7 apr 2010

07/4 Le riforme partono da Arcore (Antonio Rossi)


Berlusconi e Bossi vanno in coppia: ”'… quadra sul metodo per fare le riforme''.
Ad Arcore Calderoli, dopo le chiacchiere serali comunica che un testo di legge sarà proposto al Consiglio dei ministri e quindi in Parlamento: ora le riforme si fanno in villa, durante una cena o tra un caffè e una risata.
Tutti gli altri esclusi cosa faranno?
Fini vorrà anche lui andrà ad Arcore a prendere il caffè.

07/4 Sandra Bullock e il marito traditore (Angelo Ruben)


L'attrice Sandra Bullock, premio Oscar 2010, ha problemi di sesso estremo, in scene hard: le immagini sono in mano al marito che la ricatta.
Jesse James conosce bene certe tecniche giornalistiche essendo del settore, avendo pure vinto il premio Award Ian Helperin: lui sarebbe vestito da SS, nazista.
Ci sono discorsi osceni ed altro: tutto questo rovinerebbe la carriera dell’attrice.
Mentre è in corso la causa di separazione con il Jesse James, per una relazione di lui con la modella 23enne Michelle McGee.
Ora che uno scandalo rovini la carriera di qualcuno è estremamente improbabile, alla peggio avrà tanta popolarità in più, anche se negativa.

6 apr 2010

04/4 Pedofilia: il capo dei chierichetti ha confessato (Angelo Ruben)


Klaus Moosburger, capo dei chierichetti di Varma ha ammesso le sue colpe: il pedofilo ha 28 anni, laico ha ammesso di aver approfittato dei ragazzini anche per fotografie e filmati “particolari”.
Le accuse riguardano le molestie sessuali a 4 ragazzini tra gli 11 e i 14 anni: il pedofilo si è giustificato dicendo di non riuscire a controllare il suo vizio innaturale.
Ora si spera che si veda questa situazione come una devianza da curare e non come arma contro il mondo cattolico.
Nei partiti questo non avviene?
In altri ambienti non ci sono molestie?
Eppure quando una giunta di sinistra fu implicata in scandali all'asilo difesero, giurando il falso, i personaggi implicati, dicendo che era tutta una montatura, ma il processo ora è i corso.
Si vede che i pedofili si dividono in categorie e sotto categoria: di destra, di sinistra, di centro, laici e religiosi, …....

04/4 IL VANITOSO (Racconto di Arduino Rossi)



