4 apr 2010

04/4 Il nuovo caso in Arizona e papa Ratzinger (Arduino Rossi)

La stampa non vuole fare due ragionamenti sensati.
Il papa è sotto accusa ancora, perché, pare, pure lui non intervenne contro un prete in Arizona, ma tutto lascia perplessi: le risposte della Chiesa sono chiare.
Il cardinale Josep Ratzinger nel 1992 avrebbe dovuto sospendere a divinis, cioè espellere dall'ordine sacerdotale il prete in causa.
Non era un'operazione che avrebbe limitato l'azione del sacerdote pedofilo, era solo la formale esclusione dal clero, anzi, dalla comunità cattolica.
Invece, per impedire all'azione l'individuo dovevano denunciarlo alle autorità i soliti vescovi locali, dovevano ordinargli di farsi curare, dovevano renderlo innocuo. allontanandolo dalle comunità dove c'erano bambini.
Potevano fare tanto e tutto: da Roma sarebbe arrivata solo l'espulsione ufficiale, non l'impedimento fisico al soggetto di fare il pedofilo.
Queste sono osservazioni normali per persone normali: Roma poteva ufficializzare un fatto che era già avvenuto, ma che in pratica non comportava nulla, l'espulsione definitiva dalla Chiesa e dal sacerdozio, fatto già avvenuto con il tradimento del prete ai valori cristiani e cattolici.
Perché attendere tanto?
Perché la Chiesa spera sempre in un ravvedimento dei colpevoli, anche per i soggetti peggiori.
Sono concetti troppo difficili da essere capiti, compreso dai nostri giornalisti?
Eppure da bambini il catechismo lo hanno studiato un pochetto.