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22 apr 2011

Pasqua e passione di Gesù - Vangelo S. Giovanni



L'ORA DI GESU': LA PASQUA DELL'AGNELLO DI DIO

1. L'ULTIMA CENA DI GESU' CON I SUOI DISCEPOLI

La lavanda dei piedi

 1  Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.  2  Mentre cenavano, quando gia il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo,  3  Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava,  4  si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.  5  Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. 6  Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?».  7  Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo».  8  Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me».  9  Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!».  10  Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti».  11  Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi».
 12  Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto?  13  Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono.  14  Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.  15  Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.  16  In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato.  17  Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica.  18  Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno 19  Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono.  20  In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

Annunzio del tradimento di Giuda

 21  Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà».  22  I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse.  23  Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù.  24  Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?».  25  Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?».  26  Rispose allora Gesù: «E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone.  27  E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto».  28  Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo;  29  alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri.  30  Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.

L'addio

 31  Quand'egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.  32  Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.  33  Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho gia detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire.  34  Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.  35  Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».
 36  Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi».  37  Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!».  38  Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte».

Cap. 14
 1  «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.  2  Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto;  3  quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.  4  E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
 5  Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?».  6  Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.  7  Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».  8  Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».  9  Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?  10  Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.  11  Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
 12  In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.  13  Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio.  14  Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
 15  Se mi amate, osserverete i miei comandamenti.  16  Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre,  17  lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi.  18  Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi.  19  Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.  20  In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi.  21  Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
 22  Gli disse Giuda, non l'Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?».  23  Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.  24  Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
 25  Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi.  26  Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.  27  Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.  28  Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.  29  Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.  30  Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me,  31  ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui».

Cap. 15

La vera vita

 1  «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.  2  Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.  3  Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato.  4  Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.  5  Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.  6  Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.  7  Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.  8  In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.  9  Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.  10  Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.  11  Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
 12  Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.  13  Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.  14  Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.  15  Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.  16  Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.  17  Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

I discepoli e il mondo

 18  Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.  19  Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.  20  Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.  21  Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.  22  Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato.  23  Chi odia me, odia anche il Padre mio.  24  Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio.  25  Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione.
 26  Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza;  27  e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.

Cap. 16
 1  Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi.  2  Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.  3  E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me.  4  Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato.

La venuta del Paraclito

Non ve le ho dette dal principio, perché ero con voi.
 5  Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai?  6  Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore.  7  Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.  8  E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.  9  Quanto al peccato, perché non credono in me;  10  quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più;  11  quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.
 12  Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.  13  Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.  14  Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.  15  Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà.

L'annunzio di un pronto ritorno

 16  Ancora un poco e non mi vedrete; un pò ancora e mi vedrete».  17  Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: «Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un pò ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?».  18  Dicevano perciò: «Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».  19  Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un pò ancora e mi vedrete?  20  In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.
 21  La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo.  22  Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e  23  nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla.
In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.  24  Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
 25  Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre.  26  In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi:  27  il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio.  28  Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre».  29  Gli dicono i suoi discepoli: «Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini.  30  Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».  31  Rispose loro Gesù: «Adesso credete?  32  Ecco, verrà l'ora, anzi è gia venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
 33  Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!».

Cap. 17

La preghiera di Gesù

 1  Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te.  2  Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.  3  Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.  4  Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare.  5  E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.
 6  Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola.  7  Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te,  8  perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.  9  Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi.  10  Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro.  11  Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.
 12  Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura.  13  Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia.  14  Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
 15  Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.  16  Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.  17  Consacrali nella verità. La tua parola è verità.  18  Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo;  19  per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità.
 20  Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me;  21  perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
 22  E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola.  23  Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.
 24  Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.
 25  Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato.  26  E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

Cap. 18

2. LA PASSIONE

L'arresto di Gesù

 1  Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli.  2  Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli.  3  Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi.  4  Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?».  5  Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. 6  Appena disse «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra.  7  Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno».  8  Gesù replicò: «Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano».  9  Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato».  10  Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco.  11  Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?».

Gesù davanti ad Anna e a Caifa. Rinnegamenti di Pietro

 12  Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono  13  e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno.  14  Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: «E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo».
 15  Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote;  16  Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro.  17  E la giovane portinaia disse a Pietro: «Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?». Egli rispose: «Non lo sono».  18  Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
 19  Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina.  20  Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto.  21  Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto».  22  Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?».  23  Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?».  24  Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote.
 25  Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono».  26  Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?».  27  Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

Gesù davanti a Pilato

 28  Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.  29  Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest'uomo?».  30  Gli risposero: «Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato».  31  Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno».  32  Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire.
 33  Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?».  34  Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?».  35  Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?».  36  Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».  37  Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».  38  Gli dice Pilato: «Che cos'è la verità?». E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui nessuna colpa.  39  Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?».  40  Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

Cap. 19
 1  Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.  2  E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano:  3  «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.  4  Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa».  5  Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l'uomo!».  6  Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa».  7  Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
 8  All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura  9  ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: «Di dove sei?». Ma Gesù non gli diede risposta.  10  Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?».  11  Rispose Gesù: «Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande».

La condanna a morte

 12  Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare».  13  Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà.  14  Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!».  15  Ma quelli gridarono: «Via, via, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i sommi sacerdoti: «Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare».  16  Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

La crocifissione

 17  Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota,  18  dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo.  19  Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei».  20  Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco.  21  I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei».  22  Rispose Pilato: «Ciò che ho scritto, ho scritto».

La divisione dei vestiti

 23  I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo.  24  Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura:

Si son divise tra loro le mie vesti 
e sulla mia tunica han gettato la sorte.

Gesù e sua madre

E i soldati fecero proprio così.
 25  Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.  26  Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!».  27  Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

La morte di Gesù

 28  Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete».  29  Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.  30  E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò.

Il colpo di lancia

 31  Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via.  32  Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui.  33  Venuti però da Gesù e vedendo che era gia morto, non gli spezzarono le gambe,  34  ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.
 35  Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.  36  Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso 37  E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

La sepoltura

 38  Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.  39  Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.  40  Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei.  41  Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto.  42  Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino.

