Dall'aeroporto di Lione, in Francia è partito un aereo speciale: a bordo i primi rom irregolari erano deportati verso Bucarest in Romania.
Costoro hanno ricevuto 300 euro di incentivo e 100 per ogni figlio minorenne.
Hanno accettato di essere rimpatriati in Romania....volontariamente.
Per le autorità romene sono 93 gli zingari ricondotti nel loro Paese d'origine.
Questo dovrebbe essere il primo di altri voli, che dovrebbero portare a casa non solo rom, ma pure altri cittadini stranieri non desiderati, presenti in Francia.
Ciò che sta avvenendo era prevedibile, logico, forse fin troppo banale da attendersi da parte di chi conosce la storia e i suoi risvolti, da parte di chi non si ferma ai fatti storici del passato come a eventi morti, ma sa che si ripetono, se non si comprendono e si analizzano nelle loro sfumature, nella loro logica.
Riportare a casa degli zingari consenzienti non è un fatto grave in apparenza, ma purtroppo il silenzio, che sta avvolgendo ciò che sta capitando in Francia, preoccupa: non si sentono i borbottii di protesta contro l'idea di deportare zingari fuori dai sacri confini francesi, né si ascolta un solo lamento preoccupato per l'idea, che prima o poi, sarà realizzata la legge che permetterà di togliere la cittadinanza ai cittadini francesi di origine straniera, “ingrati” con la nuova Patria.
E' tutto normale? E' tutto sensato?
No, è terribile!
In pochi si sono accorti che l'integrazione, almeno in parte, è fallita, che il sogno dell'Occidente ricco, ospitale, libero, democratico sta svanendo: un tempo c'erano gli schiamazzi degli esaltati, che ora tacciono, mentre oggi la tolleranza è finita.
Ora non si perdona più e certi stranieri, nel caso dei rom più fastidiosi che criminali: non sono più accettati, né si prova più a reinserirli in questa realtà sociale.
Se poi costoro verranno trattati male in altri Paesi non interessa a nessuno: hanno perso l'occasione storica di integrarsi, o così si percepisce, si sente dire.
L'85% dei francesi approva la politica del suo governo, con una maggioranza che raggiunge gran parte della sinistra e forse dell'estrema sinistra.
Ora il vaso è colmo?
La pazienza ha raggiunto il culmine?
Forse dal cuore del Paese della Rivoluzione democratica più importante della storia scaturisce qualcosa di preoccupante: la xenofobia.
Un altro Paese noto per i suoi sentimenti democratici, per la tolleranza, sta mostrando i denti agli stranieri indesiderati: l'Olanda.
Era ovvio e prevedibile, con tristezza mi “vanto” di essere stato in passato un profeta di sventura, inascoltato come Cassandra: l'Europa e gli europei non sono migliori dei loro padri.
Un tempo ci furono stermini, guerre terribili e odi religiosi, etnici, pure razziali: il Novecento fu il secolo dei grandi massacri, ma anche altri secoli conobbero gli orrori della ferocia umana e delle persecuzioni razziali, nazionali, religiose.
Tutto questo non può scomparire con qualche proclamo: quando il lavoro diventa raro, la delinquenza aumenta e i contrasti culturali crescono, per le diverse concezioni di vita e di “libertà”, tutto diventa complicato e difficile.
Gli spettri del passato tornano e l'anima nera dell'Europa mostra il suo volto brutto, deformato, cattivo: per ora si deportano i rom, si progetta di mettere in discussione la cittadinanza a chi non vuole capire che tolleranza non significa debolezza.
Cosa vedremo in futuro?
Ciò che abbiamo visto in passato, ma con precisione scientifica perfetta.
Ancora una volta avremo la scienza esatta a servizio dello sterminio?
E' presto per dirlo, ma solo chiamando con il loro nome ciò che sta capitando potremo evitare errori e orrori.
Volete un elenco?
Gli extracomunitari non vengono da noi perché siamo buoni e solidali, ma perché cercano lavoro e noi lo offriamo a loro a basso prezzo.
I delinquenti extracomunitari non sono dei disadattati, vittime delle condizioni sociali, ma sono dei criminali da punire con decisione e forza.
Gli europei e gli italiani non rifiutano certi lavori perché pesanti e sporchi, ma perché vogliono salari migliori, per attività faticose anche se scarsamente specializzate.
Gli extracomunitari accettano tutto, in tutte le condizioni, comprese quelle malsane e pericolose: l'importante che il salario sia superiore a quello che ricevono al loro Paese di origine.
Se si iniziasse a chiamare le cose con il loro nome, i fatti come stanno, evitando la ridondante retorica buonista, non avremmo rimpatri forzati, né cittadinanze tolte, né disperati respinti in Libia su imbarcazioni che rischiano di affondare.
La politica di questi anni difficili, di crisi, dovrebbe essere severa e razionale, ma con un senso di umanità di fondo, altrimenti gli orrori del passato saranno ancora tra noi.