Al tramonto del 26 marzo centinaia di lanterne si alzeranno in volo da tutte
le montagne che conobbero le imprese di Angelo D'Arrigo, a partire dall'Etna
a due passi da casa sua, fino all'Everest ed all'Aconcagua.
D'Arrigo, nato a Catania e cresciuto a Parigi, fu pilota di deltaplano e di
parapendio, mezzi con i quali si pratica il volo libero, cioè senza motore,
ma apprese anche a pilotare il deltaplano a motore. Stabilì diversi record e
vinse titoli mondiali. Fu un pilota particolare, curioso, attratto più dalla
lotta per il superamento dei propri limiti, che non dalla competizione. In
un suo libro si legge: "Spingendo quotidianamente i nostri limiti,
riusciamo, a piccoli passi, a superare le paure che ci vietano il possesso
della nostra esistenza."
Così, rientrato adulto a Catania, si mise in cielo per mettere in pratica i
suoi principi, ma non fu un percorso facile. Racconta in un libro di momenti
tristi, come l'incidente nel corso di una gara e la prigione di Gheddafi
dove fu rinchiuso per aver violato lo spazio aereo libico durante una
traversata dalla Sicilia al Cairo in deltamotore.
Amò i rapaci, i grandi veleggiatori ed il loro volo istintivo sui quali
compì approfondite ricerche. Condusse una nidiata di gru siberiane dal
Circolo Polare Artico al mar Caspio, reintrodusse specie a rischio
estinzione nell'Himalaya e in Sud America, aquile e condor allevati,
"imprintati", da lui stesso.
Nella galleria del vento studiò il primo deltaplano della storia, la "Piuma"
di Leonardo. Percorse il Sahara ed attraversò il Canale di Sicilia, sfiorò
la vetta dell'Everest e volò fino a 9000 metri di quota sopra l'Aconcagua.
Mezzo preferito per le sue maggiori imprese il deltaplano senza motore,
un'ala che si regge in aria sfruttando le correnti ascensionali.
Poi il fatale 26 marzo 2006 a Comiso. Angelo s'imbarca come passeggero su un
piccolo aereo con un pilota esperto ai comandi. Dopo alcune evoluzioni
acrobatiche il velivolo si schianta al suolo. Aveva 45 anni ed ancora tanto
da dare al mondo del volo libero.
Nel decimo anno dalla scomparsa, sul vulcano siciliano teatro delle prime
imprese di Angelo D'Arrigo, nella zona dei monti Silvestri, gli sarà
dedicata una scultura in pietra lavica, opera dell'artista Luca Zuppelli.
La cerimonia è stata voluta dalla Fondazione Angelo D'Arrigo che ha coinvolto
il Parco e la Funivia dell'Etna, l'area metropolitana di Catania ed il
comune di Nicolosi che ospiterà il monumento. Ci saranno amici, parenti,
autorità, la moglie Laura Mancuso, il figlio Gabriele e decine di
associazioni culturali, sportive e d'ambientalisti a ricordare il campione.
Ci saranno migliaia di lanterne nei cieli di tutto il mondo.
Gustavo Vitali - Ufficio Stampa FIVL