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10 giu 2022

Il potere di una classe politica ormai defunta.

La sinistra italiana è formata da gente che in passato ha fatto carriera per meriti politici.
Sì va dal magistrato, dal dirigente pubblico, al medico incapace e pericoloso e si arriva al bidello, con tessera sindacale pronta in tasca, con un po' di militanza nel partito governativo del momento.
Tutto questo ha favorito la corruzione e così per decenni non ci furono politici implicati, se non dopo breve inchieste prontamente insabbiate, che riguardavano i politici, di maggioranza e di opposizione.
Avevamo una casta al potere e una all'opposizione, entrambe finanziate dai servizi segreti stranieri, avevamo i servi della Cia statunitensi e quelli del Kgb sovietico.
Tutti sapevano che giungevano quei soldi, ma non era...... corruzione, alto tradimento per il Paese.
Gli statunitensi favorivano la........ democrazia e i sovietici il partito comunista fratello.
Così si giustificava questo servilismo a potenze militari straniere, ma la nostra casta al potere non si accontentava e c'era il sistema del pizzo, così lo definisco, sugli appalti, scoperto improvvisamente e misteriosamente con Mani Pulite, appena dopo la fine della Guerra Fredda, quando ormai non esisteva più il rischio sovietico.
A sostenere questo immenso apparato di corruzione e furto ormai legittimo, pubblico, con le participazioni statali, con faccendieri che crescevano a dismisura, mostrandosi come bravi imprenditori, ma sempre con i soldi pubblici, era il popolo dei raccomandati, che oggi ormai è sempre più minoritario, con il neoliberismo sempre esaltato a parole, solo a parole.
Io dico che avanzano le regole economiche che non perdonano gli sprechi, un tempo tutto finiva in debito pubblico, che veniva ripagato con l'inflazione, direttamente o indirettamente da tutti noi, dai risparmiatori, dai pensionati, dai lavoratori, che vedevano svanire le loro fonti di reddito, i loro risparmi.
Oggi siamo nell'Euro e il sistema non funziona più, non abbiamo più anni con l'inflazione al 20%, come capitò negli anni ottanta del secolo scorso.
Così il popolo ubbidiente e sempre sul carro del vincitore, che batte sempre le mani, come servi fedeli, come bravi lacchè, ai signorotti degenerati, debosciati del momento, si assottiglia sempre più.
Così ecco a voi il Partito Democratico, che ha come segretario un figlio d'arte, democristiano, tutto democristiano, dall'aspetto al sorrisetto furbastro, ma che oggi porta avanti discorsi che un tempo uscivano dalla bocca dei radicali, come i diritti dei gay, in italiano omosessuali, che possono bestemmiare, insultare, fregandosene della legge, i simboli religiosi, ma che presto, con la legge Zan, faranno processare chiunque affermi che si nasce maschi e femmine ed è una faccenda naturale, della natura.
Il Pd è frutto dei cambiamenti del disciolto Partito Comunista Italiano, che ha perso negli anni, come una cipolla, le sue molte bucce, con l'inserimento, come profughi, dei democristiani e dei socialisti, con gli altri gruppi della famosa e famigerata Prima Repubblica.
A questo punto vi stupide del bisogno di voti comprati, da ottenere al più presto con lo ius soli e con l'arrivo delle folle islamiche africane?
Loro vedono alzarsi l'acqua e non sanno nuotare, così cercano di fermare la storia, che segue le sue leggi spietate e prima o poi prepara le ghigliottine per chi  eredita il potere, disprezza il popolo, come Maria Antonietta, che proponeva al popolo affamato, senza pane, di mangiare le brioche.
Il fine primo dell'immigrazione è quello di salvare i loro sederi comodi sulle poltrone, sperando di avere una folla feroce da lanciare, come stanno facendo, contro di noi, le nostre figlie e nipoti.
Vi immaginate cosa potrebbero fare i pennivendoli, che sono pagati con denaro pubblico, con i contributi pubblici alla stampa, se non scrivessero un po' di idiozie per gli allocchi, sui giornaletti nazionali?
Io li vedo in fila, per ottenere un posto fisso da professorini a 50 anni e più, nel migliore delle ipotesi, dopo anni di lavori umili.
Il mercato del lavoro oggi cerca quasi quattrocentomila tecnici e non laureati in giurisprudenza non troppo svegli, adatti alla....... magistratura.
I nobili decadenti e decaduti hanno dei privilegi, che nascono non dal merito, ma dalla convinzione, senza motivazioni sensate, di essere superiori al popolino, alla plebe.
Costoro così sperano di salvarsi dal cambiamento inevitabile con le folle degli stupratori e saccheggiatori, loro futuri votanti, che imporranno alle nostre donne il burqa e agli infedeli il culo alzano e la testa bassa, in rigorosa preghiera.
Loro, qualche democristiano, oggi democratico, per esempio a Palermo, si è già fatto immortalate in questa posizione, con i suoi futuri elettori ed è favorevole al loro arrivo sempre più numeroso.
Poi abbiamo i 5 Stelle, della stessa razza, ma che difendono il popolo dei ragazzotti senza arte né parte, con il reddito di cittadinanza, da trasformare, per il loro bene, in lavoro di cittadinanza.
Il finale sarà tragico per tutti costoro, ma anche per noi, quindi prima li fermiamo e li mandiamo a  pulire le strade, meglio sarà per tutti.
Aggiungo che pulire le strade non è disonorevole, anzi, chi lavora merita sempre il rispetto di tutti, non è così per i fancazzisti professionisti invece.

