GIOVANNINO SENZA PAURA
Gli amici li dicevano: -Giovannino perché non vai, con tua madre, in valle a lavorare?-
Egli rispondeva: -Mia madre morirebbe se dovesse abbandonare la sua baita, per brutta e solitaria che sia.
Li viveva mio padre e nei pascoli attorno portava il suo bestiame; io continuerò a far lo stesso e dopo di me i miei figli!-
Giovannino non era un perditempo e quasi mai entrava nell'osteria, ma gli amici lo volevano ugualmente con loro.
Gli pagavano da bere per sentirlo parlare: -L'altro ieri ero al pascolo e il temporale mi spaventò le mucche, due mi scapparono verso i dirupi sopra il bosco. Corsi a riprenderle, ma l'erba tra le rocce era scivolosa. Solo Dio sa come riuscii a salvarle!-
Diversi testimoni confermavano la sua indifferenza al pericolo: con invidia e un po' di ironia era stato ribattezzato "Senza Paura".
Le brache di lana, la marsina sino alla vita e il cappello dalle ampie falde erano i simboli della sua indipendenza, oltre che tipici dei pastori.
In un inverno tiepido, poco prima di Natale, Giovannino scese eccezionalmente in paese.
Egli voleva scambiare quattro chiacchiere e passeggiare tranquillamente tra i banchi del mercato: gli intensi odori delle focacce lo stuzzicavano e la merce colorata lo rallegrava.
Quel giorno, spostandosi senza meta tra la folla, arrivò al sagrato della chiesa, vide un gruppo di suoi coetanei e di ragazzini che ascoltavano un vecchio: -E' questo il periodo dell'anno più pericoloso! Questi esseri infernali si riuniscono nelle vallate più desolate.-
I più giovani si strinsero ai fratelli maggiori.
Giovannino si intromise: -E chi ha visto questi spettri?-
Il vecchio cieco non badò a lui e non si interruppe: -Le impronte di piccoli piedi nudi, accanto a orme caprine: sono la traccia del loro passaggio.-
Giovannino replicò:-Io vivo in montagna da quando sono nato e non ho mai visto qualcosa di simile!-
Il vecchio tacque: sembrava che guardasse oltre il visibile, il sole gli illuminava la fronte e gli occhi bianchi.
Il buon Alessio intervenne: -Giovannino non cambi mai! Non credi
in nulla e non rispetti gli anziani!-
Luigi si inserì con decisione nel battibecco: -Giovannino hai ragione! Io credo che siano fandonie!-
A loro si unirono i frequentatori delle osterie e discussero, dopo una buona bottiglia di vino, con convinzione e con foga.
Il diverbio si protrasse per oltre mezz'ora: i coraggiosi si appellavano al buon senso e i prudenti si richiamavano alla tradizione.
Giovannino li zittì: -Quanto fiato sprecato! Io salirò al vallone delle streghe e alla mezzanotte del 31 dicembre, accenderò un fuoco come prova.-
Poi li lasciò, sicuro di averli stupiti.
La notte prestabilita era limpida e, per i riflessi della neve, una luce uniforme e tenue avvolgeva le montagne.
Le ore si susseguirono senza avvenimenti: il vento muoveva i larici solitari, scure ombre tra il chiarore della neve.
Il blu terso del cielo, uniformemente sereno, lo rassicurava: ogni timore era insensato in quella notte tranquilla.
Attese la mezzanotte, annunciata dai sommessi rintocchi dell'orologio della torre.
Si concesse un'altra ora, per rassicurarsi la vittoria sulla scommessa, e imboccò la via del ritorno.
La neve era morbida e Giovannino si sentiva sicuro di sé: scivolava lungo i canaloni innevati.
Aumentò la velocità e perse il controllo, si capovolse finendo tra i rovi.
Pulviscolo di neve gli cadde sul volto e tra i capelli, annebbiandogli la vista.
Giovannino disse: -Quei fifoni hanno paura a mettere fuori il naso dopo il tramonto. Non sanno quanto sia bella la notte!-
Risate simili a striduli metallici lo fecero voltare verso un gruppo di alberi neri.
La neve fu invasa da un fascio luminoso, diventando sanguigna e azzurrina.
Giovannino sbalordì e, confuso, vide tre fanciulle sorridenti avvicinarsi.
Esse lo attorniarono, gli rubarono il cappello e lo gettarono in alto; Giovannino tentava di riprenderlo, ma gli sfuggiva appena lo sfiorava.
Cloe, la più bella, si mise a suonare lo zufolo di Giovannino: l'aspro suono era divenuto languido.
Giovannino chiese, più curioso che intimorito: -Chi siete e cosa volete?-
Le fanciulle risposero insieme: -Indovina chi siamo? Indovina da dove veniamo?...-
Danzavano armoniose e le vesti luccicanti, come tessute da mille fiammelle, seguivano i loro movimenti leggeri.
Esse cantilenarono: -Chiedi a Lei cosa vogliamo da te?-
-Perché da me? No, devi chiederlo a Cloe, io non ne so nulla...-
Lo accompagnarono al suo casolare ed egli rideva con loro.
