Il fatto mi lascia pure sorpreso, perché alle spalle della CGIL abbiamo la sinistra ferma a ideologie ottocentesche, a parole, ma nei fatti a servizio di caste e clientelismi.
Infatti sono loro gli accoglienti, che difendono i delinquenti multietnici, quelli stessi che aggrediscono autisti e controllori sui mezzi pubblici.
Gli scioperanti, non so con quali mezzi di ricatto, scioperano contro se stessi, infatti si sciopera solo ora e si rende la vita difficile ai lavoratori, agli studenti, alla gente più povera, che non si può permettere un taxi.
L'uso politico di questo sciopero, contro i servizi pubblici, dimostra che si preferiscono quelli privati, i servizi di trasporto anche illegali, tra i nostri sindacalisti e politici detti progressisti.
Il fine principale sta nel creare disagio tra la gente, quelle stesse persone che temono di prendere il treno perché i balordi multietnici li minacciano, gli aggrediscono, li rapinano.
È un sistema da regime, ovvero tutto deve restare nell'ordine prestabilito e i raccomandati, con tessera sindacale, i sindacalisti altezzosi e arroganti non vogliono perdere privilegi.
Questo fatto segue logiche vetuste, di gente che non sa fare nulla o quasi, ma mantiene posizioni privilegiate, lavorando poco, vincendo concorsi fasulli, avendo dei passaggi di livello senza meriti.
Questo sistema corrotto parte dalle ultime attività industriali parastatali, finanziate con denaro pubblico per più di cento anni, dai dirigenti dementi in tutto l'apparato nazionale, parastatale e il tutto è la prima causa del debito pubblico nazionale.
Sì, gli autisti in prima linea sui mezzi pubblichi, che rischiano l'incolumità o pure la vita, si lasciano utilizzare come mezzo di ricatto, per esasperare gli animi della gente.
Il sistema è classico, è un ricatto evidente, o si lasciano i privilegi per gli amici degli amici o la vita sarà difficile per tutti.
La casta politica dei raccomandati non si arrende mai, sarebbe giusto mandarli a spaccare le pietre, ma questa è una faccenda troppo delicata da trattare pubblicamente.