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8 feb 2019

La nuova Italia dovrà fare scalpore o verremo colonizzati - Arduino Rossi

https://notizienews1.blogspot.com/

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Ci vogliono mettere in croce, ma la lezione da parte delle mummie, delle statue del museo delle cere non fanno la storia, anzi, appartengono appunto al passato e sono dentro i loro sarcofagi: abbiamo contro le forze neo coloniali, che vorrebbero trattarci ancora come una colonia, come la Francia, i comici di Bruxelles, ma anche il consiglio d’Europa, tutte realtà sotto il dominio franco germanico.
Il loro potere è inesistente e le loro minacce pure: contano quanto il due di Picche in una partita a scopone scientifico, ovvero quasi nulla.
Chi comanda il mondo sono le grandi potenze tecnologiche e finanziarie, la nuova Cina, la Russia di Putin e anche Trump, tutto il resto è solo cattivo odore.

8 feb 2011

Dati immigrazione clandestina in Italia, cinese e altro


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L'immigrazione in Italia ha subito non un calo, ma un rallentamento, dovuto alla crisi economica: il saldo tra nuovi immigrati e rientro alle proprie terre di origine, tra i nuovi arrivi e le cancellazioni all'anagrafe, è stato ancora positivo nel 2009, ma è minimo.
L'Italia attira di meno e c'è meno lavoro: le ditte cercano meno lavoro degli immigrati e questo fatto è il primo di una situazione nuova da capire.
La causa dell'immigrazione è legata non dalla mancanza di italiani disposti a svolgere certi lavori, ma dalla corsa al ribasso del costo del lavoro per certe attività lavorative di scarsa, se non di nessuna specializzazione.
I lavori manuali, quelli che non si svolgano con scarsa professionalità, ora non necessitano più di manodopera a basso costo?
Per spiegare il fenomeno bisogna collegarlo con il cambio delle valute: l'euro è una moneta forte e i risparmi dei lavoratori extracomunitari potrebbero risolvere moltissimi problemi in Patria.
Mille euro possono bastare per campare discretamente un anno intero, così l'attrattiva di guadagni, per loro altissimi, in Europa, li porta a cercare questa moneta forte, che in Italia, in Europa non basta mai: i loro salari sono spesso insufficienti per una vita decente, così risparmiano su tutto, vivono in condizioni terribili, per poter tornare a casa con un bel gruzzolo.
Il cambio sfavorevole dell'Euro moneta forte, però rende sempre più complesso l'esportazione e favorisce l'importazione di merci di bassa qualità: così la nostra industria e tutte le attività produttive stanno diventando sempre più attente alle nuove tecnologie, alla ricerca di manodopera specializzata, con produzioni con poca manodopera e merci di valore.
La nostra società diventa sempre più rivolta a uno sviluppo con poco lavoro manuale: siamo ancora lontani dal giorno che tutto sarà svolto da macchine, dal punto di vista manuale, ma ci avviciniamo lentamente.
Per ridurre il costo del lavoro lo si organizza e lo si rende più efficiente e più produttivo: non si risparmia solo sul costo del lavoro, ma si preferisce ridurre i lavoratovi con le nuove tecnologie e con la maggiore efficienza.
E' la moneta forte, non solo quella, che costringe i nostri imprenditori a preferire certe produzioni, evitando o trasferendo quelle ad alta presenza umana, all'estero.
La famosa e temuta, o sperata, invasione di extracomunitari in Italia non ci sarà: alla fine la situazione sarà molto diversa e avremo, prima o poi, un riflusso di manodopera verso le loro terre di origine.
I lavori manuali alla fine sono limitati e non conviene attraversare mari e deserti per stipendi sempre più miserabili.
La nostra società futura, italiana, sarà diversa certamente da come noi la immaginiamo: le profezie si sono sempre più dimostrate assurde, fantasiose, ridicole.
Io non le farò, ma certamente mi posso immaginare un'Italia con tanti extracomunitari integrati, più italiani degli italiani e molti emarginati che subiranno ciò che la storia ha sempre riservato per loro.
Per questo vorrei ricordare gli orrori del passato, ma non voglio annoiarvi con i particolari.
Quindi è solo il mercato che attira o respinge i lavoratori da terre lontane, non è ancora un'inversione di tendenza, ma in futuro entreranno da noi non manovali, ma ingegneri del Terzo Mondo e quelli non creeranno i sentimenti razzisti e xenofobi che serpeggiano oggi tra la gente.
L'Italia sarà una terra di stranieri?
Sarà conquistata dall'Islam?
No, sarà sempre abitata da italiani, che torneranno a fare qualche figlio in più, ma solo con qualche “colore” nuovo, aggiunto: i drammi resteranno probabilmente sempre nel Sud del Mondo, con massacri, migrazioni con milioni di morti lasciati lungo le strada, dolori e disperazione.
Da noi si continuerà a straparlare con la stupida retorica politica di sinistra, di destra e anche di centro.