17 nov 2023

Talebani e tesserati uniti nella lotta.

Trovo divertente osservare che spesso abbiamo luoghi comuni, tanto banali quanto assurdi e ridicoli, di gente che non legge, probabilmente non ha mai letto nulla o quasi, ma si nutre di affermazioni ripetute: Il Corano è come la Bibbia, le religioni sono tutte uguali, sono la causa delle violenze.
Poi scopri che costoro non sappiano cosa sia la Bibbia, non sanno che esiste il Nuovo e il Vecchio Testamento, non sanno cosa sia appunto la legge ebraica, la storia del popolo di Israele, se per non qualche affermazione trovata sul quotidiana progressista, scritto da un poveretto che ne sa meno di loro.
Allora la legge ebraica, la Torà, fu applicata sino a quando il popolo di Israele aveva una sua autonomia amministrativa, sino alla distruzione del tempio di Gerusalemme, sino alla diaspora del popolo ebraico.
Era una legge durissima, con la lapidazione delle adultere, dei blasfemi, per esempio, ma loro, gli ebrei, non la imponevano ai popoli vicini, non facevano guerre per trasformarla in legge universale.
Poi, nei secoli successivi, rimase una parte della loro cultura che li sprona a un loro rigore morale, non mi risultano lapidazioni ed altro avvenute dopo la riconquista romana di Gerusalemme, nel 70 dopo Cristo.
Altro importante particolare, utile ai semianalfabeti che ripetono che è tutto uguale, sta nel fatto che i cristiani seguono il Nuovo Testamento, con i Vangeli, gli Atti degli Apostoli, le Lettere, l'Apocalisse.
In questi libri non si parla di violenza, di guerre sante, anzi, si disarmano i contendenti, infatti chiesi al solito poverino dove si trovassero le frasi che invitano alla violenza nei Vangeli, tranne per espressioni che sono facilmente comprensibili come simboliche, anche per i più tonti, "Sono venuto a portare la spada e non la pace, mettendo fratello contro fratello,.........."
Anche i più stupidi comprendono, leggendosi tutto nel contesto, che la guerra in questione non è fisica, reale, ma simbolica, ovvero a portare distanze tra chi lo segue e chi no.
Il poverino si inventò qualche passo immaginario dei Vangeli e lo lasciai parlare.
Quindi esistono distanze tra religione e religione, per esempio il Buddismo è, nei suoi principi di base, una religione tollerante, che rifiuta tutte le violenze, non solo contro gli esseri umani, ma anche contro gli animali.
Eppure dai templi buddisti sono uscite le migliori arti marziali, i migliori guerrieri, i più feroci e i kamikaze li inventarono loro, i buddisti giapponesi, che si gettavano con i loro aerei contro le navi statunitensi.
In conseguenza gli esseri umani predicano bene, ma razzolano male da sempre, poi se la religione invita a fare la guerra il gioco è fatto.
Io ho letto un pezzo di Corano, poi ne ho letto un altro, di un'altra versione ed erano diversissimi, cercai spiegazioni in rete e trovai risposte molto stupide, quelle che davano colpa alle traduzioni, ma le differenze erano tali da non essere spiegate con una traduzione poco fedele.
Altre parlavano di pronuncia e la cosa mi fece pure ridere ovviamente, infine scovai la risposta, ovvero le scuole coraniche hanno diversi testi sacri, tradizioni differenti e guai a contestarle.
Ci sono i sunniti e gli sciiti, ma tantissime correnti anche tra i sunniti, in pratica si riconoscono per i loro 4 principi: la preghiera, l'elemosina legale, il digiuno nel mese di Ramadan. il pellegrinaggio a La Mecca.
Sì, se uno volesse, potrebbe essere quasi islamico, tranne per il viaggio a La Mecca, perché Allah significa il Signore, il Dio unico, un digiuno si può pur fare e le elemosini pure.
Chiaramente ad accompagnare tutto abbiamo le leggi islamiche, norme di giurisprudenza, che regolano i compartimenti dei vari gruppi di fedeli, ma le scuole coraniche, si dice, siano a migliaia. 
Ovviamente a queste osservazioni logiche, oggettive e razionali, hanno provocato le reazione del popolo dei tolleranti, sì, quelli le cui case sono appunto case di tolleranza.
Ho avuto quello che si vanta che mangia con loro, io gli chiedo se va pure al cesso con loro.
Allora spiego perché ritengo che alla fine si faranno la guerra tra loro, per prima cosa perché le hanno sempre fatte, in modo feroce, come i popoli cristiani, che si odiavano e si uccidevano, durante le guerre di religione, sentendosi tutti buoni cristiani.
Sì, come il Buddismo non è colpevole se tra i suoi seguaci sono sorte le migliori scuole per creare guerrieri feroci, così l'islam, i Corani, io li chiamo così, al plurale, perché ci sono tante versioni, come tutte le altre religioni, con i loro principi base, non sono responsabili delle tante guerre che si fanno in loro nome.
Però abbiamo un'eccezione, se muoio in battaglia per i cristiani non significa che andrò in Paradiso, per i buddisti non significa che entrerò nel Nirvana, ma se la guerra la faccio ai nemici della mia fede per i mussulmani sarò un martire e il paradiso sarà spalancato per me.
Sì, credo che sia l'unica religione al mondo che premi gli assassini, i tagliagole, tutte le altre li mandano all'inferno o a scontare qualche esistenza per purificarsi, alla peggio.
Le banalità e i luoghi comuni fanno ridere e basta, il tutto è uguale, questo o quello per loro è simile, l'importante è non fare fatica con il cervello.
I beoti mangiano, bevono e sono tolleranti, vanno pure nelle case di tolleranza, sono il popolo tesserato, fedele alla linea del partito unico, non badano alle contraddizioni, ma sono ridicoli e patetici. 
Non aggiungo altro, ma se avete dei dubbi non fidatevi dei fanfaroni, che parlano di ciò che non conoscono, usate il cervello e leggete con senso critico, altrimenti si fanno figuracce.