La settimana prossima rientrerà in ufficio Serafino, dopo un duro anno nell'esercito.
Un giovane del suo "stampo", intelligente e garbato, non avrebbe dovuto subire l'umiliazione di mischiarsi con la truppa: sarebbe stato giusto arruolarlo come ufficiale, ben rispettato e accanto ai suoi simili.
Noi, dell'Ente Segnaletica Stradale, ci siamo indignati per le sue disavventure: Serafino era riuscito a evitare la leva militare per i favori di uno zio, ufficiale medico, ma a ventisei anni ricevette la cartolina di precetto.
Nel controllare i registri di alcuni esonerati qualcuno si accorse dell'irregolare condizione di Serafino.
Il generale, che ebbe la pratica fra le mani, non volle ascoltare ragioni: -Non prenderò provvedimenti punitivi, ma questo imboscato deve fare il soldato!-
Egli venne mandato in una malconcia caserma al confine con la Slovenia, che era lontana quindici chilometri dal più vicino centro abitato.
Era un postaccio e la vita era difficile: di notte egli aveva freddo, la mensa era pessima e insufficiente, la disciplina era rigorosa.
Il sergente Corpari, appena vide Serafino, gli disse: -Signor Sansoni! Ben venuto nel nostro corso speciale! Qui si raddrizzano i lavativi e i furbi! Volevi fare il dritto ed evitare il tuo dovere verso la Patria? Ora te ne accorgerai che bella vacanza è questa: ti rimanderemo dalla mammina sano e salvo, ma senza pancia e con la tempra di un vero uomo!-
-Io sono già un vero uomo!-
-Certamente, ma di lardo!-
Serafino si dimostrò superiore a quell'essere meschino, che lo odiò sin dal primo giorno: lo puniva per futili motivi, lo costringeva a esercizi fisici intensi e prolungati, che lo sfiancavano.
Alla prima licenza egli venne a trovarci in ufficio.
Sopportava con dignità la sua condizione e con distacco ci narrò i particolari più sconvenienti: -Gli scherzi sono pesanti: mi disfano la branda tre, quattro volte al giorno. Mi sporcano le scarpe e mi nascondono gli indumenti per farmi punire. I miei commilitoni mi disprezzano, perché capiscono che sono un uomo superiore, di "classe"!-
Noi, colleghe, lo consolavamo, ma egli disdegnava decorosamente ogni compatimento.
Era stimato da tutti gli impiegati e apprezzato da noi donne: non era bello, ma galante e sapeva far sentire a suo agio una ragazza.
Molte tra noi lo avrebbero voluto per fidanzato.
Qualunque cosa facesse era eseguita perfettamente: era intelligente, abile, colto e otteneva quello che desiderava senza impegnarsi.
Tutte le porte erano aperte per lui, bastava che bussasse e qualsiasi carriera era spianata.
Uno sciocco invidioso disse ironico: -Lasciate il passaggio al Signor Conte, miseri plebei!-
Io risposi: -Scherza pure! Ma tu non vali la metà di lui!-
-Vorrei sapere che cosa ha di particolare per essere così stimato? Non ha concluso l'università, non è bello e si monta la testa per ogni sciocchezza che fa!-
Era vero che in apparenza, Serafino non faceva nulla di straordinario: era il suo stile e l'aristocratico aspetto che lo differenziavano dal "popolino".
Egli aveva nel sangue tracce di nobiltà, ma quello che importava era l'educazione.
Era nato in Puglia da una famiglia di proprietari terrieri in decadenza.
Suo padre lo aveva allevato secondo i principi della nobiltà meridionale: parlare poco, non perdere mai la calma e non abbassarsi a lavori non degni del proprio ceto.
Serafino manifestò ben presto nell'Ente la tendenza al comando: si fece porre dal Capoufficio a dirigere il reparto più
disordinato e indisciplinato.
Egli impose l'efficienza senza alzare la voce: fu considerato abile dai subordinati per la sua capacità a coordinare e per il suo buon senso.
Non tutto funzionò a dovere e qualche malevole affermò: -E' grazie al "feudatario" che il lavoro è più disordinato e confuso di prima!-
Noi colleghi talvolta ci incontravamo in pizzeria alla sera: si parlava del più e del meno, si stava un po' allegri.
Egli eccelleva anche nei motti spiritosi e non era mai volgare.
Veniva con la fidanzata, una siciliana, alta e dai lunghi capelli neri: ella era una ragazza riservata, un po' altezzosa, quasi autoritaria, dai lineamenti fini e dal fisico ben disegnato, anche se mascolino.