Unione europea immigrazione Unione Europea e in Italia


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L'immigrazione in Italia ha subito non un calo, ma un rallentamento, dovuto alla crisi economica: il saldo tra nuovi immigrati e rientro alle proprie terre di origine, tra i nuovi arrivi e le cancellazioni all'anagrafe, è stato ancora positivo nel 2009, ma è minimo.
L'Italia attira di meno e c'è meno lavoro: le ditte cercano meno lavoro degli immigrati e questo fatto è il primo di una situazione nuova da capire.
La causa dell'immigrazione è legata non dalla mancanza di italiani disposti a svolgere certi lavori, ma dalla corsa al ribasso del costo del lavoro per certe attività lavorative di scarsa, se non di nessuna specializzazione.
I lavori manuali, quelli che non si svolgano con scarsa professionalità, ora non necessitano più di manodopera a basso costo?
Per spiegare il fenomeno bisogna collegarlo con il cambio delle valute: l'euro è una moneta forte e i risparmi dei lavoratori extracomunitari potrebbero risolvere moltissimi problemi in Patria.
Mille euro possono bastare per campare discretamente un anno intero, così l'attrattiva di guadagni, per loro altissimi, in Europa, li porta a cercare questa moneta forte, che in Italia, in Europa non basta mai: i loro salari sono spesso insufficienti per una vita decente, così risparmiano su tutto, vivono in condizioni terribili, per poter tornare a casa con un bel gruzzolo.
Il cambio sfavorevole dell'Euro moneta forte, però rende sempre più complesso l'esportazione e favorisce l'importazione di merci di bassa qualità: così la nostra industria e tutte le attività produttive stanno diventando sempre più attente alle nuove tecnologie, alla ricerca di manodopera specializzata, con produzioni con poca manodopera e merci di valore.
La nostra società diventa sempre più rivolta a uno sviluppo con poco lavoro manuale: siamo ancora lontani dal giorno che tutto sarà svolto da macchine, dal punto di vista manuale, ma ci avviciniamo lentamente.
Per ridurre il costo del lavoro lo si organizza e lo si rende più efficiente e più produttivo: non si risparmia solo sul costo del lavoro, ma si preferisce ridurre i lavoratovi con le nuove tecnologie e con la maggiore efficienza.
E' la moneta forte, non solo quella, che costringe i nostri imprenditori a preferire certe produzioni, evitando o trasferendo quelle ad alta presenza umana, all'estero.
La famosa e temuta, o sperata, invasione di extracomunitari in Italia non ci sarà: alla fine la situazione sarà molto diversa e avremo, prima o poi, un riflusso di manodopera verso le loro terre di origine.
I lavori manuali alla fine sono limitati e non conviene attraversare mari e deserti per stipendi sempre più miserabili.
La nostra società futura, italiana, sarà diversa certamente da come noi la immaginiamo: le profezie si sono sempre più dimostrate assurde, fantasiose, ridicole.
Io non le farò, ma certamente mi posso immaginare un'Italia con tanti extracomunitari integrati, più italiani degli italiani e molti emarginati che subiranno ciò che la storia ha sempre riservato per loro.
Per questo vorrei ricordare gli orrori del passato, ma non voglio annoiarvi con i particolari.
Quindi è solo il mercato che attira o respinge i lavoratori da terre lontane, non è ancora un'inversione di tendenza, ma in futuro entreranno da noi non manovali, ma ingegneri del Terzo Mondo e quelli non creeranno i sentimenti razzisti e xenofobi che serpeggiano oggi tra la gente.
L'Italia sarà una terra di stranieri?
Sarà conquistata dall'Islam?
No, sarà sempre abitata da italiani, che torneranno a fare qualche figlio in più, ma solo con qualche “colore” nuovo, aggiunto: i drammi resteranno probabilmente sempre nel Sud del Mondo, con massacri, migrazioni con milioni di morti lasciati lungo le strada, dolori e disperazione.
Da noi si continuerà a straparlare con la stupida retorica politica di sinistra, di destra e anche di centro.

Emigrazione immigrazione e lavoro in Europa e in Italia



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L'immigrazione in Italia ha subito non un calo, ma un rallentamento, dovuto alla crisi economica: il saldo tra nuovi immigrati e rientro alle proprie terre di origine, tra i nuovi arrivi e le cancellazioni all'anagrafe, è stato ancora positivo nel 2009, ma è minimo.
L'Italia attira di meno e c'è meno lavoro: le ditte cercano meno lavoro degli immigrati e questo fatto è il primo di una situazione nuova da capire.
La causa dell'immigrazione è legata non dalla mancanza di italiani disposti a svolgere certi lavori, ma dalla corsa al ribasso del costo del lavoro per certe attività lavorative di scarsa, se non di nessuna specializzazione.
I lavori manuali, quelli che non si svolgano con scarsa professionalità, ora non necessitano più di manodopera a basso costo?
Per spiegare il fenomeno bisogna collegarlo con il cambio delle valute: l'euro è una moneta forte e i risparmi dei lavoratori extracomunitari potrebbero risolvere moltissimi problemi in Patria.
Mille euro possono bastare per campare discretamente un anno intero, così l'attrattiva di guadagni, per loro altissimi, in Europa, li porta a cercare questa moneta forte, che in Italia, in Europa non basta mai: i loro salari sono spesso insufficienti per una vita decente, così risparmiano su tutto, vivono in condizioni terribili, per poter tornare a casa con un bel gruzzolo.
Il cambio sfavorevole dell'Euro moneta forte, però rende sempre più complesso l'esportazione e favorisce l'importazione di merci di bassa qualità: così la nostra industria e tutte le attività produttive stanno diventando sempre più attente alle nuove tecnologie, alla ricerca di manodopera specializzata, con produzioni con poca manodopera e merci di valore.
La nostra società diventa sempre più rivolta a uno sviluppo con poco lavoro manuale: siamo ancora lontani dal giorno che tutto sarà svolto da macchine, dal punto di vista manuale, ma ci avviciniamo lentamente.
Per ridurre il costo del lavoro lo si organizza e lo si rende più efficiente e più produttivo: non si risparmia solo sul costo del lavoro, ma si preferisce ridurre i lavoratovi con le nuove tecnologie e con la maggiore efficienza.
E' la moneta forte, non solo quella, che costringe i nostri imprenditori a preferire certe produzioni, evitando o trasferendo quelle ad alta presenza umana, all'estero.
La famosa e temuta, o sperata, invasione di extracomunitari in Italia non ci sarà: alla fine la situazione sarà molto diversa e avremo, prima o poi, un riflusso di manodopera verso le loro terre di origine.
I lavori manuali alla fine sono limitati e non conviene attraversare mari e deserti per stipendi sempre più miserabili.
La nostra società futura, italiana, sarà diversa certamente da come noi la immaginiamo: le profezie si sono sempre più dimostrate assurde, fantasiose, ridicole.
Io non le farò, ma certamente mi posso immaginare un'Italia con tanti extracomunitari integrati, più italiani degli italiani e molti emarginati che subiranno ciò che la storia ha sempre riservato per loro.
Per questo vorrei ricordare gli orrori del passato, ma non voglio annoiarvi con i particolari.
Quindi è solo il mercato che attira o respinge i lavoratori da terre lontane, non è ancora un'inversione di tendenza, ma in futuro entreranno da noi non manovali, ma ingegneri del Terzo Mondo e quelli non creeranno i sentimenti razzisti e xenofobi che serpeggiano oggi tra la gente.
L'Italia sarà una terra di stranieri?
Sarà conquistata dall'Islam?
No, sarà sempre abitata da italiani, che torneranno a fare qualche figlio in più, ma solo con qualche “colore” nuovo, aggiunto: i drammi resteranno probabilmente sempre nel Sud del Mondo, con massacri, migrazioni con milioni di morti lasciati lungo le strada, dolori e disperazione.
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Immigrazione in Italia e in Europa