Cap. 20

3. IL GIORNO DELLA RISURREZIONE

La tomba vuota

 1  Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.  2  Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».  3  Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro.  4  Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.  5  Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.  6  Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra,  7  e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.  8  Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.  9  Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.  10  I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa.

L'apparizione a Maria di Magdala

 11  Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro  12  e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.  13  Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto».  14  Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.  15  Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo».  16  Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro!  17  Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».  18  Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.

Apparizione ai discepoli

 19  La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».  20  Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.  21  Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi».  22  Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo;  23  a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
 24  Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.  25  Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
 26  Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».  27  Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!».  28  Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».  29  Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».

4. PRIMA CONCLUSIONE

 30  Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro.  31  Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Cap. 21

EPILOGO

Apparizione sulla sponda del lago di Tiberiade

 1  Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così:  2  si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli.  3  Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
 4  Quando gia era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.  5  Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No».  6  Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.  7  Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E' il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare.  8  Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
 9  Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.  10  Disse loro Gesù: «Portate un pò del pesce che avete preso or ora».  11  Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò.  12  Gesù disse loro: «Venite a mangiare». Enessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore.
 13  Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce.  14  Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.
 15  Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16  Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle».  17  Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. 18  In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». 19  Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».
 20  Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?».  21  Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore, e lui?».  22  Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi».  23  Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?».

Conclusione

 24  Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera.  25  Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe

26 gen 2014

Crimine e bugie, la verità da dire non in Italia o la paghi cara.

Scusate se mi sfogo, ma qualcuno mi deve svegliare da questo incubo: vi racconterò le mie vicissitudini.
Ho scritto in questo blog, tempo fa, la verità, tutta la verità,  solo la verità,  anche su un quasi di 40 anni, che beve, si droga, ma ha la copertura del decoro, della piccola borghesia lombarda.
Così,  stanco di prepotenze, di insulti, di calunnie assurde, di minacce di morte, andai a denunciarlo, ma non avevo le prove di ciò che dicevo, in conseguenza non lo feci, ma mi limitai a scriverlo.
Lui mi ha querelato ed ora trovo assurdo, perché la verità ti libera, dice la Bibbia, ma a quanto pare la giustizia italiana non conosce la verità. 

3 mag 2012

Salmo 119 - Elogio della legge divina


Cap. 119

Elogio della legge divina

 1  Alleluia.Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
 2  Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

 3  Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
 4  Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

 5  Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
 6  Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
 7  Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
 8  Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

 9  Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
 10  Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
 11  Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
 12  Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
 13  Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
 14  Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
 15  Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
 16  Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

 17  Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
 18  Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
 19  Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
 20  Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
 21  Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
 22  Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
 23  Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
 24  Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

 25  Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
 26  Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
 27  Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
 28  Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
 29  Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
 30  Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
 31  Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
 32  Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

 33  Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
 34  Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
 35  Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
 36  Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
 37  Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
 38  Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
 39  Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
 40  Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

 41  Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
 42  a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
 43  Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
 44  Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
 45  Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
 46  Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
 47  Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
 48  Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

 49  Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
 50  Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
 51  I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
 52  Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
 53  M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
 54  Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
 55  Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
 56  Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

 57  La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
 58  Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
 59  Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
 60  Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
 61  I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
 62  Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
 63  Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
 64  Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

 65  Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
 66  Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
 67  Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
 68  Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
 69  Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
 70  Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
 71  Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
 72  La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

 73  Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
 74  I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
 75  Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
 76  Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
 77  Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
 78  Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
 79  Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
 80  Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

 81  Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
 82  Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: «Quando mi darai conforto?».
 83  Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
 84  Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

 85  Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
 86  Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
 87  Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
 88  Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

 89  La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
 90  La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
 91  Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
 92  Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
 93  Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
 94  Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
 95  Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
 96  Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

 97  Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
 98  Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
 99  Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.

 100  Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
 101  Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
 102  Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
 103  Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
 104  Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

 105  Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
 106  Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
 107  Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
 108  Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
 109  La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
 110  Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
 111  Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
 112  Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

 113  Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
 114  Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
 115  Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
 116  Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
 117   Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
 118  Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
 119  Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
 120  Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

 121  Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
 122  Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
 123  I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
 124  Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

 125  Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
 126  E' tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
 127  Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
 128  Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

 129  Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
 130  La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
 131  Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
 132  Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
 133  Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
 134  Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
 135  Fà risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
 136  Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

 137  Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
 138  Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
 139  Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
 140  Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
 141  Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
 142  La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
 143  Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
 144  Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

 145  T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
 146  Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
 147  Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
 148  I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
 149  Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
 150  A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
 151  Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
 152  Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

 153  Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
 154  Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
 155  Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
 156  Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
 157  Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
 158  Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
 159  Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
 160  La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

 161  I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
 162  Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
 163  Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
 164  Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
 165  Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
 166  Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
 167  Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
 168  Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

 169  Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
 170  Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
 171  Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
 172  La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
 173  Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
 174  Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
 175  Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
 176  Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


8 feb 2019

Verità e giustizia, da urlare contro il mondo - Arduino Rossi


Il sistema dell’informazione mondiale è palesemente bugiardo, contraddittorio e in mano a degli istrioni che paragonarli alle prostitute significa offendere pesantemente le poverine.
Costoro parlano di diritti umani, ma in modo…molto strano: come avvocati delle cause perse sarebbero già morti di fame, ma l’ipocrisia del ceto medio mondiale non perdona e ciò che è evidente loro non lo vedono.
Così ecco gli interventi umanitari, con i bombardieri, gli embarghi contro questi o quelli che uccidono civili in massa, ma che sono leciti e ….moralmente obbligati, per far saltare regimi …ostili agli interessi degli Stati Uniti.
La verità ti libera dalla guerra e dalle stragi….umanitarie, per esempio.

19 mag 2012

Salmo 85 --Preghiera per la pace e la giustizia


Cap. 85

Preghiera per la pace e la giustizia

 1  Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.
 2  Signore, sei stato buono con la tua terra,
hai ricondotto i deportati di Giacobbe.
 3  Hai perdonato l'iniquità del tuo popolo,
hai cancellato tutti i suoi peccati.
 4  Hai deposto tutto il tuo sdegno
e messo fine alla tua grande ira.
 5  Rialzaci, Dio nostra salvezza,
e placa il tuo sdegno verso di noi.
 6  Forse per sempre sarai adirato con noi,
di età in età estenderai il tuo sdegno?
 7  Non tornerai tu forse a darci vita,
perché in te gioisca il tuo popolo?
 8  Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.