Era figlia di un barone potentissimo e disdegnava disprezzo verso i maleducati: Serafino faceva rinsavire con autorità i colleghi sboccati, che urtavano il buon gusto di Gustava.
Forse tra loro non c'era vero amore, ma affinità di gusti e di ideali: essi parevano fatti l'uno per l'altra, sensibili all'arte, all'eleganza e alle buone maniere.
Si stavano sposando, ma la vicenda del servizio militare li aveva costretti a rimandare.
Il padre di lei intervenne presso le autorità militari, ma il reparto di Serafino era comandato da un generale estremamente severo: nemmeno il sottosegretario del Ministero della Difesa
riuscì a dissuadere l'Alto Ufficiale, che replicò: -Non si possono concedere favori! Tutti devono fare il proprio dovere!-
Serafino considerava l'esercito necessario, ma la sua esistenza privata lo era di più: i suoi interessi e la sua carriera non dovevano subire un ritardo di un anno.
Egli giustamente diceva: -Esistono tanti perdigiorno, che avrebbero bisogno di un po' di disciplina!-
In caserma non taceva il suo parere sulla vita nell'esercito e le pessime condizioni fisiche e psicologiche che un giovane "civile" doveva subire: fu biasimato ufficialmente e rischiò di essere
incriminato per vilipendio alle Forze Armate, ma se la cavò per l'intervento del suo suocero.
Il sergente Corpari non perdeva le occasioni per umiliarlo: -Sansoni! In tre mesi non hai smarrito un solo etto di quella "trippa"!-
-Signor sergente, ho perso otto chili!-
-Ma veramente? Il nostro signorino è in perfetta forma!-
I camerati ridevano con sarcasmo e l'animo di Serafino ne risentiva: in certi momenti d'ira egli avrebbe strangolato quel buzzurro di sottufficiale.
Ricambiava il disprezzo dei camerati con altrettanta avversione e si difendeva intelligentemente dalle burle.
Finalmente un colonnello, amico di famiglia, ottenne il congedo anticipato dal burbero generale.
Serafino fu accolto con gioia in ufficio: esultammo tutti assieme, ascoltando con apprensione le sue vicissitudini.
-Il sergente riteneva di avermi plasmato a modo suo. Volle darmi la mano prima che me ne andassi, ma gli risposi che i somari
della sua specie meritavano solo bastonate e che era un ammasso di muscoli senza cervello!-
Festeggiammo Serafino in un locale rinomato: bevemmo champagne e mangiammo ostriche.
Egli si dimostrò quel gran Signore che noi tutti conoscevamo: pagò la cena alle signore e rese brillante la conversazione.
Parlò dei suoi progetti per il futuro, con accorta eloquenza: -Non rimarrò molto tra voi! Concluderò l'università e diventerò un commercialista! Un vecchio compaesano, che mi considera come un figlio, attende il mio titolo di Stato per andare in pensione e consegnarmi il suo studio, molto ben avviato!-
Il solito sciocco commentò a bassa voce: -Deve avere bevuto un po' troppo! Altro che commercialista: mi hanno detto che suo padre lo attende a casa, perché non ce la fa più con la salumeria!-
Era risaputo che il padre di Serafino fosse in cattive acque, ma sicuramente non si sarebbe abbassato a certi mestieri.
Questa affermazione non meritava risposta: la bassezza morale di certi individui è pari ai mediocri risultati che essi ottengono nella vita.
L'illusione della conclusione delle sue traversie durò due mesi, poi Serafino ricevette una lettera dal Ministero della Difesa: doveva presentarsi alla stessa caserma e nello stesso reparto per concludere in nove mesi il servizio militare.
Il colonnello, che lo aveva esentato, era stato arrestato per corruzione: da tempo era sotto inchiesta per gli esoneri facili.
Ancora Serafino dovette partire, ma senza più speranze di un congedo anticipato.
All'arrivo in caserma il sergente Corpari lo stava attendendo: non era arrabbiato, non disse nulla, ma sogghignava.
Aveva desiderato la vendetta e ora il suo "onore" era salvo: nessun soldato lo aveva offeso impunemente e nessun signorino viziato doveva scampare alla sua "giustizia".
La stizza si era trasformata in freddo rancore: quel bruto lo avvilì sino a farlo piangere davanti alla truppa.
Un amico sostiene che Serafino non sia più quello di un tempo, ma triste e pauroso.
Io non credo a questa calunnia: egli tornerà depresso, ma sarà sempre lo stesso.
Si riprenderà e proseguirà la sua strada con successo.

