Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query potere. Ordina per data Mostra tutti i post
Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query potere. Ordina per data Mostra tutti i post

2 nov 2010

Sì, usando il crimine e l'illegalità pure, ma cercando di salvarsi sempre la faccia, oggi si direbbe che l'immagine è tutto, si domina sul popolo.

 

Dopo Ruby e la telefonata alla questura di Milano, per la liberazione della ladruncola, che doveva terminare in comunità, oggi lo scandalo delle donne e delle feste dal Cavaliere prosegue.

Abbiamo festini con droga, orge con minorenni.

E' roba quasi per pedofili, o sono opere di beneficenza per fanciulle in difficoltà?

Ora la procura di Palermo sta valutando le confessioni di una pentita che parla di droga e festini con prostitute: Perla Genovesi è agli arresti domiciliari ed è implicata in vicende di droga, ma era pure l'assistente parlamentare dell'ex senatore del Pdl Enrico Pianetta.

Tra coloro che partecipavano a questi festini ci sono diversi uomini politici del centro destra, mentre ancora una volta si dichiara che si aveva aiutato una donna in difficoltà, madre di un bambino piccolo: ad affermarlo è il Ministro Renato Brunetta.

Potere e orge vanno sempre d'accordo?

Nella fantasia popolare sì, dove c'è denaro e potere il sesso sfrenato pare che trionfi da sempre: quello non è la realtà delle minestrine, delle preghiere serali, della vita moderata, della sveglia alle sei di mattina, per lavorare, leggere, studiare.

Così pare a molti e in tanti invidiano questa dimensione del potere, con l'onnipotenza di chi fa le leggi e non le deve rispettare, neppure quelle morali.

Quindi nessuno scandalo?

Gli italiani sono poco propensi agli scandali e non sono dei puritani, oso dire un po' ipocriti: pubbliche virtù e vizi privati fa parte da sempre della cultura di chi ha una vita pubblica, di chi comanda.

Noi siamo sempre il Paese di Nicolò Machiavelli, che spiegò l'arte di governare, il cui unico scopo e fine del principe è quello di mantenere ed accrescere il proprio potere, senza religione, né morale e filosofia, ma solo utilizzando tutto questo per mostrarsi al popolo.

Sì, usando il crimine e l'illegalità pure, ma cercando di salvarsi sempre la faccia, oggi si direbbe che l'immagine è tutto, si domina sul popolo.

Invece da sempre il potere soffre di delirio di onnipotenze, di essere superiore alla legge che impone ai......plebei.

E' così anche oggi?

Pare proprio di sì: al primo posto c'è l'immagine del potere, mentre le...schifezze devono restare nascoste, poi chi governa deve essere magnanime, filantropo.

Quindi chi governa compie molti atti …...caritatevoli, che dimostrano e mostrano il volto positivo: i principi erano maestosi, ma sempre disponibili ad aiutare i più poveri, senza sporcarsi nel fango della miseria.

Poi il principe si toglieva tutte le sue soddisfazioni personali, quelle lecite e quelle illecite, ma allora non c'era la stampa e gli scandali a corte erano facilmente celati, nascosti dietro il protocollo di corte.

Così capita ancora oggi, ma i mass-media hanno un immenso potere, così festini e pubbliche virtù non vanno d'accordo.

Tutto è alla luce del sole?

Certamente tutto diventa un'arma per mettere in crisi poteri e contro poteri, lo scandalo diventa un sistema per squalificare gli avversari e i colpi bassi non mancano.

Questa politica di questo inizio Millennio è proprio brutta, è un po' disgustosa.





Quindi nessuno scandalo?

Dopo Ruby e la telefonata alla questura di Milano, per la liberazione della ladruncola, che doveva terminare in comunità, oggi lo scandalo delle donne e delle feste dal Cavaliere prosegue.

Abbiamo festini con droga, orge con minorenni.

E' roba quasi per pedofili, o sono opere di beneficenza per fanciulle in difficoltà?

Ora la procura di Palermo sta valutando le confessioni di una pentita che parla di droga e festini con prostitute: Perla Genovesi è agli arresti domiciliari ed è implicata in vicende di droga, ma era pure l'assistente parlamentare dell'ex senatore del Pdl Enrico Pianetta.

Tra coloro che partecipavano a questi festini ci sono diversi uomini politici del centro destra, mentre ancora una volta si dichiara che si aveva aiutato una donna in difficoltà, madre di un bambino piccolo: ad affermarlo è il Ministro Renato Brunetta.

Potere e orge vanno sempre d'accordo?

Nella fantasia popolare sì, dove c'è denaro e potere il sesso sfrenato pare che trionfi da sempre: quello non è la realtà delle minestrine, delle preghiere serali, della vita moderata, della sveglia alle sei di mattina, per lavorare, leggere, studiare.

Così pare a molti e in tanti invidiano questa dimensione del potere, con l'onnipotenza di chi fa le leggi e non le deve rispettare, neppure quelle morali.

Quindi nessuno scandalo?

Gli italiani sono poco propensi agli scandali e non sono dei puritani, oso dire un po' ipocriti: pubbliche virtù e vizi privati fa parte da sempre della cultura di chi ha una vita pubblica, di chi comanda.

Noi siamo sempre il Paese di Nicolò Machiavelli, che spiegò l'arte di governare, il cui unico scopo e fine del principe è quello di mantenere ed accrescere il proprio potere, senza religione, né morale e filosofia, ma solo utilizzando tutto questo per mostrarsi al popolo.

Sì, usando il crimine e l'illegalità pure, ma cercando di salvarsi sempre la faccia, oggi si direbbe che l'immagine è tutto, si domina sul popolo.

Invece da sempre il potere soffre di delirio di onnipotenze, di essere superiore alla legge che impone ai......plebei.

E' così anche oggi?

Pare proprio di sì: al primo posto c'è l'immagine del potere, mentre le...schifezze devono restare nascoste, poi chi governa deve essere magnanime, filantropo.

Quindi chi governa compie molti atti …...caritatevoli, che dimostrano e mostrano il volto positivo: i principi erano maestosi, ma sempre disponibili ad aiutare i più poveri, senza sporcarsi nel fango della miseria.

Poi il principe si toglieva tutte le sue soddisfazioni personali, quelle lecite e quelle illecite, ma allora non c'era la stampa e gli scandali a corte erano facilmente celati, nascosti dietro il protocollo di corte.

Così capita ancora oggi, ma i mass-media hanno un immenso potere, così festini e pubbliche virtù non vanno d'accordo.

Tutto è alla luce del sole?

Certamente tutto diventa un'arma per mettere in crisi poteri e contro poteri, lo scandalo diventa un sistema per squalificare gli avversari e i colpi bassi non mancano.

Questa politica di questo inizio Millennio è proprio brutta, è un po' disgustosa.





Tra coloro che partecipavano a questi festini ci sono diversi uomini politici del centro destra, mentre ancora una volta si dichiara che si aveva aiutato una donna in difficoltà, madre di un bambino piccolo: ad affermarlo è il Ministro Renato Brunett