 9  Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annunzia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli,
per chi ritorna a lui con tutto il cuore.
 10  La sua salvezza è vicina a chi lo teme
e la sua gloria abiterà la nostra terra.
 11  Misericordia e verità s'incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
 12  La verità germoglierà dalla terra
e la giustizia si affaccerà dal cielo.

 13  Quando il Signore elargirà il suo bene,
la nostra terra darà il suo frutto.
 14  Davanti a lui camminerà la giustizia
e sulla via dei suoi passi la salvezza.


25 lug 2010

Verità, giustizia e libertà


Ora l'arma più potente che si ha per cercare un po' di giustizia è la verità: solo chi denuncia gli inganni, i giochi del potere e la logica da lacchè di troppi personaggi con cattiva memoria, può far qualcosa.
Il rischio in questo caso è quello che a pagare sono i soliti, mentre i veri colpevoli se ne escono con poco o nulla.

26 lug 2016

Verità, giustizia e libertà, ecco le tre parole magiche che ci rendono degni di essere degli esseri umani

Chi non ama queste tre parole, magari le usa e abusa, ma non ama la verità, la giustizia e odia il servilismo, è  solo un servo del dio quattrino, dello sterco trionfante su tutto e su tutti, tipico di questo periodo storico.
Non c'è  politicante che non si riempa la boccaccia di tali termini e che non ne tradisca il senso.
Il potere va con la bramosia del denaro, quindi ecco a voi mafie e curruzione.
Quindi, i pochi uomini liberi, non si mettano a servizio dei potenti, ma siano scaltri come serpenti e innocenti come colombe, come insegnò  Gesù  Cristo.

1 mar 2014

Crimine, la verità in Italia è punibile con il carcere

La verità è un crimine per la giustizia italiana, dire la verità su qualcuno, senza violare la sua privacy, semplicemente, raccontando ciò che non fa, è un reato grave, punibile anche con il carcere, se non finisse, solitamente, davanti al giudice di pace, quindi punibile con un'ammenda, quando si riesce a giungere ad una sentenza.
La verità fa male alla casta, ai suoi figli legittimi e ... illegittimi, quindi deve essere censurata.

9 dic 2018

Cristiani e verità, giustizia e voglia di semplicità - ARDUINO ROSSI

https://notizienews1.blogspot.com/

Mentre preti, pope e pastori alzano il dito medio, dal pulpito, mentre gli ipocriti e satanici fanno denaro, fatto legittimo, ma lo usano non per tutti, i poveri, la lotta per difendere l'ambiente, dare lavoro decente ai disoccupati, contro il cancro e le nuove o le vecchie malattie, ma per riempirsi di oggetti inutili, per feticismo. 
Il cristianesimo conosce una grande verità, la carità: che si veste di semplicità, di essenzialità e di lavoro per mantenersi dando tutto il resto ai poveri. 
Ovviamente non spreca le ricchezze degli ultimi, ma li spende con accuratezza, perché non sono soldi suoi, del cristiano e un giorno Dio gli chiederà come li ha usati, non solo i denari, ma tutti i talenti, da far fruttare con buona volontà. 

23 lug 2011

Giustizia - Salvatore Parolisi, Michele Misseri Melania Rea, Sarah Scazzi, Yara Gambirasio, la giustizia attende




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Melania Rea ha il suo assassino, almeno per gli inquirenti e il caporalmaggiore Salvatore Parolisi, oltre che amante della soldatessa Ludovica: pare che le prove raccolte siano sufficienti per portarlo al processo, è in prigione e si difende con altre verità improbabili e confuse, con troppe contraddizioni.
Sarah Scazzi avrà sicuramente giustizia, solo lo zio Michele Cosimo prosegue nei suoi goffi tentativi di farsi colpevole: ora vedremo pure lui, al più presto possibile, nel dibattimento processuale.
Yara Gambirasio invece non ha ancora giustizia e il suo assassino ha lasciato il suo Dna.

5 ott 2010

Denaro e paradiso . I cattolici e l’economia globale


 

 

Ettore Gotti Tedeschi
Rino Cammilleri

Volume edito da Lindau di 155 pag.

Nuova edizione ampliata con un commento all'enciclica "Caritas in veritate"

01 Settembre 2010

Fonte come da titolazione, rilevato da Ciani Vittorio x l'Ufficio Documentazione Diocesi Piacenza-Bobbio.

Indice

Pag. 9. Prefazione, card. Tarcisio Bertone

Pag. 15. Premessa

Pag. 17. Introduzione


DENARO E PARADISO

Pag. 23 1. L'economia

Pag. 49 2. Il capitalismo

Pag. 79 3. La globalizzazione

Pag. 105 4. Economia ed etica

Pag. 125 5. Conclusione

Pag. 139 6. La crisi dell'uomo, la crisi economica e l'Enciclica «Caritas in Veritate»

Premessa

Poiché il capitalismo ha origini cristiane e su queste si fonda ancora oggi nonostante le eresie che l'hanno deformato, l'economia di mercato e la globalizzazione che stiamo vivendo sono ancora il sistema che meglio permette all'uomo di valorizzarsi, meglio di altri e nonostante tutto. Dal mo­mento che non esiste un'«economia cattolica» (esistono semmai i cattolici che possono gestirla), è opportuno superare molti luoghi comuni e chiarire tanti pregiudizi. Questo libro propone una serie di riflessioni su vari argomenti: sull'economia di mercato, sul capitalismo, sulla globalizzazione, sulla morale in economia. Proprio per rivedere tanti pregiudizi.