RACCONTO TRATTO DAL LIBRO "Gli statali. Gioie e dolori per il posto fisso”
Scritto da Arduino Rossi
Morpheo editore – Narrativa
presente in IBS e altre librerie online
http://www.morpheoedizioni.it/Gli_Statali.htm

04/4 L'INGENUO (Racconto di Arduino Rossi)


La mia ditta tessile va a meraviglia: non riusciamo a soddisfare tutte le ordinazioni.
Il mio matrimonio non ha contrasti: mia moglie è stupenda in tutti i sensi.
Forse la nostra convivenza è accompagnata da un po' di noia, dovuta all'abitudinario ripetersi di situazioni sempre uguali.
La colpa è mia: sono placido di carattere e amo la quiete.
Il mio più grande "ideale" sarebbe stato ed è quello di dormire tutto il giorno su una spiaggia assolata, circondato da belle ragazze, ma avevo raggiunto l'età matura e non avevo una rendita, che ci avrebbe permesso di realizzare i miei sogni: cercai un impiego statale come ripiego e minor male.
Dopo alcuni concorsi con esito negativo vinsi un posto nell'Associazione Fiscale sui Prodotti Finiti: un istituto di controllo sulla produzione di tessuti, di porcellane e di prodotti agricoli.
I settori interessati erano molto ampi e non si poteva seguire l'intera produzione: noi facevamo delle verifiche a scandaglio e riducevano il lavoro a poco.
Ero stato assunto al limite dell'età consentita, trentacinque anni, perché sino ad allora avevo studiato.
Avevo frequentato diversi corsi di laurea: lettere, storia, filosofia, sociologia e psicologia.
Mi ero interessato a numerosi altri argomenti e sapevo di tutto un po'; in ufficio mi chiamavano "l'intellettuale".
Terminate le poche pratiche giornaliere, le lunghe monotone ore rimanenti erano ravvivate da pettegolezzi, da discussioni che mi offrivano l'occasione di mostrare la mia cultura "universale".
Non avevo titoli universitari e i miei colleghi mi consideravano un fallito: -Silvio non sarà mai qualcuno!-
-Solo lo Stato lo poteva assumere!-
-Per me ha delle doti che non sa sfruttare, per la sua indolenza!-
Opportunità ne avevo avute: sarei potuto diventare un giornalista pubblicista, ma non avevo voluto allontanarmi dalla mia città, abbandonando amici e "amiche".
Dopo una giovinezza trascorsa sui libri, tra festicciole e bagordi sino a notte, avevo dovuto mettere la testa a posto e cercarmi un impiego stabile.
Gli interessi culturali non li avevo traditi mai, ma preferii poi concentrare i miei sforzi, nel tentativo di arricchirmi: mi unii con dei giovani decisi a farsi una fortuna giocando in Borsa.
Raggruppammo un piccolo capitale, valutammo statisticamente tutte le possibilità e scegliemmo i titoli più promettenti.
La società era nata sulla parola di alcuni amici e si era allargata, diventando in pochi anni una piccola finanziaria.
Le somme necessarie alle speculazioni, di settimana in settimana, erano sempre maggiori: si doveva aumentare la posta del gioco per seguire gli sviluppi più fruttuosi.
Mi indebitai, ma fiducioso del prossimo grande momento: infatti tutti i nostri titoli crebbero improvvisamente a livello vertiginosi.
Avevamo decuplicato il capitale investito e ciascuno ne aveva una parte consistente: non eravamo "ricchissimi, ma con un buon gruzzolo da spendere e da rinvestire.
Io scelsi di cedere la mia parte delle azioni: temevo un ribasso improvviso, che avrebbe annullato tre anni di accorte speculazioni.
I miei soci mi derisero: -Sei uno sciocco! Non è ancora il momento di realizzare!-
Risposi: -Dopo un grande rialzo c'è un altrettanto grande ribasso!-
Erano bravi ragazzi, ma i facili guadagni li avevano esaltati: mi disprezzavano per la mia scelta e mi trattavano come un disertore.
In ufficio i colleghi si complimentavano cordialmente: -Silvio! Ora ti puoi licenziare e crearti una tua attività!-
-Sei stato bravo! Sei un abile uomo d'affari!-
Il mio amico Dario sardonico mi disse, battendomi una mano sulla spalla: -Ne hai avuta di fortuna!-
Eravamo in buoni rapporti: egli mi confidava i suoi progetti e io mi fidavo di lui.
Dario si lamentava della sua "povertà": era convinto di essere ingiustamente privo di mezzi per farsi valere nella vita.
Io lo stimavo; gli spiegai i segreti del gioco finanziario, ma egli era troppo orgoglioso per accettare i consigli degli altri: -Lascia perdere, Silvio! Conosco meglio di te il metodo per far soldi. E' solo questione di tempo e la tua vincita sembrerà una cosa da ragazzini, in confronto alla mia!-
Lo sconsigliai di arrischiare denaro in quel periodo, perché era prossimo il crollo del mercato dei titoli borsistici.
Il testardo non mi ascoltò e si rovinò: la borsa subì un tracollo simile a quello del 1929.
I furbi si erano salvati, mentre i fessi si videro azzerare il valore delle loro azioni.
