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31 lug 2024

Settimana clou per l’artigianato di tradizione: giovedì l’apertura dell’Atelier e di OrsOff e sabato ritorna la Foire d’été



Il mer 31 lug 2024, 09:48 Ufficio Stampa Regione Autonoma Valle d'Aosta <comunicati_stampa@regione.vda.it> ha scritto:

 


Bureau de presse
Ufficio stampa


COMUNICATO STAMPA

 

Aosta, mercoledì 31 luglio 2023

 

Settimana clou per l'artigianato di tradizione:

giovedì l'apertura dell'Atelier e di OrsOff e

sabato ritorna la Foire d'été

L'Assessorato dello Sviluppo economico, Formazione, Lavoro, Trasporti e Mobilità sostenibile ricorda che sono in programma per questa settimana i due eventi di maggiore rilievo dell'estate dell'artigianato valdostano di tradizione: giovedì 1° agosto in piazza Chanoux aprirà l'Atelier des Métiers mentre sabato 3 agosto le vie del centro della città ospiteranno la 55° edizione della Foire d'été.

Ad anticipare e ad accompagnare la Foire, come ogni anno, vi è l'esposizione e vendita degli oggetti realizzati dai professionisti e dai maestri artigiani della Valle d'Aosta, che si aprirà il 1° agosto alle ore 10.00 e rimarrà aperta fino al 4 agosto, con orario di apertura 10.00/20.00.

All'Atelier des Métiers prendono parte quest'anno 44 realtà imprenditoriali, artigiani che hanno trasformato una passione in un lavoro. L'esposizione allestita nella piazza principale della città è una sorta di antica bottega dove vengono proposti oggetti che arrivano dalla lavorazione di legno, pietra, ferro battuto, ceramica, canapa, lana, cuoio, vetro e metalli di vario tipo.

Sempre dal 1° agosto prende il via anche OrsOff, un percorso parallelo alla Fiera che offre visioni diverse dell'artigianato tradizionale, non solo per dare luce a espressioni artistiche dell'artigianato, ma anche per fornire nuove interpretazioni o re-interpretazioni degli elementi principali della Saint-Ours. Sono coinvolti 35 artisti/artigiani che esporranno le loro opere in 15 locations nel percorso Foire.

Alle ore 10 di sabato 3 agosto, sempre in piazza Chanoux, è in calendario l'inaugurazione della 55a edizione della Foire d'été. A porgere il saluto delle istituzioni ad artigiani e visitatori sarà l'Assessore allo Sviluppo economico Luigi Bertschy. A seguire, l'esibizione della banda musicale della città di Aosta.

La fiera animerà il centro cittadino dalle 10.00 alle 22.30, coinvolgendo quest'anno 440 artigiani e proponendo momenti di intrattenimento musicale itinerante con gruppi folcloristici valdostani, la sfilata degli antichi mestieri e la gara delle botti, ma anche le dimostrazioni degli antichi mestieri, i laboratori per i bambini e gli atelier en plein air.

Ogni anno a caratterizzare la fiera e gli artigiani è il ciondolo simbolo della manifestazione, realizzato per l'edizione 55 da Corinne Pellissier, titolare della Vetreria artistica coMANUFATTO.

Ulteriori info e dettagli:

https://www.lasaintours.it/55-foire-dete-2024/

0614

us

Fonte: Assessorato dello Sviluppo economico, Formazione, Lavoro, Trasporti e Mobilità sostenibile – Ufficio stampa Regione autonoma Valle d'Aosta

 



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31 gen 2024

I premiati alla 1024ª Foire de Saint-Ours



Il mer 31 gen 2024, 13:30 Ufficio Stampa Regione Autonoma Valle d'Aosta <comunicati_stampa@regione.vda.it> ha scritto:

 


Bureau de presse
Ufficio stampa


COMUNICATO STAMPA

 

Aosta, mercoledì 31 gennaio 2024

 

I premiati alla 1024ª Foire de Saint-Ours

L'Assessorato dello Sviluppo economico, Formazione e Lavoro, Trasporti e Mobilità sostenibile comunica i nomi delle vincitrici e dei vincitori dei premi della 1024a Fiera di Sant'Orso.



Prix « Noces d'or avec la Foire »

Ce prix est décerné aux exposants qui participent à la Foire depuis 50 ans ou plus :

Angelo Bettoni (Perloz)

Franco Ruffier (Etroubles)

 

Prix Amédée Berthod

Ce prix est attribué au plus prometteur des exposants, âgés de moins de 25 ans au 31 décembre 2023. Le prix est décerné par l'IVAT, l'Institut Valdôtain de l'Artisanat de Tradition
Davide Brusaferro, (Aoste) 17 ans le 5 février prochain

Motivazione: Davide manifesta una grande passione per il suo lavoro e dimostra una approfondita ricerca di ciò che ci sta dietro. Partendo dalla lana grezza, si occupa dell'intera lavorazione fino a ottenere un filato di qualità. Il suo interesse per la lana e i filati si concretizza anche con la realizzazione di tessuti con telaio manuale. Inoltre Davide ha di recente appreso la difficile arte della lavorazione di pizzi al tombolo.

 

Prix attribué par l'Assessorat de l'Agriculture et des ressources naturelles

Le prix attribué pour avoir préservé les techniques artisanales traditionnelles dans la fabrication d'outils agricoles, à remettre en valeur aujourd'hui.

Il premio è assegnato su segnalazione dell'Assessorato regionale agricoltura e risorse naturali.
Paolo e Fabio Henriod (Nus)

Motivation: Dans le respect de la tradition valdôtaine, ils ont réalisé des récipients pour des produits agricoles utilisés de nos jours encore.

 

Prix Robert Berton

Le prix récompense le doyen des exposants n'ayant pas reçu de prix au cours des cinq dernières années. Il premio è assegnato su indicazione dell'Assessorato regionale allo Sviluppo, formazione e lavoro
Luigi Marquis (Saint-Nicolas), 92 ans le 26 septembre prochain

Prix Pierre Vietti

Le prix récompense l'étude et la recherche historique, cette année sur le thème « les animaux sauvages de la Vallée d'Aoste et leur protection ».

Il premio è assegnato su indicazione del Comité des Traditions Valdôtaines.

Le jury du Comité des Traditions Valdôtaines signale la bonne qualité en général des pièces exposées, et parmi les autres mentionnée l'œuvre exécuté par :

Guido Diémoz (Doues)

Motivation : Par son œuvre « Lo tén di recor » monsieur Diémoz a su non seulement représenter d'un style efficace et élégant le sujet proposé, mettant ainsi en évidence le rôle fondamental exercé par la femme dans la vie et les travaux d'antan, mais il a également permis de récupérer et transmettre la mémoire des usages et des pratiques liées à l'existence des paysans qui ont façonné le paysage valdotain au fil des siècles. En plus, monsieur Diémoz a rédigé un rapport illustrant sa pièce dans le respect de nos langues maternelles.

Mention pour :

Romano Hugonin (Verrayes)

Qui a su évoquer le travail de la femme par un objet très symbolique de la paysannerie

Domenico Minniti (Charvensod) et Michel Rosset (La Salle)

Qui ont représenté deux aspects du travail féminin méconnus, tel que le nettoyage des instruments de travail et l'assistance aux malades.

 

Prix Carlo Jans

Il premio è assegnato su indicazione dell'Assessorato regionale competente in materia di artigianato di tradizione: aux cours régionaux d'apprentissage le plus promettent des techniques de savoir-faire artisanal.

Corso di Vannerie di Saint-Marcel

Motivation: pour le chois et l'assemblage des matériels employés, pour le bon travail exécuté et son résultat final exprimé par la majorité des oeuvres exposées.

 

Prix de la Ville d'Aoste - Franco Balan

Le prix est remis à l'exposant dont les œuvres se distinguent non seulement par le respect de la tradition, mais aussi par un sens de la recherche et de l'innovation.