 
Dopo Ruby e la telefonata alla questura di Milano, per la liberazione della ladruncola, che doveva terminare in comunità, oggi lo scandalo delle donne e delle feste dal Cavaliere prosegue.
Abbiamo festini con droga, orge con minorenni.
E' roba quasi per pedofili, o sono opere di beneficenza per fanciulle in difficoltà?
Ora la procura di Palermo sta valutando le confessioni di una pentita che parla di droga e festini con prostitute: Perla Genovesi è agli arresti domiciliari ed è implicata in vicende di droga, ma era pure l'assistente parlamentare dell'ex senatore del Pdl Enrico Pianetta.
Tra coloro che partecipavano a questi festini ci sono diversi uomini politici del centro destra, mentre ancora una volta si dichiara che si aveva aiutato una donna in difficoltà, madre di un bambino piccolo: ad affermarlo è il Ministro Renato Brunetta.
Potere e orge vanno sempre d'accordo?
Nella fantasia popolare sì, dove c'è denaro e potere il sesso sfrenato pare che trionfi da sempre: quello non è la realtà delle minestrine, delle preghiere serali, della vita moderata, della sveglia alle sei di mattina, per lavorare, leggere, studiare.
Così pare a molti e in tanti invidiano questa dimensione del potere, con l'onnipotenza di chi fa le leggi e non le deve rispettare, neppure quelle morali.
Quindi nessuno scandalo?
Gli italiani sono poco propensi agli scandali e non sono dei puritani, oso dire un po' ipocriti: pubbliche virtù e vizi privati fa parte da sempre della cultura di chi ha una vita pubblica, di chi comanda.
Noi siamo sempre il Paese di Nicolò Machiavelli, che spiegò l'arte di governare, il cui unico scopo e fine del principe è quello di mantenere ed accrescere il proprio potere, senza religione, né morale e filosofia, ma solo utilizzando tutto questo per mostrarsi al popolo.
Sì, usando il crimine e l'illegalità pure, ma cercando di salvarsi sempre la faccia, oggi si direbbe che l'immagine è tutto, si domina sul popolo.
Invece da sempre il potere soffre di delirio di onnipotenze, di essere superiore alla legge che impone ai......plebei.
E' così anche oggi?
Pare proprio di sì: al primo posto c'è l'immagine del potere, mentre le...schifezze devono restare nascoste, poi chi governa deve essere magnanime, filantropo.
Quindi chi governa compie molti atti …...caritatevoli, che dimostrano e mostrano il volto positivo: i principi erano maestosi, ma sempre disponibili ad aiutare i più poveri, senza sporcarsi nel fango della miseria.
Poi il principe si toglieva tutte le sue soddisfazioni personali, quelle lecite e quelle illecite, ma allora non c'era la stampa e gli scandali a corte erano facilmente celati, nascosti dietro il protocollo di corte.
Così capita ancora oggi, ma i mass-media hanno un immenso potere, così festini e pubbliche virtù non vanno d'accordo.
Tutto è alla luce del sole?
Certamente tutto diventa un'arma per mettere in crisi poteri e contro poteri, lo scandalo diventa un sistema per squalificare gli avversari e i colpi bassi non mancano.
Questa politica di questo inizio Millennio è proprio brutta, è un po' disgustosa.


Ora la procura di Palermo sta valutando le confessioni di una pentita che parla di droga e festini con prostitute: Perla Genovesi è agli arresti domiciliari ed è implicata in vicende di droga, ma era pure l'assistente parlamentare dell'ex senatore de

 
Dopo Ruby e la telefonata alla questura di Milano, per la liberazione della ladruncola, che doveva terminare in comunità, oggi lo scandalo delle donne e delle feste dal Cavaliere prosegue.
Abbiamo festini con droga, orge con minorenni.
E' roba quasi per pedofili, o sono opere di beneficenza per fanciulle in difficoltà?
Ora la procura di Palermo sta valutando le confessioni di una pentita che parla di droga e festini con prostitute: Perla Genovesi è agli arresti domiciliari ed è implicata in vicende di droga, ma era pure l'assistente parlamentare dell'ex senatore del Pdl Enrico Pianetta.
Tra coloro che partecipavano a questi festini ci sono diversi uomini politici del centro destra, mentre ancora una volta si dichiara che si aveva aiutato una donna in difficoltà, madre di un bambino piccolo: ad affermarlo è il Ministro Renato Brunetta.
Potere e orge vanno sempre d'accordo?
Nella fantasia popolare sì, dove c'è denaro e potere il sesso sfrenato pare che trionfi da sempre: quello non è la realtà delle minestrine, delle preghiere serali, della vita moderata, della sveglia alle sei di mattina, per lavorare, leggere, studiare.
Così pare a molti e in tanti invidiano questa dimensione del potere, con l'onnipotenza di chi fa le leggi e non le deve rispettare, neppure quelle morali.
Quindi nessuno scandalo?
Gli italiani sono poco propensi agli scandali e non sono dei puritani, oso dire un po' ipocriti: pubbliche virtù e vizi privati fa parte da sempre della cultura di chi ha una vita pubblica, di chi comanda.
Noi siamo sempre il Paese di Nicolò Machiavelli, che spiegò l'arte di governare, il cui unico scopo e fine del principe è quello di mantenere ed accrescere il proprio potere, senza religione, né morale e filosofia, ma solo utilizzando tutto questo per mostrarsi al popolo.
Sì, usando il crimine e l'illegalità pure, ma cercando di salvarsi sempre la faccia, oggi si direbbe che l'immagine è tutto, si domina sul popolo.
Invece da sempre il potere soffre di delirio di onnipotenze, di essere superiore alla legge che impone ai......plebei.
E' così anche oggi?
Pare proprio di sì: al primo posto c'è l'immagine del potere, mentre le...schifezze devono restare nascoste, poi chi governa deve essere magnanime, filantropo.
Quindi chi governa compie molti atti …...caritatevoli, che dimostrano e mostrano il volto positivo: i principi erano maestosi, ma sempre disponibili ad aiutare i più poveri, senza sporcarsi nel fango della miseria.
Poi il principe si toglieva tutte le sue soddisfazioni personali, quelle lecite e quelle illecite, ma allora non c'era la stampa e gli scandali a corte erano facilmente celati, nascosti dietro il protocollo di corte.
Così capita ancora oggi, ma i mass-media hanno un immenso potere, così festini e pubbliche virtù non vanno d'accordo.
Tutto è alla luce del sole?
Certamente tutto diventa un'arma per mettere in crisi poteri e contro poteri, lo scandalo diventa un sistema per squalificare gli avversari e i colpi bassi non mancano.
Questa politica di questo inizio Millennio è proprio brutta, è un po' disgustosa.


23 ott 2010

La storia insegna e certi colori rossi, che poi sono solo rosa, è meglio che non vadano mai al potere: ricordiamoci della Repubblica di Weimar.

Nichi, o anche se preferite Niki all'anglosassone, è sempre il governatore di una regione povera del Sud d'Italia, una terra conservatrice che lo ha votato perché lui rappresenta quella continuità con le vecchie politiche del passato e non con le nuove iniziative coraggiose che portano a dolosi cambiamenti.

Sì, lo hanno votato perché conservi l'apparato burocratico pubblico, perché non tocchi piccoli, grandi privilegi locali e neppure dia fastidio ai malavitosi, alla Sacra Corona Unita.

Le critiche e i fischi dei grillini hanno le loro sante ragioni in una politica poco ambientalista del nostro governatore, ultimo resistente di una sinistra rossa e, a parole, ecologista: si contesta un inceneritore chiuso che era gestito, dicono i grillini, da un personaggio famoso della Confindustria.

Quindi Niki si sa muovere bene nel mondo del potere politico nazionale, inoltre cosa intenda per sinistra non si capisce bene: “Non è una nicchia ideologica”.

Tradotto in linguaggio non politico significa che bisogna scordarsi del passato politico di lotte dei lavoratori, di richieste di giustizia sociale?

Dice a Grillo che deve smetterla di ...bestemmiare.

Si vede che Vendola è un uomo religioso, sì, un uomo che non ama le critiche contro i poteri storici consolidati, infatti Grillo fa questo, forse usando un linguaggio non sempre ...educato, ma non credo che Vendola criticasse Grillo per la sua mancanza di Galateo e per i suoi va......., famosi.

Sì, Vendola ha appreso bene l'arte antica della politica di servire per farsi servire: criticare il potere, con colori accesi e in apparenza adatti a far credere di voler mutare qualcosa, ma in realtà non toccando nulla di ciò che conta, di ciò che ha potere da sempre, con privilegi antichi.

E' l'arte di cambiare tutto per non cambiare nulla?

E' ancora presto, ma non vedo nella Puglia attuale una regione nuova, diversa dalle altre del Sud Italia, con tanti piccoli imprenditori produttivi, con lavoratori in realtà artigiane che danno lavoro vero e positivo a tanti disoccupati.

La Puglia resta sempre quella, con tanti laureati, non raccomandati, costretti ad andarsene al Nord o all'estero per un lavoro decente, con troppi disoccupati o assunti nelle solite pubbliche amministrazioni locali: è tutta roba vecchia, portata avanti dalla DC per decenni ed ora riproposta dalla sinistra........rivoluzionaria alla Vendola.

Questa sinistra può vincere le elezioni?

Temo di sì, in qualche momento di crisi politica può trovare le sue alleanze con il centro e durare al potere, dormire al governo, per qualche mese, forse, addirittura uno o due anni, poi precipitare nell'oblio e lasciare spazio a una destra sempre più xenofoba, liberista, nel peggior senso della parola, dove i diritti dei lavoratori diventano carta straccia.

No, Nichi, è meglio che tu non diventi la guida di una nuova coalizione della sinistra: significherebbe la fine della sinistra in Italia e avremmo a quel punto solo due grandi poli ,una destra moderata e una destra razzista, feroce e reazionaria, para nazista.