È stato scritto per far capire che l'economia, il mercato, il capitalismo e la globalizzazione non sono di per sé un male e non sono pericolosi: essi sono strumenti neutri nelle mani dell'uomo. È stato scritto anche per spiegare ai non cattolici, nonché ai cattolici meno convinti, che la morale cattolica in economia rappresenta un potenziale vantaggio competitivo da esaltare piuttosto che reprimere. La morale cattolica non è mai stata contro il capitalismo o le leggi del mercato né un ostacolo allo sviluppo, anzi. E questo libro vorrebbe tentare di riconciliare, in piena globalizzazione e crisi economica mondiale, morale e mercato, mostrando i reciproci benefici che l'una può portare all'altro: la morale può rendere più efficace il mercato, l'economia e la ricchezza non impediscono una vita pienamente cristiana.


Chi domanda è l'intellettuale polemico e curioso, chi risponde è l'economista pratico e non accademico. Entrambi sono sensibili al problema dell'uomo, preoccupati di orientare gli sforzi dell'economia verso il di lui bene.

(…) (…)

Capitolo 6 (pagg. 139-154)

La crisi dell'uomo, la crisi economica e l'Enciclica «Caritas in Veritate»

Tra la prima edizione e questa nuova del 2010 molte cose sono accadute. Soprattutto, ai fini del nostro discorso, è intervenuta l'enciclica Caritas in veritate (29 giugno 2009) dell'attuale pontefice, Benedetto XVI, che l'ha promulgata nel quinto anno del suo pontificato.

Due frasi di essa mi sembra opportuno citare a mo' di esergo prima di procedere alle consuete domande-risposte, anche perché paiono, a tutt'oggi, riassumere la strategia di questo pontificato: «Senza Dio l'uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia»; e: «La ragione senza la fede è destinata a perdersi nell'illusione della propria onnipotenza. La fede senza la ragione rischia l'estraniamento dalla vita concreta delle persone».

Veniamo dunque a noi. Leggo nell'enciclica:

Pubblicando nel 1967 l'enciclica Populorum progressio, il mio venerato predecessore Paolo VI (...) ha affermato che l'annuncio di Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo (...). A oltre quarant'anni dalla pubblicazione dell'enciclica, intendo rendere omaggio e tributare onore alla memoria del grande pontefice Paolo VI, riprendendo i suoi insegnamenti sullo sviluppo umano integrale e collocandomi nel percorso da essi tracciato, per attualizzarli nell'ora presente. Questo processo di attualizzazione iniziò con l'enciclica Sollieitudo rei socialis, con cui il Servo di Dio Giovanni Paolo II volle commemorare la pubblicazione della Populorum progressio in occasione del suo ventennale. Fino ad allora, una simile commemorazione era stata riservata solo alla Rerum novarum. Passati altri vent'anni, esprimo la mia convinzione che la Populorum progressio merita di essere considerata come «la Rerum novarum dell'epoca contemporanea», che illumina il cammino dell'umanità in via di unificazione.

Dunque, la Caritas in veritate è uscita con due anni di ritardo rispetto alla commemorazione enunciata. Come mai?

Il Santo Padre, anche   ritengo   su suggerimento del Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, sembra aver percepito che la crisi economica incombente avrebbe modificato il contesto stesso cui si riferiva l'enciclica. Sia nelle considerazioni, sia nelle raccomandazioni. È vero, un'enciclica sulla Dottrina Sociale non può essere una lezione di economia, essa è un richiamo pastorale e dottrinale a vescovi, sacerdoti e fedeli riferito al comportamento dell'uomo a fronte di specifici problemi. Come tale un'enciclica è «senza tempo», anche se, dovendo riferirsi a problemi ben precisi e attuali, è «nel tempo». Questa enciclica è una specie di lezione sulla volontà di Dio, che nel caso specifico è stata costretta a occuparsi di economia. Meglio: è stata costretta a occuparsi dell'uso dello strumento economico secondo i fini per cui è stato adottato, il senso che gli è stato dato nel momento specifico considerato dall'enciclica. Nel 2007 le prospettive dell'economia e del ruolo delle grandi nazioni non erano chiare, si era alla vigilia di un grande cambiamento sospettato, sì, ma ancora non chiaramente definibile. Così, appare comprensibile la volontà di rinvio dell'uscita dell'enciclica per coglierlo meglio. Questa volontà di attendere fu provvidenziale perché permise di chiarire una serie di fatti che, spiegando meglio l'origine vera della crisi economica e le sue conseguenze, divennero illuminanti nella diagnosi e nelle raccomandazioni.

È stata giustamente definita «la Rerum Novarum dell'epoca contemporanea». Secondo me lo è anche per il suo profondo realismo e la relazione assoluta tra fede e ragione, tanto affermata dal questo Papa che sa prendere gli uomini «per la testa» e non solo per il cuore. La Rerum Novarum fu promulgata nel 1891 (anche se preparata l'anno precedente), in un periodo molto influenzato da fenomeni economici nuovi e complessi. In quell'enciclica Leone XIII indicò nella concentrazione del potere economico un pericolo per l'uomo. Qualcuno si affrettò subito a leggere in tale considera­zione una volontà anticapitalista di quel Papa. Invece, proprio nello stesso anno della preparazione dell'enciclica (1890), era stato approvato negli Stati Uniti lo Sherman Act, legge anti-monopoli o trust che regolava appunto la concentrazione di potere economico, riconosciuta dannosa al mercato e agli operatori economici. Ecco, dunque, la razionalità della fede (e, naturalmente, della morale). Vedremo oltre come anche per la Caritas in veritate risalta la razionalità dell'indicare le vere ragioni, morali e economiche, dell'attuale crisi, già anticipate dalle due encicliche richiamate da Benedetto XVI: Humanae vitae (1968) e Populorum progressio (1967) di Paolo VI, scritte più di quarant'anni prima.