Franco Pinet (Issogne)

Motivazione: Balan non voleva essere il futuro, lo era già. Per questo attraverso la creazione di Pinet la giuria ha ritrovato la stessa concezione riflessa nella sua opera. L'uso di diversi materiali, la musicalità dei colori, restituiscono lo spirito giocoso e leggero che abbiamo nella produzione artistica di Franco Balan. 

 

Prix SAVT-Foire de Saint-Ours

Le prix est attribué par le SAVT à l'œuvre ou au stand les plus originaux ou innovants dans le secteur de l'artisanat de tradition et qui illustrent le mieux le monde du travail.

Ornella Cretaz (Pont-Saint-Martin)

Motivazione: La sua opera, un bassorilievo intagliato intitolato "Ora basta!", è una dichiarazione contro la violenza sulle donne. Questo lavoro ispirato dalla personale esperienza di Ornella narra come il lavoro di artigiana le abbia fornito una via per reinventare la propria vita. L'opera fonde tradizione e innovazione, valorizzando la tecnica delle merlettaie di Cogne e rielaborando, sul legno, il tema del pizzo con una personale tecnica moderna che ne esalta l'iperrealismo. L'innovazione si rispecchia anche nella simbologia della figura femminile, presente nell'opera, simboleggiata da farfalle e scoiattoli che evocano la fragilità come fonte di forza e libertà.

 

Prix Domenico Orsi

Le prix est décerné par la Fondazione Comunitaria della Valle d'Aosta au sculpteur qui a réalisé l'œuvre, en bois ou en pierre, la plus représentative du concept du « don ».

Christian Gallego Selles (Fénis)

Motivazione: con la sua opera "Amore senza tempo" ha rappresentato il tema del dono raffigurando l'amore senza età che sopravvive al trascorrere inesorabile del tempo, dono di due persone nel dedicarsi reciprocamente uno all'altra.

Mention pour

Michel Rosset (La Salle)

Che ha rappresentato con originalità il concetto del dono attraverso un bassorilievo raffigurante il prendersi cura con amore del familiare all'interno del tradizionale focolare domestico

 

Prix Don Garino

Le prix récompense la meilleure œuvre en bois à thème religieux et est décerné par l'Association Amici di Don Garino à:

Marcel Diémoz (Bionaz)

 pour l'œuvre « Saint Prejet »

Motivation : Pour l'originalité du sujet : un saint peu connu, qui aide les enfants et les adultes aussi à bien parler. Un saint hivernal (25 janvier) comme Saint Ours et une seule chapelle à lui dédiée

 

Prix Fidapa

Le prix est assigné par la Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari à l'exposante femme qui a réalisé l'œuvre plus créative et artistique

Ornella Cretaz (Pont-Saint-Martin)

Motivazione : Ha affrontato il tema della violenza contro le donne con grande delicatezza, con forza e impegno nel superare le avversità e nel liberarsi del ricordo del male subito. Nell'opera apprezziamo la meticolosità dei particolari e la perizia nella realizzazione, nonché il richiamo alla tradizione delle dentelles de Cogne. Inoltre, premiamo il tempo dedicato all'arte come passione e veicolo puro di espressione.

 

Le Prix EnfanThéâtre

Premio frutto della collaborazione tra l'Assessorato regionale allo Sviluppo economico, Lavoro e Formazione e l'Assessorato Istruzione, Cultura e Politiche giovanili del Comune di Aosta.

La Giuria, composta da un gruppo di bambini, ha assegnato il premio a:

Michale Munari (Aosta)

Motivazione: La sua opera, "Histoires en bois", è un omaggio al teatro. Una semplice scatola che, aprendosi, diventa luogo di diverse storie che, animate grazie alla fantasia dei bambini, prendono finalmente luce, arricchendosi di immaginazione come motore di vita. I bambini della giuria lo premiano con un bel 9,5.

 

Prix La Saint-Ours

Ce prix est décerné par l'Assessorat de l'Essor économique, de la Formation et du Travail à l'auteur d'une œuvre particulièrement intéressante appartenant à l'une des catégories du secteur traditionnel

Les artisans qui ont étés signalés parmi les dix finalistes sont :

  • Erik Bionaz
  • Giangiuseppe Barmasse
  • Giuseppe Crestani
  • Guido Diémoz
  • Alberto Fontana
  • Diego Jacquin
  • Mauro petitjacques
  • Donato Savin
  • Siro Viérin
  • Sebastiano Yon

 

Le Prix de la Saint-Ours 2023 est attribué à :

Sebastiano Yon (Pont-Saint-Martin)

Motivation: Le bas rélief composé en utilisant du bois et de la pierre ollaire dans un ensemble armonique est un exemple intéressant de la tradition artisanale valdôtaine et de son évolution moderne.

 

 

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us



 

 

 

Fonte: Assessorato dello Sviluppo economico, Formazione e Lavoro, Trasporti e Mobilità sostenibile – Ufficio stampa Regione autonoma Valle d'Aosta

 



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Il mer 31 gen 2024, 13:30 Ufficio Stampa Regione Autonoma Valle d'Aosta <comunicati_stampa@regione.vda.it> ha scritto:

 


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COMUNICATO STAMPA

 

Aosta, mercoledì 31 gennaio 2024

 

I premiati alla 1024ª Foire de Saint-Ours

L'Assessorato dello Sviluppo economico, Formazione e Lavoro, Trasporti e Mobilità sostenibile comunica i nomi delle vincitrici e dei vincitori dei premi della 1024a Fiera di Sant'Orso.



Prix « Noces d'or avec la Foire »

Ce prix est décerné aux exposants qui participent à la Foire depuis 50 ans ou plus :

Angelo Bettoni (Perloz)

Franco Ruffier (Etroubles)

 

Prix Amédée Berthod

Ce prix est attribué au plus prometteur des exposants, âgés de moins de 25 ans au 31 décembre 2023. Le prix est décerné par l'IVAT, l'Institut Valdôtain de l'Artisanat de Tradition
Davide Brusaferro, (Aoste) 17 ans le 5 février prochain

Motivazione: Davide manifesta una grande passione per il suo lavoro e dimostra una approfondita ricerca di ciò che ci sta dietro. Partendo dalla lana grezza, si occupa dell'intera lavorazione fino a ottenere un filato di qualità. Il suo interesse per la lana e i filati si concretizza anche con la realizzazione di tessuti con telaio manuale. Inoltre Davide ha di recente appreso la difficile arte della lavorazione di pizzi al tombolo.

 

Prix attribué par l'Assessorat de l'Agriculture et des ressources naturelles

Le prix attribué pour avoir préservé les techniques artisanales traditionnelles dans la fabrication d'outils agricoles, à remettre en valeur aujourd'hui.

Il premio è assegnato su segnalazione dell'Assessorato regionale agricoltura e risorse naturali.
Paolo e Fabio Henriod (Nus)

Motivation: Dans le respect de la tradition valdôtaine, ils ont réalisé des récipients pour des produits agricoles utilisés de nos jours encore.

 

Prix Robert Berton

Le prix récompense le doyen des exposants n'ayant pas reçu de prix au cours des cinq dernières années. Il premio è assegnato su indicazione dell'Assessorato regionale allo Sviluppo, formazione e lavoro
Luigi Marquis (Saint-Nicolas), 92 ans le 26 septembre prochain

Prix Pierre Vietti

Le prix récompense l'étude et la recherche historique, cette année sur le thème « les animaux sauvages de la Vallée d'Aoste et leur protection ».

Il premio è assegnato su indicazione del Comité des Traditions Valdôtaines.