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L'Italia attira di meno e c'è meno lavoro: le ditte cercano meno lavoro degli immigrati e questo fatto è il primo di una situazione nuova da capire.
La causa dell'immigrazione è legata non dalla mancanza di italiani disposti a svolgere certi lavori, ma dalla corsa al ribasso del costo del lavoro per certe attività lavorative di scarsa, se non di nessuna specializzazione.
I lavori manuali, quelli che non si svolgano con scarsa professionalità, ora non necessitano più di manodopera a basso costo?
Per spiegare il fenomeno bisogna collegarlo con il cambio delle valute: l'euro è una moneta forte e i risparmi dei lavoratori extracomunitari potrebbero risolvere moltissimi problemi in Patria.
Mille euro possono bastare per campare discretamente un anno intero, così l'attrattiva di guadagni, per loro altissimi, in Europa, li porta a cercare questa moneta forte, che in Italia, in Europa non basta mai: i loro salari sono spesso insufficienti per una vita decente, così risparmiano su tutto, vivono in condizioni terribili, per poter tornare a casa con un bel gruzzolo.
Il cambio sfavorevole dell'Euro moneta forte, però rende sempre più complesso l'esportazione e favorisce l'importazione di merci di bassa qualità: così la nostra industria e tutte le attività produttive stanno diventando sempre più attente alle nuove tecnologie, alla ricerca di manodopera specializzata, con produzioni con poca manodopera e merci di valore.
La nostra società diventa sempre più rivolta a uno sviluppo con poco lavoro manuale: siamo ancora lontani dal giorno che tutto sarà svolto da macchine, dal punto di vista manuale, ma ci avviciniamo lentamente.
Per ridurre il costo del lavoro lo si organizza e lo si rende più efficiente e più produttivo: non si risparmia solo sul costo del lavoro, ma si preferisce ridurre i lavoratovi con le nuove tecnologie e con la maggiore efficienza.
E' la moneta forte, non solo quella, che costringe i nostri imprenditori a preferire certe produzioni, evitando o trasferendo quelle ad alta presenza umana, all'estero.
La famosa e temuta, o sperata, invasione di extracomunitari in Italia non ci sarà: alla fine la situazione sarà molto diversa e avremo, prima o poi, un riflusso di manodopera verso le loro terre di origine.
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Per questo vorrei ricordare gli orrori del passato, ma non voglio annoiarvi con i particolari.
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Ultimissime immigrazione in Italia


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L'Italia attira di meno e c'è meno lavoro: le ditte cercano meno lavoro degli immigrati e questo fatto è il primo di una situazione nuova da capire.
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I lavori manuali alla fine sono limitati e non conviene attraversare mari e deserti per stipendi sempre più miserabili.
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News immigrazione nel mondo e in Italia



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L'immigrazione in Italia ha subito non un calo, ma un rallentamento, dovuto alla crisi economica: il saldo tra nuovi immigrati e rientro alle proprie terre di origine, tra i nuovi arrivi e le cancellazioni all'anagrafe, è stato ancora positivo nel 2009, ma è minimo.
L'Italia attira di meno e c'è meno lavoro: le ditte cercano meno lavoro degli immigrati e questo fatto è il primo di una situazione nuova da capire.
La causa dell'immigrazione è legata non dalla mancanza di italiani disposti a svolgere certi lavori, ma dalla corsa al ribasso del costo del lavoro per certe attività lavorative di scarsa, se non di nessuna specializzazione.
I lavori manuali, quelli che non si svolgano con scarsa professionalità, ora non necessitano più di manodopera a basso costo?
Per spiegare il fenomeno bisogna collegarlo con il cambio delle valute: l'euro è una moneta forte e i risparmi dei lavoratori extracomunitari potrebbero risolvere moltissimi problemi in Patria.
Mille euro possono bastare per campare discretamente un anno intero, così l'attrattiva di guadagni, per loro altissimi, in Europa, li porta a cercare questa moneta forte, che in Italia, in Europa non basta mai: i loro salari sono spesso insufficienti per una vita decente, così risparmiano su tutto, vivono in condizioni terribili, per poter tornare a casa con un bel gruzzolo.
Il cambio sfavorevole dell'Euro moneta forte, però rende sempre più complesso l'esportazione e favorisce l'importazione di merci di bassa qualità: così la nostra industria e tutte le attività produttive stanno diventando sempre più attente alle nuove tecnologie, alla ricerca di manodopera specializzata, con produzioni con poca manodopera e merci di valore.
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La famosa e temuta, o sperata, invasione di extracomunitari in Italia non ci sarà: alla fine la situazione sarà molto diversa e avremo, prima o poi, un riflusso di manodopera verso le loro terre di origine.
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La nostra società futura, italiana, sarà diversa certamente da come noi la immaginiamo: le profezie si sono sempre più dimostrate assurde, fantasiose, ridicole.
Io non le farò, ma certamente mi posso immaginare un'Italia con tanti extracomunitari integrati, più italiani degli italiani e molti emarginati che subiranno ciò che la storia ha sempre riservato per loro.
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Quindi è solo il mercato che attira o respinge i lavoratori da terre lontane, non è ancora un'inversione di tendenza, ma in futuro entreranno da noi non manovali, ma ingegneri del Terzo Mondo e quelli non creeranno i sentimenti razzisti e xenofobi che serpeggiano oggi tra la gente.
L'Italia sarà una terra di stranieri?
Sarà conquistata dall'Islam?
No, sarà sempre abitata da italiani, che torneranno a fare qualche figlio in più, ma solo con qualche “colore” nuovo, aggiunto: i drammi resteranno probabilmente sempre nel Sud del Mondo, con massacri, migrazioni con milioni di morti lasciati lungo le strada, dolori e disperazione.
Da noi si continuerà a straparlare con la stupida retorica politica di sinistra, di destra e anche di centro.

24 feb 2012

WWF: LA UE FALLISCE ANCORA NELLA TUTELA DELLE FORESTE


Secondo il Barometro 2012 sul mercato del legname promosso dal WWF, l’Italia è tra i paesi peggiori in Europa, manca totalmente una azione di governo  per la gestione del mercato del legname e delle norme in materia.

I 27 Paesi dell'UE non stanno facendo abbastanza per arginare il flusso di legname, illegale e non sostenibile, nonostante l’imminente entrata in vigore delle due norme specifiche promosse dalla UE  per fermarne l'importazione, questo è quanto emerge dal ‘Government Barometer on Illegal logging and Trade 2012” promosso dal WWF.


Finora solo quattro paesi sono realmente pronti a importare legname provvisto di licenza, ai sensi del regolamento FLEGT (Forest Law Enforcement, Governance and Trade)  regolamento entrato in vigore nel 2005. E ben nove paesi non hanno ancora messo in atto nessuna delle necessarie misure di applicazione del regolamento UE per il controllo del commercio del legname, che dovrebbe essere puntualmente implementato dal 3 Marzo 2013.


L'indagine del WWF condotta i tutti i Paesi interessasti  ha rilevato come i migliori risultati, con 12 punti su un massimo di 18, siano rispettivamente quelli della Germania, Paesi Bassi e Regno Unito mentre l’Italia è all’ultimo posto con soli 2 punti.

