Il finiano Italo Bocchino propone, sicuramente come portavoce di qualcun altro, una via di uscita particolare alla crisi: "….nuovo governo con profilo alto e riformatore e una maggioranza più ampia, costruendo una nuova coalizione che comprenda i partiti di Fini, Casini e Rutelli e i moderati del Pd ormai delusi".
Bossi non vuole far parte di questa nuova maggioranza, anche perché questo governo sarebbe spostato al centro e lui verrebbe emarginato.
Inoltre questa proposta ha sempre la complicazione di una rottura con la Lega, che provocherebbe elezioni o un governo tecnico.
Intanto la cronaca segnala lo scambio di insulti tra Casini e Bossi, con reciproche accuse di essere dediti agli intrallazzi, poi pure qualche parolaccia è sbocciata, ma tutto questo fa parte della politica.
Intanto, pare che Berlusconi non disdegni di trattare con Casini, per uno scopo differente, quello di avere una gamba in più per il suo governo traballante, non fidandosi di Fini e dei suoi seguaci.
Ora le ipotesi di quello che pare un rimpasto prende forme differenti: è sfumata ormai il progetto di un governo tecnico di larghe intese, con l'unico scopo di organizzare la crociata anti Berlusconi.
Qualcuno si è accorto che sarebbe l'armata Brancaleone che va alle crociate, con un finale disastroso.
Così il quadro si fa complesso eppure tutto questo pare il tentativo di impedire lo spostamento a destra e verso posizioni federaliste della maggioranza: si cerca di contrapporsi al peso sempre più grande di forze che vogliono risolvere i problemi con decisioni anche drastiche.
La sinistra ora è spiazzata e il centro cerca di riprendersi il suo spazio, che un tempo possedeva: destra, sinistra e centro fanno il gioco delle 5 carte, si ripescano sempre le stesse scartine, da ripresentare al Paese.
Fini, Casini e Rutelli sono nomi conosciuti e vecchi: li abbiamo provati a suo tempo, ma ora si ripresentano come nuovi, ma forse è meglio parlare di rimessi a nuovo.
Così si rimandano le decisioni coraggiose e difficili al futuro: saranno sempre più faticose e impopolari da realizzare.
Le parolacce tra il centro e i leghisti rappresentano la fine di una politica educata, tra avversari quasi cortesi, che non si sarebbero mai abbassati a chiamarsi “stronzi” e altro.
Ora siamo nell'epoca che spinge a una politica della decisione, dell'azione e vincerà le elezioni chi saprà dimostrare che sanno fare, sanno risolvere i problemi.
Finalmente l'era delle ideologie è definitivamente tramontata, anche la classe politica vive ancora secondo la logica dei tradimenti a palazzo, degli accordi sotto banco.
Poi oltre alla destra nostrana e alla sinistra sognatrice esiste un Paese pure capace, disgustato da tutte queste beghe da comare.
Prima o poi la politica diverrà una cosa seria per gente seria?
Probabilmente sarà così: gli istrioni e gli intrallazzatori verranno mandati a casa loro, magari a lavorare veramente, a provare la fatica di tutti i giorni.
Perché, prima di discutere come dividersi la torta del potere, non discuta sul programma e su cosa fare per uscire dalla crisi.
Per esempio, invece di parlare se questo o quello possono entrare nella maggioranza, perché non si parla delle eventuali modifiche che costoro porteranno al programma di governo: questo potrebbe interessarci molto di più di un ministro e di un sottosegretario in più o in meno.
Se il cambiamento portasse una modifica nel programma, votato dagli elettori a quel punto i cittadini potrebbero pretendere una giustificazione e un chiarimento: noi cittadini pretendiamo di essere rispettati e non trattati come degli eterni minorenni, anzi come dei poveri allocchi.