14 mag 2013

CECINA di Luigi Capuana .. racconto

CECINA

C'era una volta un Re, che amava pazzamente la caccia, e per essere più libero di andarvi tutti i giorni, non aveva voluto prender moglie.
I ministri gli dicevano:
- Maestà, il popolo desidera una Regina.
E lui rispondeva:
- Prenderò moglie l'anno venturo.
Passava l'anno, e i ministri da capo:
- Maestà, il popolo desidera una Regina.
E lui:
- Prenderò moglie l'anno venturo.
Ma quest'anno non arrivava mai.
Ogni mattina, appena albeggiava, indossava la carniera, e col fucile sulla spalla, e coi cani, via pei forteti e pei boschi.
Chi avea da parlare col Re, doveva andare a trovarlo in mezzo ai boschi e ai forteti.
I ministri ripicchiavano:
- Maestà, il popolo desidera una Regina.
Talché finalmente il Re si decise, e mandò a chiedere la figlia del Re di Spagna.
Ma, andato per sposarla, si accorse che era un po' gobbina.
- Sposare una gobbina? No. Mai!
- Ma è bella, è virtuosa! - gli dicevano i ministri.
- È gobbina e basta: no, mai!
E tornò alla caccia, ai boschi e ai forteti.
Quella Reginotta gobbina aveva per comare una Fata.
La Fata, vedendola piangere pel rifiuto del Re, le disse:
- Sta' tranquilla: ti sposerà e dovrà venire a pregarti. Lascia fare a me.
Infatti un giorno il Re, andando a caccia, incontrò una donnicciola magra, allampanata, che un soffio l'avrebbe portata via.
- Maestà, buona caccia!
Il Re, a quel viso di mal augurio, stizzito, fece una mossaccia, e non rispose nulla.
E per quel giorno non ammazzò neppure uno sgricciolo.
Un'altra mattina, ecco di nuovo quella donnicciuola magra, allampanata, che un soffio l'avrebbe portata via:
- Maestà, buona caccia!
- Senti, strega - le disse il Re - se ti trovo un'altra volta per la strada, te la farò vedere io!
E per quel giorno non ammazzò neppure uno sgricciolo.
Ma la mattina dopo, eccoti lì quella del malaugurio:
- Maestà, buona caccia!
- La buona caccia te la darò io!
Il Re avea condotto con sé le sue guardie, e ordinò che quella donna del malaugurio fosse chiusa in una prigione.
Da quel giorno in poi, tutte le volte che il Re andò a caccia, non poté tirare un sol colpo. La selvaggina era sparita, come per incanto, dai forteti e dai boschi. Non si trovava un coniglio o una lepre, neppure a pagarli a peso d'oro.
Gli accadde anche peggio.
Non potendo più fare il solito esercizio della caccia, il Re cominciò a ingrassare, a ingrassare, e in poco tempo diventò così grasso e grosso, da pesare due quintali con quel suo gran pancione che pareva una botte.
Quando avea fatto due passi per le stanze del palazzo reale, era come se avesse fatto cento miglia. Soffiava peggio di un mantice, sudava da allagare il pavimento; e doveva subito subito riposarsi e mangiare anche qualche cosa di sostanza, per rimettersi in forze. Desolato, consultava i migliori dottori:
- Vorrei dimagrare.
I dottori scrivevano ricette sopra ricette. Non passava giorno, che lo speziale non mandasse a palazzo bicchieroni d'intrugli amari come il fiele, che dovevano guarire Sua Maestà.
Ma Sua Maestà, più intrugli prendeva e più grasso diventava.
Nel palazzo reale avevano già allargato tutti gli usci delle stanze, perché il Re potesse passare; e una volta gli architetti dissero che se non si fossero puntellati ben bene i solai, Sua Maestà col gran peso gli avrebbe sfondati.
Il povero Re si disperava:
- O che non c'era rimedio per lui?
E chiamava altri dottori; ma inutilmente. Più intrugli prendeva e più grasso diventava.
Un giorno si presentò una vecchia e disse al Re:
- Maestà, voi avete addosso una brutta malìa. Io potrei romperla; ma voi, in compenso, dovrete sposare la mia figliuola, che si chiama Cecina, perché è piccina come un cece.
