INTERVENTO VALERIO BETTONI SU LA MANOVRA DI BILANCIO 2010
Il bilancio di previsione 2010 aveva avuto il voto favorevole dell’UDC che aveva concorso alla sua elaborazione da una posizione di governo.
La variazione di bilancio che introduce l’assestamento di bilancio di metà anno ci trova in una situazione radicalmente diversa, non solo perché è mutata la collocazione politica dell’UDC – oggi all’ “opposizione repubblicana” -, ma perché su quella proposta di bilancio e sulle scelte di come governarlo si è abbattuta un ulteriore pesantissima crisi economica e finanziaria e sta per calare la mannaia della manovra Tremonti.
Gli effetti più pesanti della manovra governativa – che il Presidente Formigoni ha bollato come iniqua, insostenibile, ingiusta e perfino incostituzionale ma senza produrre alcun ripensamento in una logica centralista, statalista e verticistica – si produrranno a partire dal 2011.
Per quanto continueremo a protestare e a ricercare una diversa autonomia decisionale non possiamo però constatare che sarebbe assurdo e fuorviante proseguire con il bilancio 2010 senza tenere conto di quanto saremmo costretti a tagliare, rinviare od annullare a partire dai prossimi mesi.
Crediamo che fin da ora, a partire da questo confronto sull’andamento dei conti 2010, dobbiamo introdurre priorità e una rigorosa selezione di scelte per avviare comunque un forte contenimento della spesa in un riposizionamento del programma del governo regionale. La priorità assoluta che intendiamo tutelare è quella del lavoro, anche con la presentazione di emendamenti dal forte significato simbolico e politico oltre che di concreto sostegno sugli specifici aspetti richiamati.
La centralità del lavoro e la sobrietà delle cose vere della vita stanno ritornando ad essere un valore più condiviso e radicato in una profonda crisi della nostra società, dove il grande crollo della finanza ha prodotto ripensamenti profondi sui comportamenti etici, sulle finalità sociali dell’impresa e su come sostenere settori e categorie economiche realmente produttivi e capaci di promuovere lo sviluppo, non disperdendo risorse in equivoci favoritismi ai diversi e contrapposti “furbetti del quartierino”.
Nella preoccupazione diffusa e nello sconcerto morale di come questa crisi economica si manifesta in Lombardia, ribadiamo che il primo dovere della spesa pubblica regionale è quello di essere volano a tutto ciò che può sostenere il lavoro e le opportunità di riprendere la via di uno sviluppo più equilibrato e più coeso sulle finalità sociali della libera iniziativa. La priorità sono i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro, che sono in cassa integrazione, che sono in mobilità, che sono nel precariato, che sono in ricerca di lavoro sapendo di dover costruire su di esso il loro futuro; la priorità sono le imprese, che stringono la cinghia, contraggono i loro utili, non licenziano e cercano di far comunque lavorare i loro dipendenti, difendendo il valore della manualità e di una nuova cultura del lavoro e delle relazioni industriali.
Su queste esigenze le imprese di piccole e medie dimensioni, le imprese della manualità artigiana, della laboriosa creatività lombarda, quelle del made in Lombardia, dal terziario avanzato al turismo, dai contadini agli operai, dal commercio alla produzione, hanno una funzione essenziale per la crescita del PIL ma sono, ora più che mai, decisive per la tenuta e la coesione di una società che possa guardare oltre il cupo orizzonte della crisi.
L’intensa manovra di contenimento della spesa pubblica che il Governo ha avviato per difendere l’Euro e la nostra integrazione europea poco può offrire al sistema delle piccole e medie imprese lombarde, essendo tutta incentrata in questa fase su tagli, tetti e contenimenti di spesa. Anzi alcuni vincoli ed appesantimenti di controllo, nella giusta lotta all’evasione fiscale, rischiano di imbrigliare con nuovi lacci e lacciuoli burocratici le PMI nella delicatissima fase di resistenza alla crisi.
Le imprese sono dunque sole sui mercati, mentre cresce la preoccupazione che i tagli lineari che colpiscono la regione Lombardia, tra le più virtuose ed operative nel sostegno alle attività produttive, possano vanificare i timidi segnali di miglioramento che si stanno verificando.