I miei cocciuti ex soci non avevano più nulla: la società era fallita e si incolpavano a vicenda, per la stoltezza di rischiare ogni giorno di più per avere sempre più denaro.
Le disavventure degli amici non mi riguardavano e quello fu per me un periodo favorevole: una bella ragazza, alla quale facevo la corte da anni, divenne la mia fidanzata.
Ero al culmine della felicità e non mi accorsi che l'invidia mi bruciava il terreno attorno.
Volevo intravvedere un'attività industriale e Dario mi consigliò di acquistare una fabbrica tessile: -Ha solo quaranta operai, ma ha un grosso fatturato!-
Dissi: -Costerà troppo! Mi basta un'officina con qualche dipendente!-
-Questo è un affare! I proprietari sono in crisi per cattiva gestione, però la ditta è sana: rilevala e vedrai quanti soldi farai!-
Elena, la mia ragazza, era entusiasta: -Accetta! Un'occasione così non ti capiterà più!-
Desiderava diventare la Signora padrona, stimata, riverita e invidiata.
Dario si incontrava segretamente con lei; voleva la mia fidanzata per capriccio: in realtà preferiva le ragazze decise ed emancipate, mentre Elena era la figlia giudiziosa di una buona famiglia di ceto medio.
Non era ricca, non aveva un padre vicino ai centri di potere; era timida, avveduta, sempre in ordine, garbata: non poteva interessare all'arrivista Dario.
Discussi con lui sino a bisticciare: -Elena non la tocchi!
Cercati qualche "signorina" adatta a uno come te!-
Ero deluso e sconcertato dalla cattiveria del prossimo: la mia fortuna mi aveva reso nemiche molte persone, che sino ad allora erano inoffensive.
La trattativa per l'acquisto dell'azienda tessile proseguiva con difficoltà: i titolari pretendevano troppi soldi.
-Signor Silvio Cordon! Vuole che le regaliamo questa ditta?
Nostro padre la creò per i suoi figli e noi abbiamo consumato la giovinezza e la salute per farla crescere!-
Risposi: -Le condizioni attuali della fabbrica sono pessime: esistono due ipoteche e i macchinari sono da rinnovare!-
Essi erano abili a contrattare.
A fatica ottenni un prezzo che reputai onesto.
Fui un ingenuo: non controllai l'ammontare dei debiti dell'industria, non feci valutare le condizioni degli impianti tecnici e dei capannoni.
Firmai il contratto davanti al notaio e pagai sino all'ultima lira, chiedendo un prestito alla banca.
Appena subentrai nella direzione ebbi la brutta sorpresa di scoprire le reali condizioni dell'azienda: erano più numerosi i debiti del valore effettivo della società "Le Tessiture Monticelli".
I titolari erano due imbroglioni, che agivano ai limiti della legalità: acquistavano ditte sull'orlo del fallimento e cercarono i "polli" per venderle, con un largo margine di guadagno.
Ero disperato: avrei dovuto liquidare la ditta e accollarmi il debito per tutta la vita.
Telefonai a Dario, ma non si fece trovare in casa.
Cercai Elena, ma era partita per l'Inghilterra per un corso di Lingua.
Nell'ufficio della ditta trascorsi una settimana a interpretare la contabilità: cercavo una via d'uscita, ma solo nuovi debiti rinvenivano nei registri.
Era sabato sera, gli impiegati se ne erano andati da ore: io non desistevo e speravo in un miracolo.
La società era stata fondata nel 1892 e trovai i documenti più antichi.
Ebbi tra le mani una vecchia mappa catastale sbiadita e la guardai senza alcuna attenzione: avevo gli occhi appannati, stanchi della vista di migliaia di scartoffie, di ogni forma e contenuto.
Fu il mio istinto a stimolare improvvisamente la mia curiosità su quel documento, apparentemente utile solo a qualche storico: erano indicate le proprietà della società.
Una nota in bella calligrafia del ragioniere contabile dell'epoca diceva: -Terreni di nessun valore, perché agricoli e paludosi!-
In cento anni la città si era espansa e quei terreni erano ora in una zona industriale.
Pensai: -Se la proprietà è rimasta alla ditta questo è un grosso colpo di fortuna!-
Al catasto risultò tutto regolare: ero io titolare della "Tessitura Monticelli", il legittimo proprietario di quell'area edificabile.
I due truffatori furono costretti a pagare una grossa ammenda per non aver denunciato il possesso di queste aree al fisco, di cui non sapevano nulla: quasi l'intero profitto del loro raggiro venne assorbito dallo Stato.
Dario era stato il loro complice e si era licenziato dall'ufficio per investire la sua parte di guadagno, avuta a mie spese.
Incappò in un disonesto come lui, ma più furbo di lui, che lo derubò di tutti i suoi soldi.
Elena ritornò dall'Inghilterra e acconsentì a sposarmi.
Io stesso, quando ripenso a questi fatti, li riterrei inverosimili se non li avessi vissuti.