- Sposerò la tua Cecina!
Il Re avrebbe anche fatto chi sa che cosa, pur di levarsi di dosso tutto quel grasso e quel pancione.
- Conducila qui.
La vecchia cacciò una mano nella tasca del grembiule, e ne tirò fuori la Cecina, che era alta appena una spanna, ma bellina e ben proporzionata. Come vide quel pancione, la Cecina scoppiò in una risata; e mentre quella la teneva sulla palma della mano per mostrarla al Re, lei spiccò un salto e si mise ad arrampicarsi su pel pancione, correndo di qua e di là, come se il pancione del Re fosse stato per lei una collina.
Il Re, con quei piedini, sentiva farsi il solletico e voleva fermarla; ma quella, salta di qua, salta di là, peggio di una pulce, non si lasciava acchiappare. Pel solletico, il Re rideva, ah! ah! ah!, e il pancione gli faceva certi sbalzi buffi. Ah! ah! ah!
Allora la Cecina:
- Pancione del Re,
Palazzo per me!
Il Re dal gran ridere, teneva aperta la bocca; la Cecina, dentro e giù per la gola:
- Pancione del Re,
Palazzo per me!
Figuriamoci lo spavento di Sua Maestà e di tutta la corte!
Nella confusione, la vecchia era sparita.
E la Cecina, che dal suo palazzo ordinava:
- Datemi da mangiare!
E il Re doveva mangiare anche per lei.
- Datemi da bere!
E il Re doveva bere anche per lei.
- Lasciatemi dormire!
E il Re dovea stare fermo e zitto, perché la Cecina dormisse.
- Maestà, - disse uno dei ministri - che sia una malìa di quella donna magra, allampanata, fatta mettere in prigione? Facciamola condurre qui.
I guardiani aprirono la prigione e la trovarono vuota. Quella donna dovea essere scappata pel buco della serratura!
- Ed ora che fare?
E la Cecina, dal suo palazzo del pancione:
- Datemi da mangiare! Datemi da bere!
Il popolo intanto mormorava per le tasse; giacché per riempire quel pancione del Re, ce ne volea della roba! E bisognava pagare.
Il Re fece un bando:
- Chi gli cavava la Cecina dallo stomaco, diventava principe reale e avrebbe avuto quattrini quanti ne voleva!
Ma i banditori andarono attorno inutilmente. E come la Cecina cresceva, per quanto poco crescesse, il pancione del Re si gonfiava e pareva dovesse scoppiare da un momento all'altro.
Il Re la pregava:
- Cecina bella, vieni fuori, ti faccio Regina!
- Maestà, sto bene qui dentro. Datemi da mangiare.
- Cecina bella, vieni fuori, ti faccio Regina!
- Maestà, sto bene qui dentro. Datemi da bere.
Se non fosse stato il timore della morte, il Re si sarebbe spaccato il pancione colle proprie mani.
E il popolo che brontolava:
- Re pancione ingoiava tutto! Lavoravano per Re pancione!
Come se Re pancione ci avesse avuto il suo piacere! Lo sapeva soltanto lui, quello che pativa, con la Cecina dentro che comandava a bacchetta e voleva essere ubbidita!
Finalmente un giorno ricomparve la vecchia:
- Ah, vecchia scellerata! Cavami fuori la tua Cecina, o guai a te!
- Maestà, son venuta a posta coi miei dottori.
E i suoi dottori erano due uccellacci più grossi di un tacchino, con un becco lungo un braccio e forte come l'acciaio.
- Maestà, - disse la vecchia - dovete stendervi a pancia all'aria in mezzo a una pianura.
Il Re, che era ingrassato da non poter più fare neppure un passo, comandò:
- Ruzzolatemi.
E il popolo cominciò a ruzzolarlo come una botte, per le scale e per le vie; e, dalla fatica, sudavano.
Arrivati nella pianura, e messo il Re a pancia all'aria, uno degli uccellacci gli diè una beccata sul pancione e, che ne schizzò fuori? Uno zampillo di vino schietto, tutto il vino che Sua Maestà aveva bevuto in tanti anni.
