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18 ott 2014

Cristianesimo, Gesù significato e forza della vita

Il significato del cristianesimo è tutto legato all'immagine di Gesù, ovvero al suo sacrificio, ovvero all'amore vissuto sino all'estremo, che si pone come centro dell'Universo.
Lui, Gesù, ha insegnato che il senso della vita è l'amore, ovvero la carità, ovvero il dono gratuito, come fece il Dio creatore.
Ecco il centro del pensiero cristiano, Gesù come Dio, figlio del Padre e lui stesso una cosa sola con il Padre, che svela il vero volto di Dio, un Dio che crea e insegna il senso delle cose, ovvero l'amore, ovvero il dono gratuito.

31 ago 2013

dilemma ... Dio esiste e si chiama amore, ovvero carità ovvero Gesù Cristo è il suo figlio, vero Dio e vero uomo fattosi carne per noi.

Oggi faccio la parte del Diavolo e dico che Dio non esiste, o che ha un volto duro, feroce, cattivo, disumano, come noi ... esseri umani talvolta.
Lo dico per spirito di contraddizione, ma poi capisco che un Dio simile sarebbe una contraddizione vivente, anzi un non senso: un Dio simile sarebbe squallido, ipocrita, meschino, stupido e mediocre, come talvolta siamo noi umani.
Invece se non esistesse neppure nulla avrebbe senso perché tutto sarebbe regolato dall'assurdo e l'assurdo non genera vita, il nulla non genera nulla.
Rimane lui, il nostro Dio amore e carità, noi simili a lui, quando vogliamo ed abbiamo l'universo pieno, colmo: tutto ha un senso con lui anche il male che compiamo, ce ci ricadrà addosso, prima o poi.

12 feb 2019

Senza l’amore di Dio saremmo già scomparsi - Arduino Rossi


Questa è una mia convinzione, che diventa una certezza, pensando ai rischi del passato che abbiamo sfiorato tutti noi umani, anche non umani, nel secolo scorso: l'olocausto nucleare più volte c'è stato vicino, al punto che sarebbe bastato un pazzo, un demente, che premeva il tasto sbagliato, a causare un conflitto nucleare, con la conseguente fine per tutta la specie umana.
Forse sarebbero sopravvissuti gli scarafaggi e altre specie inferiori, ma le più adatte a resistere alle radiazioni fortissime che sarebbero scaturite dalle esplosioni nucleari.
Altri rischi, meno eclatanti, ma altrettanto grandi se non più pericolosi, sono nei mutamenti genetici di certi virus e batteri, che se immessi nell'ambiente, provocherebbero lo sterminio della nostra specie: queste sono le famigerate armi batteriologiche, che potrebbero sfuggire al controllo di chi le detiene.
Basterebbe un errore, anche banale, in un laboratorio oppure nell'atto di un depresso suicida, o di un pazzo, per provocare la nostra estinzione.
La possibilità che tutto questa avvenga è molto, troppo alta: si vede che Dio ci ama nonostante le nostre assurdità, le nostre stupidità, la nostra incoscienza criminale.

11 mag 2012

Salmo 106 - Confessione nazionale


Cap. 106

Confessione nazionale

 1  Alleluia.Celebrate il Signore, perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
 2  Chi può narrare i prodigi del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?
 3  Beati coloro che agiscono con giustizia
e praticano il diritto in ogni tempo.

 4  Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo,
visitaci con la tua salvezza,
 5  perché vediamo la felicità dei tuoi eletti,
godiamo della gioia del tuo popolo,
ci gloriamo con la tua eredità.

 6  Abbiamo peccato come i nostri padri,
abbiamo fatto il male, siamo stati empi.
 7  I nostri padri in Egitto
non compresero i tuoi prodigi,
non ricordarono tanti tuoi benefici
e si ribellarono presso il mare, presso il mar Rosso.
 8  Ma Dio li salvò per il suo nome,
per manifestare la sua potenza.

 9  Minacciò il mar Rosso e fu disseccato,
li condusse tra i flutti come per un deserto;
 10  li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico.
 11  L'acqua sommerse i loro avversari;
nessuno di essi sopravvisse.
 12  Allora credettero alle sue parole
e cantarono la sua lode.

 13  Ma presto dimenticarono le sue opere,
non ebbero fiducia nel suo disegno,
 14  arsero di brame nel deserto,
e tentarono Dio nella steppa.
 15  Concesse loro quanto domandavano
e saziò la loro ingordigia.

 16  Divennero gelosi di Mosè negli accampamenti,
e di Aronne, il consacrato del Signore.
 17  Allora si aprì la terra e inghiottì Datan,
e seppellì l'assemblea di Abiron.
 18  Divampò il fuoco nella loro fazione
e la fiamma divorò i ribelli.

 19  Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,
si prostrarono a un'immagine di metallo fuso;
 20  scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia fieno.
 21  Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
 22  prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.
 23  E aveva gia deciso di sterminarli,
se Mosè suo eletto
non fosse stato sulla breccia di fronte a lui,
per stornare la sua collera dallo sterminio.

 24  Rifiutarono un paese di delizie,
non credettero alla sua parola.
 25  Mormorarono nelle loro tende,
non ascoltarono la voce del Signore.
 26  Egli alzò la mano su di loro
giurando di abbatterli nel deserto,
 27  di disperdere i loro discendenti tra le genti
e disseminarli per il paese.

 28  Si asservirono a Baal-Peor
e mangiarono i sacrifici dei morti,
 29  provocarono Dio con tali azioni
e tra essi scoppiò una pestilenza.
 30  Ma Finees si alzò e si fece giudice,
allora cessò la peste
 31  e gli fu computato a giustizia
presso ogni generazione, sempre.

 32  Lo irritarono anche alle acque di Meriba
e Mosè fu punito per causa loro,
 33  perché avevano inasprito l'animo suo
ed egli disse parole insipienti.

 34  Non sterminarono i popoli
come aveva ordinato il Signore,
 35  ma si mescolarono con le nazioni
e impararono le opere loro.
 36  Servirono i loro idoli
e questi furono per loro un tranello.
 37  Immolarono i loro figli
e le loro figlie agli dei falsi.
 38  Versarono sangue innocente,
il sangue dei figli e delle figlie
sacrificati agli idoli di Canaan;
la terra fu profanata dal sangue,
 39  si contaminarono con le opere loro,
si macchiarono con i loro misfatti.