Le jury du Comité des Traditions Valdôtaines signale la bonne qualité en général des pièces exposées, et parmi les autres mentionnée l'œuvre exécuté par :

Guido Diémoz (Doues)

Motivation : Par son œuvre « Lo tén di recor » monsieur Diémoz a su non seulement représenter d'un style efficace et élégant le sujet proposé, mettant ainsi en évidence le rôle fondamental exercé par la femme dans la vie et les travaux d'antan, mais il a également permis de récupérer et transmettre la mémoire des usages et des pratiques liées à l'existence des paysans qui ont façonné le paysage valdotain au fil des siècles. En plus, monsieur Diémoz a rédigé un rapport illustrant sa pièce dans le respect de nos langues maternelles.

Mention pour :

Romano Hugonin (Verrayes)

Qui a su évoquer le travail de la femme par un objet très symbolique de la paysannerie

Domenico Minniti (Charvensod) et Michel Rosset (La Salle)

Qui ont représenté deux aspects du travail féminin méconnus, tel que le nettoyage des instruments de travail et l'assistance aux malades.

 

Prix Carlo Jans

Il premio è assegnato su indicazione dell'Assessorato regionale competente in materia di artigianato di tradizione: aux cours régionaux d'apprentissage le plus promettent des techniques de savoir-faire artisanal.

Corso di Vannerie di Saint-Marcel

Motivation: pour le chois et l'assemblage des matériels employés, pour le bon travail exécuté et son résultat final exprimé par la majorité des oeuvres exposées.

 

Prix de la Ville d'Aoste - Franco Balan

Le prix est remis à l'exposant dont les œuvres se distinguent non seulement par le respect de la tradition, mais aussi par un sens de la recherche et de l'innovation.

Franco Pinet (Issogne)

Motivazione: Balan non voleva essere il futuro, lo era già. Per questo attraverso la creazione di Pinet la giuria ha ritrovato la stessa concezione riflessa nella sua opera. L'uso di diversi materiali, la musicalità dei colori, restituiscono lo spirito giocoso e leggero che abbiamo nella produzione artistica di Franco Balan. 

 

Prix SAVT-Foire de Saint-Ours

Le prix est attribué par le SAVT à l'œuvre ou au stand les plus originaux ou innovants dans le secteur de l'artisanat de tradition et qui illustrent le mieux le monde du travail.

Ornella Cretaz (Pont-Saint-Martin)

Motivazione: La sua opera, un bassorilievo intagliato intitolato "Ora basta!", è una dichiarazione contro la violenza sulle donne. Questo lavoro ispirato dalla personale esperienza di Ornella narra come il lavoro di artigiana le abbia fornito una via per reinventare la propria vita. L'opera fonde tradizione e innovazione, valorizzando la tecnica delle merlettaie di Cogne e rielaborando, sul legno, il tema del pizzo con una personale tecnica moderna che ne esalta l'iperrealismo. L'innovazione si rispecchia anche nella simbologia della figura femminile, presente nell'opera, simboleggiata da farfalle e scoiattoli che evocano la fragilità come fonte di forza e libertà.

 

Prix Domenico Orsi

Le prix est décerné par la Fondazione Comunitaria della Valle d'Aosta au sculpteur qui a réalisé l'œuvre, en bois ou en pierre, la plus représentative du concept du « don ».

Christian Gallego Selles (Fénis)

Motivazione: con la sua opera "Amore senza tempo" ha rappresentato il tema del dono raffigurando l'amore senza età che sopravvive al trascorrere inesorabile del tempo, dono di due persone nel dedicarsi reciprocamente uno all'altra.

Mention pour

Michel Rosset (La Salle)

Che ha rappresentato con originalità il concetto del dono attraverso un bassorilievo raffigurante il prendersi cura con amore del familiare all'interno del tradizionale focolare domestico

 

Prix Don Garino

Le prix récompense la meilleure œuvre en bois à thème religieux et est décerné par l'Association Amici di Don Garino à:

Marcel Diémoz (Bionaz)

 pour l'œuvre « Saint Prejet »

Motivation : Pour l'originalité du sujet : un saint peu connu, qui aide les enfants et les adultes aussi à bien parler. Un saint hivernal (25 janvier) comme Saint Ours et une seule chapelle à lui dédiée

 

Prix Fidapa

Le prix est assigné par la Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari à l'exposante femme qui a réalisé l'œuvre plus créative et artistique

Ornella Cretaz (Pont-Saint-Martin)

Motivazione : Ha affrontato il tema della violenza contro le donne con grande delicatezza, con forza e impegno nel superare le avversità e nel liberarsi del ricordo del male subito. Nell'opera apprezziamo la meticolosità dei particolari e la perizia nella realizzazione, nonché il richiamo alla tradizione delle dentelles de Cogne. Inoltre, premiamo il tempo dedicato all'arte come passione e veicolo puro di espressione.

 

Le Prix EnfanThéâtre

Premio frutto della collaborazione tra l'Assessorato regionale allo Sviluppo economico, Lavoro e Formazione e l'Assessorato Istruzione, Cultura e Politiche giovanili del Comune di Aosta.

La Giuria, composta da un gruppo di bambini, ha assegnato il premio a:

Michale Munari (Aosta)

Motivazione: La sua opera, "Histoires en bois", è un omaggio al teatro. Una semplice scatola che, aprendosi, diventa luogo di diverse storie che, animate grazie alla fantasia dei bambini, prendono finalmente luce, arricchendosi di immaginazione come motore di vita. I bambini della giuria lo premiano con un bel 9,5.

 

Prix La Saint-Ours

Ce prix est décerné par l'Assessorat de l'Essor économique, de la Formation et du Travail à l'auteur d'une œuvre particulièrement intéressante appartenant à l'une des catégories du secteur traditionnel

Les artisans qui ont étés signalés parmi les dix finalistes sont :

  • Erik Bionaz
  • Giangiuseppe Barmasse
  • Giuseppe Crestani
  • Guido Diémoz
  • Alberto Fontana
  • Diego Jacquin
  • Mauro petitjacques
  • Donato Savin
  • Siro Viérin
  • Sebastiano Yon

 

Le Prix de la Saint-Ours 2023 est attribué à :

Sebastiano Yon (Pont-Saint-Martin)

Motivation: Le bas rélief composé en utilisant du bois et de la pierre ollaire dans un ensemble armonique est un exemple intéressant de la tradition artisanale valdôtaine et de son évolution moderne.

 

 

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Fonte: Assessorato dello Sviluppo economico, Formazione e Lavoro, Trasporti e Mobilità sostenibile – Ufficio stampa Regione autonoma Valle d'Aosta

 



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17 gen 2016

Libertà e pericoli veri

Io, personalmente, non temo uno stupido jihadista, che mi vorrebbe uccidere perché  infedele, perché ho scritto, appunto, che chi uccide donne e bambini è  solo un vigliacco, che chi spera, si illude, di andare in paradiso a fare orge in.... santa pace, è  un demente.
Io temo lo squallido e untuoso avvocato di turno,  meschino, ipocrita e bugiardo, che si presenta a un giudice annoiato e mi crea problemi legali per aver offeso... le capre, gli asini, nell'esercizio delle loro funzioni.
Oppure  mi rovina economicamente, in questo avvocatini e barchieri sono dei professionisti, sono peggio degli usurai di professione, per un insulto all'onore immaginario di un mafiose reale, un corrotto o un fanatico islamista che striscia nei tribunali, prima di mandare il solo imbecille ad uccidere due ragzzi a un concerto ,  o quatrro turisti sulla spiaggia, dopo un anno di lavoro,...colpevoli per la loro ... nudità,  non indossano i mutandoni di lana.
Il pericolo sta tutto nello schifo che abbiamo a casa nostra, tra squalidi individui, gli avvocati dei corrotti, i giornalisti nelle... liste paga, gli appartenenti  alle caste, alle associazioni segrete o meno segrete ci rovinano.