La gente riempiva botti, botticini, caratelli, tini, barili, fiaschi, boccali; non c'erano vasi che bastassero. Pareva di essere alla vendemmia. Tutti cioncavano e si ubriacavano.
E il pancione del Re si sgonfiò un poco.
Allora l'altro uccellaccio gli diè la sua beccata, ed ecco rigurgitar fuori tutto il ben di Dio mangiato dal Re in tanti anni; maccheroni, salsicciotti, polli arrosto, bistecche, pasticcini, frutta, insomma ogni cosa. La gente non sapeva più dove riporli. Tutti mangiarono a crepapancia, come fosse di carnovale.
E il pancione del Re sgonfiò un altro poco.
Allora il Re disse:
- Cecina bella, vien fuori; ti faccio Regina!
La Cecina affacciò la testa da uno dei buchi, e ridendo rispose:
- Eccomi qua.
E il Re tornò com'era prima.
Si sposarono; ma il Re, con quella cosina alta una spanna, che era una moglie per chiasso, si credette libero di tornare a divertirsi colla caccia, e stava fuori intere settimane.
La Cecina piangeva:
- Ah, poverina me!
Son Regina senza Re!
Il Re per questo lamentìo, non la poteva soffrire.
Andò da una Strega e le disse:
- Che cosa debbo fare per levarmi di torno la Cecina?
- Maestà,
Spellarla, lessarla,
O arrosto mangiarla.
Mangiarla gli repugnava; pure, tornato a casa disse alla Cecina:
- Domani ti condurrò a caccia, e ti divertirai.
Voleva condurla in mezzo ai boschi, dove non potesse vederlo nessuno. Ma la Cecina rispose:
- Spellarla, lessarla,
O arrosto mangiarla.
Grazie, Maestà!
Ah, poverina me!
Son Regina senza Re!
Il Re rimase stupito:
- Come lo sapeva?
Tornò dalla Strega e le raccontò la cosa.
- Maestà, quando la Cecina sarà addormentata, tagliatele una ciocca di capelli e portatemela qui.
Però, quella sera, la Cecina non avea voglia di andare a letto.
- Cecina, vieni a dormire.
- Più tardi, Maestà; per ora non ho sonno.
Il Re aspettò, aspettò, e si addormentò lui per il primo. La mattina, svegliatosi, vide che la Cecina era già levata.
- Cecina, non hai dormito?
- Chi si guarda si salva. Grazie, Maestà.
- Ah, poverina me!
Son Regina senza Re!
Il Re rimase stupito:
- Come lo sapeva?
Tornò dalla Strega e le raccontò la cosa.
- Maestà, invitate re Corvo; appena la vedrà, ne farà un sol boccone.
Venne re Corvo:
- Cra! Cra! Cra! Cra!
E come vide la Cecina, alta una spanna, cra! cra! ne fece un boccone.
- Mille grazie, re Corvo. Ora potete andar via.
- Cra! Cra! Cra! Ma prima di andar via, debbo mangiarti gli occhi.
E con due beccate gli cavò gli occhi.
Il povero Re piangeva sangue:
- La Cecina morta, e lui senz'occhi! Ah, Cecina mia!
Passato un po' di tempo, ricomparve la solita vecchia. Era la Fata comare della Reginotta di Spagna.
- Maestà, non vi affliggete. La Cecina è viva, e i vostri occhi son riposti in buon luogo; son nella gobba della Reginotta di Spagna.
Il Re si trascinò fino al palazzo reale, dove questa abitava, e cominciò a gridare pietosamente, dietro al portone:
- Ah, Reginotta! Rendetemi gli occhi.
La Reginotta, dalla finestra, rispondeva:
- Sposare una gobbina! No, mai!
- Perdonatemi, Reginotta; e rendetemi gli occhi!
La Reginotta dalla finestra rispondeva:
- Spellarla, lessarla,
O arrosto mangiarla.
Allora il Re capì che la Reginotta di Spagna e la Cecina erano una sola persona; e si mise a gridare più forte:
- Ah, Reginotta! Ah, Cecina mia! Rendetemi gli occhi.
La Reginotta scese giù e gli disse:
- Ecco gli occhi.
Il Re la guardò sbalordito. La Reginotta non era più gobba e somigliava precisamente alla Cecina, benché fosse di giusta statura.
Così fu perdonato, e da lì a poco la sposò.
Lei, per ricordo, volle sempre essere chiamata Cecina.
Vissero lieti e contenti
E a noi si allegano i denti.