RACCONTO TRATTO DAL LIBRO "Gli statali. Gioie e dolori per il posto fisso”
Scritto da Arduino Rossi
Morpheo editore – Narrativa
presente in IBS e altre librerie online
http://www.morpheoedizioni.it/Gli_Statali.htm

04/4 Provincia di Bergamo sarà presente alla Fiera Edil2010 (Prov.Bergamo


PROVINCIA DI BERGAMO

UFFICIO STAMPA
Bergamo, 6 aprile 2010
COMUNICATO STAMPA
La0(Fiera di Bergamo dall’8 all’11 aprile 2010), con uno stand del settore Grandi infrastrutture, Pianificazione territoriale ed Expo, che vedrà anche la presenza dei settori Attività produttive e Turismo e Protezione civile, Attività giovanili e Politiche montane.
Verranno illustrate le attività di informazione e comunicazione avviate dall’assessore Silvia Lanzani per coinvolgere la cittadinanza nel percorso che condurrà verso l’Expo 2015 di Milano: brochure sull’Esposizione universale e sul tema “Nutrire il pianeta energia. Energia per la vita”, materiale illustrativo e l’expometro, un simpatico questionario rivolto ai giovani e giovanissimi per “testare” le proprie conoscenze sull’Expo.
La consapevolezza del rilievo che questa manifestazione internazionale potrebbe assumere per l’intero territorio induce infatti a pensare ad un attivo coinvolgimento del territorio e soprattutto dei giovani.
Il recente successo della giornata “I giovani e l’Expo”, dello scorso 20 marzo, con la straordinaria partecipazione di oltre 500 giovani, dimostra l’attenzione che il territorio e la cittadinanza hanno rivolto a questo tema.
In un’ottica di cooperazione sinergica, la Provincia di Bergamo ha riunito tutte le istituzioni locali (Camera di Commercio, Comuni, Comunità montane, Università degli Studi di Bergamo, oltre al settore turistico) intorno a un tavolo, che si sta riunendo con cadenza mensile, per concertare le diverse iniziative e progetti.

04/4 Inter a Mosca per i quarti di Champions (Gustavo Longhi)


A Mosca per i quarti di Champions l'Inter avrà il ritorno: giocherà con il Cska.
Giocheranno Milito-Eto'o-Pandev e Sneijder, al centro campo avremo Motta.
Stankovic e Cambiasso staranno in difesa, con portiere Julio Cesar,: inoltre avremo Maicon, Lucio, Samuel e Zanetti.
Rimarrà in panchina Balotelli.

04/4 Chiusa la centrale Enel di Civitavecchia (Luigi Rossi)


La centrale Enel di Torre Valdaliga Nord sarà chiusa per ordine del sindaco di Civitavecchia: rimarrà chiusa per 15 giorni.
Nella centrale termoelettrica, dove avvenne il grave incidente con un morto e alcuni feriti, però, assicura la società Enel Produzione SpA, sono in corso i controlli per accertare la sicurezza: si poteva operare anche con gli impianti funzionamenti.
La vita umana dei lavoratori sta prima sempre delle necessità economiche: è preferibile rivedere impianti e centrali, non solo a Civitavecchia.

04/4 Bertone eil papa forte del 3° Millennio (Arduino Rossi)


Cardinal Bertone parla con orgoglio del papa: “Nella settimana santa Benedetto XVI ha avuto 'il sostegno di una piazza San Pietro colma e con molti giovani. E' un Papa forte, il Papa del terzo millennio”.
Da da Santiago il segretario di Stato Vaticano reagisce alle accuse del settimanale tedesco Die Zeit: il prelato nega che nel 1998 ci fu per il prete pedofilo, Usa Murphy. Il blocco delle procedure disciplinari.
Bertone mostra le sue carte: “Non è vero, abbiamo documentato il contrario”.
Ora forse, per le menti intelligenti e oneste, non rimane che vedere tutto questo polverone con cautela, quantomeno.

04/4 Cardinal Poletto e l'anagrafe abortista (Arduino Rossi)


I clandestini non possono denunciare i figli nati all'anagrafe e così possono decidere di abortire.
Lo afferma il Cardinal Poletto, arcivescovo di Torino: “E' necessario superare e chiarire questo scoglio degli immigrati clandestini che non possono denunciare all'anagrafe la nascita dei loro figli e che, quindi, possono essere spinti ad abortire”.
Per questo ha scritto una lettera aperta agli eletti del nuovo Consiglio regionale piemontese.
Il problema dei clandestini però è un altro: non dovono esistere persone non registrate sul nostro territorio nazionale, ne va della stessa salute e sicurezza dei clandestini.