25 ott 2013

Ebook gratis di ROSSI ARDUINO - ROMANZO: AVVENTURA IRLANDESE

Fiaba in un'Irlanda immaginaria, con folletti e gnomi, tra magie e avventure fantastiche.
Romanzo breve scritto da Arduino Rossi 

L'ebook gratis è visibile e scaricabile cliccando sul link evidenziato in giallo, qui sotto: 

ROSSI  ARDUINO - ROMANZO: AVVENTURA IRLANDESE


Assaggio del primo capitolo: 


CAPITOLO 1° 
John camminava solo, lungo la strada che lo conduceva al villaggio di Lee, nell'entroterra irlandese. 
Procedeva con passo calmo da uomo solito a interi giorni di cammino, senza mostrare alcuna stanchezza nelle gambe forti e nerborute.
Il suo stato sociale, di sano contadino, veniva tradito dal portamento inelegante e dalle mani callose, nonostante indossasse malandati vestiti signorili, non di sua taglia, ma di qualcuno più robusto. 
Egli era un uomo giovane e sicuro di sé; aveva capelli lunghi e neri che gli scendevano lungo il collo, la pelle era chiara e il volto era luminoso.
La fronte era rugosa, gli occhi erano un po' piccoli, duri: rivelavano un carattere tenace. 
La polvere della strada aveva imbrattato i suoi abiti, che erano diventati di una tinta indefinibile, fra il nero e il bruno. 
Le impolverate scarpe assomigliavano a due pantofole rotte, poco utili a quei piedi stanchi e abituati a procedere scalzi. 
Sopra le caviglie fasce di lana erano strette sul polpaccio e arrivavano sino alle ginocchia, avvolte da calzoni di buona stoffa. 
Le contrastanti origini dell'abbigliamento lo rendevano ridicolo, tipico di chi doveva accettare gli stracci dei ricchi: egli non possedeva un centesimo in più dello stretto necessario per campare. 
Il pastrano cencioso, suo orgoglio, si chiudeva stretto in tutti i suoi superstiti bottoni in madreperla. 
Il cappello, portato con vanità da gran signore di campagna, lo proteggeva dal sole tiepido del tardo pomeriggio. 
I verdissimi prati e i pochi alberi ricoprivano l'ambiente circostante sino alle colline sassose, illuminate dall'ultima luce della giornata. 
Le ombre precoci indicavano un'estate inoltrata nella fase finale: la temperatura serale, abbassatasi nelle ultime settimane, aveva convinto i pastori a riportare il bestiame nelle stalle molto prima del tramonto. 
In tutta la pianura i cani rincorrevano le pecore, per sospingerle negli ovili, mentre i voli bassi degli uccelli 
preannunciavano le tenebre imminenti. 
John desiderava giungere al villaggio al più presto, per presto per non essere sorpreso dalla notte irlandese, abitata da un'infinità di esseri fantastici, che ogni suo connazionale temeva. 
Egli era facile a ogni tipo di rissa nelle peggiori osterie; si atteggiava uomo senza paure, ma era pure convinto della verità dei racconti leggendari, che suo padre gli aveva narrato e che egli avrebbe raccontato ai suoi figli. 
Finalmente le prime case del paese si intravvidero dal culmine di una collina erbosa, sulla quale alcuni bambini si rincorrevano.

17 ago 2013

Google e Gmail... la privacy è una scusa per attaccare la libertà che ci ha regalato

La libertà di Google, quella regalata a tutti noi, fa paura e allora si attacca la grande società californiana con il libero spazio in Internet.
Così ci si attacca a violazioni della privacy vere e presunte, a questioni d lana caprina, a mille altre faccende per censurare la rete: la prossima partirà l'anno prossimo con la possibilità di chiudere un sito o un blog per presunte violazioni della legge sui diritti d'autore, il sito intero e non la pagina, guarda caso, senza processo, senza prove legali.
Se questa non è una violazione dei diritti umani cosa è una violazione?
E' giusto pretendere il rispetto della costituzione e delle direttive europee, questa volta, dei diritti umani, proclamati dall'Onu.