22 dic 2023

31 anni di carcere e 154 frustate per il Premio Nobel per la Pace


Change.org

Arduino - domenica scorsa, Narges Mohammadi - attivista iraniana - non ha potuto ritirare il Premio Nobel per la Pace che le è stato assegnato, perchè imprigionata nel carcere di Evin, in Iran. Narges è stata arrestata 13 volte e condannata cinque volte, per un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate.
Il premio è stato ritirato ad Oslo dai due figli diciassettenni di Narges, Kiana and Ali, che hanno letto un messaggio della madre.
Shady si rivolge al Governo Italiano e al Parlamento Europeo per liberare Narges e tutte le persone che il regime Iraniano sta detenendo illegalmente e condannando a morte.
Sei con lei?

Libertà Narges Mohammadi Premio Nobel per la Pace nuovamente processata il 19/12/2023

21.356 hanno firmato la petizione di Shady Alizadeh. Arriviamo a 25.000 firme!

Firma con un solo click

"Sono una donna iraniana orgogliosa e onorata di contribuire a questa civiltà, che oggi è vittima dell'oppressione di un regime religioso tirannico e misogino".

Oggi, 10 dicembre, Narges Mohammadi, attivista iraniana, non ha potuto ritirare il Premio Nobel per la Pace assegnatole "per la sua lotta contro l'oppressione delle donne in Iran e per la sua lotta a favore dei diritti umani e della libertà per tutti".

Non c'era Narges, ma una sedia vuoto a monito della sua assenza e delle tante donne che hanno visto la loro vita sacrificata e negata per la libertà.

La rivoluzione culturale di Narges Mohammadi le ha comportato enormi costi personali, come riferito dal Comitato per il Nobel, l'attivista è stata arrestata 13 volte e condannata cinque volte, per un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate.

Narges Mohammadi è ancora imprigionata nel carcere di Evin. In questo momento è in una cella, soffre di gravi patologie cardiache ed è in pericolo di vita. Nonostante ciò, ha iniziato lo sciopero della fame, la sua stessa esistenza è sotto il ricatto di un regime dispotico che le vieta cure adeguate ed ha iniziato lo sciopero della fame.

"La resistenza è viva e la lotta persiste. La resistenza, continua e non violenta, è la nostra strategia migliore. Sono fiduciosa che la luce della libertà e della giustizia risplenderà luminosamente sulla terra d'Iran. In quel momento, festeggeremo la vittoria della democrazia e dei diritti umani sulla tirannia e il totalitarismo e l'inno del trionfo del popolo sulle strade d'Iran risuonerà in tutto il mondo". Queste sono le sue parole riportate dai figli Kiana e Ali ad Oslo.

Nonostante le violenze e le angherie perpetrate dal regime patriarcale iraniano, il suo grido è riuscito a sfondare le porte e i muri della temibile prigione di Evin in cui è rinchiusa.

Nell'ultima lettera recapitataci da Narges Mohammadi, scritta di suo pugno pochi giorni fa l'attivista ci ricorda il suo continuo impegno e sacrificio.

La Premio Nobel per la Pace scrive:

"Un ottavo oppositore appartenente al movimento "Donna, Vita, Libertà", Milad Zohrehvand, è stato impiccato e il giorno seguente è stato mandato al patibolo un ragazzo di 17 anni. Qualche tempo fa, un altro prigioniero politico di nome Qasem Abeste è stato impiccato nel carcere di Qezelhesar. La macchina delle esecuzioni ha accelerato in tutto il Paese, trasmettendo alla società il messaggio dell'oppressiva Repubblica Islamica: il massacro e le esecuzioni continueranno. Io non la considero altro che una "guerra" del regime con tutti i suoi strumenti di repressione e di morte contro il popolo iraniano oppresso, indifeso e in rivolta.