 40  L'ira del Signore si accese contro il suo popolo,
ebbe in orrore il suo possesso;
 41  e li diede in balìa dei popoli,
li dominarono i loro avversari,
 42  li oppressero i loro nemici
e dovettero piegarsi sotto la loro mano.
 43  Molte volte li aveva liberati;
ma essi si ostinarono nei loro disegni
e per le loro iniquità furono abbattuti.
 44  Pure, egli guardò alla loro angoscia
quando udì il loro grido.
 45  Si ricordò della sua alleanza con loro,
si mosse a pietà per il suo grande amore.
 46  Fece loro trovare grazia
presso quanti li avevano deportati.
 47  Salvaci, Signore Dio nostro,
e raccoglici di mezzo ai popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.

 48  Benedetto il Signore, Dio d'Israele
da sempre, per sempre.
Tutto il popolo dica: Amen.




20 mar 2010

20/3 Lettera del Papa agli irlandesi (Benedetto XVI)

Testo integrale della lettera scritta dal ponteficie agli irlandesi per chiedere scusa per lo scandalo provocato dai preti pedofili.

1. CARI FRATELLI E SORELLE DELLA CHIESA IN IRLANDA,
è con grande preoccupazione che vi scrivo come Pastore della Chiesa universale. Come voi, sono stato profondamente turbato dalle notizie apparse circa l’abuso di ragazzi e giovani vulnerabili da parte di membri della Chiesa in Irlanda, in particolare da sacerdoti e da religiosi. Non posso che condividere lo sgomento e il senso di tradimento che molti di voi hanno sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati.

Come sapete, ho recentemente invitato i vescovi irlandesi ad un incontro qui a Roma per riferire su come hanno affrontato queste questioni nel passato e indicare i passi che hanno preso per rispondere a questa grave situazione. Insieme con alcuni alti Prelati della Curia Romana ho ascoltato quanto avevano da dire, sia individualmente che come gruppo, mentre proponevano un’analisi degli errori compiuti e delle lezioni apprese, e una descrizione dei programmi e dei protocolli oggi in essere. Le nostre riflessioni sono state franche e costruttive. Nutro la fiducia che, come risultato, i vescovi si trovino ora in una posizione più forte per portare avanti il compito di riparare alle ingiustizie del passato e per affrontare le tematiche più ampie legate all’abuso dei minori secondo modalità conformi alle esigenze della giustizia e agli insegnamenti del Vangelo.

2. Da parte mia, considerando la gravità di queste colpe e la risposta spesso inadeguata ad esse riservata da parte delle autorità ecclesiastiche nel vostro Paese, ho deciso di scrivere questa Lettera Pastorale per esprimere la mia vicinanza a voi, e per proporvi un cammino di guarigione, di rinnovamento e di riparazione.

In realtà, come molti nel vostro Paese hanno rilevato, il problema dell’abuso dei minori non è specifico né dell’Irlanda né della Chiesa. Tuttavia il compito che ora vi sta dinnanzi è quello di affrontare il problema degli abusi verificatosi all’interno della comunità cattolica irlandese e di farlo con coraggio e determinazione. Nessuno si immagini che questa penosa situazione si risolverà in breve tempo. Positivi passi in avanti sono stati fatti, ma molto di più resta da fare. C’è bisogno di perseveranza e di preghiera, con grande fiducia nella forza risanatrice della grazia di Dio.

Al tempo stesso, devo anche esprimere la mia convinzione che, per riprendersi da questa dolorosa ferita, la Chiesa in Irlanda deve in primo luogo riconoscere davanti al Signore e davanti agli altri, i gravi peccati commessi contro ragazzi indifesi. Una tale consapevolezza, accompagnata da sincero dolore per il danno arrecato alle vittime e alle loro famiglie, deve condurre ad uno sforzo concertato per assicurare la protezione dei ragazzi nei confronti di crimini simili in futuro.

Mentre affrontate le sfide di questo momento, vi chiedo di ricordarvi della “roccia da cui siete stati tagliati” (Is 51, 1). Riflettete sui contributi generosi, spesso eroici, offerti alla Chiesa e all’umanità come tale dalle passate generazioni di uomini e donne irlandesi, e lasciate che ciò generi slancio per un onesto auto-esame e un convinto programma di rinnovamento ecclesiale e individuale. La mia preghiera è che, assistita dall’intercessione dei suoi molti santi e purificata dalla penitenza, la Chiesa in Irlanda superi la presente crisi e ritorni ad essere un testimone convincente della verità e della bontà di Dio onnipotente, rese manifeste nel suo Figlio Gesù Cristo.

3. Storicamente i cattolici d’Irlanda si sono dimostrati una enorme forza di bene sia in patria che fuori. Monaci celtici come San Colombano diffusero il vangelo nell’Europa Occidentale gettando le fondamenta della cultura monastica medievale. Gli ideali di santità, di carità e di sapienza trascendente che derivano dalla fede cristiana, hanno trovato espressione nella costruzione di chiese e monasteri e nell’istituzione di scuole, biblioteche e ospedali che consolidarono l’identità spirituale dell’Europa. Quei missionari irlandesi trassero la loro forza e ispirazione dalla solida fede, dalla forte guida e dai retti comportamenti morali della Chiesa nella loro terra natìa.

Dal ’500 in poi, i cattolici in Irlanda subirono un lungo periodo di persecuzione, durante il quale lottarono per mantenere viva la fiamma della fede in circostanze pericolose e difficili. Sant’Oliver Plunkett, l’Arcivescovo martire di Armagh, è l’esempio più famoso di una schiera di coraggiosi figli e figlie dell’Irlanda disposti a dare la propria vita per la fedeltà al Vangelo. Dopo l’Emancipazione Cattolica, la Chiesa fu libera di crescere di nuovo. Famiglie e innumerevoli persone che avevano preservato la fede durante i tempi della prova divennero la scintilla di una grande rinascita del cattolicesimo irlandese nell’800. La Chiesa fornì scolarizzazione, specialmente ai poveri, e questo avrebbe apportato un grande contributo alla società irlandese. Tra i frutti delle nuove scuole cattoliche vi fu un aumento di vocazioni: generazioni di sacerdoti, suore e fratelli missionari lasciarono la patria per servire in ogni continente, specie nel mondo di lingua inglese. Furono ammirevoli non solo per la vastità del loro numero, ma anche per la robustezza della fede e la solidità del loro impegno pastorale. Molte diocesi, specialmente in Africa, America e Australia, hanno beneficiato della presenza di clero e religiosi irlandesi che predicarono il Vangelo e fondarono parrocchie, scuole e università, cliniche e ospedali, che servirono sia i cattolici, sia la società in genere, con particolare attenzione alle necessità dei poveri.