La storia insegna e certi colori rossi, che poi sono solo rosa, è meglio che non vadano mai al potere: ricordiamoci della Repubblica di Weimar.

Temo di sì, in qualche momento di crisi politica può trovare le sue alleanze con il centro e durare al potere, dormire al governo, per qualche mese, forse, addirittura uno o due anni, poi precipitare nell'oblio e lasciare spazio a una destra sempre più xenofoba, liberista, nel peggior senso della parola, dove i diritti dei lavoratori diventano carta straccia.

Nichi, o anche se preferite Niki all'anglosassone, è sempre il governatore di una regione povera del Sud d'Italia, una terra conservatrice che lo ha votato perché lui rappresenta quella continuità con le vecchie politiche del passato e non con le nuove iniziative coraggiose che portano a dolosi cambiamenti.

Sì, lo hanno votato perché conservi l'apparato burocratico pubblico, perché non tocchi piccoli, grandi privilegi locali e neppure dia fastidio ai malavitosi, alla Sacra Corona Unita.

Le critiche e i fischi dei grillini hanno le loro sante ragioni in una politica poco ambientalista del nostro governatore, ultimo resistente di una sinistra rossa e, a parole, ecologista: si contesta un inceneritore chiuso che era gestito, dicono i grillini, da un personaggio famoso della Confindustria.

Quindi Niki si sa muovere bene nel mondo del potere politico nazionale, inoltre cosa intenda per sinistra non si capisce bene: “Non è una nicchia ideologica”.

Tradotto in linguaggio non politico significa che bisogna scordarsi del passato politico di lotte dei lavoratori, di richieste di giustizia sociale?

Dice a Grillo che deve smetterla di ...bestemmiare.

Si vede che Vendola è un uomo religioso, sì, un uomo che non ama le critiche contro i poteri storici consolidati, infatti Grillo fa questo, forse usando un linguaggio non sempre ...educato, ma non credo che Vendola criticasse Grillo per la sua mancanza di Galateo e per i suoi va......., famosi.

Sì, Vendola ha appreso bene l'arte antica della politica di servire per farsi servire: criticare il potere, con colori accesi e in apparenza adatti a far credere di voler mutare qualcosa, ma in realtà non toccando nulla di ciò che conta, di ciò che ha potere da sempre, con privilegi antichi.

E' l'arte di cambiare tutto per non cambiare nulla?

E' ancora presto, ma non vedo nella Puglia attuale una regione nuova, diversa dalle altre del Sud Italia, con tanti piccoli imprenditori produttivi, con lavoratori in realtà artigiane che danno lavoro vero e positivo a tanti disoccupati.

La Puglia resta sempre quella, con tanti laureati, non raccomandati, costretti ad andarsene al Nord o all'estero per un lavoro decente, con troppi disoccupati o assunti nelle solite pubbliche amministrazioni locali: è tutta roba vecchia, portata avanti dalla DC per decenni ed ora riproposta dalla sinistra........rivoluzionaria alla Vendola.

Questa sinistra può vincere le elezioni?

Temo di sì, in qualche momento di crisi politica può trovare le sue alleanze con il centro e durare al potere, dormire al governo, per qualche mese, forse, addirittura uno o due anni, poi precipitare nell'oblio e lasciare spazio a una destra sempre più xenofoba, liberista, nel peggior senso della parola, dove i diritti dei lavoratori diventano carta straccia.

No, Nichi, è meglio che tu non diventi la guida di una nuova coalizione della sinistra: significherebbe la fine della sinistra in Italia e avremmo a quel punto solo due grandi poli ,una destra moderata e una destra razzista, feroce e reazionaria, para nazista.

La storia insegna e certi colori rossi, che poi sono solo rosa, è meglio che non vadano mai al potere: ricordiamoci della Repubblica di Weimar.

27 nov 2013

Concorsi pubblici e la selezione che piace al potere

Concorsi pubblici e la selezione che piace al potere e non alla realtà oggettiva, ovvero una gara che dovrebbe valutare il … valore di una persona, secondo i sacri principi del potere, che però non conosce spesso la realtà in forte evoluzione, così il potere assume e valuta coloro che sono simili alla cultura al potere in quel momento.
Però la realtà rischia di rendere anacronistico il potere dominante, creando situazioni contraddittorie e confuse.

6 ott 2023

Il manganello è lecito solo se colpisce gli avversari.

Non esiste chi e cosa colpire, ma solo se uno è politicamente corretto oppure no.
Ora colpire, con lo sfollagente gli oppositori al governo, che vanno all'assalto e sono pronti ad impedire una manifestazione governativa è antidemocratico, se invece si colpisce chi non è politicamente corretto, chi non la pensa con la cricca   detta democratica, a parole, è lecito.
Quanti hanno ricevuto le manganellate nel passato?
Erano di destra o di sinistra, ma se le meritavano perché non la pensavano come loro, gli scemi che stanno con il potere, si fanno gli spinelli e sono accoglienti, specialmente con gli spacciatori magrebini.
Quindi la legalità e l'illegalità seguono sempre una logica precisa, o una non logica, se sono contro il potere costituito, dove loro comandano, con i loro vizi, le loro schifezze, con tutte le loro tendenze sessuali.
Le manganellate fanno bene sulle teste degli avversari, mentre se sono contro di loro, al di là dell'atto, del disturbo alla quiete pubblica, dell'azione compiuta, è un crimine.
Non è ciò che si fa, ma chi lo fa e perché lo fa.
In Italia, al tempo del compromesso storico, molti crimini furono commessi dai funzionari pubblici, molti abusi di potere, oltre a truffe e azioni illegali, con corruzione al seguito, ma era tutto lecito, perché il fine giustificava i mezzi.
Quale era il fine?
Era il potere in mano loro, aggregati alla sinistra storica, con i posti ben distribuiti, con l'alone di geni, ma solo per vincere i concorsi super difficili, che solo loro vincevano, ma nella realtà lottavano con le calcolatrici.
Quindi se un magistrato donna scende in piazza ed esprime la sua ideologia, partecipa alla manifestazione violenta della sinistra, dove ci sono i reati di insulto alle forze dell'ordine, resistenza a pubblico ufficiale ed altro, è giusto e corretto.
Il fatto più grave sta nella registrazione e chi ha filmato tutto questo, chi ha osato filmare lei, nell'esercizio delle sue funzioni di dipendente pubblica in carriera.
Chi sarà che ha osato tanto?
La polizia avrà filmato e lo fa da decenni, da quando si può tecnicamente filmare, questi filmati poi sono entrati come prove nei processi penali, ma anche sono esibiti come prove storiche di momenti difficili degli anni caldi.
Solo in questo caso si viola la privacy e non negli altri casi?
Questi sono i grandi misteri del giornalismo e delle sparate delle associazioni a difesa della magistratura.
Mi ripeto, non è cosa si compie, ma contro chi lo si compie.
La signora giudice è di sinistra, di quella di potere, che potrebbe e dovrebbe, secondo loro, governare, anche senza voti.
Rappresenta gli interessi economici, politici e sociali dei padroni dei nostri quotidiani nazionali e quindi non si può toccare, filmare.
È della casta che conta, di quelli che possono aggredire la polizia, per esempio, insultarla, ma non la si può filmare, provando che c'era pure lei e che violava i doveri di magistrato, che deve dimostrarsi sempre, almeno formalmente, al di sopra delle parti.
È membro di una casta di intoccabili, esseri superiori, non miseri come noi, che se andiamo allo stadio, in piazza e finissimo, anche per sbaglio, in una manifestazione, in qualche disordine, ci possiamo beccare le manganellate sulla testa, possiamo essere filmati, fotografati e poi essere chiamati per spiegare come mai eravamo lì.
Lei può tutto, lei può dire idiozie, sostenere che era lì per placare gli animi, ma come non si capisce, in quel caos di urla.
Lei è una signora magistrato e non è un povero plebeo, a cui le manganellate fanno bene.
Nessun pennivendolo ci difenderebbe, se fossimo noi dentro la stessa situazione, anche se eravamo innocenti e non dei facinorosi scesi in piazza per provocare sommossa popolari, come nei secoli passati, contro il potere costituito.
Sì, siamo ancora all'assalto ai forni, ma non tutti possono stare tranquilli, abbiamo i nobili signorotti a cui tutto è concesso e poi noi plebei subiamo e dobbiamo tacere, dopo aver letto con grande fedeltà il quotidiano nazionale, che impone le idiozie degli interessi dei progressisti.