15 ott 2012

XXXII. PALINODIA AL MARCHESE GINO CAPPONI. d leopardi


XXXII.
PALINODIA AL MARCHESE GINO CAPPONI.

Il sempre sospirar nulla rileva. 
Petrarca 
       Errai, candido Gino; assai gran tempo,
E di gran lunga errai. Misera e vana
Stimai la vita, e sovra l’altre insulsa
La stagion ch’or si volge. Intolleranda
Parve, e fu, la mia lingua alla beata
Prole mortal, se dir si dee mortale
L’uomo, o si può. Fra maraviglia e sdegno,
Dall’Eden odorato in cui soggiorna,
Rise l’alta progenie, e me negletto
Disse, o mal venturoso, e di piaceri
O incapace o inesperto, il proprio fato
Creder comune, e del mio mal consorte
L’umana specie. Alfin per entro il fumo
De’ sígari onorato, al romorio
De’ crepitanti pasticcini, al grido
Militar, di gelati e di bevande
Ordinator, fra le percosse tazze
E i branditi cucchiai, viva rifulse
Agli occhi miei la giornaliera luce
Delle gazzette. Riconobbi e vidi
La pubblica letizia, e le dolcezze
Del destino mortal. Vidi l’eccelso
Stato e il valor delle terrene cose,
E tutto fiori il corso umano, e vidi
Come nulla quaggiù dispiace e dura.
Nè men conobbi ancor gli studi e l’opre
Stupende, e il senno, e le virtudi, e l’alto
Saver del secol mio. Nè vidi meno
Da Marrocco al Catai, dall’Orse al Nilo,
E da Boston a Goa, correr dell’alma
Felicità su l’orme a gara ansando
Regni, imperi e ducati; e già tenerla
O per le chiome fluttuanti, o certo
Per l’estremo del boa. Così vedendo,
E meditando sovra i larghi fogli
Profondamente, del mio grave, antico
Errore, e di me stesso, ebbi vergogna.
       Aureo secolo omai volgono, o Gino,
I fusi delle Parche. Ogni giornale,
Gener vario di lingue e di colonne,
Da tutti i lidi lo promette al mondo
Concordemente. Universale amore,
Ferrate vie, moltiplici commerci,
Vapor, tipi e choléra i più divisi
Popoli e climi stringeranno insieme:
Nè maraviglia fia se pino o quercia
Suderà latte e mele, o s’anco al suono
D’un walser danzerà. Tanto la possa
Infin qui de’ lambicchi e delle storte,
E le macchine al cielo emulatrici
Crebbero, e tanto cresceranno al tempo
Che seguirà; poichè di meglio in meglio
Senza fin vola e volerà mai sempre
Di Sem, di Cam e di Giapeto il seme.
       Ghiande non ciberà certo la terra
Però, se fame non la sforza: il duro
Ferro non deporrà. Ben molte volte
Argento ed or disprezzerà, contenta
A polizze di cambio. E già dal caro
Sangue de’ suoi non asterrà la mano
La generosa stirpe: anzi coverte
Fien di stragi l’Europa e l’altra riva
Dell’atlantico mar, fresca nutrice
Di pura civiltà, sempre che spinga
Contrarie in campo le fraterne schiere
Di pepe o di cannella o d’altro aroma
Fatal cagione, o di melate canne,
O cagion qual si sia ch’ad auro torni.
Valor vero e virtù, modestia e fede
E di giustizia amor, sempre in qualunque
Pubblico stato, alieni in tutto e lungi
Da’ comuni negozi, ovvero in tutto
Sfortunati saranno, afflitti e vinti;
Perchè diè lor natura, in ogni tempo
Starsene in fondo. Ardir protervo e frode,
Con mediocrità, regneran sempre,
A galleggiar sortiti. Imperio e forze,
Quanto più vogli o cumulate o sparse,
Abuserà chiunque avralle, e sotto
Qualunque nome. Questa legge in pria
Scrisser natura e il fato in adamante;
E co’ fulmini suoi Volta nè Davy
Lei non cancellerà, non Anglia tutta
Con le macchine sue, nè con un Gange
Di politici scritti il secol novo.
Sempre il buono in tristezza, il vile in festa
Sempre e il ribaldo: incontro all’alme eccelse
In arme tutti congiurati i mondi
Fieno in perpetuo: al vero onor seguaci
Calunnia, odio e livor: cibo de’ forti
Il debole, cultor de’ ricchi e servo
Il digiuno mendico, in ogni forma
Di comun reggimento, o presso o lungi
Sien l’eclittica o i poli, eternamente
Sarà, se al gener nostro il proprio albergo
E la face del dì non vengon meno.
       Queste lievi reliquie e questi segni
Delle passate età, forza è che impressi
Porti quella che sorge età dell’oro:
Perchè mille discordi e repugnanti
L’umana compagnia principii e parti
Ha per natura; e por quegli odii in pace
Non valser gl’intelletti e le possanze
Degli uomini giammai, dal dì che nacque
L’inclita schiatta, e non varrà, quantunque
Saggio sia nè possente, al secol nostro
Patto alcuno o giornal. Ma nelle cose
Più gravi, intera, e non veduta innanzi,
Fia la mortal felicità. Più molli
Di giorno in giorno diverran le vesti
O di lana o di seta. I rozzi panni
Lasciando a prova agricoltori e fabbri,
Chiuderanno in coton la scabra pelle,
E di castoro copriran le schiene.
Meglio fatti al bisogno, o più leggiadri
Certamente a veder, tappeti e coltri,
Seggiole, canapè, sgabelli e mense,
Letti, ed ogni altro arnese, adorneranno
Di lor menstrua beltà gli appartamenti;
E nove forme di paiuoli, e nove
Pentole ammirerà l’arsa cucina.
Da Parigi a Calais, di quivi a Londra,
Da Londra a Liverpool, rapido tanto
Sarà, quant’altri immaginar non osa,
Il cammino, anzi il volo: e sotto l’ampie
Vie del Tamigi fia dischiuso il varco,
Opra ardita, immortal, ch’esser dischiuso
Dovea, già son molt’anni. Illuminate
Meglio ch’or son, benchè sicure al pari,
Nottetempo saran le vie men trite
Delle città sovrane, e talor forse
Di suddita città le vie maggiori.
Tali dolcezze e sì beata sorte
Alla prole vegnente il ciel destina.
       Fortunati color che mentre io scrivo
Miagolanti in su le braccia accoglie
La levatrice! a cui veder s’aspetta
Quei sospirati dì, quando per lunghi
Studi fia noto, e imprenderà col latte
Dalla cara nutrice ogni fanciullo,
Quanto peso di sal, quanto di carni,
E quante moggia di farina inghiotta
Il patrio borgo in ciascun mese; e quanti
In ciascun anno partoriti e morti
Scriva il vecchio prior: quando, per opra
Di possente vapore, a milioni
Impresse in un secondo, il piano e il poggio,
E credo anco del mar gl’immensi tratti,
Come d’aeree gru stuol che repente
Alle late campagne il giorno involi,
Copriran le gazzette, anima e vita
Dell’universo, e di savere a questa
Ed alle età venture unica fonte!
       Quale un fanciullo, con assidua cura,
Di fogliolini e di fuscelli, in forma
O di tempio o di torre o di palazzo,
Un edificio innalza; e come prima
Fornito il mira, ad atterrarlo è volto,
Perchè gli stessi a lui fuscelli e fogli
Per novo lavorio son di mestieri;
Così natura ogni opra sua, quantunque
D’alto artificio a contemplar, non prima
Vede perfetta, ch’a disfarla imprende,
Le parti sciolte dispensando altrove.
E indarno a preservar se stesso ed altro
Dal gioco reo, la cui ragion gli è chiusa
Eternamente, il mortal seme accorre
Mille virtudi oprando in mille guise
Con dotta man: che, d’ogni sforzo in onta,
La natura crudel, fanciullo invitto,
Il suo capriccio adempie, e senza posa
Distruggendo e formando si trastulla.
Indi varia, infinita una famiglia
Di mali immedicabili e di pene
Preme il fragil mortale, a perir fatto
Irreparabilmente: indi una forza
Ostil, distruggitrice, e dentro il fere
E di fuor da ogni lato, assidua, intenta
Dal dì che nasce; e l’affatica e stanca,
Essa indefatigata; insin ch’ei giace
Alfin dall’empia madre oppresso e spento.
Queste, o spirto gentil, miserie estreme
Dello stato mortal; vecchiezza e morte,
Ch’han principio d’allor che il labbro infante
Preme il tenero sen che vita instilla;
Emendar, mi cred’io, non può la lieta
Nonadecima età più che potesse
La decima o la nona, e non potranno
Più di questa giammai l’età future.
Però, se nominar lice talvolta
Con proprio nome il ver, non altro in somma
Fuor che infelice, in qualsivoglia tempo,
E non pur ne’ civili ordini e modi,
Ma della vita in tutte l’altre parti,
Per essenza insanabile, e per legge
Universal, che terra e cielo abbraccia,
Ogni nato sarà. Ma novo e quasi
Divin consiglio ritrovàr gli eccelsi
Spirti del secol mio: che, non potendo
Felice in terra far persona alcuna,
L’uomo obbliando, a ricercar si diero
Una comun felicitade; e quella
Trovata agevolmente, essi di molti
Tristi e miseri tutti, un popol fanno
Lieto e felice: e tal portento, ancora
Da pamphlets, da riviste e da gazzette
Non dichiarato, il civil gregge ammira.
       Oh menti, oh senno, oh sovrumano acume
Dell’età ch’or si volge! E che sicuro
Filosofar, che sapienza, o Gino,
In più sublimi ancora e più riposti
Subbietti insegna ai secoli futuri
Il mio secolo e tuo! Con che costanza
Quel che ieri schernì, prosteso adora
Oggi, e domani abbatterà, per girne
Raccozzando i rottami, e per riporlo
Tra il fumo degl’incensi il dì vegnente!
Quanto estimar si dee, che fede inspira
Del secol che si volge, anzi dell’anno,
Il concorde sentir! con quanta cura
Convienci a quel dell’anno, al qual difforme
Fia quel dell’altro appresso, il sentir nostro
Comparando, fuggir che mai d’un punto
Non sien diversi! E di che tratto innanzi,
Se al moderno si opponga il tempo antico,
Filosofando il saper nostro è scorso!
       Un già de’ tuoi, lodato Gino; un franco
Di poetar maestro, anzi di tutte
Scienze ed arti e facoltadi umane,
E menti che fur mai, sono e saranno,
Dottore, emendator, lascia, mi disse,
I propri affetti tuoi. Di lor non cura
Questa virile età, volta ai severi
Economici studi, e intenta il ciglio
Nelle pubbliche cose. Il proprio petto
Esplorar che ti val? Materia al canto
Non cercar dentro te. Canta i bisogni
Del secol nostro, e la matura speme.
Memorande sentenze! ond’io solenni
Le risa alzai quando sonava il nome
Della speranza al mio profano orecchio
Quasi comica voce, o come un suono
Di lingua che dal latte si scompagni.
Or torno addietro, ed al passato un corso
Contrario imprendo, per non dubbi esempi
Chiaro oggimai ch’al secol proprio vuolsi,
Non contraddir, non repugnar, se lode
Cerchi e fama appo lui, ma fedelmente
Adulando ubbidir: così per breve
Ed agiato cammin vassi alle stelle.
Ond’io, degli astri desioso, al canto
Del secolo i bisogni omai non penso
Materia far; che a quelli, ognor crescendo,
Provveggono i mercati e le officine
Già largamente; ma la speme io certo
Dirò, la speme, onde visibil pegno
Già concedon gli Dei; già, della nova
Felicità principio, ostenta il labbro
De’ giovani, e la guancia, enorme il pelo.
       O salve, o segno salutare, o prima
Luce della famosa età che sorge.
Mira dinanzi a te come s’allegra
La terra e il ciel, come sfavilla il guardo
Delle donzelle, e per conviti e feste
Qual de’ barbati eroi fama già vola.
Cresci, cresci alla patria, o maschia certo
Moderna prole. All’ombra de’ tuoi velli
Italia crescerà, crescerà tutta
Dalle foci del Tago all’Ellesponto
Europa, e il mondo poserà sicuro.
E tu comincia a salutar col riso
Gl’ispidi genitori, o prole infante,
Eletta agli aurei dì: nè ti spauri
L’innocuo nereggiar de’ cari aspetti.
Ridi, o tenera prole: a te serbato
È di cotanto favellare il frutto;
Veder gioia regnar, cittadi e ville,
Vecchiezza e gioventù del par contente,
E le barbe ondeggiar lunghe due spanne.

