Da anni si attendono le riforme, che non arrivano, si dice per far ripartire il Paese, che è allo stallo, ma temo che non sono le riforme a poter rimettere in moto l'economia nazionale.
L'Italia aveva la famiglia come istituzione antichissima, resistente a 3mila anni di storia, dalla nascita dell'agricoltura sino ad oggi: guerre, carestie, invasioni e pestilenze non avevano distrutto l'Italia.
Invece oggi affoghiamo in un bicchiere d'acqua: la crescita economica è stagnante, ci sono rischi seri di recessione e di degrado profondo del sistema Paese.
Questo è il quadro difficile, ma le scelte che escono dalla politica sono sbagliate: la ricerca scientifica non è spronata, la scuola è umiliata, le famiglie naturali sono derise.
Non voglio fare il profeta di sventura, ma è troppo facile parlare di “peste e corna” per tutti nel futuro: chiaramente sto scherzando, ci sarà probabilmente qualcosa di peggio delle corna.
La crisi economica comunque, come tutte le crisi, non sarà uguale per tutti: per molti porterà miseria e forse anche fame, mentre per altri sarà occasione di guadagno.
Le crisi modificano le classi sociali, con un sali e scendi, che generano nuovi ricchi e nuovi poveri.
Saranno tempi duri per molti, ma intanto noi attendiamo che si trovi una maggioranza stabile ed affronti, nel bene e nel male, questi problemi.
Chi saprà affrontare i veri problemi?
Una classe politica nuova, che non esiste, perché sia la sinistra, sia il centro che le destre rappresentano idee e ideali vecchi, superati dalla storia: infatti i ruderi da abbattere, lasciate dalle vecchie ideologie, dai profeti di oggi e di ieri, devono essere rasi al suolo.
In Italia non c'è una forza politica che abbia questa forza culturale, invece avanza la xenofobia, il relativismo morale e qualche nostalgico di destra e di sinistra che strilla ancora, scordandosi degli orrori commessi dai loro simili pochi decenni fa.
Silvio potrebbe vincere ancora?
In questo deserto politico forse sì.