13 ott 2010

Si è usato della tecnologia da Terzo Millennio, evitando ulteriori crolli della fragile miniera

I 33 minatori cileni, sepolti vivi dal 5 agosto scorso, dentro la loro miniera parzialmente franata, per la prima volta hanno commosso il mondo: tragedie simili in passato non avevano mosso né eccessiva pietà, né compassione.
I soccorsi sono giunti e a San José si è scavata una galleria lunga 622 metri, ma larga solo 66 centimetri: a estrarli dal cuore della terra sarà una capsula, con una grandissima gru.
Lo spettacolo è importante e così il presidente cileno Sebastian Pinera sarà presente, con il presidente della Bolivia Evo Morales: ci sarà pure una folla di 4mila persone e non saranno tutti parenti, amici dei minatori.
Questo spettacolo segnala un cambiamento nella logica del potere in America Latina: un tempo il salto tra i pochi ricchi sprezzanti e i poveri era immenso.
In questa terra appartenere agli strati sociali più bassi, tra gli ultimi in assoluto c’erano i minatori, significava vivere come dei reietti, significava che la propria vita non contava nulla.
Disastri in maniera c’erano stati in passato, ma l’interesse era minimo, oppure il fatalismo di “oggi sono vivo e domani non lo so”, tipico di tutti i popoli poveri della terra, prendeva il sopravvento: pareva un destino fatale quello dei miseri zappaterra, dei minatori dalla vita media inferiore ai 40, 35, 30 anni.
E’ tutta gente dai volti su cui la sofferenza è cucita da sempre: hanno volti bruciati dal sole, che prendono il colore rosso delle zolle argillose, quando non piove da mesi.
Ora questa gente ha diritto alla cronaca, per di più vanno in prima pagina non solo sulle news di Google dei paesi dell’America latina, ma addirittura degli Stati Uniti: pure i gringos si interessano a gente vista con un complesso di superiorità …..spesso razziale e razzista.
Si sono spesi molti soldi per salvarli, i presidenti della Repubblica del Cile, ma pure della Bolivia si sono mossi per loro.
Si è usato della tecnologia da Terzo Millennio, evitando ulteriori crolli della fragile miniera: tutto è diventato uno spettacolo medianico e quindi ne …..valeva la pena (scusate il mio dubbio cinico nei confronti di autorità e gente che lavora dietro il computer in luminosi uffici, che rischia solo un po’ di mal di schiena perché si siede male).
L’immagine mediatica che esce in se stessa è positiva: ora il potere politico, democratico, deve interessarsi degli umili minatori e investire per le loro vite, perché la democrazia si deve preoccupare di tutti gli …… elettori.
La conquista della libertà per questi popoli significa un grande passo in avanti: non sono più topi da mandare a strappare minerali dalle montagne fredde e dure, ma esseri umani che meritano il rispetto, anche solo per l’immagine che ripropongono nel mondo.
Esistono perché le Tv, Internet, la stampa parla di loro?
Sì, altrimenti sarebbero morti come topi in trappola come i loro colleghi di solo pochi anni fa.
Continuo ad essere un po’ …. cinico?
La vita di una persona in rete, diffusa per il suo caso particolarmente ….. pietoso dai mass-media vale moltissimo e per lui, o loro, si fanno mille tentativi per salvarlo, salvarli.
Quando invece il silenzio e la “distrazione” non riporta il caso in prima pagina, in pochi si preoccupano di vite come vuoti a perdere: sono altri minatori, magari bambini, sono i pezzenti senza futuro delle periferie delle megalopoli del Terzo Mondo, loro non interessano alla cronaca.
Così sapere che dei poveri minatori si sono salvati dopo due mesi di attesa è una bellissima notizia, ma altre belle notizie simili si dovrebbero sentire, anche per fatti meno incredibili e curiosi come quello della miniera cilena.