, ma ora certi personaggi vogliono imporre, con le leggi dello Stato, una nuova morale, la loro morale di partito, l'ultimo partito assolutista d'Italia, il vecchio che avanza nel 3° Millennio, il partito ...unico della sinistra, con le sue verità uniche , ...dogmatiche e senza dubbi.
Altro che dommi della Chiesa Cattolica qui abbiamo le certezze assolute di chi nella sua vita non ha mai messo in discussione ciò che pensa, ciò che dice.
Dio ci salvi da costoro!

4 ott 2015

Vaticano, Krzysztof Charamsa ci fa la morale

L'officiale della Congregazione per la dottrina della fede e secondo segretario della Commissione teologica oggi ci insegna cosa sia ... la morale: ci fa la predica,  con la stampa nazionale e internazionale che gli fa il coro.
Nessuno ha notato che costui ha mentito per 20, 30 anni, nascondendo la sua natura vera, arrivando in posizioni elevate dell chiesa Cattolica, mentendo ai fedeli anche nel confessionale.
In pratica è stato un ipocrita, falso, predicando per anni in un modo e comportandosi in un altro, poi è  stato mantenuto, compreso gli studi, per anni,  dentro una fede che lui tradiva.
Oggi ci fa la morale, ma da che pulpito viene la predica.

29 set 2011

Governo - Politica italiana - Escort o non escort? questo è il problema.



E’ meglio Silvio che si fa decine di escort o Nichi Vendola che è gay?
Qualcuno si è scandalizzato per Berlusconi e ha ragione, ma il moralismo però è solo di parte: i ricchi si sono permessi tutte le avventure che volevano.
Questo fatto è un classico storico, poi i potenti si permettono ciò che desiderano, anche questa è una legge non scritta da sempre riconosciuta.
Il nostro Cavaliere ha esagerato?
Il fatto morale supera la questione privata e chi ha una brutta immagine deve lasciare il potere?
E’ tutto doveroso e legittimo?
Oggi esiste una contro morale che sta diventando una nuova morale assolutistica: non si può più dire che l’omosessualità sia qualcosa di negativo, si rischia il linciaggio mediatico e forse qualche denuncia.
Se è legittimo fare sesso nelle strade, come avviene a Napoli, se è legittimo camminare nudi nelle strade, come a San Francisco, perché non è legittimo criticare tutto questo?
Esiste un assolutismo feroce che in Italia diventa una verità ideologica assoluta e indiscutibile: guai contraddire l’ideologia del momento, si è accusati di essere dei traditori della Patria.
Un tempo la Patria in questione era quella proletaria, o fascista e nazista a secondo dei casi: oggi si è dei retrogradi anti europei, anti liberisti, anti libertari, anti “democratici” e così si diventa dei nemici del popolo, da condannare, anche con il carcere, per qualcuno.

7 mar 2019

Relativismo morale e schifezza totale - Arduino Rossi


l relativismo è un modo di vedere l’esistenza in base ai propri interessi economici, finanziari: tutto è lecito, tranne ciò che ostacola certi affari: quindi il furto e lo spaccio sono consentiti, o meglio, il riciclaggio del denaro sporco.
L’ipocrisia non ha confini e tutti sono….pacifisti, poi le armi vengono vendute in tutto il mondo, per i conflitti etnici, ed economici.
Le bandierine della pace e la tolleranza sono solo discorsi di copertura, infatti nessuno assume i Rom, i buonisti si guardano bene di farlo, dimostrandosi veri razzisti.
La morale trionfante oggi si chiama guadagno a tutti i costi e espressioni da buoni, con le mani pulite, appena lavate alla Pilato.

29 set 2011

Ministri - Politica italiana - Escort o non escort? questo è il problema.



E’ meglio Silvio che si fa decine di escort o Nichi Vendola che è gay?
Qualcuno si è scandalizzato per Berlusconi e ha ragione, ma il moralismo però è solo di parte: i ricchi si sono permessi tutte le avventure che volevano.
Questo fatto è un classico storico, poi i potenti si permettono ciò che desiderano, anche questa è una legge non scritta da sempre riconosciuta.
Il nostro Cavaliere ha esagerato?
Il fatto morale supera la questione privata e chi ha una brutta immagine deve lasciare il potere?
E’ tutto doveroso e legittimo?
Oggi esiste una contro morale che sta diventando una nuova morale assolutistica: non si può più dire che l’omosessualità sia qualcosa di negativo, si rischia il linciaggio mediatico e forse qualche denuncia.
Se è legittimo fare sesso nelle strade, come avviene a Napoli, se è legittimo camminare nudi nelle strade, come a San Francisco, perché non è legittimo criticare tutto questo?
Esiste un assolutismo feroce che in Italia diventa una verità ideologica assoluta e indiscutibile: guai contraddire l’ideologia del momento, si è accusati di essere dei traditori della Patria.
Un tempo la Patria in questione era quella proletaria, o fascista e nazista a secondo dei casi: oggi si è dei retrogradi anti europei, anti liberisti, anti libertari, anti “democratici” e così si diventa dei nemici del popolo, da condannare, anche con il carcere, per qualcuno.

3 giu 2024

La morale immorale.

