Crescere dei ragazzi oggi è sempre più difficile, un tempo esisteva il valore della cultura e dello studio, oppure del lavoro e della professione, anche come avvocati, medici, ingegneri, oppure come artigiani, come idraulici, meccanici, anche come muratori piastrellisti.
Queste attività davano guadagni buoni, anche ottimi, ma con fatica, con impegni di anni sui libri o con la schiena piegata a sudare.
Poi c'erano i più abili che diventavano piccoli imprenditori, anche industriali con 10 o 20 operai: questa era la forza economica del nostro Paese sino a pochi anni fa.
Poi vennero le trasmissioni per i minchioni e le minchione, così il successo non derivò più dallo studio o dal lavoro, ma dal movimento delle chiappe per le ragazzine, dalle spacconate e dagli espedienti per i fanciulloni.
Così abbiamo tanti bamboccioni in erba che crescono e non amano la natura, l'arte, la pittura, le scienze, né la giustizia sociale, come una o due generazioni fa, ma solo i locali dove gira birra e cocaina.
I ragazzini e le ragazzine di "successo" li trovi con la bottiglia di birra in mano alle due di notte nelle strade vuote della città, strillano e si picchiano, poi tornano a casa a dormire, mentre i genitori vanno a lavorare e si indebitano per dei "giovani" di 35 anni.
Oggi si considerano giovani anche i 35enni, che vanno a puttane e a froci, hanno un fegato messo peggio del nonno ubriacone e hanno altri 35 anni anni di lavoro da precari di fronte a loro.
Ormai per loro il lavoro sarà sino ai settantanni e sarà a singhiozzo: la vita facile si trasforma in un'esistenza di stenti e di fame.
Speriamo per loro che la Caritas sia sempre disponibile a distribuire minestre calde ai poveretti: è l'unica certezza che resiste e resisterà per i giovani di "successo".