5 ago 2010

Lo sgambetto di Caliendo non funziona



La mozione di sfiducia contro il sottosegretario Caliendo è stata respinta alla Camera con 229 sì, 299 no e 75 astenuti.
Il governo si è salvato per la strana e misteriosa astensione del centro, risorto grazie alla non chiara alleanza tra l'Udc di Casini, Gianfranco Fini e Rutelli: i due grandi partiti nazionali, il Pd e il Pdl hanno perso dei pezzi, favorendo questa insolita alleanza di personaggi dalla storia politica differente.
L'equilibrio politico è sempre più instabile e la Lega mantiene il governo Berlusconi al suo posto: probabilmente le spinte interne ed esterne alla maggioranza riusciranno a conservare questo governo in bilico per lungo tempo ancora, ma le forze economiche e sociali che vogliono farlo cadere sono tante e forti.
Esiste un mondo di notabili che non ama Berlusconi, perché i loro interessi non seguono la politica del premier: vedono in qualsiasi cambiamento un pericolo, pur restando sempre limitati i possibili mutamenti con questo o con altri governi di diverso segno.
I dirigenti pubblici e le forze a loro vicine non possono amare chi ha il suo potere nel mondo degli affari, nell'economia reale o finanziaria.
Pure quel ceto medio che un tempo era definito “dedito alle arti liberali”, oggi non sempre ama Silvio: costoro non sono ricchissimi, anzi, pur possedendo benessere e ottimi guadagni sono lontanissimi dal patrimonio dell'uomo di Arcore.
Non parlo dell'invidia, ma delle visioni distanti e degli interessi differenti che stanno alla base di questa sfiducia verso un governo che dovrebbe rappresentarli.
Invece la crisi ha scavato un fossato tra costoro, che vedono perdere il loro livello di benessere: l'uomo più ricco d'Italia così si è avvicinato, con una certa demagogia, al mondo degli artigiani, non solo del Nord, formato da un popolo quasi ricco, ma solo per il suo lavoro e la sua abilità.
Sono pure ex muratori diventati impresari, falegnami ora industriali, con qualche decina di operai dipendenti, abbiamo anche i meccanici datori di lavoro di uno o due ragazzi.
Si scoprono i ristoratori e i commercianti con un loro benessere provvisorio, con quelli che rischiano ogni giorno di chiudere e quelli che si sono “arresi” e hanno la loro sede operativa dentro i centri commerciali: è il popolo della Partita Iva, spesso quasi ricco, ma con il rischio di dover cessare l'attività ogni giorno in questo periodo di crisi.
Quello che sostiene il governo è la speranza di costoro, che non sono sempre eroi, né criminali: è gente che vive nel limbo dei mezzi ricchi che possono finire sul lastrico, che temono i creditori e possiedono bei patrimoni in immobili, perché non si fidano delle banche e neppure dei titoli di Stato.
Ora il quadro si fa confuso e non esiste una forza politica che sappia coagulare le opposizioni, fatta da gente diversa, votata da elettori disparati, che vanno dai pensionati, agli operai, al ceto medio impiegatizio, sino ai tecnici e ai professionisti in carriera.
Il voto strano, che ha salvato la maggioranza, con un centro che si astiene, nasconde l'incapacità di proporre qualcosa di veramente alternativo e nuovo in questo Paese: si può dire che in troppi in parlamento non sappiano cosa fare.
Il governo di Silvio galleggia?
Probabilmente perché non ci sono persone con dei progetti chiari da rendere efficaci strumenti per far funzionare il sistema economico e sociale italiano: in molti preferiscono restare nell'ombra, temono di più dover decidere e governare che nascondersi nell'opposizione.