Vicino alla baita di Giovannino, Cloe gli restituì lo zufolo: -Ritorna l'anno prossimo! Vedrai che ci divertiremo ancora!-
Svanirono, lasciando una scia di tenue chiarore.
Alcuni giorni dopo la madre notò preoccupata il mutamento del figlio: -Giovannino da quella notte non sei più lo stesso. Che cosa avvenne?-
Egli non rispondeva e si chiudeva nella sua malinconia, ma, insistendo, la povera donna lo convinse a confidarsi.
Ella si spaventò: -Devi scordarti quegli esseri, la loro bellezza è maledetta!-
La tristezza di Giovannino si trasformò in malattia e la madre non ebbe altra alternativa: -Ritorna da Cloe, butta ai suoi piedi il tuo cappello, come usiamo noi montanari per chiedere in matrimonio una sposa, e corri a casa. Ella sarà costretta a restituirti il cappello o rimarrà compromessa.-
Puntuale Giovannino salì al vallone delle streghe e accese il fuoco; trascorsa la mezzanotte le tre fanciulle riapparvero, più impertinenti e ammalianti che mai.
Egli getto il suo cappello ai piedi della ragazza e le disse: -Riconsegnamelo, se riesci!-
Poi spiccò una corsa velocissima e fu subito in vantaggio.
Cloe raccolse tranquilla il cappello e lo inseguì, ridacchiando: -Giovannino! Non credere di sfuggirmi!-
Egli si muoveva nervoso, con il fiato grosso: saltava di roccia in roccia, o si calava lungo i tratti più ripidi per abbreviare il percorso.
Cloe lo seguiva ad alcuni metri di distanza, leggera come fosse portata dal vento.
Giunti al casolare Giovannino vi entrò e Cloe si arrestò sulla porta, un poco timoroso.
Egli si girò e afferrò il bordo del cappello, ma Cloe non cedette: -Non entro in casa! Il cappello te lo restituisco fuori, o sarò costretta a rimanere con te.-
La madre giunse in soccorso del figlio e tentò inutilmente di sospingerla alle spalle, ma poi Giovannino supplicò Cloe: -Io ti desidero! Non potrei vivere senza di te!-
Cloe sorrise beffarda.
La speranza crebbe in Giovannino mentre ella gli poneva le sue condizioni: -Io sono disposta a rimanere con te, sino a quando tu avrai per me il rispetto e l'amore che merito!-
Allora il giovane le baciò le mani e il viso: -Mai! Mai ti farò del male! Come potrei?-
Ella abbandonò il cappello ed entrò in casa.
La madre non credeva che Cloe si adattasse ad una vita da pastorella: -Giovannino, lei non ha mai lavorato! E' sempre stata libera nei boschi.-
Cloe e Giovannino invece vissero sereni per tanti anni ed ebbero parecchi figli, belli e furbetti.
Il tempo si era dimenticato di Cloe, che conservava il suo aspetto.
Ella giocava con i figli che assomigliavano a lei, allegri e un poco enigmatici.
Invecchiando, al contrario, il carattere di Giovannino si inaspriva, come quello degli uomini soli.
Cloe non rispettava più il marito, diventando sempre più ironica
e sprezzante.
La pazienza di Giovannino stava per cedere: -Dove sei stata oggi?
La casa è un caos!-
Ella canticchiava con i figli.
Giovannino si infuriò: -Vuoi ascoltarmi! E' da parecchio che mi eviti.-
Cloe ribatté: -Che cosa possiamo dirci?-
Ella gli sorrise e fece per uscire, ma Giovannino l'afferrò a un braccio: -Fermati! Dobbiamo chiarire molte cose!-
Egli le batté il dorso della mano, ma piano per non farle male.
Cloe lo guardò con aria maligna: -Perché l'hai fatto? Hai rovinato tutto!-
Ella sparì con i suoi figli.
Giovannino impietrì, incredulo del fatto.
Uscì dal casolare sconvolto e pianse: -Cloe, dove sei? Ti scongiuro, perdonami! Cloe, non puoi abbandonarmi!-
Per parecchi giorni brancolò nei boschi e sui prati, dormendo all'aria aperta.
Il suo aspetto si era inselvatichito e i pastori lo temevano, i più pietosi gli gettavano un pezzo di pane.
Egli sperava ancora: -E' sicuramente la mia punizione. Ritornerà da me e sarà come la prima volta!-
L'ultimo giorno dell'anno risalì al vallone delle streghe e attese la mezzanotte.
Il vento lo tormentava, con fatica egli manteneva acceso il fuoco.
I versi degli animali notturni scandivano il trascorrere delle ore sino all'alba.
Con il nuovo giorno perse ogni speranza: -Sono un dannato sulla Terra! L'inferno non sarà peggiore!-
Fu visto precipitare in un burrone, in fondo al quale scorreva un torrente impetuoso: l'acqua lo travolse e lo trascinò.
Alcuni uomini pietosi cercarono la sua salma in ogni anfratto e tra le rocce, ma tutto fu inutile.
Giovannino non ebbe mai una sepoltura cristiana.
racconto di Arduino Rossi