Il Regno Unito è risultato essere il migliore, con le migliori prestazioni, ma è diventato uno dei più lenti in termini di miglioramento delle sue prestazioni” è quanto afferma Beatrix Richards, responsabile della politica forestale e del commercio al WWF UK, "lo studio dimostra che gli Stati membri dell'UE avranno un anno molto impegnativo se vorranno  garantire che questi due importanti strumenti legislativi entrino in vigore per escludere il commercio illegale di legname . "
Dall’analisi emerge inoltre che solo sette paesi stanno compiendo buoni progressi nel garantire che tutte le istituzioni pubbliche acquistino solo legname legale e sostenibile. Ben 11 paesi non hanno ancora tale politica in atto, avendo ancora legname illegale nelle loro catene di fornitura, e il monitoraggio della qualità di esecuzione è molto debole. Eppure l’idea di utilizzare la politica degli appalti pubblici per stimolare la domanda di legname prodotto in modo sostenibile e di origine legale nasce dal vertice di Rio nel 1992 e dall’Iniziativa Agenda 21, ma da allora sono pochi i progressi realmente avvenuti .
I paragoni tra i punteggi  nel corso delle indagini Barometro (2004-2012) evidenziano che il Belgio, la Francia e la Slovenia sono quelli le cui istituzioni hanno saputo affrontare gli impegni assunti con maggiore attenzione e professionalità e sono risultati i migliori. I Paesi che hanno avuto le peggiori performance e sono oggi i più pericolosi esecutori complessivi delle norme nel 2012, segnando due punti o meno, su un punteggio totale più di 18, sono stati Italia, Estonia, Finlandia, Grecia, Slovacchia e Spagna.
E’ impressionate vedere come l’Italia, che è uno dei maggiori mercati europei di legname e di suoi derivati,  non sia riuscita a definire ed a promuovere una puntuale politica di gestione della materia” dichiara Rocco Responsabile del Programma TRAFFIC, Specie e Foreste del WWF Italia “Le istituzioni non sono neppure riuscite ad identificare l’Autorità delegata a gestire la materia e negli scorsi mesi la EU ci ha sollecitato affare ciò con lettera scritta.
La mancanza di una Autorità FLEGT e di una corretta applicazione delle norme oltre che rendere il nostro mercato ancora più insostenibile e responsabile della distruzione delle foreste del pianeta, rischia di compromettere anche il mantenimento e lo sviluppo di un intero settore produttivo del nostro paese, da quello del mobile alle cucine alla carta stampata, che vale   svariati miliardi e impiega centinaia di miglia di addetti ” continua Rocco “inoltre la mancata definizione di autorità e politiche rischia anche di fare scattare una nuova procedura di infrazione nei nostri confronti e in questo momento tutto ciò sarebbe ancora più paradossale”.
Ci auguriamo che il Governo sappia risolvere questo problema quanto prima e recuperare il tempo finora perso e la credibilità di un Paese che è leader nel mondo per la sua industria del mobile” dichiara Stefano Leoni , Presidente del WWF Italia.
Una delle azioni di punta da parte dell'UE, che  sta lavorando con i paesi tropicali, è quella di stipulare accordi volontari di partenariato (VPA) che permetteranno al legname concesso in licenza da questi paesi di entrare nell'Unione Europea, sia ai sensi del regolamento FLEGT e del regolamento UE del legname. Solo sei Stati membri dell'UE sono attualmente impegnati attivamente in questo e l’Italia non è uno di questi.
A meno che i governi dell'UE non facciano responsabilmente di più nei prossimi mesi i prodotti in legno venduti in tutta l'UE saranno ancora responsabili della deforestazione e i nostri mercati rappresenteranno una minaccia seria per le ultime foreste tropicali del pianeta, minacciando e compromettendo relazioni sociali e devastando gli habitat naturali di intere arre del sudest asiatico dai Monti Annamiti tra il Vietnam ed il Laos, alle foreste della Birmania, alle isole di Sumatra e del  Borneo o nel bacino amazzonico o in quello del Congo per citare alcuni. Gli impatti dei processi di disboscamento illegali e insostenibili stanno compromettendo il futuro di migliaia di specie e portando all’estinzione alcune di quelle più carismatiche dagli oranghi ai gorilla, dalle tigre ai gibboni oltre a contribuire significativamente ai processi di cambiamenti climatici.
Continua Massimiliano Rocco "Solo una adeguata legislazione può garantire la legittimità del mercato del legno. E’ necessario continuare a stimolare la domanda per la gestione sostenibile delle foreste, acquistando legname certificato attraverso sistemi credibili di certificazione come l’FSC ®  per garantire sia la legalità che la gestione responsabile. Ciò contribuirà a garantire che quello che stiamo acquistando non sta distruggendo gli unici mezzi di sussistenza per milioni di persone che vivono delle foreste e dei loro prodotti e la nostra unica biodiversità. "




28 lug 2011

WWF: “BASTA NASCONDERSI DIETRO AL ‘LUPO CATTIVO’ ”




WWF: “BASTA NASCONDERSI DIETRO AL ‘LUPO CATTIVO’ ”
Lettera aperta del WWF alla Commissione Agricoltura:
la corretta applicazione delle politiche agricole nel segno della tutela e
della convivenza




“Ancora una volta, ignorando dati scientifici, anni di studi e progetti
concreti che dimostrano come la convivenza tra uomo e predatore sia
possibile, si usa il lupo come il diavolo cattivo. Ma è veramente colpa del
lupo se la pastorizia è in crisi o se l’allevamento non è più redditizio? È
colpa del lupo la crisi profonda della montagna?” Si apre così la lettera
aperta alla Commissione Agricoltura della Camera inviata oggi da Stefano
Leoni, presidente del WWF Italia, in risposta al documento approvato in
questi giorni sulla possibilità di abbattere i lupi se minacciano le
attività agricole.


Per il WWF “dietro allo spauracchio del ‘lupo cattivo’ si nascondono una
maldestra politica agricola e le difficoltà di una attività
agrosilvopastorale poco competitiva, che solo nell’innovazione, nella
valorizzazione della filiera corta e nella qualità può cercare un suo
riscatto.


La risposta più efficace alle difficoltà segnalate dal mondo agricolo
rispetto alla fauna selvatica sarà nella capacità di utilizzare nel modo più
opportuno le risorse che la nuova Politica Agricola Comunitaria (PAC), oggi
in discussione, renderà disponibili per la conservazione della
biodiversità.”


L’annunciata riforma della PAC per il 2014-2020 conferma infatti la priorità
della conservazione delle specie e degli habitat di elevato valore naturale
(come è indiscutibilmente il lupo) e renderà disponibili complessivamente
per l’agricoltura e la zootecnia italiana oltre 1 miliardo e 200 milioni di
euro, nonostante l’annunciato taglio del 12% delle risorse attuali. E
l’Unione Europa chiede esplicitamente agli Stati membri di assicurare con
queste risorse anche la conservazione del lupo, insieme alle imprese
agricole delle aree rurali marginali.