Queste esecuzioni sono una macchia indelebile per il regime repressivo e renderanno le proteste più intense nel tempo. Ma sono profondamente scioccata per il modo in cui il mondo assiste impassibile al massacro e alle esecuzioni del popolo iraniano. Pensano che le esecuzioni dei giovani della nostra terra sia un fatto scontato in questo angolo dell'Oriente? O forse credono che le condanne a morte siano state eseguite sulla base delle leggi e ordinate da tribunali equi e aperti, dove la difesa dell'imputato è tutelata?

È un grande dolore. Ma sembra che, in assenza delle immagini delle esecuzioni della gioventù oppressa dell'Iran, il mondo rimanga indifferente ormai saturo di immagini.  Che tragica morte è quella nell'oscurità della notte con la chiamata alla preghiera dalla temuta cella di isolamento e con il condannato che cammina verso la forca nella fredda alba autunnale vestito con i leggeri abiti carcerari.  

Un crimine è un crimine. Un massacro è un massacro.  Anche se nessuna bomba è caduta, nessun terribile incendio è divampato, nessun lamento dal petto del condannato ucciso è giunto alle orecchie di qualcuno.

Il regime religioso, con l'inganno e con l'astuzia, replica nelle aule dei tribunali rivoluzionari per mano di giudici complici degli organi militari di sicurezza le regole dei massacri perpetrati sui campi di battaglia dai generali. Queste stragi sono definite in modo grottesco e cerimonioso "applicazione della legge". Alla fine, il regime iraniano del mondo se ne fa beffe, con i suoi rappresentanti dalle scarpe di vernice nelle sale e nei corridoi delle Nazioni Unite.

Ciò che nel frattempo viene fatto a pezzi è l'"umanità" e nient'altro.

In questo mondo in cui tutto è globalizzato, l'"umanità" è forse un'eccezione? È sufficiente rilasciare una dichiarazione sulla carta? Manca forse la volontà globale di fermare le esecuzioni incessanti e diffuse in tutte le città dell'Iran con scuse infondate, volte solo a intimidire e a terrorizzare il popolo iraniano oppresso e in rivolta?

Chiedo all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani di intraprendere un'azione urgente e decisiva in nome dell'"umanità" per fermare le esecuzioni in Iran.

Invito il popolo iraniano a non lasciare sole e soli coloro che cercano giustizia e a lasciare che le coscienze vigili siano la voce risonante delle persone condannate a morte e la voce di chi protesta contro le esecuzioni in questa terra martoriata".

Narges Mohammadi - Novembre 2023 - Carcere di Evin

La Repubblica Islamica dell'Iran non è un attore internazionale con cui dialogare per accordi di pace, accordi economici e commerciali, ma è una dittatura che promuove terrorismo, mafie e guerre.

Uniamoci alla richiesta del Premio Nobel per la Pace, Narges Mohammadi.

Chiediamo con forza che il Governo Italiano, la Commissione Europea e il Parlamento Europeo si spendano per fermare le esecuzioni in Iran; si impegnino con determinazione affinché il regime iraniano lasci in libertà Narges Mohammadi.

Chiediamo anche che Bahareh Hedayat, Sepideh Qolian, Fatemeh Sepehri, Toomaj Salehi e tutte le donne e gli uomini arrestati per il loro impegno a favore della libertà in Iran siano rilasciati immediatamente e che il regime fermi gli atti persecutori e minatori anche qui in Europa.

"L'indifferenza è il peso morto della storia", scrive Gramsci, e questa volta la nostra storia la grideremo, per un Oriente pacifico, per un mondo in pace, per la donna, la vita, la libertà.

Movimento italo iraniano Donna Vita Libertà

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22 apr 2011

La passione di Gesù - Vangelo di S. Luca



VI. LA PASSIONE

Complotto contro Gesù e tradimento di Giuda

 1  Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua,  2  e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come toglierlo di mezzo, poiché temevano il popolo.  3  Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici.  4  Ed egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani.  5  Essi si rallegrarono e si accordarono di dargli del denaro. 6  Egli fu d'accordo e cercava l'occasione propizia per consegnarlo loro di nascosto dalla folla.

Preparativi della cena pasquale

 7  Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua.  8  Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare».  9  Gli chiesero: «Dove vuoi che la prepariamo?».  10  Ed egli rispose: «Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà  11  e direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov'è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?  12  Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata; là preparate».  13  Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono la Pasqua.

La cena pasquale

 14  Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui,  15  e disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione,  16  poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio».  17  E preso un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e distribuitelo tra voi,  18  poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio».

Istituzione dell'Eucaristia

 19  Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me».  20  Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi».

Annunzio del tradimento di Giuda

 21  «Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola.  22  Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!».  23  Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò.

Chi è il più grande?