Pesco ancora nel testo e cito:

Con la Lettera apostolica Octogesima adveniens del 1971, Paolo VI trattò poi il tema del senso della politica e del pericolo costituito da visioni utopistiche e ideologiche che ne pregiudicavano la qualità etica e umana. Sono argomenti strettamente collegati con lo sviluppo. Purtroppo le ideologie negative fioriscono in continuazione. Dall'ideologia tecnocratica, particolarmente radicata oggi, Paolo VI aveva già messo in guardia, consapevole del grande pericolo di affidare l'intero processo dello sviluppo alla sola tecnica, perché in tal modo rimarrebbe senza orientamento. La tecnica, presa in se stessa, è ambivalente. Se da un lato, oggi, vi è chi propende ad affidarle interamente detto processo di sviluppo, dall'altro si assiste all'insorgenza di ideologie che negano in toto l'utilità stessa dello sviluppo, ritenuto radicalmente anti-umano e portatore solo di degradazione. Così, si finisce per condannare non solo il modo distorto e ingiusto con cui gli uomini talvolta orientano il progresso, ma le stesse scoperte scientifiche, che, se ben usate, costituiscono invece un'opportunità di crescita per tutti. L'idea di un mondo senza sviluppo esprime sfiducia nell'uomo e in Dio. È, quindi, un grave errore disprezzare le capacità umane di controllare le distorsioni dello sviluppo o addirittura ignorare che l'uomo è costitutivamente proteso verso l'«essere di più». Assolutizzare ideologicamente il progresso tecnico oppure vagheggiare l'utopia di un'umanità tornata all'originario stato di natura sono due modi opposti per separare il progresso dalla sua valutazione morale e, quindi, dalla nostra responsabilità.

Ancora:

«I diritti individuali, svincolati da un quadro di doveri che conferisca loro un senso compiuto, impazziscono e alimentano una spirale di richieste praticamente illimitata (…). Se, invece, i diritti dell'uomo trovano il proprio fondamento solo nelle deliberazioni di un'assemblea di cittadini, essi possono essere cambiati in ogni momento».

Ora, la domanda è: quali problemi reali influenzano l'enciclica nelle sue considerazioni e raccomandazioni?

Vorrei distinguere tre categorie di problemi reali: quelli che hanno originato la crisi economica contemplata dall'enciclica, quelli che hanno concorso ad ampliarla e quelli che dovrebbero risolverla ma vengono ritenuti pericolosi. Nel primo gruppo ha particolare rilevanza il crollo della natalità verificatosi negli anni 1975-80 nel mondo occidentale: troviamo le necessarie considerazioni su questo problema nei capitoli primo e secondo dell'enciclica. Nel secondo gruppo, tra le cause che concorrono ad ampliare la crisi (tramite il cattivo uso di strumenti di carattere politico, economico e finanziario), va segnalato il pensiero nichilistico dominante; questo, separando idee e comportamenti da qualsiasi verità o valore assoluto, porta a considerare l'uomo un animale, pur intelligente, da soddisfare solo in via materiale e costi quel che costi. In verità tutta l'enciclica è riferita a questo problema; per intenderlo specificamente è necessario leggerne bene l'«Introduzione» e la «Conclusione». Soprattutto l'«Introduzione», che, in questa prospettiva, equivale al primo comandamento del Decalogo. Quest'ultimo è necessario capirlo e condividerlo per accettare compiutamente i successivi. Nel terzo gruppo, infine, abbiamo le possibili soluzioni della crisi, che si dovrebbe ottenere tramite l'uso dei soliti strumenti tecnici attualmente idolatrati. Troviamo le considerazioni riferite a questa categoria di problemi nel capitolo sesto dell'enciclica.

Citazione:

«È importante inoltre evidenziare come la via solidaristica allo sviluppo dei Paesi poveri possa costituire un progetto di soluzione della crisi globale in atto». Il Papa, poi, passa a insistere sul «rispetto per la vita, che non può in alcun modo essere disgiunto dalle questioni relative allo sviluppo dei popoli». Indi, stigmatizza il diffondersi di «una mentalità antinatalista che spesso si cerca di trasmettere anche ad altri Stati come se fosse un progresso culturale».

È questa la strategia di fondo dell'enciclica? Il messaggio che vuole comunicare agli uomini?

Forse questa non è la vera strategia dell'enciclica ma certamente ne è il messaggio di partenza. Se non c'è rispetto per la vita che cosa merita rispetto? Richiamando le aspirazioni dell'Humanae vitae di Paolo VI, implicitamente Benedetto XVI impone il richiamo principale dell'intera enciclica e, conseguentemente, prevede il crollo di ogni altro valore e/ o surrogato. Io credo che il messaggio di fondo dell'enciclica sia questo: uno strumento   come lo sono l'economia, la scienza e la tecnica   non può e non deve rivendicare autonomia morale; ciò produrrebbe danni irreparabili per l'uomo, come è infatti successo. E questo accade quando l'uomo perde il significato del vero e sottomette la verità alla propria libertà (che, nella visuale cattolica, è disordinata). L'autonomia morale di uno strumento è sintomo di confusione e di perdita della verità. Ne consegue che la stessa vita umana perde di significato, la dignità umana perde il suo valore e l'uomo diventa mezzo di produzione, di consumo, di risparmio.

