Amnesty International chiede alla Cina di togliere i filtri, ovvero i limiti a certe notizie: per ora Google trasferirà il traffico sui server di Hong Kong, mentre le autorità cinesi bloccheranno google.com.hk, almeno ufficialmente.
Il braccio di ferro tra i burocrati di Pechino e Google prosegue, ma qualcosa non è chiaro: qualcuno ha definito la ritirata del gigante tra i motori di ricerca una sconfitta commerciale.
Altri hanno visto solo una lotta per la liberazione della Cina dalla dittatura, ispirata dal governo statunitense.
Non credo che una potentissima società privata possa mettere al suo primo posto l'interesse della libertà mondiale, dopo il suo profitto.
Non durerebbe più di un mese un'impresa dal cuore così grande e dall'animo così nobile: Google è diventato un impero perché gestita con intelligenza e attenta agli interessi degli utenti, che sono pure i loro.
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