In quasi tutte le famiglie dell’Irlanda vi è stato qualcuno – un figlio o una figlia, una zia o uno zio – che ha dato la propria vita alla Chiesa. Giustamente le famiglie irlandesi hanno in grande stima ed affetto i loro cari, che hanno offerto la propria vita a Cristo, condividendo il dono della fede con altri e attualizzandola in un’amorevole servizio di Dio e del prossimo.

4. Negli ultimi decenni, tuttavia, la Chiesa nel vostro Paese ha dovuto confrontarsi con nuove e gravi sfide alla fede scaturite dalla rapida trasformazione e secolarizzazione della società irlandese. Si è verificato un rapidissimo cambiamento sociale, che spesso ha colpito con effetti avversi la tradizionale adesione del popolo all’insegnamento e ai valori cattolici. Molto sovente le pratiche sacramentali e devozionali che sostengono la fede e la rendono capace di crescere, come ad esempio la frequente confessione, la preghiera quotidiana e i ritiri annuali, sono state disattese. Fu anche determinante in questo periodo la tendenza, anche da parte di sacerdoti e religiosi, di adottare modi di pensiero e di giudizio delle realtà secolari senza sufficiente riferimento al Vangelo. Il programma di rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano Secondo fu a volte frainteso e in verità, alla luce dei profondi cambiamenti sociali che si stavano verificando, era tutt’altro che facile valutare il modo migliore per portarlo avanti. In particolare, vi fu una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari. È in questo contesto generale che dobbiamo cercare di comprendere lo sconcertante problema dell’abuso sessuale dei ragazzi, che ha contribuito in misura tutt’altro che piccola all’indebolimento della fede e alla perdita del rispetto per la Chiesa e per i suoi insegnamenti.

Solo esaminando con attenzione i molti elementi che diedero origine alla presente crisi è possibile intraprendere una chiara diagnosi delle sue cause e trovare rimedi efficaci. Certamente, tra i fattori che vi contribuirono possiamo enumerare: procedure inadeguate per determinare l’idoneità dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa; insufficiente formazione umana, morale, intellettuale e spirituale nei seminari e nei noviziati; una tendenza nella società a favorire il clero e altre figure in autorità e una preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa e per evitare gli scandali, che hanno portato come risultato alla mancata applicazione delle pene canoniche in vigore e alla mancata tutela della dignità di ogni persona. Bisogna agire con urgenza per affrontare questi fattori, che hanno avuto conseguenze tanto tragiche per le vite delle vittime e delle loro famiglie e hanno oscurato la luce del Vangelo a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione.

5. In diverse occasioni sin dalla mia elezione alla Sede di Pietro, ho incontrato vittime di abusi sessuali, così come sono disponibile a farlo in futuro. Mi sono soffermato con loro, ho ascoltato le loro vicende, ho preso atto della loro sofferenza, ho pregato con e per loro. Precedentemente nel mio pontificato, nella preoccupazione di affrontare questo tema, chiesi ai Vescovi d’Irlanda, in occasione della visita ad Limina del 2006, di “stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i princìpi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi” (Discorso ai Vescovi dell’Irlanda, 28 ottobre 2006).

Con questa Lettera, intendo esortare tutti voi, come popolo di Dio in Irlanda, a riflettere sulle ferite inferte al corpo di Cristo, sui rimedi, a volte dolorosi, necessari per fasciarle e guarirle, e sul bisogno di unità, di carità e di vicendevole aiuto nel lungo processo di ripresa e di rinnovamento ecclesiale. Mi rivolgo ora a voi con parole che mi vengono dal cuore, e desidero parlare a ciascuno di voi individualmente e a tutti voi come fratelli e sorelle nel Signore.

6. Alle vittime di abuso e alle loro famiglie

Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto. So che nulla può cancellare il male che avete sopportato. È stata tradita la vostra fiducia, e la vostra dignità è stata violata. Molti di voi avete sperimentato che, quando eravate sufficientemente coraggiosi per parlare di quanto vi era accaduto, nessuno vi ascoltava. Quelli di voi che avete subito abusi nei convitti dovete aver percepito che non vi era modo di fuggire dalle vostre sofferenze. È comprensibile che voi troviate difficile perdonare o essere riconciliati con la Chiesa. A suo nome esprimo apertamente la vergogna e il rimorso che tutti proviamo. Allo stesso tempo vi chiedo di non perdere la speranza. È nella comunione della Chiesa che incontriamo la persona di Gesù Cristo, egli stesso vittima di ingiustizia e di peccato. Come voi, egli porta ancora le ferite del suo ingiusto patire. Egli comprende la profondità della vostra pena e il persistere del suo effetto nelle vostre vite e nei vostri rapporti con altri, compresi i vostri rapporti con la Chiesa. So che alcuni di voi trovano difficile anche entrare in una chiesa dopo quanto è avvenuto. Tuttavia, le stesse ferite di Cristo, trasformate dalle sue sofferenze redentrici, sono gli strumenti grazie ai quali il potere del male è infranto e noi rinasciamo alla vita e alla speranza. Credo fermamente nel potere risanatore del suo amore sacrificale – anche nelle situazioni più buie e senza speranza – che porta la liberazione e la promessa di un nuovo inizio.

Rivolgendomi a voi come pastore, preoccupato per il bene di tutti i figli di Dio, vi chiedo con umiltà di riflettere su quanto vi ho detto. Prego che, avvicinandovi a Cristo e partecipando alla vita della sua Chiesa – una Chiesa purificata dalla penitenza e rinnovata nella carità pastorale – possiate arrivare a riscoprire l’infinito amore di Cristo per ciascuno di voi. Sono fiducioso che in questo modo sarete capaci di trovare riconciliazione, profonda guarigione interiore e pace.

7. Ai sacerdoti e ai religiosi che hanno abusato dei ragazzi
Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori. Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti. Avete perso la stima della gente dell’Irlanda e rovesciato vergogna e disonore sui vostri confratelli. Quelli di voi che siete sacerdoti avete violato la santità del sacramento dell’Ordine Sacro, in cui Cristo si rende presente in noi e nelle nostre azioni. Insieme al danno immenso causato alle vittime, un grande danno è stato perpetrato alla Chiesa e alla pubblica percezione del sacerdozio e della vita religiosa.

Vi esorto ad esaminare la vostra coscienza, ad assumervi la responsabilità dei peccati che avete commesso e ad esprimere con umiltà il vostro rincrescimento. Il pentimento sincero apre la porta al perdono di Dio e alla grazia del vero emendamento. Offrendo preghiere e penitenze per coloro che avete offeso, dovete cercare di fare personalmente ammenda per le vostre azioni. Il sacrificio redentore di Cristo ha il potere di perdonare persino il più grave dei peccati e di trarre il bene anche dal più terribile dei mali. Allo stesso tempo, la giustizia di Dio esige che rendiamo conto delle nostre azioni senza nascondere nulla. Riconoscete apertamente la vostra colpa, sottomettetevi alle esigenze della giustizia, ma non disperate della misericordia di Dio.

