26 gen 2020

Salvini e il campanello del tunisino, gli spacciatori non si devono toccare

Non è stato un gesto bello, ma poi si è scoperto cosa c'era dietro.
La donna non era una bisbetica che odiava i vicini tunisini, ma una donna che aveva perso un figlio per droga.
Il padre  di quella famiglia è un pregiudicato per reati gravi, anche per spaccio.
La donna era stata minacciata dai delinquenti locali, infatti la sua auto è stata danneggiata dopo la suonata al campanello ed è costretta a portare con sé la pistola. 
Ora l'avvocato dei diritti del cazzo, scusate umani, è pronto a fare una causa a Salvini, ma ancora più disgustoso è come hanno raccontato i fatti i giornalisti, come hanno girato la vicenda, scordandosi tutti questi particolari.
Anche in Facebook ho trovato Idiozie terrificanti, come il reato di porre una domanda, oppure discorsi Idioti sul tentativo di Salvini di entrare nella casa dei delinquenti, abusando del suo titolo di senatore.
Infine c'è la privacy da rispettare, specialmente se è uno spacciatore tunisino, che occupa, con altri suoi connazionali, abusivamente, uno stabile.
Ora, la domanda che voglio fare ai pennivendoli nazionali è ovvia e banale.
So bene che ci sono molti cronisti che sono nel libro paga delle cosche, ma quanti sono quelli che non lo sono?
Temo pochi, molto pochi, perché la corruzione si può fare tacendo ed essendo servizievole con il direttore editoriale, per un aumento in busta paga.