Ma merita soffermarsi un attimo su questo punto del rispetto della vita, perché, se non è il messaggio di fondo, è senz'altro il fondamento del messaggio dell'enciclica. Infatti, negando la vita o subordinandola ad altri (presunti) valori, si producono realmente danni irreparabili. Perciò affermo chiaramente che l'origine della crisi attuale è soprattutto morale ed è dovuta proprio alla negazione della vita. Ricordiamoci che alla fine degli anni '60 i «profeti» neomalthusiani (prima quelli dell'università di Stanford, poi quelli del MIT-Massachussetts Institute of Technology) annunciarono che, se il tasso di crescita della popolazione avesse proseguito come negli anni precedenti (intorno al 4/4,5%), prima del 2000 centinaia di milioni (cifra poi ridimensionata in decine di milioni) di persone sarebbero morte per fame soprattutto in Asia e India. Questo la dice lunga sulle capacità predittive di sociologi ed economisti; infatti, ciò che poi è avvenuto contraddice in pieno i loro assunti. Nel mondo occidentale, che interruppe la natalità portandola, anzi, al di sotto dello zero, si sono create condizioni per la crisi, mentre nel mondo ex emergente, che ha continuato a far figli, si sono invece avuti sviluppo e creazione di ricchezza; e oggi quasi sostengono addirittura il mondo (ex) ricco (ed egoista). Noi occidentali abbiamo creduto di diventare più ricchi negando la vita e invece siamo diventati più poveri.

Ed ecco quel che è successo. Se la popolazione di un Paese ricco (e costoso) cessa di crescere, diminuisce   conseguentemente e progressivamente   l'accesso alla fase di produttività di giovani; per contro, aumenta il numero delle persone che escono dalle attività produttive e diventano un costo per la collettività. Questa, dunque, decresce sia in numero che in risorse. In pratica, nel sistema socio-economico aumentano i costi fissi; e, non potendosi ridurre le tasse, diminuiscono i risparmi e, dunque, le attività finanziarie. La reazione più naturale è a quel punto aumentare la produttività (il che equivale in pratica a fare gli straordinari) ma ciò ha un limite fisico. Certo, si può tentare con sistemi che cerchino di aumentare il potere di acquisto riducendo i costi (per esempio, la delocalizzazione in Asia di molte produzioni). Ma quando ciò non basta non rimane che un mezzo: il debito. O meglio, il consumismo a debito, che arriva agli eccessi che conosciamo. Il fatto è che l'abnorme espansione creditizia, il cattivo uso degli strumenti finanziari e quant'altro, sono stati effetti, non cause. Altrove va cercata l'origine degli attuali squilibri economici: nel non rispetto della vita umana.

Sempre partendo da citazioni:

«L'enciclica Humanae vitae sottolinea il significato insieme unitivo e procreativo della sessualità, ponendo così a fondamento della società la coppia degli sposi, uomo e donna (...I. Nella Populorum progressio, Paolo VI ha voluto dirci, prima di tutto, che il progresso è, nella sua scaturigine e nella sua essenza, una vocazione».

Con la Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II, sono le tre encicliche che la Caritas in veritate riprende. Perché proprio queste?

Come ho anticipato commentando l'Humanae vitae, quando non si hanno idee chiare sulla vita si equivoca sul ruolo dell'uomo, il quale da fine diventa mezzo e non è altro che un animale che basta soddisfare materialmente. Così, lo sviluppo   come avvertiva la Populorum progressio   non è più «integrale», cioè non tiene più conto dei veri bisogni dell'uomo. L'uomo non è il risultato dell'evoluzione di un bacillo frutto del caos. La Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II viene ricordata nella Caritas in veritate in vari punti, soprattutto nel capitolo sesto in cui si parla del rischio di idolatria delle tecniche. Nella Sollicitudo il Papa polacco fu profeta. Egli vide un uomo sempre più concentrato su filosofie positiviste, relativiste e nichiliste, un uomo che crede solo e sempre più nelle scienze e nelle tecniche, che crea strumenti sempre più sofisticati ma non matura in comprensione, sapienza, conoscenza e saggezza. Come potrà questo tipo d'uomo   si domandava Giovanni Paolo II   gestire siffatti strumenti? Rischierà che gli sfuggano di mano. Come infatti è successo e   si teme nel sesto capitolo della Caritas in veritate   succederà ancora se l'uomo non matura e ritrova, con la Verità, la vera saggezza.

Cominciamo, anche qui, con un paio di citazioni:

«La sapienza della Chiesa ha sempre proposto di tenere presente il peccato originale anche nell'interpretazione dei fatti sociali e nella costruzione della società». E la convinzione poi della esigenza di autonomia dell'economia, che non deve accettare "influenze" di carattere morale, ha spinto l'uomo ad abusare dello strumento economico in modo persino distruttivo».

Teologia, economia. Sembra che i sei capitoli nei quali la Caritas in veritate è divisa, volendo abbracciare tutta la realtà odierna,finiscano con l'essere in qualche misura scollegati tra loro. Ma noi sappiamo che c'è una «storia» che intendono raccontare, un filo che li unisce e conduce a conclusione, vero?

C'è fin dall'«Introduzione», in cui si spiega quale deve essere il principio di riferimento nell'uso di uno strumento come quello economico: il progetto di Dio, la verità della fede, la carità in questa verità.

