Gli europei e gli italiani non rifiutano certi lavori perché pesanti e sporchi, ma perché vogliono salari migliori, per attività faticose anche se scarsamente specializzate.
Gli extracomunitari accettano tutto, in tutte le condizioni, comprese quelle malsane e pericolose: l'importante che il salario sia superiore a quello che ricevono al loro Paese di origine.
Se si iniziasse a chiamare le cose con il loro nome, i fatti come stanno, evitando la ridondante retorica buonista, non avremmo rimpatri forzati, né cittadinanze tolte, né disperati respinti in Libia su imbarcazioni che rischiano di affondare.