E’ forte infatti il rischio che la Regione sia costretta a tagliare il sostegno al credito delle PMI, di cui si sta discutendo il rifinanziamento, e le altre misure di modernizzazione competitiva che fanno parte del “pacchetto fiducia” con misure efficaci per l’internazionalizzazione, il risparmio energetico, la green economy e le nuove prospettive turistiche.
I dati sulla congiuntura economica lombarda a metà 2010 offrono qualche elemento di speranza anche se con molte ombre e titubanze, diventate più fitte con la nuova crisi delle finanze pubbliche europee e gli impatti della manovra correttiva.
Il credito è ancora il punto più critico anche se le iniziative assunte dalle associazioni di categoria si rivelano efficaci con l’operatività dei Confidi.
Da un’indagine di Unioncamere, molto vasta per numero di quesiti e di aziende intervistate, emerge che solo il 6% ha riscontrato condizioni più favorevoli di accesso al credito a fronte di un 33% di segno contrario.
Per le garanzie non sufficienti o per le condizioni proibitive poste dalle banche,l’artigianato risulta essere la categoria più penalizzata con il 35% di pratiche concluse negativamente.
A fronte di questi comportamenti degli istituti di credito vi sono i consorzi di garanzia di primo e secondo livello che hanno riscontrato un incremento delle garanzie prestate vertiginoso. Occorre ora la loro ricapitalizzazione perché sono efficaci. E’ fondamentale che si arrivi presto ad una decisione sullo specifico tavolo regionale aperto in Lombardia.
Nonostante le garanzie, l’accesso al credito è ancora molto difficile specialmente per i più piccoli: l’attenzione delle casse popolari e cooperative del territorio poco compensa la forte lontananza delle grandi banche nazionali.
Durante questa crisi si è verificata una coesione sociale lombarda mai vista in altre circostanze similari: grandi banche a parte, imprenditori grandi e piccoli, forze sindacali e pubbliche amministrazioni, (la Regione Lombardia con il pacchetto fiducia), si muovono in uno sforzo corale e con unità di intenti che fa ben sperare per le realtà che il dopo crisi farà sicuramente emergere. Saremo tutti più consapevoli che per far crescere la ricchezza del nostro paese la società dovrà essere più coesa con quella sintonia di intenti che abbiamo avuto negli anni del boom.
Nella condivisione dei traguardi e delle correzioni necessarie si potrà uscire tutti da questa crisi con maggiore consapevolezza dei propri ruoli.
E’ il tempo del rigore e del contenimento della spesa pubblica ma questa non può colpire il sostegno propulsivo ed efficace ai settori produttivi. Il ruolo degli imprenditori è di lavorare, non licenziare, non chiudere ma innovare e competere sulle dimensioni estere di un’Europa da difendere. Il dovere del governo nazionale e regionale è di sostenere quanti meritano di essere aiutati per il loro efficace contributo allo sviluppo e di saper selezionare la spesa tra scelte virtuose e produttive e quelle assistenziali, di spreco e di minor efficacia.
La crisi è ancora molto grave e la situazione delle finanze pubbliche lombarde è tanto compromessa dalle iniziative del governo Berlusconi - Bossi- Tremonti. Sarebbe ingeneroso e irresponsabile far mancare il nostro contributo in una logica di opposizione del tanto peggio tanto meglio. Se dobbiamo – come dice il Presidente Formigoni – subire tagli nell’ordine del 37%, è bene cominciare oggi a misurarci su come dare priorità alla spesa produttiva ben sapendo che dobbiamo fare tanti passi indietro rispetto al libro dei sogni della programmazione economica regionale ma che non possiamo lasciare nulla di intentato al sostegno del lavoro, della produzione, delle iniziative più capaci di sostenere la competitività e lo sviluppo possibile. I nostri emendamenti muovono in questa direzione ed hanno il significato di caratterizzare una scelta di fondo dal profondo impatto etico e politico.
Sul loro accoglimento moduleremo anche la nostra valutazione politica su un bilancio di previsione la cui operatività è profondamente condizionata dalla spada di Damocle di una manovra governativa avvilente per l’autonomia lombarda e totalmente deprimente per la vitalità delle sue articolazioni sociali ed economiche tanto impegnate a competere sui mercati internazionali.