Il primo capitolo ricorda le prospettive della Populorum progressio e della Humanae vitae sul valore della vita e sullo sviluppo integrale dell'uomo, si domanda se tali prospettive siano state realizzate e si risponde di no. Il secondo capitolo spiega i motivi del fallimento: chiusura alla vita, fraintendimento dell'uso dello strumento economico, sviluppo falsato, tecniche male usate, distribuzione della ricchezza non realizzata. Nel capitolo terzo si scava ulteriormente: ciò è avve­nuto perché l'economia e la tecnica hanno preteso autonomia morale. Ma non devono averne perché sono solo strumenti cui imporre, al contrario, un senso, in quanto ogni decisione economica e tecnica ha impatto morale. Il capitolo quarto propone di riprendere la responsabilità personale nelle azioni e nell'uso degli strumenti, giacché l'etica può essere solo personale. Lo strumento economico va usato per il bene comune secondo una gerarchia di fini; la Chiesa ha il diritto di riaffermare ciò perché ha la responsabilità della tenuta morale della società. La conseguenza di questo agire è trattata nel successivo capitolo quinto, che è riferito al bene comune. La responsabilità personale fa sì che occuparsi di economia voglia dire pensare agli altri, pensare ai popoli come a una sola famiglia con cui condividere sviluppo e benessere. Altrimenti   spiega il sesto capitolo   si cade in una nuova forma di pericoloso regresso, cagionato questa volta dall'autosufficienza delle tecniche. Sviluppando queste ultime e non conoscenza l'uomo si perde. Per questo è necessaria la Verità. Solo così si avrà un vero sviluppo.

Continuiamo col sistema delle citazioni dall'enciclica:

«Il mercato, lasciato al solo principio dell'equivalenza di valore dei beni scambiati, non riesce a produrre quella coesione sociale di cui pure ha bisogno per ben funzionare [...]. E oggi è questa fiducia che è venuta a mancare, e la perdita della fiducia è una perdita grave».

È un velato rimprovero al mondo dell'imprenditoria e della finanza?

Non lo credo affatto. Tutt'al più potrebbe essere un velato rimprovero a quegli uomini che si occupano di impresa e finanza dimenticando che si tratta di mezzi e che, dunque, necessitano di un fine per essere buoni e efficaci. È certamente vero che è venuto a mancare uno strumento essenziale in economia: la fiducia. La mancanza di fiducia provoca alti sovra costi e produce l'inceppamento di molti meccanismi nel sistema economico.

Parto, anche qui, da una citazione:

Opportunamente Paolo VI nella Populorum progressio sottolineava il fatto che lo stesso sistema economico avrebbe tratto vantaggio da pratiche generalizzate di giustizia, in quanto i primi a trarre beneficio dallo sviluppo dei Paesi poveri sarebbero stati quelli ricchi. Non si trattava solo di correggere delle disfunzioni mediante l'assistenza. I poveri non sono da considerarsi un «fardello», bensì una risorsa anche dal punto di vista strettamente economico. È tuttavia da ritenersi errata la visione di quanti pensano che l'economia di mercato abbia strutturalmente bisogno di una quota di povertà e di sottosviluppo per poter funzionare al meglio.

Qualcuno ha detto che questa enciclica invita a rinnovare il capitalismo. Se non sbaglio su «Il Sole 24 ORE», hai ribattuto che è la mancanza di buoni preti ad aver prodotto l'attuale crisi. Cosa intendevi dire?

Il futuro del capitalismo nel mondo intero non sarà legato a nuove formule o nuove vie. Il capitalismo e il mercato sono strumenti in continuo adattamento all'evoluzione delle strutture economiche. Il futuro del capitalismo è funzione di ciò che sarà l'uomo nel mondo, e il mondo stesso sarà ciò che gli uomini ne faranno. Dunque, tutto dipenderà dal senso che gli uomini daranno alla vita e alle proprie azioni. È infatti inutile biasimare gli uomini che non sanno dare senso all'economia e al capitalismo. Se la vita stessa non ha senso come si potrà darne uno all'uso di uno strumento? E questo insegnamento non si apprende nelle università, dove si insegna economia o finanza o scienze. Il senso soprannaturale della vita e il dovere della ricerca della Verità li insegnano   o dovrebbero farlo   solo i buoni preti. Una buona confessione o un buon ritiro spirituale in cui venga insegnato solo a cercare Dio e perciò la Verità, dà molto più «valore aggiunto» a un manager di tanti training professionali. I quali sono, certo, utili, ma restano mero mezzo per un fine. Se manca questo manca tutto.


«L'attività economica non può risolvere tutti i problemi sociali mediante la semplice estensione della logica mercantile. Questa va finalizzata al perseguimento del bene comune, di cui deve farsi carico anche e soprattutto la comunità politica. Pertanto, va tenuto presente che è causa di gravi scompensi separare l'agire economico, a cui spetterebbe solo produrre ricchezza, da quello politico, a cui spetterebbe di perseguire la giustizia mediante la ridistribuzione.»

Ora, tutti ritengono che la responsabilità dell'attuale crisi economica globale sia da attribuirsi prevalentemente alla finanza. Qui, però, si tira in ballo anche la politica. Dunque?

La responsabilità dell'attuale crisi non può essere della finanza. Questa, semmai, ha un'altra responsabilità, quella di averla aggravata. La politica ne ha di maggiori. Lo ammise lo stesso presidente Bush nell'ultima riunione del G20 cui partecipò: disse esplicitamente che il suo governo aveva sostenuto una crescita economica esageratamente a debito. Si ricordi che detto governo aveva persino previsto e strutturato ben due agenzie (Freddy & Fanny) per ovviare agli errori eventuali commessi nella concessione di credito e mutui. Anche Obama nel suo primo G20 confessò che gli americani avevano vissuto ben al di sopra delle proprie possibilità e per troppo tempo.