Nonostante i tagli alla spesa pubblica, le risorse economiche per affrontare
con serietà i problemi evidenziati dall’indagine parlamentare saranno quindi
disponibili. Tutto dipenderà dalla capacità delle Regioni di utilizzare in
modo efficiente ed efficace le risorse della futura PAC, soprattutto con la
doverosa coerenza rispetto alle priorità indicate dall’Unione Europea.


Nella lettera, il WWF chiede quindi l’inserimento tra i criteri premianti
della PAC per l’attribuzione del pagamento unico aziendale alle imprese
zootecniche, la realizzazione degli investimenti necessari per la
prevenzione dei danni da lupo e l’adozione di tecniche di gestione
dell’allevamento in grado di ridurre a monte gli eventuali danni: strumenti
concreti come recinzioni elettrificate, dissuasori acustici, uso dei cani,
il controllo degli animali al pascolo, che in molte aree di Italia stanno
già dando ottimi risultati nel consentire la convivenza pacifica tra uomo e
grandi predatori.


Nei Programmi di Sviluppo Rurale delle Regioni (PSR 2014 – 2020) dovranno
inoltre essere inserite misure specifiche di sostegno delle imprese agricole
per gli investimenti strutturali necessari per la prevenzione e riduzione
dei danni causati dalle specie selvatiche di elevato valore
conservazionistico, come lupo, orso, aquila e altri uccelli rapaci.


“L’indagine conoscitiva della Commissione agricoltura avanza molti dubbi
sull’affidabilità dei dati raccolti e, quindi, da essa non emerge alcuna
conferma dell’esistenza di un effettivo ‘problema lupo’. Esiste, invece, un
‘problema caccia’, visto che oggi l’unica normativa vigente a tutela della
fauna in Italia è quella che regolamenta le modalità secondo le quali
spararle – scrive Stefano Leoni, presidente del WWF Italia - Occorre, al più
presto, uscire da questa logica. Per una rispettosa convivenza tra l’uomo e
le altre specie viventi occorre in Italia una seria politica sulla
biodiversità. E questa è l’unica strada che consigliamo di intraprendere
alla Commissione Agricoltura, perché è quella che permette di cogliere i
veri problemi di fondo e selezionare le giuste soluzioni. Alla radice di
molti mali vi è il crescente consumo di territorio naturale, la sua
dequalificazione e la sempre minore disponibilità di habitat in equilibrio.
Pensare di trovare una soluzione in piani di abbattimento di alcuni animali
significa creare nuovi problemi.”


Per il WWF sono infine inaccettabili le esternazioni delle ultime settimane
arrivate dal Piemonte, dove l’assessore Sacchetto, incomprensibilmente
disconoscendo i dati e i risultati di anni di lavoro serio promosso proprio
dalla Regione e dai suoi uffici - lavoro sul campo che ha portato i danni in
quei contesti alpini ad una cifra annuale irrisoria - dichiara che è il lupo
il nemico della nostra pastorizia e trova nel suo abbattimento la soluzione
a tutti i mali di una zootecnia che è invece ben consapevole di quali siano
i problemi reali” conclude Stefano Leoni.


“Oggi più che mai – conclude la lettera – dovremmo smetterla di sprecare
risorse con nuovi e fantasmagorici progetti come il progetto Propast sui
sistemi pastorali piemontesi. Esempi di come procedere sono già ampiamente
disponibili: una seria politica e azione di prevenzione e un’attenta
politica di monitoraggio e verifica del danno sono l’arma in nostro
possesso. Solo in questo modo potremo rispettare le linee di indirizzo di
una nuova e lungimirante politica comunitaria che il 21 giugno scorso ha
adottato la nuova Strategia dell’Unione Europea per la biodiversità al 2020,
oltre che l’annunciata riforma della Politica Agricola Comunitaria post
2013.”




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E’ possibile sostenere il WWF su www.wwf.it, con carta di credito al
800.990099 o facendo un versamento sul ccp 323006 Visita il programma
ADOZIONI , puoi adottare anche un lupo su http://www.wwf.it/adozioni/

7 apr 2011

150° UNITÀ D’ITALIA:

Aosta, giovedì 31 marzo 2011
150° UNITÀ D'ITALIA:
INAUGURAZIONE A ROMA DELLA MOSTRA REGIONI E TESTIMONIANZE D'ITALIA
Il Presidente della Regione Augusto Rollandin, il Presidente del Consiglio regionale Alberto Cerise e l'Assessore all'istruzione e cultura Laurent Viérin parteciperanno oggi, giovedì 31 marzo, edomani, venerdì 1° aprile, a Roma, all'inaugurazione della Mostra Regioni e testimonianze d'Italia, organizzata nell'ambito delle iniziative per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia e all'interno della quale i Ministeri, le Regioni e le Aziende presentano il loro patrimonio storico, culturale, tecnologico e industriale e la nuova identità che si è venuta costruendo in un secolo e mezzo di vita. La Mostra si compone di vari spazi espositivi, dislocati in diversi luoghi simbolici della città. La partecipazione della Valle d'Aosta si inserisce nell'ambito delle iniziative dedicate al 150° anniversario dell'Unità d'Italia e promosse dalla Regione, dal Consiglio regionale e dal Consorzio Enti locali.
 
Oggi, giovedì 31 marzo, alle ore 17.30, al Complesso del Vittoriano, sarà inaugurata la Mostra 1861-2011. l'Unità dell'Arte italiana nella diversità delle Regioni, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La Mostra raccoglie le più vive testimonianze della produzione artistica dell'Italia dal 1861 ad oggi attraverso le opere d'arte di cinque artisti per ciascuna Regione. Per la Valle d'Aosta sono esposti: Ritratto di Jean-Pierre Maquignaz (1833-1915), olio su tela di Victor Carrel; Fienagione. Raccolto (1930-1939), olio su tela, di Italo Mus; Festa a Fénis, presente l'infanta d'Austria, per l'abolizione della "Foglietta" (1983), anilina su seta stendardo, di Francesco Nex; Carnevale di Verrès. La partita a scacchi (2004), bassorilievo scolpito e dipinto in legno di noce, di Giovanni Thoux e Nature (2004), ceramica e pigmenti, di Roberto Priod.
Alle 19.30, all'Auditorium del Parco della Musica, si terrà il Concerto di benvenuto dell'Orchestra Roma Sinfonietta diretto da Ennio Morricone, offerto e organizzato dalla Regione Lazio.
 
Domani, venerdì 1° aprile, saranno invece inaugurate le Isole espositive delle singole Regioni, dislocate al Palazzo di Giustizia, a Castel Sant'Angelo e a Valle Giulia. La prima area a essere visitata, a partire dalle ore 11, alla presenza del Presidente del Senato Renato Schifani e del Ministro della Giustizia Angelino Alfano, sarà quella del Palazzo di Giustizia, dove si trova la sezione dedicata alla Valle d'Aosta.
 