 

11 ott 2012

Proverbi - 31 - VIII. PAROLE DI LEMUEL

Cap. 31

VIII. PAROLE DI LEMUEL

 1  Parole di Lemuèl, re di Massa, 
che sua madre gli insegnò. 
 2  E che, figlio mio! E che, figlio delle mie viscere! 
E che, figlio dei miei voti! 
 3  Non dare il tuo vigore alle donne, 
né i tuoi costumi a quelle che corrompono i re. 
 4  Non conviene ai re, Lemuèl, 
non conviene ai re bere il vino, 
né ai principi bramare bevande inebrianti, 
 5  per paura che, bevendo, dimentichino i loro decreti 
e tradiscano il diritto di tutti gli afflitti. 
 6  Date bevande inebrianti a chi sta per perire 
e il vino a chi ha l'amarezza nel cuore. 
 7  Beva e dimentichi la sua povertà 
e non si ricordi più delle sue pene. 
 8  Apri la bocca in favore del muto 
in difesa di tutti gli sventurati. 
 9  Apri la bocca e giudica con equità 
e rendi giustizia all'infelice e al povero.

IX. LA PERFETTA PADRONA DI CASA

 10  Una donna perfetta chi potrà trovarla? 
Ben superiore alle perle è il suo valore. 
 11  In lei confida il cuore del marito 
e non verrà a mancargli il profitto. 
 12  Essa gli dà felicità e non dispiacere 
per tutti i giorni della sua vita. 
 13  Si procura lana e lino 
e li lavora volentieri con le mani. 
 14  Ella è simile alle navi di un mercante, 
fa venire da lontano le provviste. 
 15  Si alza quando ancora è notte 
e prepara il cibo alla sua famiglia 
e dà ordini alle sue domestiche. 
 16  Pensa ad un campo e lo compra 
e con il frutto delle sue mani pianta una vigna. 
 17  Si cinge con energia i fianchi 
e spiega la forza delle sue braccia. 
 18  E' soddisfatta, perché il suo traffico va bene, 
neppure di notte si spegne la sua lucerna. 
 19  Stende la sua mano alla conocchia 
e mena il fuso con le dita. 
 20  Apre le sue mani al misero, 
stende la mano al povero. 
 21  Non teme la neve per la sua famiglia, 
perché tutti i suoi di casa hanno doppia veste. 
 22  Si fa delle coperte, 
di lino e di porpora sono le sue vesti. 
 23  Suo marito è stimato alle porte della città 
dove siede con gli anziani del paese. 
 24  Confeziona tele di lino e le vende 
e fornisce cinture al mercante. 
 25  Forza e decoro sono il suo vestito 
e se la ride dell'avvenire. 
 26  Apre la bocca con saggezza 
e sulla sua lingua c'è dottrina di bontà. 
 27  Sorveglia l'andamento della casa; 
il pane che mangia non è frutto di pigrizia. 
 28  I suoi figli sorgono a proclamarla beata 
e suo marito a farne l'elogio: 
 29  «Molte figlie hanno compiuto cose eccellenti, 
ma tu le hai superate tutte!». 
 30  Fallace è la grazia e vana è la bellezza, 
ma la donna che teme Dio è da lodare. 
 31  Datele del frutto delle sue mani 
e le sue stesse opere la lodino alle porte della città.