8. Ai genitori

Siete stati profondamente sconvolti nell’apprendere le cose terribili che ebbero luogo in quello che avrebbe dovuto essere l’ambiente più sicuro di tutti. Nel mondo di oggi non è facile costruire un focolare domestico ed educare i figli. Essi meritano di crescere in un ambiente sicuro, amati e desiderati, con un forte senso della loro identità e del loro valore. Hanno diritto ad essere educati ai valori morali autentici, radicati nella dignità della persona umana, ad essere ispirati dalla verità della nostra fede cattolica e ad apprendere modi di comportamento e di azione che li portino ad una sana stima di sé e alla felicità duratura. Questo compito nobile ed esigente è affidato in primo luogo a voi, loro genitori. Vi esorto a fare la vostra parte per assicurare la miglior cura possibile dei ragazzi, sia in casa che nella società in genere, mentre la Chiesa, da parte sua, continua a mettere in pratica le misure adottate negli ultimi anni per tutelare i giovani negli ambienti parrocchiali ed educativi. Mentre portate avanti le vostre importanti responsabilità, siate certi che sono vicino a voi e che vi porgo il sostegno della mia preghiera.

9. Ai ragazzi e ai giovani dell’Irlanda

Desidero offrirvi una particolare parola di incoraggiamento. La vostra esperienza di Chiesa è molto diversa da quella dei vostri genitori e dei vostri nonni. Il mondo è molto cambiato da quando essi avevano la vostra età. Nonostante ciò, tutti, in ogni generazione, sono chiamati a percorrere lo stesso cammino della vita, qualunque possano essere le circostanze. Siamo tutti scandalizzati per i peccati e i fallimenti di alcuni membri della Chiesa, particolarmente di coloro che furono scelti in modo speciale per guidare e servire i giovani. Ma è nella Chiesa che voi troverete Gesù Cristo che è lo stesso ieri, oggi e sempre (cfr Eb 13, 8). Egli vi ama e per voi ha offerto se stesso sulla croce. Cercate un rapporto personale con lui nella comunione della sua Chiesa, perché lui non tradirà mai la vostra fiducia! Lui solo può soddisfare le vostre attese più profonde e dare alle vostre vite il loro significato più pieno indirizzandole al servizio degli altri. Tenete gli occhi fissi su Gesù e sulla sua bontà e proteggete nel vostro cuore la fiamma della fede. Insieme con i vostri fratelli cattolici in Irlanda guardo a voi perché siate fedeli discepoli del nostro Dio e contribuiate con il vostro entusiasmo e il vostro idealismo tanto necessari alla ricostruzione e al rinnovamento della nostra amata Chiesa.

10. Ai sacerdoti e ai religiosi dell’Irlanda

Tutti noi stiamo soffrendo come conseguenza dei peccati di nostri confratelli che hanno tradito una consegna sacra o non hanno affrontato in modo giusto e responsabile le accuse di abuso. Di fronte all’oltraggio e all’indignazione che ciò ha provocato, non soltanto tra i laici ma anche tra voi e le vostre comunità religiose, molti di voi si sentono personalmente scoraggiati e anche abbandonati. Sono consapevole inoltre che agli occhi di alcuni apparite colpevoli per associazione, e siete visti come se foste in qualche nodo responsabili dei misfatti di altri. In questo tempo di sofferenza, voglio darvi atto della dedizione della vostra vita di sacerdoti e religiosi e dei vostri apostolati, e vi invito a riaffermare la vostra fede in Cristo, il vostro amore verso la sua Chiesa e la vostra fiducia nella promessa di redenzione, di perdono e di rinnovamento interiore del Vangelo. In questo modo, dimostrerete a tutti che dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia (cfr Rm 5, 20).

So che molti di voi sono delusi, sconcertati e adirati per il modo in cui queste questioni sono state affrontate da alcuni vostri superiori. Ciononostante, è essenziale che collaboriate da vicino con coloro che sono in autorità e che vi adoperiate a far sì che le misure adottate per rispondere alla crisi siano veramente evangeliche, giuste ed efficaci. Soprattutto, vi esorto a diventare sempre più chiaramente uomini e donne di preghiera, seguendo con coraggio la via della conversione, della purificazione e della riconciliazione. In questo modo, la Chiesa in Irlanda trarrà nuova vita e vitalità dalla vostra testimonianza al potere redentore del Signore reso visibile nella vostra vita.

11. Ai miei fratelli vescovi

Non si può negare che alcuni di voi e dei vostri predecessori avete mancato, a volte gravemente, nell’applicare le norme del diritto canonico codificate da lungo tempo circa i crimini di abusi di ragazzi. Seri errori furono commessi nel trattare le accuse. Capisco quanto era difficile afferrare l’estensione e la complessità del problema, ottenere informazioni affidabili e prendere decisioni giuste alla luce di consigli divergenti di esperti. Ciononostante, si deve ammettere che furono commessi gravi errori di giudizio e che si sono verificate mancanze di governo. Tutto questo ha seriamente minato la vostra credibilità ed efficacia. Apprezzo gli sforzi che avete fatto per porre rimedio agli errori del passato e per assicurare che non si ripetano. Oltre a mettere pienamente in atto le norme del diritto canonico nell’affrontare i casi di abuso dei ragazzi, continuate a cooperare con le autorità civili nell’ambito di loro competenza. Chiaramente, i superiori religiosi devono fare altrettanto. Anch’essi hanno partecipato a recenti incontri qui a Roma intesi a stabilire un approccio chiaro e coerente a queste questioni. È doveroso che le norme della Chiesa in Irlanda per la tutela dei ragazzi siano costantemente riviste ed aggiornate e che siano applicate in modo pieno ed imparziale in conformità con il diritto canonico.