Ogni stand, di 160 mq, è suddiviso in 7 aree tematiche. Nella prima, attraverso un video, un testimonial per ogni regione presenta i tratti salienti della sua terra. Per la Valle d'Aosta è stata scelta la fondista Arianna Follis. Nella seconda, dedicata ai Giubilei del passato, documenti, fotografie, manufatti e memorabilia, tra cui i costumi di Gressoney e di Cogne, mostrano la presenza della Regione nelle precedenti celebrazioni del 1911 e del 1961. Nella terza, è stato realizzato un percorso storico mirato che ripercorre le tappe salienti della costituzione della Regione e la sua evoluzione sino allo stato attuale: a complemento delle tavole esplicative sono esposti due pannelli lignei intagliati provenienti dalla Chiesa parrocchiale di Introd. L'area 4, dedicata ad un personaggio storico illustre, propone la figura, il pensiero, l'azione e l'eredità di Emile Chanoux. Nell'area 5, in uno spazio informativo multimediale, la Valle d'Aosta si svela attraverso un video, immagini e installazioni dedicate all'artigianato, all'agricoltura, al turismo e alla cultura, tra le quali l'opera I 40 oggetti di Franco Balan e una mucca in vetroresina decorata da Chicco Margaroli. Lo spazio successivo è focalizzato sull'architettura e l'urbanistica con la presentazione di un progetto di rilievo degli ultimi 50 anni e di uno per il prossimo futuro: sono stati scelti il Forte di Bard e il progetto di realizzazione del Campus universitario Caserma Testafochi dell'Università della Valle d'Aosta. Il percorso espositivo si chiude con uno spazio dedicato ad un tema strategico di ricerca, nel quale è illustrata l'attività realizzata dalla Regione e dalla Fondazione Montagna Sicura di Courmayeur per il monitoraggio dei ghiacciai quali indicatori degli effetti del cambiamento climatico in alta quota.
 
Infine, alle ore 14 di domani, sarà inaugurata l'Isola dedicata al Turismo e al Saper Fare Bene Italiano, allestita al Terminal 3-Arrivi internazionali dell'Aeroporto Leonardo da Vinci-Fiumicino. Nello spazio dedicato alla Valle d'Aosta, uno schermo proietterà un video promozionale della regione, una postazione informatica fornirà il collegamento al sito istituzionale www.regione.vda.it e in una teca saranno esposti alcuni oggetti simbolo: una piccozza e dei ramponi Grivel e due cristalli del Monte Bianco, un cristallo ialino del ghiacciaio Lex Blanche e un quarzo fumé delle Aiguilles Marbrées, entrambi della collezione del Gruppo mineralogico "Les amis di Berrio".
 
Tutte le iniziative saranno visitabili fino al 3 luglio 2011.
0344
CD

23 ott 2010

E' ancora presto, ma non vedo nella Puglia attuale una regione nuova, diversa dalle altre del Sud Italia, con tanti piccoli imprenditori produttivi, con lavoratori in realtà artigiane che danno lavoro vero e positivo a tanti disoccupati.

Nichi, o anche se preferite Niki all'anglosassone, è sempre il governatore di una regione povera del Sud d'Italia, una terra conservatrice che lo ha votato perché lui rappresenta quella continuità con le vecchie politiche del passato e non con le nuove iniziative coraggiose che portano a dolosi cambiamenti.

Sì, lo hanno votato perché conservi l'apparato burocratico pubblico, perché non tocchi piccoli, grandi privilegi locali e neppure dia fastidio ai malavitosi, alla Sacra Corona Unita.

Le critiche e i fischi dei grillini hanno le loro sante ragioni in una politica poco ambientalista del nostro governatore, ultimo resistente di una sinistra rossa e, a parole, ecologista: si contesta un inceneritore chiuso che era gestito, dicono i grillini, da un personaggio famoso della Confindustria.

Quindi Niki si sa muovere bene nel mondo del potere politico nazionale, inoltre cosa intenda per sinistra non si capisce bene: “Non è una nicchia ideologica”.

Tradotto in linguaggio non politico significa che bisogna scordarsi del passato politico di lotte dei lavoratori, di richieste di giustizia sociale?

Dice a Grillo che deve smetterla di ...bestemmiare.

Si vede che Vendola è un uomo religioso, sì, un uomo che non ama le critiche contro i poteri storici consolidati, infatti Grillo fa questo, forse usando un linguaggio non sempre ...educato, ma non credo che Vendola criticasse Grillo per la sua mancanza di Galateo e per i suoi va......., famosi.

Sì, Vendola ha appreso bene l'arte antica della politica di servire per farsi servire: criticare il potere, con colori accesi e in apparenza adatti a far credere di voler mutare qualcosa, ma in realtà non toccando nulla di ciò che conta, di ciò che ha potere da sempre, con privilegi antichi.

E' l'arte di cambiare tutto per non cambiare nulla?

E' ancora presto, ma non vedo nella Puglia attuale una regione nuova, diversa dalle altre del Sud Italia, con tanti piccoli imprenditori produttivi, con lavoratori in realtà artigiane che danno lavoro vero e positivo a tanti disoccupati.

La Puglia resta sempre quella, con tanti laureati, non raccomandati, costretti ad andarsene al Nord o all'estero per un lavoro decente, con troppi disoccupati o assunti nelle solite pubbliche amministrazioni locali: è tutta roba vecchia, portata avanti dalla DC per decenni ed ora riproposta dalla sinistra........rivoluzionaria alla Vendola.

Questa sinistra può vincere le elezioni?

Temo di sì, in qualche momento di crisi politica può trovare le sue alleanze con il centro e durare al potere, dormire al governo, per qualche mese, forse, addirittura uno o due anni, poi precipitare nell'oblio e lasciare spazio a una destra sempre più xenofoba, liberista, nel peggior senso della parola, dove i diritti dei lavoratori diventano carta straccia.

No, Nichi, è meglio che tu non diventi la guida di una nuova coalizione della sinistra: significherebbe la fine della sinistra in Italia e avremmo a quel punto solo due grandi poli ,una destra moderata e una destra razzista, feroce e reazionaria, para nazista.

La storia insegna e certi colori rossi, che poi sono solo rosa, è meglio che non vadano mai al potere: ricordiamoci della Repubblica di Weimar.

12 mar 2011

WWF - RIFORMA DELLA PAC

RIFORMA DELLA PAC

FEDERBIO – LIPU – WWF: MINISTRI PRESTIGIACOMO E GALAN SOSTENGANO LA RIFORMA DELLA PAC

PER UN'AGRICOLTURA AMICA DELL'AMBENTE

 

 

FEDERBIO, LIPU-BirdLife Italia e WWF Italia chiedono al Ministro Prestigiacomo e al Ministro Galan di prendere posizione a favore della riforma della PAC per un'agricoltura capace di gestire le maggiori sfide ambientali globali, dalla conservazione della biodiversità, all'adattamento ai cambiamenti climatici, alla gestione sostenibile delle risorse idriche.

 

Questo quanto scritto  in due lettere delle associazioni in vista del  14 marzo quando nell'ambito del Consiglio Europeo i Ministri dell'ambiente dell'Unione Europea si confronteranno sulla riforma della Politica Agricola Comune post 2013 presentata dalla Commissione UE il 18 novembre 2010 e in vista della riunione del Consiglio europeo agricoltura del 17 marzo.

 

            Federbio, LIPU-BirdLife Italia e WWF Italia sostengono la riforma ecologica della PAC proposta dalla Commissione UE e ritengono in particolare che la nuova PAC dovrebbe essere basata sul principio "i soldi pubblici per beni pubblici", con il riconoscimento economico del lavoro che gli agricoltori svolgono per la conservazione della biodiversità e l'adattamento ai cambiamenti climatici nel territorio. 

 

            L'Unione Europea intende attraverso la PAC sostenere economicamente queste importanti sfide per la sostenibilità ambientale della Strategia 2020, riconoscendo alle imprese agricole un ruolo fondamentale in relazione al presidio del territorio, al mantenimento della vitalità degli ecosistemi, alla riduzione delle emissioni e allo sviluppo delle energie rinnovabili.

            La PAC dovrebbe diventare inoltre uno dei principali strumenti per l'attuazione della Strategia europea per la conservazione della biodiversità, che dovrà fornire risposte concrete agli impegni che l'Unione Europea ha assunto in occasione del vertice della COP 10 della CBD a Nagoya nel mese di ottobre 2010.

 

Le aree rurali dei 27 paesi europei rischiano di soccombere davanti alla globalizzazione dei mercati agricoli: la nuova PAC dovrà giocare un ruolo chiave per mantenere la vitalità di territori spesso marginali dal punto di vista economico e sociale ma fondamentali per la conservazione della biodiversità e per il mantenimento dei servizi che gli ecosistemi forniscono per il benessere di tutti i cittadini europei.

 

Le associazioni ritengono che in futuro la PAC dovrà inoltre essere basata sempre di più sul principio "chi inquina paga",penalizzando quei sistemi produttivi che compromettono risorse naturali d'interesse pubblico come il suolo e l'acqua potabile mettendo a rischio oltre che l'ambiente anche la salute dei cittadini. Restano infatti ancora senza soluzione gravi problemi ambientali legati al diffuso utilizzo di tecniche per le produzioni intensive con la diffusione dei pesticidi, l'inquinamento da nitrati e fosfati. La nuova PAC dovrà prevedere l'eliminazione progressiva dei sussidi a questi sistemi agricoli ad elevato impatto ambientale per favorire lo sviluppo dei sistemi agricoli a basso impatto ambientale, come l'agricoltura biologica, quale modello agricolo che coniuga la sostenibilità ambientale e sociale in sistemi agricoli più diversificati e con una particolare attenzione ai siti di rete Natura 2000 e alle aree HNV (High Nature Value) .

 

Una riforma ecologica della PAC come auspicata dalle associazioni potrà in prospettiva assicurare una parte rilevante delle risorse finanziarie per l'attuazione della Strategia Nazionale per la Biodiversità, attraverso il protagonismo delle nostre imprese agricole.

 

Il bilancio del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare è stato penalizzato oltre misura dalle recenti manovre economiche che hanno imposto tagli pesanti al bilancio pubblico. E' necessario per questo assicurare un efficace ed efficiente utilizzo delle risorse dell'Unione Europea per poter raggiungere gli obiettivi condivisi con la Strategia 2020 ed assicurare l'attuazione delle Direttive ambientali comunitarie, che costituiscono un obbligo per il nostro Paese.

 

16 mar 2011

Nuova Italia 150 anni di storia


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L’unità d’Italia ha 150 anni e la rabbia dei partiti ora cade contro la Lega Lombarda, che rappresenta il popolo del Nord, quello deluso dal potere centrale.
Le contraddizioni della Lega sono evidenti e il gioco di mettersi in bella vista contro una Roma capitale d’Italia e nello stesso tempo restare dentro il sistema, al governo, non pare un gioco chiaro, ma certamente è tutta pubblicità gratuita che cade sulla Lega, forza di Governo che raccoglie il malcontento delle periferie del Paese.
Ora l’attacco dei partiti, oggi tutti patriottici e felici di cantare l’inno nazionale, nasconde un passato ambiguo, in particolare di parte delle sinistre divise: l’amore di Patria è stato un sentimento contrastato, deriso, criticato per anni, contrario all’internazionalismo proletario, ai valori di unità tra le genti.
Un tempo si diceva che i proletari non avevano Patria o l’aveva nell’Unione Sovietica, o i confini sarebbero stati tutti aboliti e i popoli si sarebbero liberamente fusi tra loro, in pace, senza più guerre capitalistiche, imperialistiche, nazionalistiche.
Sono ormai ricordi lontani e chi lo diceva oggi pare che se lo sia scordato: ora siamo tutti orgogliosi di essere italiani, italiani veri e fieri, riprendendo pure quella retorica storica e patriottica che stordì intere generazioni e degenerò nel ventennio fascista.
Chiaramente è meglio essere uniti che divisi, è verissimo che l’Italia è nata prima come cultura italiana, come lingua italiana e poi come nazione unita, come Stato unitario, ma è pure vero che questa cultura era diffusa tra una minoranza di italiani colti, che conoscevano e leggevano l’italiano di Dante, Petrarca e Boccaccio, ma pure di Manzoni.


8 feb 2011

Pro e contro immigrazione problemi - permessi di soggiorno



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L'immigrazione in Italia ha subito non un calo, ma un rallentamento, dovuto alla crisi economica: il saldo tra nuovi immigrati e rientro alle proprie terre di origine, tra i nuovi arrivi e le cancellazioni all'anagrafe, è stato ancora positivo nel 2009, ma è minimo.
L'Italia attira di meno e c'è meno lavoro: le ditte cercano meno lavoro degli immigrati e questo fatto è il primo di una situazione nuova da capire.
La causa dell'immigrazione è legata non dalla mancanza di italiani disposti a svolgere certi lavori, ma dalla corsa al ribasso del costo del lavoro per certe attività lavorative di scarsa, se non di nessuna specializzazione.
I lavori manuali, quelli che non si svolgano con scarsa professionalità, ora non necessitano più di manodopera a basso costo?
Per spiegare il fenomeno bisogna collegarlo con il cambio delle valute: l'euro è una moneta forte e i risparmi dei lavoratori extracomunitari potrebbero risolvere moltissimi problemi in Patria.
Mille euro possono bastare per campare discretamente un anno intero, così l'attrattiva di guadagni, per loro altissimi, in Europa, li porta a cercare questa moneta forte, che in Italia, in Europa non basta mai: i loro salari sono spesso insufficienti per una vita decente, così risparmiano su tutto, vivono in condizioni terribili, per poter tornare a casa con un bel gruzzolo.
Il cambio sfavorevole dell'Euro moneta forte, però rende sempre più complesso l'esportazione e favorisce l'importazione di merci di bassa qualità: così la nostra industria e tutte le attività produttive stanno diventando sempre più attente alle nuove tecnologie, alla ricerca di manodopera specializzata, con produzioni con poca manodopera e merci di valore.
La nostra società diventa sempre più rivolta a uno sviluppo con poco lavoro manuale: siamo ancora lontani dal giorno che tutto sarà svolto da macchine, dal punto di vista manuale, ma ci avviciniamo lentamente.
Per ridurre il costo del lavoro lo si organizza e lo si rende più efficiente e più produttivo: non si risparmia solo sul costo del lavoro, ma si preferisce ridurre i lavoratovi con le nuove tecnologie e con la maggiore efficienza.
E' la moneta forte, non solo quella, che costringe i nostri imprenditori a preferire certe produzioni, evitando o trasferendo quelle ad alta presenza umana, all'estero.
La famosa e temuta, o sperata, invasione di extracomunitari in Italia non ci sarà: alla fine la situazione sarà molto diversa e avremo, prima o poi, un riflusso di manodopera verso le loro terre di origine.
I lavori manuali alla fine sono limitati e non conviene attraversare mari e deserti per stipendi sempre più miserabili.
La nostra società futura, italiana, sarà diversa certamente da come noi la immaginiamo: le profezie si sono sempre più dimostrate assurde, fantasiose, ridicole.
Io non le farò, ma certamente mi posso immaginare un'Italia con tanti extracomunitari integrati, più italiani degli italiani e molti emarginati che subiranno ciò che la storia ha sempre riservato per loro.
Per questo vorrei ricordare gli orrori del passato, ma non voglio annoiarvi con i particolari.
Quindi è solo il mercato che attira o respinge i lavoratori da terre lontane, non è ancora un'inversione di tendenza, ma in futuro entreranno da noi non manovali, ma ingegneri del Terzo Mondo e quelli non creeranno i sentimenti razzisti e xenofobi che serpeggiano oggi tra la gente.
L'Italia sarà una terra di stranieri?
Sarà conquistata dall'Islam?
No, sarà sempre abitata da italiani, che torneranno a fare qualche figlio in più, ma solo con qualche “colore” nuovo, aggiunto: i drammi resteranno probabilmente sempre nel Sud del Mondo, con massacri, migrazioni con milioni di morti lasciati lungo le strada, dolori e disperazione.
Da noi si continuerà a straparlare con la stupida retorica politica di sinistra, di destra e anche di centro.

Stranieri - immigrazione - tesi pro e contro


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L'immigrazione in Italia ha subito non un calo, ma un rallentamento, dovuto alla crisi economica: il saldo tra nuovi immigrati e rientro alle proprie terre di origine, tra i nuovi arrivi e le cancellazioni all'anagrafe, è stato ancora positivo nel 2009, ma è minimo.
L'Italia attira di meno e c'è meno lavoro: le ditte cercano meno lavoro degli immigrati e questo fatto è il primo di una situazione nuova da capire.
La causa dell'immigrazione è legata non dalla mancanza di italiani disposti a svolgere certi lavori, ma dalla corsa al ribasso del costo del lavoro per certe attività lavorative di scarsa, se non di nessuna specializzazione.
I lavori manuali, quelli che non si svolgano con scarsa professionalità, ora non necessitano più di manodopera a basso costo?
Per spiegare il fenomeno bisogna collegarlo con il cambio delle valute: l'euro è una moneta forte e i risparmi dei lavoratori extracomunitari potrebbero risolvere moltissimi problemi in Patria.
Mille euro possono bastare per campare discretamente un anno intero, così l'attrattiva di guadagni, per loro altissimi, in Europa, li porta a cercare questa moneta forte, che in Italia, in Europa non basta mai: i loro salari sono spesso insufficienti per una vita decente, così risparmiano su tutto, vivono in condizioni terribili, per poter tornare a casa con un bel gruzzolo.
Il cambio sfavorevole dell'Euro moneta forte, però rende sempre più complesso l'esportazione e favorisce l'importazione di merci di bassa qualità: così la nostra industria e tutte le attività produttive stanno diventando sempre più attente alle nuove tecnologie, alla ricerca di manodopera specializzata, con produzioni con poca manodopera e merci di valore.
La nostra società diventa sempre più rivolta a uno sviluppo con poco lavoro manuale: siamo ancora lontani dal giorno che tutto sarà svolto da macchine, dal punto di vista manuale, ma ci avviciniamo lentamente.
Per ridurre il costo del lavoro lo si organizza e lo si rende più efficiente e più produttivo: non si risparmia solo sul costo del lavoro, ma si preferisce ridurre i lavoratovi con le nuove tecnologie e con la maggiore efficienza.
E' la moneta forte, non solo quella, che costringe i nostri imprenditori a preferire certe produzioni, evitando o trasferendo quelle ad alta presenza umana, all'estero.
La famosa e temuta, o sperata, invasione di extracomunitari in Italia non ci sarà: alla fine la situazione sarà molto diversa e avremo, prima o poi, un riflusso di manodopera verso le loro terre di origine.
I lavori manuali alla fine sono limitati e non conviene attraversare mari e deserti per stipendi sempre più miserabili.
La nostra società futura, italiana, sarà diversa certamente da come noi la immaginiamo: le profezie si sono sempre più dimostrate assurde, fantasiose, ridicole.
Io non le farò, ma certamente mi posso immaginare un'Italia con tanti extracomunitari integrati, più italiani degli italiani e molti emarginati che subiranno ciò che la storia ha sempre riservato per loro.
Per questo vorrei ricordare gli orrori del passato, ma non voglio annoiarvi con i particolari.
Quindi è solo il mercato che attira o respinge i lavoratori da terre lontane, non è ancora un'inversione di tendenza, ma in futuro entreranno da noi non manovali, ma ingegneri del Terzo Mondo e quelli non creeranno i sentimenti razzisti e xenofobi che serpeggiano oggi tra la gente.
L'Italia sarà una terra di stranieri?
Sarà conquistata dall'Islam?
No, sarà sempre abitata da italiani, che torneranno a fare qualche figlio in più, ma solo con qualche “colore” nuovo, aggiunto: i drammi resteranno probabilmente sempre nel Sud del Mondo, con massacri, migrazioni con milioni di morti lasciati lungo le strada, dolori e disperazione.
Da noi si continuerà a straparlare con la stupida retorica politica di sinistra, di destra e anche di centro.