Oggi il mondo è governato da forze economiche che non guardano al colore della pelle, ma solo all'odore dei soldi: a dominare il pianeta non ci sono democratici antirazzisti, ma semplicemente cinici interessati al proprio profitto, senza ideali, ideologia, teorie e preconcetti.
Sta alla base di questo “nuovo mondo” il principio che “non conta se il gatto è bianco o nero, ma è importante che acchiappi i topi”.
I bianchi sudafricani non hanno capito che i tempi sono cambiati e non avranno la solidarietà di nessuno, tranne quella di altri nostalgici del passato coloniale: sono dei sopravvissuti di un'epoca defunta.
Forse si potrebbe concedere a loro, come per certe tribù indiane d'America, delle riserve dove stare e potrebbero diventare un'attrazione turistica.
Con questo non voglio affermare che il razzismo sia morto, anzi siamo solo all'inizio di grandi scontri internazionali di tipo etnico e religioso: proprio quella che è stata definita la globalizzazione porterà a incontri e a diverbi tra popoli che proprio non si conoscevano affatto sino a pochi anni fa.
Il dialogo interculturale, non quello organizzato dai governi che serve a poco, deve proseguire, ma non bisogna illudersi: ci si dovrà adattare, per non finire in una riserva.
Sarà molto doloroso per tutti, con probabili esplosioni di violenza e repressioni feroci.