Soltanto un’azione decisa portata avanti con piena onestà e trasparenza potranno ripristinare il rispetto e il benvolere degli Irlandesi verso la Chiesa alla quale abbiamo consacrato la nostra vita. Ciò deve scaturire, prima di tutto, dal vostro esame di voi stessi, dalla purificazione interiore e dal rinnovamento spirituale. La gente dell’Irlanda giustamente si attende che siate uomini di Dio, che siate santi, che viviate con semplicità, che ricerchiate ogni giorno la conversione personale. Per loro, secondo l’espressione di Sant’Agostino, siete vescovi;

12. A tutti i fedeli dell’Irlanda

L’esperienza che un giovane fa della Chiesa dovrebbe sempre portare frutto in un incontro personale e vivificante con Gesù Cristo in una comunità che ama e che offre nutrimento. In questo ambiente, i giovani devono essere incoraggiati a crescere fino alla loro piena statura umana e spirituale, ad aspirare ad alti ideali di santità, di carità e di verità e a trarre ispirazione dalle ricchezze di una grande tradizione religiosa e culturale. Nella nostra società sempre più secolarizzata, in cui anche noi cristiani sovente troviamo difficile parlare della dimensione trascendente della nostra esistenza, abbiamo bisogno di trovare nuove vie per trasmettere ai giovani la bellezza e la ricchezza dell’amicizia con Gesù Cristo nella comunione della sua Chiesa. Nell’affrontare la presente crisi, le misure per occuparsi in modo giusto dei singoli crimini sono essenziali, tuttavia da sole non sono sufficienti: vi è bisogno di una nuova visione per ispirare la generazione presente e quelle future a far tesoro del dono della nostra comune fede. Camminando sulla via indicata dal Vangelo, osservando i comandamenti e conformando la vostra vita in modo sempre più vicino alla persona di Gesù Cristo, farete esperienza del profondo rinnovamento di cui oggi vi è così urgente bisogno. Vi invito tutti a perseverare lungo questo cammino.

13. Cari fratelli e sorelle in Cristo, è con profonda preoccupazione verso voi tutti in questo tempo di dolore, nel quale la fragilità della condizione umana è stata così chiaramente rivelata, che ho desiderato offrirvi queste parole di incoraggiamento e di sostegno. Spero che le accoglierete come un segno della mia spirituale vicinanza e della mia fiducia nella vostra capacità di rispondere alle sfide dell’ora presente traendo rinnovata ispirazione e forza dalle nobili tradizioni dell’Irlanda di fedeltà al Vangelo, di perseveranza nella fede e di risolutezza nel conseguimento della santità. Insieme con tutti voi, prego con insistenza che, con la grazia di Dio, le ferite che hanno colpito molte persone e famiglie possano essere guarite e che la Chiesa in Irlanda possa sperimentare una stagione di rinascita e di rinnovamento spirituale.

14. Desidero proporvi alcune iniziative concrete per affrontare la situazione.

Al termine del mio incontro con i vescovi dell’Irlanda, ho chiesto che la quaresima di quest’anno sia considerata tempo di preghiera per una effusione della misericordia di Dio e dei doni di santità e di forza dello Spirito Santo sulla Chiesa nel vostro Paese. Invito ora voi tutti a dedicare le vostre penitenze del venerdì, per un intero anno, da ora fino alla Pasqua del 2011, per questa finalità. Vi chiedo di offrire il vostro digiuno, la vostra preghiera, la vostra lettura della Sacra Scrittura e le vostre opere di misericordia per ottenere la grazia della guarigione e del rinnovamento per la Chiesa in Irlanda. Vi incoraggio a riscoprire il sacramento della Riconciliazione e ad avvalervi con maggiore frequenza della forza trasformatrice della sua grazia.

Particolare attenzione dovrà anche essere riservata all’adorazione eucaristica, e in ogni diocesi vi dovranno essere chiese o cappelle specificamente riservate a questo fine. Chiedo che le parrocchie, i seminari, le case religiose e i monasteri organizzino tempi per l’adorazione eucaristica, in modo che tutti abbiano la possibilità di prendervi parte. Con la preghiera fervorosa di fronte alla reale presenza del Signore, potete compiere la riparazione per i peccati di abuso che hanno recato tanto danno, e al tempo stesso implorare la grazia di una rinnovata forza e di un più profondo senso della missione da parte di tutti i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i fedeli.

Sono fiducioso che questo programma porterà ad una rinascita della Chiesa in Irlanda nella pienezza della verità stessa di Dio, poiché è la verità che ci rende liberi (cfr Gv 8, 32).
Inoltre, dopo essermi consultato e aver pregato sulla questione, intendo indire una Visita Apostolica in alcune diocesi dell’Irlanda, come pure in seminari e congregazioni religiose. La Visita si propone di aiutare la Chiesa locale nel suo cammino di rinnovamento e sarà stabilita in cooperazione con i competenti uffici della Curia Romana e la Conferenza Episcopale Irlandese. I particolari saranno resi noti a suo tempo.

Propongo inoltre che si tenga una Missione a livello nazionale per tutti i vescovi, i sacerdoti e i religiosi. Nutro la speranza che, attingendo dalla competenza di esperti predicatori e organizzatori di ritiri sia dall’Irlanda che da altrove, e riesaminando i documenti conciliari, i riti liturgici dell’ordinazione e della professione e i recenti insegnamenti pontifici, giungiate ad un più profondo apprezzamento delle vostre rispettive vocazioni, in modo da riscoprire le radici della vostra fede in Gesù Cristo e da bere abbondantemente dalle sorgenti dell’acqua viva che egli vi offre attraverso la sua Chiesa.
In questo Anno dedicato ai Sacerdoti, vi do in consegna in modo del tutto particolare la figura di San Giovanni Maria Vianney, che ebbe una così ricca comprensione del mistero del sacerdozio. “Il sacerdote, scrisse, ha la chiave dei tesori del cielo: è lui che apre la porta, è lui il dispensiere del buon

Dio, l’amministratore dei suoi beni”. Il Curato d’Ars ben comprese quanto grandemente benedetta è una comunità quando è servita da un sacerdote buono e santo: “Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il tesoro più grande che il buon Dio può dare ad una parrocchia e uno dei doni più preziosi della divina misericordia”. Per intercessione di San Giovanni Maria Vianney possa il sacerdozio in Irlanda riprendere vita e possa l’intera Chiesa in Irlanda crescere nella stima del grande dono del ministero sacerdotale.

Colgo questa opportunità per ringraziare fin d’ora tutti coloro che saranno coinvolti nell’impegno di organizzare la Visita Apostolica e la Missione, come pure i molti uomini e donne che in tutta l’Irlanda stanno già adoperandosi per la tutela dei ragazzi negli ambienti ecclesiali. Fin da quando la gravità e l’estensione del problema degli abusi sessuali dei ragazzi in istituzioni cattoliche incominciò ad essere pienamente compreso, la Chiesa ha compiuto una grande mole di lavoro in molte parti del mondo, al fine di affrontarlo e di porvi rimedio. Mentre non si deve risparmiare alcuno sforzo per migliorare ed aggiornare procedure già esistenti, mi incoraggia il fatto che le prassi vigenti di tutela, fatte proprie dalle Chiese locali, sono considerate, in alcune parti del mondo, un modello da seguire per altre istituzioni.