12 set 2012

leggende di fantasmi .... LA LEGGENDA DEL LAGO MORO











LA LEGGENDA DEL LAGO MORO

Chi transita nei pressi del Lago Moro ne può apprezzare la bellezza, ma se è attento ne percepisce pure la tristezza languida, che il sole dei giorni più caldi riesce appena a mitigare.
Quello che oggi è una scura massa d'acqua, un tempo fu un verde
prato piano, attraversato da pigri ruscelli e colorato dai fiori dei limpidi stagni di montagna.
Ai bordi di quel piccolo pianoro, esistevano due case: nella prima abitava una vedeva ricca con un bambino grassoccio di pochi anni e nella seconda, al lato apposto, un'altra vedova campava poveramente con suo neonato.
La vita era stata crudele per le due donne: sembrava, per la miseria e per le ingiustizie sofferte, che il Cielo si fosse accanito contro di loro.
Però la ricca Gilda non aveva disdegnato l'uso dell'intrigo per ottenere i suoi scopi, al contrario la più povera, Elena, era rimasta sempre onesta e spesso pregava fiduciosa il Signore: -Mio Dio! L'esistenza qui sulla Terra è dura! Non lasciarci senza pane, mio figlio e io viviamo di quel poco che la tua provvidenza ci concede! Egli è innocente ed è troppo piccolo per soffrire!-
Elena filava la lana per un mercante della città, era pagata con quel tanto che bastava per sostenersi ed ella si accontentava.
Ammorbidiva i suoi giorni con tutte le piccole gioie che la sua fantasia le suggeriva: raccoglieva i delicati fiori che crescevano attorno alla sua baita, ornava la culla del suo piccolo e serena cantava le filastrocche imparate da bambina.
Quando il figlio si addormentava la madre lo guardava silenziosa e sognava per lui un futuro meno stentato del suo.
In mezzo a quei monti non aveva nessuno che l'aiutasse e non osava avvicinarsi all'altra casa, perché la ricca sua vicina un giorno le aveva istigato contro i cani.
Eppure Gilda aveva cuore e amava il proprio figlio, lo allevava con cura e gli parlava teneramente: -Dormi! Sogna sereno figlio mio bello! La tua mamma veglia su di te, nessuno ti farà del male! Cresci forte e sicuro, avrai tutto quello che vorrai e non saprai cosa significhi la miseria, come la conoscerà il meschino figlio di quella poveraccia!-
Il vento dell'inverno ghermiva gelido le due case, entrava nelle fessure delle pareti della baita di Elena e spegneva il piccolo fuoco; ella si affannava a ravvivarlo, poi prendeva dolcemente il bambino tra le braccia per scaldarlo.
Con il primo sole se ne andò il gelo e l'acqua ristagnava su tutto il pianoro, tra le ultime chiazze di neve e tra l'erba nuova i bucaneve spuntavano fitti.
Il freddo sparì e venne la breve estate montana: tutto si coprì di tenui colori armoniosi.
Il vento soffiava tranquillo e scivolava sui prati, agitando le corolle lanose dei "capelli delle streghe": l'unico fiore che attecchiva attorno alla casa di Gilda.
Ella era ogni giorno indaffarata nel valutare i suoi interessi: spettinata, perché non aveva tempo di badare a sé, sbrigava attiva le pratiche per incrementare il suo patrimonio.
Le rughe le avevano segnato il magro volto, rancore si era sommato a rancore negli anni difficili ed ella sfogava la sua bile sui più deboli.
I mendicanti non salivano dalle due donne, non valeva la fatica: una era troppo povera e l'altra troppo avara.
L'uomo, che si diresse alla baita di Elena, era uno strano accattone: il suo passo era lento, i suoi movimenti circospetti, quasi gentili.
Le vesti e l'aspetto erano di chi dormiva solitamente all'aperto e mangiava quello che il prossimo gli concedeva, ma i suoi occhi limpidi tradivano un dolore intimo, contenuto con dignità.
La pelle era troppo chiara per essere quella di un montanaro e il profilo fino del volto non era stato ancora guastato dagli stenti.
Egli bussò alla bicocca di Elena e la salutò con un sorriso: -E' da molto che non mangio! Se hai un po' di pane e di vino per me, Dio ti benedirà!-
-Buon uomo! Io ho appena il necessario per me e mio figlio!-
Elena rimase un istante pensierosa, poi rientrò, gli donò un pane e una ciotola di latte.
-E' tutto quello che ti posso dare! Dell'altro lo ruberei alla mia creatura!-
Il mendicante spezzò il pane e ne offrì alla donna: -Tieni! Il Signore di premierà per la tua generosità!-
La benedisse, ma non era il solito gesto frettoloso degli affamati: tranquillo egli infondeva serenità; bevve il latte come compisse un rito e si allontanò, lasciando Elena affascinata.
Attraversò il pianoro e davanti alla lussuosa casa di Gilda si arrestò ad ammirare i solidi muri e le merci abbondanti, ammucchiate fuori dal magazzino, che non le conteneva tutte.
Gilda lo vide e chiamò i cani: -Cosa vuoi, pezzente?-
-Dammi un po' di pane e di vino, Dio ti sarà riconoscente!-
Gilda rise sguaiata: -Il tuo Dio mi premierà? Mi sto ricompensando generosamente da sola! Quando gli chiesi aiuto non fece nulla per me e tu vuoi farmi credere che si ricorderà di me dopo la morte?-
Ella ordinò ai suoi cani di scacciare quel molesto forestiero, notandone lo sguardo inquietante.
I cani non abbaiarono come al solito, ma si avvicinarono latrando e si accucciarono miti ai piedi dello sconosciuto.
Ella li rimproverò aspramente e li avrebbe bastonati se non avesse temuto la reazione dello strano mendicante.
-Donna! Dammi del pane! Io ho fame di pane come la tua anima del perdono del Signore!-
-Vattene, o chiamerò i miei uomini, che ti daranno una lezione per la tua impertinenza!-
Scuotendo piano il capo, il forestiero si allontanò avvilito e pulì i suoi sandali dalla polvere: nulla di quella casa voleva portare con sé.
Fece solo pochi passi e scomparve in una luce abbagliante, ma Gilda era tropo cieca per accorgersene: rientrò, alzò le spalle, dimenticandosi dell'episodio.
Nessuna delle due donne aveva riconosciuto Gesù.
Alcuni giorni dopo il sole si oscurò improvvisamente, la terra vibrò mentre il vento tormentava il prato e minacciava anche le fondamenta della casa di Gilda.
Elena portò fuori il suo bambino, timoroso di un crollo improvviso della insicura baita.
Faticava a tenersi in piedi, i suoi capelli e gli abiti erano sbattuti dalla bufera, rami e sterpi la investivano.
Una voce possente come un tuono dall'alto la ammonì: -Vattene! Fuggi da questo luogo maledetto! Salva te e tuo figlio!-
Confusa ella non si decideva ad obbedire e stringeva disperata al petto il suo unico bene, intanto la vecchia baita rovinò al suolo in un solo lungo frastuono; Elena si fece forza sulle gambe tremanti, non sapendo dove si dirigeva.
Quel rumore spaventò i lavoratori di Gilda, che abbandonarono il magazzino, con l'istinto dei topi prima di un naufragio.
Gilda non udì nulla, quando rialzò lo sguardo non vide più nessuno e corse all'aperto.
Era troppo tardi e la terra cedeva sotto i suoi piedi, i muri si spaccarono e il tetto si squarciò; si aprirono larghe voragini nel terreno, il buio calò su di lei.
Il bambino piangeva e la madre si avvicinò alla culla, non ebbe il tempo di lanciare un urlo, l'acqua invase il pianoro: l'intera casa si inabissò tra i flutti nerastri.
I presenti terrorizzati udirono il lamento del bambino svanire lontano, come il fischio del vento che si smorza tra le rocce.
Il sole tornò al suo posto e la bufera si placò, l'acqua del nuovo lago si chiuse definitivamente, così agitato e tetro da non vederne le profondità.
Per molto tempo restò mosso, con i continui spruzzi che sterilivano le rive.
Gli anni lo calmarono, fiori e arbusti crebbero a filo d'acqua.
Il suo colore si schiarì, ma nelle giornate nebbiose, o quando la tempesta gli si accanisce contro, un lamento leggero, quasi impercettibile e una voce femminile si odono ancora: sono il pianto di un bambino e la voce di una donna che gli canta una nenia.
Può capitare che un raggio di sole penetri le nubi e si apra un varco fra le correnti, rendendole trasparenti: allora si vedrà sul fondo una donna triste che culla il suo bambino.
L'immagine durerà qualche istante, poi svanirà e il lago ricoprirà gelosamente il suo segreto.

