27 ago 2010

Gli italiani e gli extracomunitari

 

La politica del centro ormai ha molti appoggi e questo personaggio di nome Pier Ferdinando Casini è ormai....papabile, o meglio dovrebbe diventare l'ago della bilancia della politica nazionale.

Questa politica è anacronistica: la si può definire democristiana di antica data ed è ormai superata dai fatti, dalla realtà storica.

Ci vuole molto altro per uscire dalla situazione attuale, con le nubi che si addensano all'orizzonte.

I gravi problemi nazionali, che col tempo potrebbero diventare tragici come nel passato, ci stanno portando verso un futuro terribile: io non nascondo la speranza di non vederlo mai questo avvenire che ci attende, ma temo che i nostri figli, compresi i miei figli, subiranno tutto questo.

Le linee di sviluppo di questa politica sociale ed economica portano verso fatti drammatici.

L'apertura delle frontiere, che di fatto sono dei colabrodo, nonostante le promesse governative, con dati tutti da discutere, continua a creare una forte concorrenza tra gruppi etnici differenti: gli scontri, per ora scaramucce, tra sudamericani e magrebini i Via Padova a Milano sono uno dei primi sintomi.

Ogni tanto qualcuno ripete ancora la panzana che tutta questa gente è qui perché gli italiani non vogliono più fare certi lavori: in realtà gli italiani e le italiane non sono disposti a lavorare in nero per 10, 20 euro al giorno, pure maltrattati, per raccogliere arance o per pulire uffici e bagni pubblici.

Ovviamente gli italiani pretendono di più, anche 4, 5 volte di più, mentre i disperati appena giunti dall'Africa si accontentano, si devono accontentare.

Così molti italiani non hanno lavoro, perché sono preferiti da chi non può protestare, ma accumula rabbia dentro, che prima o poi esploderà, magari con la seconda generazione.

Così abbiamo sindacati, patronati, associazioni di categoria di vario genere che raccontano fiabe su gente che non si trova per certi lavori, mentre se uno fa richiesta di lavoro e non è conosciuto o parente e amico di Tizio o Caio, non lavora, neppure in nero: questo fatto in tanti lo hanno provato sulla loro pelle, ma non hanno la voce per urlarlo.

Ecco che il clima sociale si fa pesante e tutti sono contro tutti.

E' un peccato che organizzazioni caritatevoli come la Caritas non si accorgano di tutto questo: fanno il verso dei buonisti, lasciando che l'odio dilaghi.

Tutti questi lavoratori e non lavoratori sono sul nostro territorio per la legge di mercato, ovvero della domanda e dell'offerta: questa legge gli ha spinti a uscire dalla loro terra per cercare paghe migliori all'estero.

Non 'c'è nulla di più e nulla di meno: non sono neppure i più poveri della terra.

Quelli da un dollaro al giorno un viaggio di migliaia di chilometri non se lo possono permettere.

Neppure quei 3 miliardi di umani, la metà degli abitanti della terra, con tre dollari al giorno di reddito si possono concedere un viaggio che costerebbe mille, duemila euro e più.

Così è sicuro che la lotta per un salario minimo, non da fame, sarà dura per i prossimi anni, non solo per gli stranieri, ma anche per moltissimi italiani non specializzati.

Ora le soluzioni al problema restano differenti: la prima sta nella lotta durissima contro il lavoro nero e per un salario minimo, quello di sostentamento per tutti.

Colpendo gli sfruttatori si elimina l'offerta a ribasso di salari sempre più da fame, sino a paghe da Terzo Mondo.

Un altro possibile sviluppo sarà quello degli scontri etnici, non solo tra italiani ed extracomunitari, ma pure tra diversi gruppi di extracomunitari: ciò che è capitato in Francia ci attende e quello è solo l'inizio.

La reazione dell'opinione pubblica sarà durissima e ci si deve aspettare una forte crescita della xenofobia e del razzismo: il potere politico sarà costretto a prendere provvedimenti duri e per nulla rispettosi dei diritti umani.

Il guaio è che saranno generalizzati, poi....io non vorrei andare oltre, ci sono soluzioni terribili, che la storia ci ha già fatto conoscere, come il genocidio.

La tecnologia oggi permette di fare cose mostruose e forse senza lasciare traccia.

In passato le tecniche di sterminio erano di due modi: quella diretta con le fucilazioni, poi perfezionate con le camere a gas e quella indiretta facendo morire di stenti il maggior numero di persone dell'etnia odiata.

Gli esempi sono molti: abbiamo le marce forzate senza viveri e acqua in zone aride o al gelo, come per i popoli deportati in Siberia al tempo di Stalin, ma pure per gli Armeni nel 1916 in Turchia.

Non bisogna scordare i genocidi....democratici come quelli dei pellirossa del Nord America o degli Irlandesi sotto l'impero britannico, ma anche dei Boeri durante il conflitto anglo-boero: quella guerra, scoppiata all'inizio del Novecento, ci regalò la tecnica dei campi di concentramento, dove un 20% degli internati morirono per inedia, fame e malattie, provocate dalle condizioni igieniche.

Sì, non bisogna attendere un dittatore per veder commettere orrendi crimini contro l'umanità: basta lasciare fare alla demagogia, di destra o di sinistra che sia.

I "democratici", quando commettono cose orrende hanno sempre dei buoni avvocati difensori: giornalisti, storici e intellettuali prezzolati senza dignità né decenza.