Desidero concludere questa Lettera con una speciale Preghiera per la Chiesa in Irlanda, che vi invio con la cura che un padre ha per i suoi figli e con l’affetto di un cristiano come voi, scandalizzato e ferito per quanto è accaduto nella nostra amata Chiesa. Mentre utilizzerete questa preghiera nelle vostre famiglie, parrocchie e comunità, possa la Beata Vergine Maria proteggervi e guidarvi lungo la via che conduce ad una più stretta unione con il suo Figlio, crocifisso e risorto. Con grande affetto e ferma fiducia nelle promesse di Dio, di cuore imparto a tutti voi la mia Benedizione Apostolica come pegno di forza e pace nel Signore.
Dal Vaticano, 19 marzo 2010, Solennità di San Giuseppe

BENEDICTUS PP. XVI

26 mag 2012

Salmo 51 Miserere


Cap. 51

Miserere

 1  Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.
 2  Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea.
 3  Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
 4  Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.

 5  Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
 6  Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.

 7  Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
 8  Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell'intimo m'insegni la sapienza.

 9  Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
 10  Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.

 11  Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.

 12  Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
 13  Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
 14  Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.

 15  Insegnerò agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
 16  Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
 17  Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
 18  poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
 19  Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.

 20  Nel tuo amore fa grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
 21  Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l'olocausto e l'intera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.


13 mar 2015

Cristiani, Gesù Cristo e la razionalità, base della fede cristiana

Pochi lo sanno, ma la razionalità è alla base della fede cristiana, ovvero il cristianesimo ha sposato il motore immobile di Aristotele, anzi lo avevano già inserito nella loro religione gli ebrei colti di Alessandria d'Egitto 100 anni prima della venuta di Cristo.
Ovvero da un principio si forma un concatenasi di eventi, causa ed effetti, che riportano a quel principio, chiamatelo come volete, ovvero alla nascita dell'Universo e alla sua morte.
Questo motore immobile è chiamato Dio dai credenti, ma anche questo motore immobile ha un movente, per i Cristiani, è un Dio amore, l'unico Dio e l'unica causa dell'esistenza, ovvero la carità, ovvero il dono gratuito.
La libertà è necessaria, per l'uomo, per imparare ad amare Dio e il prossimo, l'errore e il peccato sono delle conseguenze di questa libertà, il dolore è il frutto dell'errore ed è uno strumento di Dio per spronarci verso la Carità.
E' tutto chiaro?
Sì, in teoria, ma in pratica diventa tutto difficile, doloroso, angosciante. 

26 giu 2019

Santi nazisti, capitalisti e pedofili, uniti nella lotta – ARDUINO ROSSI

Max Weber spiegò da dove veniva il grande amore verso i capitali, da ammucchiare, da parte dei calvinisti, Martin Lutero ci insegnò che l'autorità viene sempre da Dio e disubbidire  al proprio capo, chiunque egli sia, significa disubbidire a Dio, mentre la chiesa papista conosce l'omertà in difesa dei preti pedofili, anche se non è l'unica, perché questo vizio è molto diffuso in ogni luogo del pianeta, tra religioni, istituzioni, gruppi di potere vari.

Tutti costoro ci insegnano che il non volere a casa nostra altri disperati da sfruttare è un grave peccato …. mortale e si finisce all'inferno.

I nazisti che obbedirono a tutti gli ordini di Hitler, i miliardari che affamano il pianeta, …benedetti da Dio secondo loro, i preti pedofili e i loro santi protettori andranno tutti in…. paradiso.

Sì, sarà simile a quello dove andranno i terroristi islamici e i loro amichetti, con tutti i taglia gole di questo mondo, in nome di dio, che scrivo appunto in minuscolo per non fare confusione con il vero Dio.   

Io non ho dubbi e preferisco l'inferno dei giusti, degli onesti, dei sinceri, di coloro che urlano contro le ipocrisie, che non vogliono disperati e morti di fame da noi, ma lavoro dignitoso e salari decenti per tutti, su questa terra.

Volere che tutti i bambini, maschi e femmine che siano, abbiano la possibilità di andare a scuola costerebbe di meno che pagare 10 miliardi di euro, per far arrivare da noi migranti disperati, ovvero abbiamo 10 mila euro a poveraccio per un milione arrivato da noi, secondo dati ufficiali europei, che poi viene svenduto sul mercato del lavoro, a salari sempre inferiori per certi mestieri di bassa e bassissima specializzazione.

Questi 10 miliardi potrebbe far fare un anno di scuola a più di 33 milioni di bambini in Africa, con appunto 300 euro, che normalmente le organizzazione chiedono per finanziare la scuola per un bambino dei Paesi del Sud del mondo.

Invece si preferisce favorire chi si arricchisce sulla pelle loro e nostra, da qui il fatto che noi andremmo all'inferno e non saremmo cristiani, mentre questi porci buffoni entreranno nella casa del Padre celeste, ….mi sconvolge: qualcuno sta mentendo spudoratamente e vi assicuro che non sono io.

Lo giuro su tutto ciò che conta ed è sacro nella mia misera esistenza, mentre gli altri o sono cretini o sono bugiardi.

 

26 set 2017

Dio scagliò il suo anatema su questo popolo - ARDUINO ROSSI

La Bibbia, l’Antico Testamento così dice e l’immagine di un Dio arrabbiato, con la sua voglia di punire sconvolge e lascia perplessi.
Questo Dio è in contrasto con quello compassionevole, amore e carità dei Vangeli, ma la realtà spesso ci mostra un destino duro, il cui significato è da interpretare: l’unica risposta umana che ho trovata sta nella corruzione, nella codardia di chi dovrebbe opporsi a certe forze, ma costoro preferirono che i giochi di potere ed economici avessero il sopravvento.
Si trafficò con i turchi, si lasciò fare ai nazisti, gli armeni furono abbandonati al loro destino perché non conveniva contrastare i giovani turchi e la loro politica nazionalista.
Di tanti altri casi sono zeppi gli archivi della storia e a pagare furono gli innocenti, quindi denunciare il male e certi traffici loschi, indicando i codardi e i meschini è un modo per fermare ….il castigo di Dio contro interi popoli, perché a pagare sono sempre gli innocenti, o anche gli innocenti.
Quindi prepariamoci a un futuro nefasto di terrore e morte per scelte pseudo culturali, per la perdita dell’identità come popolo, per la vigliaccheria dei pennivendoli, dei politici e dei grandi prelati in affari.
Chi denuncia il marcio è cattivo?
Forse è solo un profeta di sventura, ma se ascoltato potrebbe salvare molte vite e non vedremo più la distruzione, le violenze di città in mano ai….turchi, come Bisanzio, o il massacro di interi popoli.
Io non voglio trovarmi davanti a Dio, tra i vigliacchi che non mossero un dito in difesa degli innocenti.

