Senza soldi non si cantano messe, si diceva un tempo, oggi si può affermare che senza soldi non si combattono guerre.
Quindi chi paga perché l'Isis continui ad esistere?
Un tempo, il fatto era certo, si parlava della Turchia, ma oggi le cose sono cambiate, quindi altri finanziano il regime islamista.
Certamente abbiamo milionari e miliardari arabi, privati e non solo, che danno soldi, ma le loro economie non sono sufficienti per poter resistere alla più grande alleanza dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ricordiamoci che la Germania di Hitler aveva un'industria e un'economia poderosa e fu vinta dopo anni di guerra, ma nei territori in mano all'Isis di industrie non se ne vedono, le armi sono tutte importate, pagate due o tre volte il loro prezzo ai soliti trafficanti, che non fanno mai credito, non possono rischiare di non essere pagati.
La mia risposta è una sola e credo che sia quella corretta: potenze economiche mondiali, anche qualche Stato occidentale, pagano l'Isis per mantenere questa situazione di conflitto, per speculare su armi e armamenti, oltre che sul petrolio, per motivi di controllo geopolitico della regione nel conflitto.
Quindi chi paga perché l'Isis continui ad esistere?
Un tempo, il fatto era certo, si parlava della Turchia, ma oggi le cose sono cambiate, quindi altri finanziano il regime islamista.
Certamente abbiamo milionari e miliardari arabi, privati e non solo, che danno soldi, ma le loro economie non sono sufficienti per poter resistere alla più grande alleanza dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ricordiamoci che la Germania di Hitler aveva un'industria e un'economia poderosa e fu vinta dopo anni di guerra, ma nei territori in mano all'Isis di industrie non se ne vedono, le armi sono tutte importate, pagate due o tre volte il loro prezzo ai soliti trafficanti, che non fanno mai credito, non possono rischiare di non essere pagati.
La mia risposta è una sola e credo che sia quella corretta: potenze economiche mondiali, anche qualche Stato occidentale, pagano l'Isis per mantenere questa situazione di conflitto, per speculare su armi e armamenti, oltre che sul petrolio, per motivi di controllo geopolitico della regione nel conflitto.