Il caso dei poveri Rohingya dimostra uno scarso interesse verso le comunità islamiche, considerate poco dall’opinione pubblica mondiale: in pratica, per ora, la pulizia etnica contro questa minoranza etnica islamica, presente in Tailandia, i Rohingya è stata denunciata per atteggiamenti buonisti di una minoranza di ben pensanti, con o senza premio Nobel.
A patire non sono solo loro, abbiamo i cinesi islamici, poi in India le minoranze islamiche sono poste sotto il livello degli intoccabili, di fatto.
Si può dire che il terrorismo sta generando sentimenti anti islam contro tutti gli islamici della terra, che vengono sempre più esclusi.
In pratica significa che la massa di costoro rischia sempre di più la povertà, la miseria e il degrado sociale, in attesa delle grandi pandemie, che colpiranno i più poveri della terra certamente in futuro.
In un certo senso questa religione trova difficoltà a integrarsi nella società moderna, da qui la risposta terroristica, ma l’integrazione comporta il rispetto di tutti gli altri, le loro idee e chi non lo farà finirà ai margini di una società super tecnocratica, ovvero fame, miserie e poi morte per inedia.
La vera lotta contro tutto questo, che comprende pure il terrorismo, è culturale, ovvero bisogna criticare atteggiamenti culturali chiusi dell’islam, contro le donne e gli infedeli per esempio, ma bisogna imporre anche un atteggiamento di dialogo culturale aperto, onesto e intelligente, che non significa ospitarli tutti a casa nostra e trasformarli nei nostri padroni.