20 dic 2017

Fede e speranza, carità, Dio vuole la nostra volontà - ARDUINO ROSSI

Perché vuole la nostra fede, lui che può tutto e potrebbe, senza fatica, eliminare tutti i nostri dubbi dalla mente?
Questo è un argomento di coloro che non credono, ma in realtà Dio non può farci stare per l’eternità nel dubbio, infatti deve aver lasciato dentro di noi delle risposte che danno certezze, oppure non esiste, oppure se ne frega di noi.
La risposta è chiara: la nostra vita è una prova, che deve essere superata: infatti credere in Dio …significa poco, ma credere che Dio sia verità, giustizia e carità è molto, molto importante ed agire in conseguenza è fondamentale.
Quindi, nelle esistenze di tutti, anche nelle fedi distanti dalla cristiana, è questo che ci chiede Dio, la carità, ovvero un atteggiamento positivo nei confronti dei nostri simili e del creato.
Quindi le nostre esistenze sono sempre un dilemma tra scelte di amore verso il mondo e i nostri egoismi, i nostri odi e rancori.
Se si saprà dare risposte positive si vince, se si daranno risposte negative, come la disonestà, la violenza, l’egoismo, si sarà….perdenti.

6 lug 2015

Cristiani, sangue innocente

Sono milioni e hanno la colpa di credere in un Dio di pace e amore, un Dio giusto che sta con gli ultimi e i meno violenti: i vigliacchi che li uccidono  si sporcano le mani di questo sangue e non se ne libereranno mai…. per sempre.
Non esiste un Dio che invita a uccidere, a odiare i propri simili, mentre la forza del cristianesimo sta nella denuncia della violenza e nella lotta contro il male, l’egoismo e la propagazione dell’odio.
Chi uccide in nome della … fede pagherà anche la colpa di essersi coperto dietro il volere di Dio, mentre Dio non vuole l’omicidio, ma lo condanna.

11 mag 2012

Salmo 109 - Salmo imprecatorio


Cap. 109

Salmo imprecatorio

 1  Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.
Dio della mia lode, non tacere,
 2  poiché contro di me si sono aperte
la bocca dell'empio e dell'uomo di frode;
parlano di me con lingua di menzogna.
 3  Mi investono con parole di odio,
mi combattono senza motivo.
 4  In cambio del mio amore mi muovono accuse,
mentre io sono in preghiera.
 5  Mi rendono male per bene
e odio in cambio di amore.
 6  Suscita un empio contro di lui
e un accusatore stia alla sua destra.
 7  Citato in giudizio, risulti colpevole
e il suo appello si risolva in condanna.
 8  Pochi siano i suoi giorni
e il suo posto l'occupi un altro.
 9  I suoi figli rimangano orfani
e vedova sua moglie.
 10  Vadano raminghi i suoi figli, mendicando,
siano espulsi dalle loro case in rovina.
 11  L'usuraio divori tutti i suoi averi
e gli estranei faccian preda del suo lavoro.
 12  Nessuno gli usi misericordia,
nessuno abbia pietà dei suoi orfani.
 13  La sua discendenza sia votata allo sterminio,
nella generazione che segue sia cancellato il suo nome.
 14  L'iniquità dei suoi padri sia ricordata al Signore,
il peccato di sua madre non sia mai cancellato.
 15  Siano davanti al Signore sempre
ed egli disperda dalla terra il loro ricordo.
 16  Perché ha rifiutato di usare misericordia
e ha perseguitato il misero e l'indigente,
per far morire chi è affranto di cuore.
 17  Ha amato la maledizione: ricada su di lui!
Non ha voluto la benedizione: da lui si allontani!
 18  Si è avvolto di maledizione come di un mantello:
è penetrata come acqua nel suo intimo
e come olio nelle sue ossa.
 19  Sia per lui come vestito che lo avvolge,
come cintura che sempre lo cinge.
 20  Sia questa da parte del Signore
la ricompensa per chi mi accusa,
per chi dice male contro la mia vita.
 21  Ma tu, Signore Dio,
agisci con me secondo il tuo nome:
salvami, perché buona è la tua grazia.
 22  Io sono povero e infelice
e il mio cuore è ferito nell'intimo.
 23  Scompaio come l'ombra che declina,
sono sbattuto come una locusta.
 24  Le mie ginocchia vacillano per il digiuno,
il mio corpo è scarno e deperisce.
 25  Sono diventato loro oggetto di scherno,
quando mi vedono scuotono il capo.
 26  Aiutami, Signore mio Dio,
salvami per il tuo amore.
 27  Sappiano che qui c'è la tua mano:
tu, Signore, tu hai fatto questo.
 28  Maledicano essi, ma tu benedicimi;
insorgano quelli e arrossiscano,
ma il tuo servo sia nella gioia.
 29  Sia coperto di infamia chi mi accusa
e sia avvolto di vergogna come d'un mantello.
 30  Alta risuoni sulle mie labbra la lode del Signore,
lo esalterò in una grande assemblea;
 31  poiché si è messo alla destra del povero
per salvare dai giudici la sua vita.


7 giu 2016

Dio e ateismo, razionalità e senso dell’esistenza

Se Dio non esistesse tutto non avrebbe senso, ovvero saremmo solo delle …. muffe cresciute su uno scoglio nell'Universo e nulla più, ma se Lui esistesse tutto avrebbe senso e solo una legge dominerebbe il tutto, l’amore, ovvero la carità, ovvero un atto generoso e senza secondi fini, perché solo l’amore può essere così forte da permettere al mondo di esistere, un creatore meschino, egoista o… sperimentatore non lo posso immaginare, non esiste, è troppo…. umano.
Quindi lui ci ha creato e ci sta mettendo alla prova, l’unica risposta che giustifichi il dolore, ma spesso questa prova è terrificante, disumana, angosciante.

Comunque, visto che tutto ha un senso solo con l’amore, ovvero con il dono gratuito e generoso, umanitario, se Dio non esistesse…. bisognerebbe crearlo: la vita spesa per lui e per il bene rende l'esistenza accettabile, quasi felice anche nel dolore, migliore di chi vive come un pidocchio, una pulce, un batterio, una muffa su questa terra.