racconto di Arduino Rossi

Fiaba popolare .... GIOVANNINO SENZA PAURA









GIOVANNINO SENZA PAURA

Gli amici li dicevano: -Giovannino perché non vai, con tua madre, in valle a lavorare?-
Egli rispondeva: -Mia madre morirebbe se dovesse abbandonare la sua baita, per brutta e solitaria che sia.
Li viveva mio padre e nei pascoli attorno portava il suo bestiame; io continuerò a far lo stesso e dopo di me i miei figli!-
Giovannino non era un perditempo e quasi mai entrava nell'osteria, ma gli amici lo volevano ugualmente con loro.
Gli pagavano da bere per sentirlo parlare: -L'altro ieri ero al pascolo e il temporale mi spaventò le mucche, due mi scapparono verso i dirupi sopra il bosco. Corsi a riprenderle, ma l'erba tra le rocce era scivolosa. Solo Dio sa come riuscii a salvarle!-
Diversi testimoni confermavano la sua indifferenza al pericolo: con invidia e un po' di ironia era stato ribattezzato "Senza Paura".
Le brache di lana, la marsina sino alla vita e il cappello dalle ampie falde erano i simboli della sua indipendenza, oltre che tipici dei pastori.
In un inverno tiepido, poco prima di Natale, Giovannino scese eccezionalmente in paese.
Egli voleva scambiare quattro chiacchiere e passeggiare tranquillamente tra i banchi del mercato: gli intensi odori delle focacce lo stuzzicavano e la merce colorata lo rallegrava.
Quel giorno, spostandosi senza meta tra la folla, arrivò al sagrato della chiesa, vide un gruppo di suoi coetanei e di ragazzini che ascoltavano un vecchio: -E' questo il periodo dell'anno più pericoloso! Questi esseri infernali si riuniscono nelle vallate più desolate.-
I più giovani si strinsero ai fratelli maggiori.
Giovannino si intromise: -E chi ha visto questi spettri?-
Il vecchio cieco non badò a lui e non si interruppe: -Le impronte di piccoli piedi nudi, accanto a orme caprine: sono la traccia del loro passaggio.-
Giovannino replicò:-Io vivo in montagna da quando sono nato e non ho mai visto qualcosa di simile!-
Il vecchio tacque: sembrava che guardasse oltre il visibile, il sole gli illuminava la fronte e gli occhi bianchi.
Il buon Alessio intervenne: -Giovannino non cambi mai! Non credi
in nulla e non rispetti gli anziani!-
Luigi si inserì con decisione nel battibecco: -Giovannino hai ragione! Io credo che siano fandonie!-
A loro si unirono i frequentatori delle osterie e discussero, dopo una buona bottiglia di vino, con convinzione e con foga.
Il diverbio si protrasse per oltre mezz'ora: i coraggiosi si appellavano al buon senso e i prudenti si richiamavano alla tradizione.
Giovannino li zittì: -Quanto fiato sprecato! Io salirò al vallone delle streghe e alla mezzanotte del 31 dicembre, accenderò un fuoco come prova.-
Poi li lasciò, sicuro di averli stupiti.
La notte prestabilita era limpida e, per i riflessi della neve, una luce uniforme e tenue avvolgeva le montagne.
Le ore si susseguirono senza avvenimenti: il vento muoveva i larici solitari, scure ombre tra il chiarore della neve.
Il blu terso del cielo, uniformemente sereno, lo rassicurava: ogni timore era insensato in quella notte tranquilla.
Attese la mezzanotte, annunciata dai sommessi rintocchi dell'orologio della torre.
Si concesse un'altra ora, per rassicurarsi la vittoria sulla scommessa, e imboccò la via del ritorno.
La neve era morbida e Giovannino si sentiva sicuro di sé: scivolava lungo i canaloni innevati.
Aumentò la velocità e perse il controllo, si capovolse finendo tra i rovi.
Pulviscolo di neve gli cadde sul volto e tra i capelli, annebbiandogli la vista.
Giovannino disse: -Quei fifoni hanno paura a mettere fuori il naso dopo il tramonto. Non sanno quanto sia bella la notte!-
Risate simili a striduli metallici lo fecero voltare verso un gruppo di alberi neri.
La neve fu invasa da un fascio luminoso, diventando sanguigna e azzurrina.
Giovannino sbalordì e, confuso, vide tre fanciulle sorridenti avvicinarsi.
Esse lo attorniarono, gli rubarono il cappello e lo gettarono in alto; Giovannino tentava di riprenderlo, ma gli sfuggiva appena lo sfiorava.
Cloe, la più bella, si mise a suonare lo zufolo di Giovannino: l'aspro suono era divenuto languido.
Giovannino chiese, più curioso che intimorito: -Chi siete e cosa volete?-
Le fanciulle risposero insieme: -Indovina chi siamo? Indovina da dove veniamo?...-
Danzavano armoniose e le vesti luccicanti, come tessute da mille fiammelle, seguivano i loro movimenti leggeri.
Esse cantilenarono: -Chiedi a Lei cosa vogliamo da te?-
-Perché da me? No, devi chiederlo a Cloe, io non ne so nulla...-
Lo accompagnarono al suo casolare ed egli rideva con loro.
Vicino alla baita di Giovannino, Cloe gli restituì lo zufolo: -Ritorna l'anno prossimo! Vedrai che ci divertiremo ancora!-
Svanirono, lasciando una scia di tenue chiarore.
Alcuni giorni dopo la madre notò preoccupata il mutamento del figlio: -Giovannino da quella notte non sei più lo stesso. Che cosa avvenne?-
Egli non rispondeva e si chiudeva nella sua malinconia, ma, insistendo, la povera donna lo convinse a confidarsi.
Ella si spaventò: -Devi scordarti quegli esseri, la loro bellezza è maledetta!-
La tristezza di Giovannino si trasformò in malattia e la madre non ebbe altra alternativa: -Ritorna da Cloe, butta ai suoi piedi il tuo cappello, come usiamo noi montanari per chiedere in matrimonio una sposa, e corri a casa. Ella sarà costretta a restituirti il cappello o rimarrà compromessa.-
Puntuale Giovannino salì al vallone delle streghe e accese il fuoco; trascorsa la mezzanotte le tre fanciulle riapparvero, più impertinenti e ammalianti che mai.
Egli getto il suo cappello ai piedi della ragazza e le disse: -Riconsegnamelo, se riesci!-
Poi spiccò una corsa velocissima e fu subito in vantaggio.
Cloe raccolse tranquilla il cappello e lo inseguì, ridacchiando: -Giovannino! Non credere di sfuggirmi!-
Egli si muoveva nervoso, con il fiato grosso: saltava di roccia in roccia, o si calava lungo i tratti più ripidi per abbreviare il percorso.
Cloe lo seguiva ad alcuni metri di distanza, leggera come fosse portata dal vento.
Giunti al casolare Giovannino vi entrò e Cloe si arrestò sulla porta, un poco timoroso.
Egli si girò e afferrò il bordo del cappello, ma Cloe non cedette: -Non entro in casa! Il cappello te lo restituisco fuori, o sarò costretta a rimanere con te.-
La madre giunse in soccorso del figlio e tentò inutilmente di sospingerla alle spalle, ma poi Giovannino supplicò Cloe: -Io ti desidero! Non potrei vivere senza di te!-
Cloe sorrise beffarda.
La speranza crebbe in Giovannino mentre ella gli poneva le sue condizioni: -Io sono disposta a rimanere con te, sino a quando tu avrai per me il rispetto e l'amore che merito!-
Allora il giovane le baciò le mani e il viso: -Mai! Mai ti farò del male! Come potrei?-
Ella abbandonò il cappello ed entrò in casa.
La madre non credeva che Cloe si adattasse ad una vita da pastorella: -Giovannino, lei non ha mai lavorato! E' sempre stata libera nei boschi.-
Cloe e Giovannino invece vissero sereni per tanti anni ed ebbero parecchi figli, belli e furbetti.
Il tempo si era dimenticato di Cloe, che conservava il suo aspetto.
Ella giocava con i figli che assomigliavano a lei, allegri e un poco enigmatici.
Invecchiando, al contrario, il carattere di Giovannino si inaspriva, come quello degli uomini soli.
Cloe non rispettava più il marito, diventando sempre più ironica
e sprezzante.
La pazienza di Giovannino stava per cedere: -Dove sei stata oggi?
La casa è un caos!-
Ella canticchiava con i figli.
Giovannino si infuriò: -Vuoi ascoltarmi! E' da parecchio che mi eviti.-
Cloe ribatté: -Che cosa possiamo dirci?-
Ella gli sorrise e fece per uscire, ma Giovannino l'afferrò a un braccio: -Fermati! Dobbiamo chiarire molte cose!-
Egli le batté il dorso della mano, ma piano per non farle male.
Cloe lo guardò con aria maligna: -Perché l'hai fatto? Hai rovinato tutto!-
Ella sparì con i suoi figli.
Giovannino impietrì, incredulo del fatto.
Uscì dal casolare sconvolto e pianse: -Cloe, dove sei? Ti scongiuro, perdonami! Cloe, non puoi abbandonarmi!-
Per parecchi giorni brancolò nei boschi e sui prati, dormendo all'aria aperta.
Il suo aspetto si era inselvatichito e i pastori lo temevano, i più pietosi gli gettavano un pezzo di pane.
Egli sperava ancora: -E' sicuramente la mia punizione. Ritornerà da me e sarà come la prima volta!-
L'ultimo giorno dell'anno risalì al vallone delle streghe e attese la mezzanotte.
Il vento lo tormentava, con fatica egli manteneva acceso il fuoco.
I versi degli animali notturni scandivano il trascorrere delle ore sino all'alba.
Con il nuovo giorno perse ogni speranza: -Sono un dannato sulla Terra! L'inferno non sarà peggiore!-
Fu visto precipitare in un burrone, in fondo al quale scorreva un torrente impetuoso: l'acqua lo travolse e lo trascinò.
Alcuni uomini pietosi cercarono la sua salma in ogni anfratto e tra le rocce, ma tutto fu inutile.
Giovannino non ebbe mai una sepoltura cristiana.

racconto di Arduino Rossi