 24  Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande.  25  Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. 26  Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve.  27  Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

Ricompensa promessa agli apostoli

 28  Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove;  29  e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me,  30  perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.

Annunzio del ritorno e del ringraziamento di Pietro

 31  Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano;  32  ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli».  33  E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte».  34  Gli rispose: «Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi».

L'ora del combattimento decisivo

 35  Poi disse: «Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla».  36  Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una.  37  Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine».  38  Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli rispose «Basta!».

Sul monte degli Ulivi

 39  Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono.  40  Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione».  41  Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava:  42  «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà».  43  Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.  44  In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.  45  Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46  E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

L'arresto di Gesù

 47  Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo.  48  Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?».  49  Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?».  50  E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro.  51  Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate, basta così!». E toccandogli l'orecchio, lo guarì.  52  Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante?  53  Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre».

Rinnegamenti di Pietro

 54  Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano.  55  Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro.  56  Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: «Anche questi era con lui».  57  Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!». 58  Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «No, non lo sono!».  59  Passata circa un'ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo». 60  Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò.  61  Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte».  62  E, uscito, pianse amaramente.

Primi oltraggi

 63  Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano,  64  lo bendavano e gli dicevano: «Indovina: chi ti ha colpito?».  65  E molti altri insulti dicevano contro di lui.

Gesù davanti al sinedrio

 66  Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero:  67  «Se tu sei il Cristo, diccelo». Gesù rispose: «Anche se ve lo dico, non mi crederete;  68  se vi interrogo, non mi risponderete.  69  Ma da questo momento starà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio».  70  Allora tutti esclamarono: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli disse loro: «Lo dite voi stessi: io lo sono».  71  Risposero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

Cap. 23

Gesù davanti a Pilato

 1  Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato  2  e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re».  3  Pilato lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici».  4  Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: «Non trovo nessuna colpa in quest'uomo».  5  Ma essi insistevano: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui».
 6  Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo  7  e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme.

Gesù davanti a Erode

 8  Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui.  9  Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla.  10  C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza.  11  Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato.  12  In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro.

Gesù di nuovo davanti a Pilato

 13  Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo,  14  disse: «Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate;  15  e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte.  16  Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò».  17  Or egli era tenuto nella festa a dare ad essi libero un uomo.  18  Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «A morte costui! Dacci libero Barabba!».  19  Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio.
 20  Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù.  21  Ma essi urlavano: «Crocifiggilo, crocifiggilo!».  22  Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò».  23  Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano.  24  Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita.  25  Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà.

Sulla via del Calvario

 26  Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.  27  Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.  28  Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.  29  Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato.
 30  Allora cominceranno a dire ai monti:
Cadete su di noi!
e ai colli:
Copriteci!
 31  Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
 32  Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.

La crocifissione

 33  Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra.  34  Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».
Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte.

Gesù in croce deriso e oltraggiato

 35  Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto».  36  Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgerglidell'aceto, e dicevano:  37  «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso».  38  C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.

Il "buon ladrone"

 39  Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!».  40  Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?  41  Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male».  42  E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».  43  Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».

La morte di Gesù

 44  Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.  45  Il velo del tempio si squarciò nel mezzo.  46  Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre,nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò.

Dopo la morte di Gesù

 47  Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest'uomo era giusto».  48  Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto.  49  Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.

La sepoltura

 50  C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta.  51  Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatèa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio.  52  Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.  53  Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. 54  Era il giorno della parascève e gia splendevano le luci del sabato.  55  Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù,  56  poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.

Cap. 24

VII. DOPO LA RISURREZIONE

La tomba vuota. Messaggio dell'angelo

 1  Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato.  2  Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro;  3  ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.  4  Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti.  5  Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?  6  Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea,  7  dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno».  8  Ed esse si ricordarono delle sue parole.

Gli apostoli rifiutano di credere alle chiacchiere delle donne

 9  E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri.  10  Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. 11  Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.

Pietro alla tomba

 12  Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto.

I discepoli di Emmaus

 13  Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus,  14  e conversavano di tutto quello che era accaduto. 15  Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro.  16  Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.  17  Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste;  18  uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?».  19  Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo;  20  come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso.  21  Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22  Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro  23  e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.  24  Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto».
 25  Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!  26  Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».  27  E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.  28  Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano.  29  Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro.  30  Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.  31  Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.  32  Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?».  33  E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro,  34  i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone».  35  Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Gesù appare agli apostoli

 36  Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».  37  Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.  38  Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?  39  Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho».  40  Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.  41  Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?».  42  Gli offrirono una porzione di pesce arrostito;  43  egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

Ultime istruzioni agli apostoli

 44  Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».  45  Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse:  46  «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno  47  e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.  48  Di questo voi siete testimoni.  49  E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».

L'ascensione

 50  Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse.  51  Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo.  52  Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia;  53  e stavano sempre nel tempio lodando Dio.