22 apr 2011

Pasqua e passione di Gesù - Vangelo S. Giovanni



L'ORA DI GESU': LA PASQUA DELL'AGNELLO DI DIO

1. L'ULTIMA CENA DI GESU' CON I SUOI DISCEPOLI

La lavanda dei piedi

 1  Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.  2  Mentre cenavano, quando gia il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo,  3  Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava,  4  si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.  5  Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. 6  Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?».  7  Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo».  8  Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me».  9  Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!».  10  Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti».  11  Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi».
 12  Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto?  13  Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono.  14  Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.  15  Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.  16  In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato.  17  Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica.  18  Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno 19  Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono.  20  In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

Annunzio del tradimento di Giuda

 21  Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà».  22  I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse.  23  Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù.  24  Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?».  25  Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?».  26  Rispose allora Gesù: «E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone.  27  E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto».  28  Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo;  29  alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri.  30  Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.

L'addio

 31  Quand'egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.  32  Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.  33  Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho gia detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire.  34  Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.  35  Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».
 36  Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi».  37  Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!».  38  Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte».

Cap. 14
 1  «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.  2  Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto;  3  quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.  4  E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
 5  Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?».  6  Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.  7  Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».  8  Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».  9  Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?  10  Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.  11  Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
 12  In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.  13  Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio.  14  Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
 15  Se mi amate, osserverete i miei comandamenti.  16  Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre,  17  lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi.  18  Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi.  19  Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.  20  In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi.  21  Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
 22  Gli disse Giuda, non l'Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?».  23  Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.  24  Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
 25  Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi.  26  Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.  27  Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.  28  Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.  29  Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.  30  Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me,  31  ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui».

Cap. 15

La vera vita

 1  «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.  2  Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.  3  Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato.  4  Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.  5  Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.  6  Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.  7  Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.  8  In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.  9  Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.  10  Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.  11  Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
 12  Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.  13  Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.  14  Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.  15  Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.  16  Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.  17  Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

I discepoli e il mondo

 18  Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.  19  Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.  20  Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.  21  Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.  22  Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato.  23  Chi odia me, odia anche il Padre mio.  24  Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio.  25  Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione.
 26  Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza;  27  e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.

Cap. 16
 1  Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi.  2  Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.  3  E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me.  4  Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato.

La venuta del Paraclito

Non ve le ho dette dal principio, perché ero con voi.
 5  Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai?  6  Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore.  7  Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.  8  E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.  9  Quanto al peccato, perché non credono in me;  10  quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più;  11  quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.
 12  Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.  13  Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.  14  Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.  15  Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà.

L'annunzio di un pronto ritorno

 16  Ancora un poco e non mi vedrete; un pò ancora e mi vedrete».  17  Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: «Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un pò ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?».  18  Dicevano perciò: «Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».  19  Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un pò ancora e mi vedrete?  20  In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.
 21  La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo.  22  Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e  23  nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla.
In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.  24  Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
 25  Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre.  26  In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi:  27  il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio.  28  Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre».  29  Gli dicono i suoi discepoli: «Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini.  30  Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».  31  Rispose loro Gesù: «Adesso credete?  32  Ecco, verrà l'ora, anzi è gia venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
 33  Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!».

Cap. 17

La preghiera di Gesù

 1  Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te.  2  Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.  3  Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.  4  Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare.  5  E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.
 6  Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola.  7  Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te,  8  perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.  9  Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi.  10  Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro.  11  Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.
 12  Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura.  13  Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia.  14  Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
 15  Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.  16  Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.  17  Consacrali nella verità. La tua parola è verità.  18  Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo;  19  per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità.
 20  Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me;  21  perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
 22  E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola.  23  Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.
 24  Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.
 25  Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato.  26  E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

Cap. 18

2. LA PASSIONE

L'arresto di Gesù

 1  Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli.  2  Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli.  3  Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi.  4  Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?».  5  Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. 6  Appena disse «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra.  7  Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno».  8  Gesù replicò: «Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano».  9  Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato».  10  Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco.  11  Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?».

Gesù davanti ad Anna e a Caifa. Rinnegamenti di Pietro

 12  Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono  13  e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno.  14  Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: «E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo».
 15  Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote;  16  Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro.  17  E la giovane portinaia disse a Pietro: «Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?». Egli rispose: «Non lo sono».  18  Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
 19  Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina.  20  Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto.  21  Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto».  22  Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?».  23  Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?».  24  Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote.
 25  Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono».  26  Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?».  27  Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

Gesù davanti a Pilato

 28  Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.  29  Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest'uomo?».  30  Gli risposero: «Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato».  31  Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno».  32  Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire.
 33  Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?».  34  Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?».  35  Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?».  36  Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».  37  Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».  38  Gli dice Pilato: «Che cos'è la verità?». E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui nessuna colpa.  39  Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?».  40  Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

Cap. 19
 1  Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.  2  E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano:  3  «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.  4  Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa».  5  Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l'uomo!».  6  Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa».  7  Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
 8  All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura  9  ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: «Di dove sei?». Ma Gesù non gli diede risposta.  10  Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?».  11  Rispose Gesù: «Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande».

La condanna a morte

 12  Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare».  13  Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà.  14  Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!».  15  Ma quelli gridarono: «Via, via, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i sommi sacerdoti: «Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare».  16  Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

La crocifissione

 17  Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota,  18  dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo.  19  Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei».  20  Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco.  21  I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei».  22  Rispose Pilato: «Ciò che ho scritto, ho scritto».

La divisione dei vestiti

 23  I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo.  24  Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura:

Si son divise tra loro le mie vesti 
e sulla mia tunica han gettato la sorte.

Gesù e sua madre

E i soldati fecero proprio così.
 25  Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.  26  Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!».  27  Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

La morte di Gesù

 28  Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete».  29  Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.  30  E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò.

Il colpo di lancia

 31  Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via.  32  Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui.  33  Venuti però da Gesù e vedendo che era gia morto, non gli spezzarono le gambe,  34  ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.
 35  Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.  36  Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso 37  E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

La sepoltura

 38  Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.  39  Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.  40  Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei.  41  Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto.  42  Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino.

Cap. 20

3. IL GIORNO DELLA RISURREZIONE

La tomba vuota

 1  Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.  2  Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».  3  Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro.  4  Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.  5  Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.  6  Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra,  7  e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.  8  Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.  9  Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.  10  I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa.

L'apparizione a Maria di Magdala

 11  Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro  12  e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.  13  Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto».  14  Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.  15  Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo».  16  Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro!  17  Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».  18  Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.

Apparizione ai discepoli

 19  La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».  20  Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.  21  Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi».  22  Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo;  23  a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
 24  Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.  25  Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
 26  Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».  27  Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!».  28  Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».  29  Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».

4. PRIMA CONCLUSIONE

 30  Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro.  31  Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Cap. 21

EPILOGO

Apparizione sulla sponda del lago di Tiberiade

 1  Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così:  2  si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli.  3  Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
 4  Quando gia era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.  5  Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No».  6  Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.  7  Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E' il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare.  8  Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
 9  Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.  10  Disse loro Gesù: «Portate un pò del pesce che avete preso or ora».  11  Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò.  12  Gesù disse loro: «Venite a mangiare». Enessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore.
 13  Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce.  14  Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.
 15  Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16  Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle».  17  Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. 18  In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». 19  Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».
 20  Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?».  21  Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore, e lui?».  22  Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi».  23  Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?».

Conclusione

 24  Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera.  25  Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe