26 feb 2024

L'Italia è una Repubblica fondata sulle raccomandazioni.

Dovrebbe essere il lavoro, ma chi, come me, in una squallida città di provincia, è stato trattato peggio di un cane rognoso, perché denunciava il marcio, sa bene che i lecchini sono spesso premiati.
A dire il vero le loro carriere sono misere e meschine come loro e in pochi superano la mediocrità nei risultati finali. 
Il posto fisso non è più di moda e ormai il sistema scricchiola, ma parlare di dittatura futura, per due manganellate, pare almeno ridicolo.
Una parte della casta degli insegnanti, nonostante le botte prese dai genitori degli studenti, tutta gente che ha un posto fisso oltre i 50 anni spesso, istiga questa generazione di ragazzini viziati alla rivolta, per dare aiuto agli islamisti in Palestina.
Che sia in corso un massacro è vero, è solo l'anticipo di ciò che capiterà in futuro, ma il politicamente corretto spinge a urlare per la Palestina libera, non per l'Iran democratico, per il Libano indipendente dalle milizie islamiste.
Sì, i nemici dei palestinesi sono gli ebrei, odiati da sempre perché tra loro ci sono ricchi e abili banchieri, che detengono, da secoli, il potere finanziario, potere non presente nelle costituzioni dei Paesi democratici, ma forse è il potere più importante.
Se crolla l'economia di un Paese crolla tutto, anche la democrazia.
Quindi i professorini morti di fame spingono dei ragazzini in piazza, altri vengono dai centri sociali dove la droga è libera e il crimine è democratico. 
Sì, da sempre abbiamo delle riserve per sfigati, dove gli slogan sono sempre quelli da decenni, ma ormai sono dei puri non senso.
Però il mondo cambia e il debito pubblico impone scelte dure, non più sprechi, ma un uso accorto delle risorse, la pacchia è finalmente finita per i raccomandati o quasi.
È il liberismo, quello vero e reale, non quello teorico e ridicolo di chi lo vuole imposto solo agli altri, che sta smontando la nostra Repubblica delle banane.
Anche i figli dei lecca culi professionisti del passato dovranno lavorare o crepare di fame, tra uno spinello e un altro.