29 ott 2010

Chi controlla internet e tutti ciò che c'è dentro ha il potere, ma il controllo è culturale, è un pensiero che domina, giusto o sbagliato che sia, gli altri pensieri.

Sono 400 gli agenti della Direzione investigativa della Polizia postale che potranno controllare tranquillamente i 17 milioni di profili italiani di Facebook: la polizia così potrà avere accesso alle pagine del social network "senza dover presentare una richiesta alla magistratura e attendere in tempi necessari per una rogatoria internazionale".

Questo è un accordo siglato tra la polizia e il Facebook, allo scopo di controllare ed individuare pedo-pornografia, phishing e truffe telematiche.

E' corso un brivido in Internet, ma la polizia postale ha smentito operazioni illegali, senza l'autorizzazione del magistrato, che comportano controlli sulla vita privata delle persone.

Il grande fratello su Internet esiste realmente, il grande controllore che ci spia, ma lo fa non perché ama i nostri affari personali, anzi per lui non siamo persone, ma numeri.

Serviamo per le statistiche, per le campagne pubblicitarie, ma anche per il controllo sociale e politico delle nostre vite.

Era ed è inevitabile che qualcuno, più scaltro dei nostri politici nazionali, abbia capito l'enorme potere che dà questo strumento globale, mondiale: siamo tutti attori di un manipolatore.

No, non esiste una persona singola, o un potere alle nostre spalle che ci controlli.

Se esiste ha il volto tipico dello sbirro baffuto di qualche repubblica delle banane o altro di molto simile: i dati che escono da Internet sono dei multipli del miliardo ed è impossibile vedere, capire e controllare tutto.

I padroni di tutto questo sono gli abitanti del villaggio globale che si incontrano e trovano un loro linguaggio comune, interessi comuni, affari e scambi per guadagnare un po' tutti.

Sì, su Internet si è formata una comunità un po' particolare, che tende sempre di più ad amalgamarsi, ad avere una lingua comune, così si forma un pensiero uniforme: è la fine delle incomprensioni culturali, tra popoli differenti, almeno per quanto riguarda il popolo di internet.

Quindi questo miliardo e 500milioni, circa, di utilizzatori di questo strumento nuovo e unico nella storia umana, rappresentano le persone che detengono il potere sulla terra: sono i più ricchi, sanno navigare in un motore di ricerca, sanno raggiungere informazioni e mercati che altri non si possono neppure immaginare.

Sono degli avvantaggiati per un miliardo di occasioni in più rispetto a tutti coloro che non sanno usare un computer : oggi si può parlare di analfabetismo informatico, grave quanto quello dell'alfabeto.

Sì, scusate se lo dico, ma questa società che sa comunicare, litigare virtualmente e trafficare in tutte le lingue vive del pianeta ha il controllo sul mondo: basta parlare di controllori esterni, basta credere che il potere rimarrà in mano a lungo ai burocratici ammuffiti, ai politicanti vecchio stile, ai teocratici.

Chi controlla internet e tutti ciò che c'è dentro ha il potere, ma il controllo è culturale, è un pensiero che domina, giusto o sbagliato che sia, gli altri pensieri.

Abbiamo qualche poliziotto che ci spia la posta elettronica?

Lo potevano fare anche prima e forse lo hanno fatto senza che noi ce ne accorgessimo, aprendo le lettere con vecchi trucchi, come quelli dell'Ottocento.

Siamo noi però che possediamo tutte le informazioni giuste, per le vacanze, per cercare il lavoro, per i nostri commerci, anzi spesso per i nostri traffici.

Io sono certo che ormai l'umanità si sia suddivisa tra chi può accedere a Internet, per avere vantaggi economici, soprattutto per avere informazioni e chi no.

Salute, lavoro, commerci, amicizie e scambi di notizie per i nostri progetti si muovono in modo rapidissimo: più che un villaggio questa è una cittadella per privilegiati, in mezzo alla miseria del resto dell'Umanità.

Sono circa un quarto della popolazione mondiale complessiva coloro che utilizzano, qualche volta o sempre Internet: sono loro, siamo noi i controllori di tutto e di tutti, nonostante le leggi sulla privacy.

Tutti possiamo fare ricerche dove accumulare dati, fatti di persone che neppure sanno di essere su Internet.

La privacy su Internet, nei social forum è una grande fiaba, che vogliamo raccontare, ma non esiste, se non nel mondo dei sogni.

30 ott 2010

No, non esiste una persona singola, o un potere alle nostre spalle che ci controlli.

Sono 400 gli agenti della Direzione investigativa della Polizia postale che potranno controllare tranquillamente i 17 milioni di profili italiani di Facebook: la polizia così potrà avere accesso alle pagine del social network "senza dover presentare una richiesta alla magistratura e attendere in tempi necessari per una rogatoria internazionale".

Questo è un accordo siglato tra la polizia e il Facebook, allo scopo di controllare ed individuare pedo-pornografia, phishing e truffe telematiche.

E' corso un brivido in Internet, ma la polizia postale ha smentito operazioni illegali, senza l'autorizzazione del magistrato, che comportano controlli sulla vita privata delle persone.

Il grande fratello su Internet esiste realmente, il grande controllore che ci spia, ma lo fa non perché ama i nostri affari personali, anzi per lui non siamo persone, ma numeri.

Serviamo per le statistiche, per le campagne pubblicitarie, ma anche per il controllo sociale e politico delle nostre vite.

Era ed è inevitabile che qualcuno, più scaltro dei nostri politici nazionali, abbia capito l'enorme potere che dà questo strumento globale, mondiale: siamo tutti attori di un manipolatore.

No, non esiste una persona singola, o un potere alle nostre spalle che ci controlli.

Se esiste ha il volto tipico dello sbirro baffuto di qualche repubblica delle banane o altro di molto simile: i dati che escono da Internet sono dei multipli del miliardo ed è impossibile vedere, capire e controllare tutto.

I padroni di tutto questo sono gli abitanti del villaggio globale che si incontrano e trovano un loro linguaggio comune, interessi comuni, affari e scambi per guadagnare un po' tutti.

Sì, su Internet si è formata una comunità un po' particolare, che tende sempre di più ad amalgamarsi, ad avere una lingua comune, così si forma un pensiero uniforme: è la fine delle incomprensioni culturali, tra popoli differenti, almeno per quanto riguarda il popolo di internet.

Quindi questo miliardo e 500milioni, circa, di utilizzatori di questo strumento nuovo e unico nella storia umana, rappresentano le persone che detengono il potere sulla terra: sono i più ricchi, sanno navigare in un motore di ricerca, sanno raggiungere informazioni e mercati che altri non si possono neppure immaginare.

Sono degli avvantaggiati per un miliardo di occasioni in più rispetto a tutti coloro che non sanno usare un computer : oggi si può parlare di analfabetismo informatico, grave quanto quello dell'alfabeto.

Sì, scusate se lo dico, ma questa società che sa comunicare, litigare virtualmente e trafficare in tutte le lingue vive del pianeta ha il controllo sul mondo: basta parlare di controllori esterni, basta credere che il potere rimarrà in mano a lungo ai burocratici ammuffiti, ai politicanti vecchio stile, ai teocratici.

Chi controlla internet e tutti ciò che c'è dentro ha il potere, ma il controllo è culturale, è un pensiero che domina, giusto o sbagliato che sia, gli altri pensieri.

Abbiamo qualche poliziotto che ci spia la posta elettronica?

Lo potevano fare anche prima e forse lo hanno fatto senza che noi ce ne accorgessimo, aprendo le lettere con vecchi trucchi, come quelli dell'Ottocento.

Siamo noi però che possediamo tutte le informazioni giuste, per le vacanze, per cercare il lavoro, per i nostri commerci, anzi spesso per i nostri traffici.

Io sono certo che ormai l'umanità si sia suddivisa tra chi può accedere a Internet, per avere vantaggi economici, soprattutto per avere informazioni e chi no.

Salute, lavoro, commerci, amicizie e scambi di notizie per i nostri progetti si muovono in modo rapidissimo: più che un villaggio questa è una cittadella per privilegiati, in mezzo alla miseria del resto dell'Umanità.

Sono circa un quarto della popolazione mondiale complessiva coloro che utilizzano, qualche volta o sempre Internet: sono loro, siamo noi i controllori di tutto e di tutti, nonostante le leggi sulla privacy.

Tutti possiamo fare ricerche dove accumulare dati, fatti di persone che neppure sanno di essere su Internet.

La privacy su Internet, nei social forum è una grande fiaba, che vogliamo raccontare, ma non esiste, se non nel mondo dei sogni.