Ma in che senso si parla di responsabilità della politica? Per poter valutarla bisogna tenere presenti tante circostanze complesse e non semplificabili. Per un governo, la diminuzione della crescita del Pil (Prodotto Interno Lordo) è un fatto grave. Implica scarsa capacità governativa, il rafforzamento dell'opposizione e crollo di consensi alle elezioni. Significa minor budget per spese sociali e investimenti, significa sostenere la crescita a debito. Nel caso degli USA vuol dire dover ridurre le spese militari, e magari in un momento cruciale di pericoli bellici o terrorismo (si pensi all'11 settembre 2001) Vuol dire dover prevedere modifiche negli assetti di potere geopolitico nel futuro prossimo e nel compararsi a nazioni a maggiore crescita (per esempio, se gli USA, con 450 milioni di abitanti, crescono del 3% all'anno e la Cina, con 1,5 bilioni di abitanti, del 15%, è evidente che in breve il potere si sposterà in Cina). In pratica, la politica dovrà inventarsi qualcosa per sostenere il suo potere. Negli USA, negli ultimi dodici anni, hanno escogitato per le famiglie la crescita a debito, facendo lievitare, affinché aumentassero i consumi, il peso del loro debito sul Pil dal 68% del 1998 al 96% del 2008. Più 28% in dieci anni, equivalente a un tasso di crescita medio del 2,8% annuo. Oggi dette famiglie hanno perso gran parte del valore dei propri risparmi, del valore della casa (comprata a debito), del valore del fondo pensione; hanno alcune annate di debiti da pagare e un maggior rischio di disoccupazione. In pratica, le famiglie sono diventate sussidiarie ai bisogni dello stato (in fondo, quel che J.F. Kennedy auspicava già negli arali '60).

Nell'enciclica si parla del «danno che il "supersviluppo" procura allo sviluppo autentico, quando è accompagnato dal "sottosviluppo morale"

«(...). Non va dimenticato che il mercato non esiste allo stato puro. Esso trae forma dalle configurazioni culturali che lo specificano e lo orientano».

Dunque, per il Papa la causa della crisi è «morale». Cosa significa? Mi si passi l'espressione: il peccato cagiona anche crisi economiche?

Certamente il peccato, comportando sovvertimento dell'ordine naturale, provoca crisi: dell'uomo stesso, che perde riferimenti e valori, e da ciò, delle sue azioni, anche in quelle economiche, con conseguenze coerenti. Abbiamo già dimostrato che l'attuale crisi è originata dal peccato di negazione della vita. A differenza di quello che, istintivamente, qualsiasi buon cristiano risponderebbe all'opportuna domanda, cioè che l'uomo fu creato «ut operaretur», perché lavorasse, vorrei lanciare una provocazione dicendo che non è vero. L'uomo è stato creato affinché, anzitutto, pensasse. Se non lo facesse, lavorerebbe senza pensare che senso dare al proprio lavoro. Altrimenti potrebbe arrivare persino a maledire il proprio lavoro. Il punto è che la dignità dell'uomo non sta nel lavoro ma nel pensiero. Perciò l'uomo deve prima di tutto pensare bene per poter agire meglio. Il peccato confonde e corrompe sia il pensiero che azione dell'uomo. Ecco perché auspico che accorrano a supporto dei destini dell'umanità eserciti di buoni confessori, tanti santi Curati d'Ars capaci di renderci consapevoli della gravità del peccato e di farcelo odiare. Riscuotendo, con ciò, la gratitudine del mondo intero, psicanalisti inclusi.

Cito alcuni passi in cui si adombrano alcune soluzioni:

«Senza la guida della carità nella verità, questa spinta planetaria può concorrere a creare rischi di danni sconosciuti finora e di nuove divisioni nella famiglia umana».

Parla della globalizzazione, com'è evidente.

«L'economia integrata dei giorni nostri non elimina il ruolo degli Stati, piuttosto ne impegna i governi a una più forte collaborazione reciproca. Ragioni di saggezza e di prudenza suggeriscono di non proclamare troppo affrettatamente la fine dello Stato. In relazione alla soluzione della crisi attuale, il suo ruolo sembra destinato a crescere, riacquistando molte delle sue competenze».

«Per non dar vita a un pericoloso potere universale di tipo monocratico, il governo della globalizzazione deve essere di tipo sussidiario».

«Lo sviluppo integrale dei popoli e la collaborazione interna­zionale esigono che venga istituito un grado superiore di ordinamento internazionale di tipo sussidiario per il governo della globalizzazione».

Sembra che il Pontefice sia preoccupato anche dalle «soluzioni» dell'attuale crisi.

E come potrebbe non esserlo? Nel sesto capitolo dell'enciclica spiega con chiarezza quale sia la sua preoccupazione. Sì, perché, come alcuni governi sono stati origine della crisi, quegli stessi governi possono benissimo porre in essere soluzioni sbagliate. Come tali governi hanno reso sussidiari alle loro ansie di potere famiglie e individui, trasformandoli in mezzi di consumo a debito e rendendoli perciò vulnerabili e dipendenti, così può succedere che le soluzioni escogitate per uscire dalla crisi aggravino ancor più la situazione, sempre ai danni di famiglie e individui (passibili di venire sottoposti a nuove sperimentazioni). Il Pontefice ci ricorda che, al contrario, devono essere loro, i governi (anche quello della globalizzazione), sussidiari alla persona.

Per finire: l'enciclica al paragrafo 44 dice in sostanza che considerare l'aumento della popolazione come causa prima del sottosviluppo è scorretto, anche dal punto di vista economico. Cosa intende dire esattamente?

L'aumento della popolazione nei Paesi che vent'anni fa erano considerati «in via di sviluppo» ha loro portato oggi, grazie anche alla delocalizzazione produttiva, benessere e ricchezza, in misura tale da potere persino tenere in piedi i nostri Paesi (ex ricchi e senza figli). Questi Paesi oggi stanno investendo in zone che noi occidentali abbiamo sempre considerato in povertà cronica e abbiamo «aiutato» mandando profilattici per interrompere la crescita della loro popolazione. Si stima che in Africa, in via di colonizzazione da parte dei cinesi, fra una decina d'anni potranno esserci un paio di miliardi di abitanti. Su questo i cinesi stanno investendo, creando lavoro e promovendo benessere. Il problema, semmai, sarà di quale cultura e quale visione della dignità dell'uomo questi nuovi colonizzatori saranno portatori fra quelle popolazioni. Certo, non quelle cattoliche.