La logica vincente oggi, per ora, è quella del profitto ed essere vincente abbiamo una classe tanto snob quanto stupida.
È il popolo minoritario che vive di rendita, nel lusso, non per merito, ma è ereditario dei padri e dei nonni.
Sprecano i beni ricevuti e si atteggiano come esseri superiori, come la nobiltà prima della Rivoluzione Francese.
Nessuno avrà la testa tagliata tra loro, perché la logica del mercato finanziario li farà cadere dai loro scranni, però loro si sentono divinità e impongono la loro morale immorale al mondo, imponendo a tutti il famigerato politicamente corretto, detto anche corrotto.
La sciagurata segretaria del PD impone al papa di Roma la sua morale, da non discutere, quindi guai parlare di "frociaggine" e il povero Bergoglio si scusa pure.
Sì, loro hanno gettato i libri dei grandi della psicanalisi nella spazzatura, perché consideravano l'omosessualità una malattia.
Il ridicolo supera lo stupore e i progressisti, dopo aver seguito ed obbedito al tardo stalinismo del Partito Comunista, oggi si mettono in gonnella e seguono le mode nate all'ombra di Wall Street a New York.
Sì, il dio quattrino ha i suoi fedeli, anche se molti sono senza un quattrino, ma si sa che la scemenza è immensa, grande come il mare.

29 set 2011

Fiducia - Politica italiana - Escort o non escort? questo è il problema.



E’ meglio Silvio che si fa decine di escort o Nichi Vendola che è gay?
Qualcuno si è scandalizzato per Berlusconi e ha ragione, ma il moralismo però è solo di parte: i ricchi si sono permessi tutte le avventure che volevano.
Questo fatto è un classico storico, poi i potenti si permettono ciò che desiderano, anche questa è una legge non scritta da sempre riconosciuta.
Il nostro Cavaliere ha esagerato?
Il fatto morale supera la questione privata e chi ha una brutta immagine deve lasciare il potere?
E’ tutto doveroso e legittimo?
Oggi esiste una contro morale che sta diventando una nuova morale assolutistica: non si può più dire che l’omosessualità sia qualcosa di negativo, si rischia il linciaggio mediatico e forse qualche denuncia.
Se è legittimo fare sesso nelle strade, come avviene a Napoli, se è legittimo camminare nudi nelle strade, come a San Francisco, perché non è legittimo criticare tutto questo?
Esiste un assolutismo feroce che in Italia diventa una verità ideologica assoluta e indiscutibile: guai contraddire l’ideologia del momento, si è accusati di essere dei traditori della Patria.
Un tempo la Patria in questione era quella proletaria, o fascista e nazista a secondo dei casi: oggi si è dei retrogradi anti europei, anti liberisti, anti libertari, anti “democratici” e così si diventa dei nemici del popolo, da condannare, anche con il carcere, per qualcuno.

News Politica italiana - Escort o non escort? Questo è il problema.



E’ meglio Silvio che si fa decine di escort o Nichi Vendola che è gay?
Qualcuno si è scandalizzato per Berlusconi e ha ragione, ma il moralismo però è solo di parte: i ricchi si sono permessi tutte le avventure che volevano.
Questo fatto è un classico storico, poi i potenti si permettono ciò che desiderano, anche questa è una legge non scritta da sempre riconosciuta.
Il nostro Cavaliere ha esagerato?
Il fatto morale supera la questione privata e chi ha una brutta immagine deve lasciare il potere?
E’ tutto doveroso e legittimo?
Oggi esiste una contro morale che sta diventando una nuova morale assolutistica: non si può più dire che l’omosessualità sia qualcosa di negativo, si rischia il linciaggio mediatico e forse qualche denuncia.
Se è legittimo fare sesso nelle strade, come avviene a Napoli, se è legittimo camminare nudi nelle strade, come a San Francisco, perché non è legittimo criticare tutto questo?
Esiste un assolutismo feroce che in Italia diventa una verità ideologica assoluta e indiscutibile: guai contraddire l’ideologia del momento, si è accusati di essere dei traditori della Patria.
Un tempo la Patria in questione era quella proletaria, o fascista e nazista a secondo dei casi: oggi si è dei retrogradi anti europei, anti liberisti, anti libertari, anti “democratici” e così si diventa dei nemici del popolo, da condannare, anche con il carcere, per qualcuno.

9 set 2015

Quotidiani, stampa, giornali, periodici, massa media, la nuova morale laica

Oggi esiste una morale da imporre al ceto medio, o se preferite al ceto mediocre, in pratica a coloro che votano per Renzi, ma prima avevano votato per Berlusconi e prima ancora, o i loro padri per la Democrazia Cristiana, per il Pci, con riserva, per Craxi, con passione.
Cosa insegna questa strana morale, che considera criminale dire che i ladri devono pagare, che i sodomiti non si possono sposare tra loro.
Appunto i… diritti umani da rispettare.
Quali sarebbero?
I diritti dei lavoratori, o degli affamati nel mondo?
No, dei pederasti ad insultare tutti, ma non  a essere corrisposti, dei mafiosi, dei corrotti…. Da rieducare, a spesa di tutti, del buon senso piccolo borghese, piccolo e misero come chi lo ha.