Era ed è inevitabile che qualcuno, più scaltro dei nostri politici nazionali, abbia capito l'enorme potere che dà questo strumento globale, mondiale: siamo tutti attori di un manipolatore.

Sono 400 gli agenti della Direzione investigativa della Polizia postale che potranno controllare tranquillamente i 17 milioni di profili italiani di Facebook: la polizia così potrà avere accesso alle pagine del social network "senza dover presentare una richiesta alla magistratura e attendere in tempi necessari per una rogatoria internazionale".
Questo è un accordo siglato tra la polizia e il Facebook, allo scopo di controllare ed individuare pedo-pornografia, phishing e truffe telematiche.
E' corso un brivido in Internet, ma la polizia postale ha smentito operazioni illegali, senza l'autorizzazione del magistrato, che comportano controlli sulla vita privata delle persone.
Il grande fratello su Internet esiste realmente, il grande controllore che ci spia, ma lo fa non perché ama i nostri affari personali, anzi per lui non siamo persone, ma numeri.
Serviamo per le statistiche, per le campagne pubblicitarie, ma anche per il controllo sociale e politico delle nostre vite.
Era ed è inevitabile che qualcuno, più scaltro dei nostri politici nazionali, abbia capito l'enorme potere che dà questo strumento globale, mondiale: siamo tutti attori di un manipolatore.
No, non esiste una persona singola, o un potere alle nostre spalle che ci controlli.
Se esiste ha il volto tipico dello sbirro baffuto di qualche repubblica delle banane o altro di molto simile: i dati che escono da Internet sono dei multipli del miliardo ed è impossibile vedere, capire e controllare tutto.
I padroni di tutto questo sono gli abitanti del villaggio globale che si incontrano e trovano un loro linguaggio comune, interessi comuni, affari e scambi per guadagnare un po' tutti.
Sì, su Internet si è formata una comunità un po' particolare, che tende sempre di più ad amalgamarsi, ad avere una lingua comune, così si forma un pensiero uniforme: è la fine delle incomprensioni culturali, tra popoli differenti, almeno per quanto riguarda il popolo di internet.
Quindi questo miliardo e 500milioni, circa, di utilizzatori di questo strumento nuovo e unico nella storia umana, rappresentano le persone che detengono il potere sulla terra: sono i più ricchi, sanno navigare in un motore di ricerca, sanno raggiungere informazioni e mercati che altri non si possono neppure immaginare.
Sono degli avvantaggiati per un miliardo di occasioni in più rispetto a tutti coloro che non sanno usare un computer : oggi si può parlare di analfabetismo informatico, grave quanto quello dell'alfabeto.
Sì, scusate se lo dico, ma questa società che sa comunicare, litigare virtualmente e trafficare in tutte le lingue vive del pianeta ha il controllo sul mondo: basta parlare di controllori esterni, basta credere che il potere rimarrà in mano a lungo ai burocratici ammuffiti, ai politicanti vecchio stile, ai teocratici.
Chi controlla internet e tutti ciò che c'è dentro ha il potere, ma il controllo è culturale, è un pensiero che domina, giusto o sbagliato che sia, gli altri pensieri.
Abbiamo qualche poliziotto che ci spia la posta elettronica?
Lo potevano fare anche prima e forse lo hanno fatto senza che noi ce ne accorgessimo, aprendo le lettere con vecchi trucchi, come quelli dell'Ottocento.
Siamo noi però che possediamo tutte le informazioni giuste, per le vacanze, per cercare il lavoro, per i nostri commerci, anzi spesso per i nostri traffici.
Io sono certo che ormai l'umanità si sia suddivisa tra chi può accedere a Internet, per avere vantaggi economici, soprattutto per avere informazioni e chi no.
Salute, lavoro, commerci, amicizie e scambi di notizie per i nostri progetti si muovono in modo rapidissimo: più che un villaggio questa è una cittadella per privilegiati, in mezzo alla miseria del resto dell'Umanità.
Sono circa un quarto della popolazione mondiale complessiva coloro che utilizzano, qualche volta o sempre Internet: sono loro, siamo noi i controllori di tutto e di tutti, nonostante le leggi sulla privacy.
Tutti possiamo fare ricerche dove accumulare dati, fatti di persone che neppure sanno di essere su Internet.
La privacy su Internet, nei social forum è una grande fiaba, che vogliamo raccontare, ma non esiste, se non nel mondo dei sogni.

28 mag 2022

Clientelismo e mafie vecchie, nuove.

Il sistema italiano, tutti noi lo conosciamo, che non è solo italiano temo, si è evoluto da un mondo di titoli e di professioni ereditate, in passato abbiamo avuto delle eccellenze in mestieri tramandati da padre in figli, ma anche dei perfetti dementi strafottenti ed arroganti, oltre che ridicoli.
Poi la politica dei partiti ci ha dato la partitocrazia, con i vari gruppi di potere legati ad interessi di parte, a favoritismi eclatanti, evidenti, ma da non denunciare, neppure verbalmente, perché si finisce tra i nemici del popolo.
Gli anni del dominio della Democrazia Cristiana, del Partito Comunista, Socialista e tutti gli altri uniti, ci hanno regalato le cortigiane e i cortigiani, sempre fedeli al politicamente corretto di allora e di oggi.
I fieri comunisti di allora e i sagrestani viscidi, bigotti, di un tempo si sono trasformati e si sono fusi in un compromesso storico, facile, facile, che ha generato il nuovo politicamente corretto, progressista, filo Unione Europea, senza se e senza ma, per l'immigrazione di tutti i malavitosi africani, detti profughi.
Oggi sono tutti per la censura su chi critica l'omosessualità, mentre un tempo si divertivano a disprezzare gli avversari politici, definendoli delle checche, per esempio.
Così le carriere sono tutte favorite, sostituendo le vecchie caste con le nuove caste, di gente che ha la faccia come il culo, capace di dire e negare ciò che ha appena affermato.
L'importante è seguire il potere che va per la maggiore, in quel momento.
Ecco a voi i pacifisti che vogliono inviare le armi, per la pace.
Ecco a voi i giudici che offendono l'intelligenza di tutti per la loro presa di posizione filo potere, che se cade potrebbe rimettere in discussione la loro posizione e quindi, dopo un passato nelle file democristiane, oggi sono tutti democratici, in stretto contatto con gli ex comunisti.
I servi del potere sono donne di facili costumi?
Sono cortigiane che si offrono al cliente più ricco?
L'Italia però si sta rovinando, favorendo la fuga delle menti migliori, che oggi possono lavorare online con l'estero, senza neppure spostarsi fisicamente.
La meritocrazia, da noi sbandierata come virtù suprema, è solo una farsa, ormai il potere attuale, per mantenersi, sta portando il sistema Italia alla rovina, il baraccone dei gruppi di potere parassitari, che vengono nutriti con miliardi di euro, stanno appesantendo la zattera Italia, portandoci verso un naufragio sicuro.
In passato abbiamo colpito le pensioni di chi ha lavorato una vita, ma non i sussidi e i vitalizi della casta, che esiste, mi ripeto, ma non è formata solo da politici con figli e nipoti.
Abbiamo il popolo che preferisce il lavoro nero con reddito di cittadinanza, alla lotta per un posto decente, con diritti e doveri, magari ottenuto grazie a un minimo di professionalità, con corsi adeguati.
Le nubi all'orizzonte sono nere e la tempesta sta arrivando, temo che non basterà l'ombrello per evitare l'alluvione.

18 nov 2010

Così mafia o potere pubblico sono messi a confronto e dal potere mafiose si ottengono più favori: il posto di lavoro per il figlio, la casa popolare, con l'occupazione abusiva delle case del comune.

 

A Casal di Principe non ci sono stati festeggiamenti per l'arresto del boss Antonio Iovine, anzi ci sono stati musi lunghi e malcontento: la Camorra è spesso filantropa, rispettosa della religione, anche se solo formalmente, poi i boss sono.....generosi con la povera gente e fanno tante "beneficenze".

Si conquistano la stima della gente, peccato che poi uccidono, spacciano, riempiono il territorio di sostanze tossiche: loro sono educati, rispettosi e …... generosi.

Sono preferiti ai politici, scontrosi e spesso corrotti, o così dicono nella città campana.

Questo sentimento è diffuso in molte realtà del Sud, ma non solo e non solo in Italia: le bande degli spacciatori delle periferie brasiliane, colombiane, messicane sono viste con timore, ma anche con rispetto e stima

Sono loro che aiutano i più poveri, ma non fanno fatica perché i soldi li rubano: è facile essere generoso con i denari non frutto del lavoro, del sudore.

Si conquistano i sentimenti di riconoscenza di molti poveri, poi i loro gesti altruistici sono mostrati e propagandati: questi criminali conoscono molto bene la loro gente e diventano un contro potere dello Stato, con loro leggi non scritte.

La loro forza sta nella mancanza di uno Stato di diritto in quelle zone, infatti in molti considerano il potere centrale, a torto o a ragione, totalmente corrotto.

Così mafia o potere pubblico sono messi a confronto e dal potere mafiose si ottengono più favori: il posto di lavoro per il figlio, la casa popolare, con l'occupazione abusiva delle case del comune.

23 ott 2010

Quindi Niki si sa muovere bene nel mondo del potere politico nazionale, inoltre cosa intenda per sinistra non si capisce bene: “Non è una nicchia ideologica”.

Nichi, o anche se preferite Niki all'anglosassone, è sempre il governatore di una regione povera del Sud d'Italia, una terra conservatrice che lo ha votato perché lui rappresenta quella continuità con le vecchie politiche del passato e non con le nuove iniziative coraggiose che portano a dolosi cambiamenti.

Sì, lo hanno votato perché conservi l'apparato burocratico pubblico, perché non tocchi piccoli, grandi privilegi locali e neppure dia fastidio ai malavitosi, alla Sacra Corona Unita.

Le critiche e i fischi dei grillini hanno le loro sante ragioni in una politica poco ambientalista del nostro governatore, ultimo resistente di una sinistra rossa e, a parole, ecologista: si contesta un inceneritore chiuso che era gestito, dicono i grillini, da un personaggio famoso della Confindustria.

Quindi Niki si sa muovere bene nel mondo del potere politico nazionale, inoltre cosa intenda per sinistra non si capisce bene: “Non è una nicchia ideologica”.

Tradotto in linguaggio non politico significa che bisogna scordarsi del passato politico di lotte dei lavoratori, di richieste di giustizia sociale?

Dice a Grillo che deve smetterla di ...bestemmiare.

Si vede che Vendola è un uomo religioso, sì, un uomo che non ama le critiche contro i poteri storici consolidati, infatti Grillo fa questo, forse usando un linguaggio non sempre ...educato, ma non credo che Vendola criticasse Grillo per la sua mancanza di Galateo e per i suoi va......., famosi.

Sì, Vendola ha appreso bene l'arte antica della politica di servire per farsi servire: criticare il potere, con colori accesi e in apparenza adatti a far credere di voler mutare qualcosa, ma in realtà non toccando nulla di ciò che conta, di ciò che ha potere da sempre, con privilegi antichi.

E' l'arte di cambiare tutto per non cambiare nulla?

E' ancora presto, ma non vedo nella Puglia attuale una regione nuova, diversa dalle altre del Sud Italia, con tanti piccoli imprenditori produttivi, con lavoratori in realtà artigiane che danno lavoro vero e positivo a tanti disoccupati.

La Puglia resta sempre quella, con tanti laureati, non raccomandati, costretti ad andarsene al Nord o all'estero per un lavoro decente, con troppi disoccupati o assunti nelle solite pubbliche amministrazioni locali: è tutta roba vecchia, portata avanti dalla DC per decenni ed ora riproposta dalla sinistra........rivoluzionaria alla Vendola.

Questa sinistra può vincere le elezioni?

Temo di sì, in qualche momento di crisi politica può trovare le sue alleanze con il centro e durare al potere, dormire al governo, per qualche mese, forse, addirittura uno o due anni, poi precipitare nell'oblio e lasciare spazio a una destra sempre più xenofoba, liberista, nel peggior senso della parola, dove i diritti dei lavoratori diventano carta straccia.

No, Nichi, è meglio che tu non diventi la guida di una nuova coalizione della sinistra: significherebbe la fine della sinistra in Italia e avremmo a quel punto solo due grandi poli ,una destra moderata e una destra razzista, feroce e reazionaria, para nazista.

La storia insegna e certi colori rossi, che poi sono solo rosa, è meglio che non vadano mai al potere: ricordiamoci della Repubblica di Weimar.

28 ago 2021

Islam, terrorismo e genocidi terrificanti nel futuro.

Chi soffia sul fuoco spesso non sa di appiccare un incendio, o non si immagina che incendio provocherà.
La storia è zeppa di piccoli fuochi, sfuggiti al controllo e diventati immensi roghi.
Prevedere l'inferno in terra nei prossimi decenni, nei prossimi cento anni, è molto facile, perché l'islam è potere ed oggi il potere è sempre più economico e tecnologico.
I Paesi islamici hanno perso fette di ricchezza, di potere economico e dal punto di vista tecnologico sono solo degli acquirenti, non sanno produrre tecnologia nuova o anche come imitazione.
Il potere però è la peggiore droga, che chi lo possiede non sa rinunciare, ma lo vuole detenere a tutti i costi.
Così i loro centri di comando, che uniscono sia il potere civile con quello religioso, non si arrendono e vanno all'attacco.
In loro aiuto abbiamo gente senza scrupoli, che traffica con loro, cedendo armi in cambio di petroldollari, ma anche di parte importante del reddito, spesso scarso, di questi popoli, molte volte alla fame.
Il terrorismo stragista sta diventando l'unico strumento per imporsi al mondo, con anche l'immigrazione in Europa, che distruggerà almeno la democrazia da noi, ma loro puntano a imporre la sharia a tutti, fedeli ed infedeli.
Le azioni terroristiche, che saranno sempre più vistose e terrificanti, spingeranno i poteri occidentali, con l'opinione pubblica, verso soluzioni sempre più disumane, da fare considerare i nazisti come dei ....... dilettanti.
Deportazioni, campi di concentramento, ma anche altre soluzioni terribili, come gli embarghi, che porteranno fame e malattie a interi popoli, con veri genocidi di massa, celati o evidenti, saranno le risposte.
Purtroppo l'islam è una religione inadatta al mondo moderno, tecnologico, che avanza, gli islamici, per la stragrande maggioranza, pure nei Paesi occidentali, sono ai margini sociali, per motivi culturali.
Questo avviene anche in Cina e in India, i due paesi con il maggior sviluppo economico del pianeta, che sono diventate vere potenze indiscusse negli ultimi anni, sono pure i Paesi più ostili alla religione di Maometto, con politiche anti islamiche molto vicine alla pulizia etnica.
Con il crescere dell'aggressività islamica anche da noi è facile immaginare, qualche sintomo si nota già, di risposte che preannunciano soluzioni ...... finali.
Già il terrorismo genera paura ed esclusione sociale verso gli islamici, che vengono regregati in periferie malsane, dove l'emarginazione, la disoccupazione e la miseria sono di casa.
Le forze economiche oggi usano l'Intelligenza Artificiale e i robot potranno svolgere i lavori sporchi, in tutti i sensi.
Sicuramente chi detiene il potere mondiale, finanziario, politico e tecnologico non si faranno spaventare dai fanatici islamisti, ma li lasceranno agire per poi imporre i loro equilibri e il loro ordine globale.
Chi non si adatterà....... morirà, la realtà non lascia scampo, a meno che si utilizzi l'arma della cultura, per disarmare i fanatici, ovvero combattere il fanatismo irrazionale con la razionalità, ma sinceramente penso che oggi sia troppo tardi.
Si doveva iniziare più di cento anni fa, ma la politica coloniale e neocoloniale ha premiato gli integralisti, come nei conflitti in Afghanistan, prima contro i sovietici e poi contro gli occidentali, per avere vantaggi finanziari, economici e di dominio geopolitico.

6 set 2017

Potere e scemi a servizio degli interessi economici dominanti - ARDUINO ROSSI

Anni fa avevamo politici scaltri e molto intelligenti, magari non si esponevano ai vertici  del potere, ma restavano le eminenze grigie, possedevano anche una vasta cultura e si muovevano bene nei palazzi del potere.
Oggi invece abbiamo altri individui, che definisco nazionalpopolari, forse simpatici, ma certamente non scaltri, comunque non intelligenti, né colti: la sensazione  che costoro siano solo dei manichini, dei burattini, in mano ad altri è grande.
Il potere…oscuro, che li manipola comunque, non si fa vedere e non sembra neppure che abbia dei volti, ma sia formato  solo di interessi economici: forse, per la prima volta nella storia, il potere è veramente collegiale, o meglio ad agire sono i mercati, che impongono a tutti la logica dei loro profitti.
Tutto il resto è solo vento soffiato da bocche che parlano, parlano….promettono, ma non realizzano mai ciò che affermano, perché non hanno il vero potere.

23 nov 2015

Canone Rai, l’ingiustizia di un sistema di informazione viziato

Si deve pagare una tassa per una televisione pubblica, a servizio del governo: è una tassa iniqua, sbagliata: dobbiamo mantenere i giornalisti governativi, che servono il potere costituito, che danno un grande sostegno al potere di Renzi, questa volta.
Loro mettono il potere in stabilità e tutto questo però, come i miliardi spesi per mantenere la stampa, non ha senso, quanto meno democratico: le idee, le opinioni sono sempre private e non … dello Stato, o meglio di chi sta al potere in quel momento.
Noi paghiamo chi ci racconta panzane, mentre loro dipendono dal potere pubblico al potere al momento.

29 ott 2010

basta parlare di controllori esterni, basta credere che il potere rimarrà in mano a lungo ai burocratici ammuffiti, ai politicanti vecchio stile, ai teocratici.

Sono 400 gli agenti della Direzione investigativa della Polizia postale che potranno controllare tranquillamente i 17 milioni di profili italiani di Facebook: la polizia così potrà avere accesso alle pagine del social network "senza dover presentare una richiesta alla magistratura e attendere in tempi necessari per una rogatoria internazionale".

Questo è un accordo siglato tra la polizia e il Facebook, allo scopo di controllare ed individuare pedo-pornografia, phishing e truffe telematiche.

E' corso un brivido in Internet, ma la polizia postale ha smentito operazioni illegali, senza l'autorizzazione del magistrato, che comportano controlli sulla vita privata delle persone.

Il grande fratello su Internet esiste realmente, il grande controllore che ci spia, ma lo fa non perché ama i nostri affari personali, anzi per lui non siamo persone, ma numeri.

Serviamo per le statistiche, per le campagne pubblicitarie, ma anche per il controllo sociale e politico delle nostre vite.

Era ed è inevitabile che qualcuno, più scaltro dei nostri politici nazionali, abbia capito l'enorme potere che dà questo strumento globale, mondiale: siamo tutti attori di un manipolatore.

No, non esiste una persona singola, o un potere alle nostre spalle che ci controlli.

Se esiste ha il volto tipico dello sbirro baffuto di qualche repubblica delle banane o altro di molto simile: i dati che escono da Internet sono dei multipli del miliardo ed è impossibile vedere, capire e controllare tutto.

I padroni di tutto questo sono gli abitanti del villaggio globale che si incontrano e trovano un loro linguaggio comune, interessi comuni, affari e scambi per guadagnare un po' tutti.

Sì, su Internet si è formata una comunità un po' particolare, che tende sempre di più ad amalgamarsi, ad avere una lingua comune, così si forma un pensiero uniforme: è la fine delle incomprensioni culturali, tra popoli differenti, almeno per quanto riguarda il popolo di internet.

Quindi questo miliardo e 500milioni, circa, di utilizzatori di questo strumento nuovo e unico nella storia umana, rappresentano le persone che detengono il potere sulla terra: sono i più ricchi, sanno navigare in un motore di ricerca, sanno raggiungere informazioni e mercati che altri non si possono neppure immaginare.

Sono degli avvantaggiati per un miliardo di occasioni in più rispetto a tutti coloro che non sanno usare un computer : oggi si può parlare di analfabetismo informatico, grave quanto quello dell'alfabeto.

Sì, scusate se lo dico, ma questa società che sa comunicare, litigare virtualmente e trafficare in tutte le lingue vive del pianeta ha il controllo sul mondo: basta parlare di controllori esterni, basta credere che il potere rimarrà in mano a lungo ai burocratici ammuffiti, ai politicanti vecchio stile, ai teocratici.

Chi controlla internet e tutti ciò che c'è dentro ha il potere, ma il controllo è culturale, è un pensiero che domina, giusto o sbagliato che sia, gli altri pensieri.

Abbiamo qualche poliziotto che ci spia la posta elettronica?

Lo potevano fare anche prima e forse lo hanno fatto senza che noi ce ne accorgessimo, aprendo le lettere con vecchi trucchi, come quelli dell'Ottocento.

Siamo noi però che possediamo tutte le informazioni giuste, per le vacanze, per cercare il lavoro, per i nostri commerci, anzi spesso per i nostri traffici.

Io sono certo che ormai l'umanità si sia suddivisa tra chi può accedere a Internet, per avere vantaggi economici, soprattutto per avere informazioni e chi no.

Salute, lavoro, commerci, amicizie e scambi di notizie per i nostri progetti si muovono in modo rapidissimo: più che un villaggio questa è una cittadella per privilegiati, in mezzo alla miseria del resto dell'Umanità.

Sono circa un quarto della popolazione mondiale complessiva coloro che utilizzano, qualche volta o sempre Internet: sono loro, siamo noi i controllori di tutto e di tutti, nonostante le leggi sulla privacy.

Tutti possiamo fare ricerche dove accumulare dati, fatti di persone che neppure sanno di essere su Internet.

La privacy su Internet, nei social forum è una grande fiaba, che vogliamo raccontare, ma non esiste, se non nel mondo dei sogni.

