24 ott 2010

Nel dopo guerra la balilla divenne la topolino, che si vedeva nelle strade ancora negli anni sessanta.




Sergio Marchionne fa il duro e ha una scarsissima memoria storica: senza lo Stato Italiano, da quello giolittiano, passando per quello fascista, passando dai democristiani, dai socialisti e dai post comunisti, la Fiat non esisterebbe.

Lo Stato Italiano ha sborsato per la fabbrica nazionale miliardi di euro attuali.

Marchionne si vede che vuole altri soldi, qualcuno direbbe che vuole anche il sangue degli italiani.

Marchionne dice che le fabbriche italiane rendono poco: "….senza la divisione italiana la Fiat farebbe meglio. Quest'anno abbiamo annunciato che faremo oltre 2 miliardi di utile operativo e nemmeno un euro è fatto in Italia".

Ci sono le "anomalie" di alcune fabbriche dette ingovernabili, che non possono giustificare queste critiche a 360° contro i lavoratori italiani della Fiat.

Il messaggio è chiaro: ci date gli aiuti di Stato o andiamo all'estero.

La fiat è sempre quella?

Posso dubitare, anzi affermare con certezza che nessuno lascia le fabbriche in funzione senza guadagnarci, sarebbe masochismo economico.

Il problema Fiat, nonostante le smentite ufficiali, è legato alla politica italiana, non con uno schieramento chiaro, ma composito.

La Fiat ha sempre avuto ottimi rapporti con il potere, qualsiasi esso fosse.

Non si è mai schierata apertamente, ma ha sempre avuto un appoggio esterno a qualsiasi governo: con Giolitti e con i governi filo intervento militare per la Prima Guerra Mondiale.

Fu pure con i fascisti e in quel periodo crearono la Balilla, la prima utilitaria, costruita per il ceto medio e non certo per gli operai.

Nel dopo guerra la balilla divenne la topolino, che si vedeva nelle strade ancora negli anni sessanta.

Poi si inventarono le vere utilitarie, 500 e 600, tutte auto costruite con gli aiuti pubblici e questi caddero sulla Fiat sino a quando l'Unione Europea impedì aiuti di Stato all'industria nazionale.

Intanto l'industria automobilistica torinese investì in mezzo mondo e divenne una multinazionale: la ricerca di manodopera a basso costo e più addomesticabile di quella italiana, ha spinto la grande industria di Torino a cercare mercati e risultati in tanti nuove realtà economiche.

Senza l'Italia sarebbe stato possibile?