10 set 2012

narrativa ... IL BUIO DELL'ALBA









IL BUIO DELL'ALBA

Camminare era il mio passatempo preferito: non avevo altro i quel borgo campagnolo, dove mi ero ritirato per trascorrere la vecchiaia.
Non avevo più interessi da tempo e dopo una giovinezza piena di avvenimenti, fatti entusiasmanti, avevo messo la testa a posto.
Fui assunto come impiegato ministeriale, grazie a un mio zio monsignore con appoggi a corte.
Ero un fedele suddito dell'Arciduca, Signore della mia regione, florida ed arretrata, dove ogni innovazione era vista con sospetto.
A vent'anni avevo partecipato a moti rivoluzionari, con la facilità e l'entusiasma dell'età: ero finito anche sulle barricate e solo per un miracolo non mi ero buscato qualche
palla in testa.
Molti miei compagni di studi, con i miei ideali, morirono combattendo o furono feriti e imprigionati nelle terribili segrete del palazzo reale.
I pochi che uscirono per la grazia dell'Arciduca, dopo anni,
erano delle larve umane: erano ammalati ai polmoni, con pochi anni davanti a sé.
Io invece feci carriera e presto passai nella Polizia segreta: da giovane rivoluzionario divenni spia e servitore del decadente sistema giudiziario, economico, politico di quel piccolo ridente Stato.
Sapevo che eravamo alla fine di un'epoca.
La storia è inesorabile: ciò che ha resistito per secoli può crollare in un solo giorno, quando un potere è così vecchio da non comprendere il nuovo che incalza.
Feci il mio dovere sino alla maturità avanzata: ero riuscito a far infiltrare un mio uomo in ogni gruppo eversivo.
Più che voler reprimere direttamente tutto e tutti, avrei dovuto far arrestare metà della popolazione del Ducato, mi limitavo a prevenire rivolte, complotti, attentati.
I miei metodi si fondavano sulla delezione, sul tradimento degli amici grazie alle minacce verso le famiglie.
Con la tortura e gli arresti segreti, ero riuscito a reggere il potere dell'Arciduca oltre ogni ottimistica previsione.
La famiglia regnante era composta da corrotti, viziosi, degenerati nobili principi che non si curavano dei fatti pubblici: erano interessati più ai divertimenti di corte, a soddisfare i loro capricci.
I lavori sporchi erano demandati ai ligi funzionari come me: la riscossione delle tasse e il mantenimento dell'ordine pubblico era un affare che non doveva interessare i nobili regnanti.
Sicuramente si sarebbero liberati di noi appena il loro potere sarebbe stato in pericolo, scaricando su noi tutte le colpe, tutte le responsabilità.
Chiesi e finalmente ottenni la mia uscita dal servizio con una magra pensione, con un discreto premio in denaro per i meriti conseguiti in tanti anni di fedeltà.
Lasciai ai miei subalterni il compito di dover patire le ire del popolo, quando questo si sarebbe rivoltato.
Ero il proprietario di una vasta tenuta, acquisita in modo illecito, con un esproprio a un ribelle fuggito all'estero.
Possedevo pure oro, gioielli e titoli che mi avrebbero permesso di cercare asilo in un paese straniero quando, eventualmente, le cose si fossero messe male.
Avevo parecchi nemici: in troppi mi avrebbero messo un laccio al collo per vendicare figli, mariti, padri da me fatti sparire in modo subdolo.
Quanti morti avevo sulla coscienza? Molti, tantissimi.
Diversi cospiratori non avevano resistito alle torture, altri erano rimasti sepolti vivi nelle segrete del palazzo del potere: una fortezza medioevale con vasti e intricati sotterranei dove svanivano gli oppositori più testardi, i caporioni più audaci.
La pace della campagna mi dava un po' di sollievo e cercavo di aver un buon rapporto con i villici: gente semplice e buona, ancora fedeli alla Chiesa e al potere dello stanco Arciduca.
Si parlava di semine, di fatti piccoli e grandi della comunità.
Io ero anche generoso con gli orfani e le vedere, con i poveretti e il parroco.
Questo modo di comportarmi mi aveva reso molto simpatico nel
borgo.
Fu grazie ai miei contadini che seppi in tempo della sommossa sanguinosa, in corso da giorni nella capitale: gli studenti erano tornati sulle barricate e le guardie erano fuggite, come all'epoca della mia rivoluzione fallita.
Da oltre confine si muovevano le valide truppe del nostro potente vicino, che veniva in soccorso di un potere così logoro da cadere a pezzi.
Invece di affrontare le truppe nemiche questa volta i rivoltosi si erano ritirate sulle colline.
Si erano riunite con gli uomini del principe democratico, traditore della nobiltà, che voleva diventare sovrano di tutti i ducati, di tutte le contee.
La battaglia decisiva si sarebbe combattuta vicino al mio borgo.
Fui ancora io a raccogliere informazioni fondamentali, che permisero alle truppe imperiali di sconfiggere e di rimandare alla prossima occasione la riscossa dei costituzionalisti.
Il potere restava assoluto ancora per poco, forse pochissimo.
Per me era importante morire suddito di un ducato antico e non vivere da cittadino di qualche repubblica, costretto a subire una democrazia ipocrita e ciarlona.
Tornai alle mie passeggiate, lunghe e salutari, che iniziavano all'alba.
Il sole spuntava appena oltre il confine dell'orizzonte e inondava le colline con i colori dell'autunno.
La piccola pianura, con al centro il borgo, era sovrastata dal campanile, dal castello ed era tutta gialla per le ultime messi.
Ero quasi felice per la vista di quel panorama la mattina che lo incontrai: era seduto su una pietra miliare della strada principale.
Mi fissava e sogghignava: era ancora giovane, sereno e colmo di quell'entusiasmo che portò con sé sul patibolo, quando urlò il mio nome di traditore e giurò che si sarebbe
vendicato anche da morto.
Fu lui a parlare per primo: -Come stai, Gianmarco? Spero bene!-
L'ultima volta lo avevo visto penzolare dalla forca: il mio coraggio e il mio cinismo furono messi a dura prova.
Mi ripresi, certo che avessi agito per una giusta causa: -Che vuoi? Ti vedo finalmente, hai mantenuto la promessa!-
-Ti fa piacere incontrarmi, caro amico?-
-No! Anima dannata!-
Paolo si strinse nelle spalle: -Dimenticavo! Tu sei un uomo giusto! Hai la coscienza linda! Tutto il sangue che hai fatto versare non ti pesa sull'anima, perché confessi ogni giorno questi orribili peccati!-
Quel maledetto sapeva cosa dicessi al mio confessore, che mi ripeteva: -Meriti sicuramente il Paradiso: hai agito solo a fin di bene, per la Chiesa e l'autorità costituita, contro i nuovi empi ideali politici.-
Avrei dovuto liberarmi dei miei beni, illecitamente ottenuti, dandoli a qualche ordine religioso o alla parrocchia, così non avrei avuto più colpe da scontare nell'altra vita.
Invece quello spirito inquieto di Paolo voleva mettere a dura prova la mia fede, la mia pace interiore a fatica ricomposta.
-Paolo! Sono pronto a far cantare per te qualche Santa Messa!-
-Come sei generoso, caro traditore! Non sai che questo non basta: i Giuda nell'Oltretomba dovranno pagare con dolori infiniti.-
-Non è vero, menti! Mi sono pentito amaramente delle mie colpe!-
Paolo iniziò a ridere come solo lui sapeva fare: in passato le sue risate mi avevano trascinato in momenti di schietta allegria, nelle bettole o nelle case di tolleranza per studenti goliardici.
La sua presenza durava pochi minuti prima dell'alba: l'ora più fosca secondo la tradizione popolare, quando gli spiriti incontrano i vivi.
Io non volevo dimostrarmi vigliacco, neppure davanti a uno spettro: mi presentavo poco prima dell'aurora, quando la luce si diffonde tenue e grigia.
Lui appariva con i primi raggi del sole, prendeva forma come un'ombra naturale: per me era così ovvia la sua presenza che lo considerai un conoscente con cui scambiare quattro chiacchiere.
Paolo non rinunciava al suo disprezzo: -Giuda! Cosa ti ha detto il tuo amico prete? Una Messa non basterà sicuramente! Per mettermi a tacere occorre altro! Lo sai bene che sono testardo.-
-Anima in pena, che vuoi ancora da me? Torna all'inferno!-
-Gianmarco, non essere scortese! Non è nel tuo stile. Stai perdendo la pazienza?-
Mi punzecchiava, mi tormentava.
Io non potevo rinunciare a lui come non si possono evitare le nostre cattive abitudini, che fanno tanto male alla salute del corpo e dell'anima.
Nel tempo ero diventato un pio osservante delle più rigide tradizioni religiose: in passato, se avessi saputo che mi sarei trasformato in un bigotto, mi sarei schernito, scandalizzato.
Gli anni, la paura della morte con tutte le vittime delle repressioni che tornavano spesso nei miei pensieri avevano operato quella trasformazione inaspettata.
Da cinico e materialista, opportunista davanti al potere della Chiesa, ero divenuto un accanito frequentatore di novene, di confraternite, attento a ogni segno del Cielo.
Invece l'unica prova datami dell'esistenza di qualcosa dopo la morte era quel macabro mio amico, sempre pronto a deridermi, a farmi sentire a disagio, a ricordarmi tutte le mie colpe.
Non mi rimase che donare tutto ciò che avevo, illecitamente posseduto o legalmente ereditato dalla mia famiglia, ai poveri.
In cambio ottenni una cella, la più umile, nel locale convento dei frati: mi concessero pure un pasto caldo e la promessa di un po' preci, dopo la mia morte.
Indossavo anch'io il saio e a piedi nudi, da penitente, tutte le mattine, all'alba, mi presentavo all'appuntamento da Paolo: -Hai visto che ora mi sono spogliato di tutto!-
-Gianmarco, speri che questo basti?-
-Se non basta, che devo fare ancora?-
Paolo scomparve, ma il suo sorriso mi rimase dentro: non era sarcastico come negli altri incontri.
Non mi tolsi dalla testa che forse il mio amico avesse ragione: non era sufficiente il mio pentimento, dovevo fare qualcosa per rimediare al male fatto.
Andai a piedi sino alla capitale e lì incominciai a denunciare tutte le mie colpe, chiedendo ad alta voce il perdono dei parenti delle vittime e quello di Dio.
La notizia che stessi svelando i crimini del potere si diffuse e giunse anche a corte: i miei ex-subalterni, che mi odiavano, pensarono bene di farmi arrestare e di pormi sotto processo.
Fu un giudizio sommario e rapido, oltre che a porte aperte: l'Arciduca aveva deciso di liberarsi di me e di scaricare su me le più gravi responsabilità dello Stato.
Fui condannato a morte, nonostante la mia condizione di penitente e di reo confesso: decisero di farmi impiccare al più presto per tapparmi la bocca una volta per tutte.
Nella mia cella c'era lui, Paolo, che ora era soddisfatto: -Forse sarebbe stato meglio per te non tradire: morire con il tuo onore, impiccato a vent'anni. Non preoccuparti per il dopo: hai terminato bene una vita sciagurata. E' solo questo che conta per loro, quando sarai di là!-
-Ho paura, Paolo! Mi accompagni?-
Mi prese sottobraccio e non fu necessario che le guardie mi trascinassero sino al nodo scorsoio: salii con un passo sicuro.
Mentre mi mettevano la corda al collo cantavo una vecchia canzone rivoluzionaria: quella che i giovani di quarant'anni prima avevano urlato, stonato sulle barricate, quando stavano per essere falciati dai cannoni caricati a mitraglia.

racconti di Arduino Rossi