Silvio Berlusconi invita Fini a valutare bene cosa vuole fare: “Rifletti bene sul dar vita a gruppi autonomi: se lo farai la conseguenza è lasciare la presidenza della Camera”.
Il premier risponde un po' arrabbiato alla sua creatura preferita, Gianfranco Fini.
Gli attriti tra i due uomini politici sono di antica data: da mesi, forse da anni c'è burrasca tra Berlusconi e colui che era il segretario del Movimento Sociale Italiano, quel partito politico che si ispirava alla Repubblica Sociale Italiana, detta la Repubblica di Salò, ovvero l'ultimo atto del fascismo, che sposava il nazismo tedesco.
Il partito non si poteva chiamare fascista, ma al suo interno c'erano ancora molti nostalgici del regime e negli anni Sessanta e Settanta rappresentò la forza che si contrapponeva con più decisione alla sinistra del Pci e dei movimenti di estrema sinistra extraparlamentare: ci furono molti scontri, tante botte a destra e a manca.
Il Movimento Sociale raccoglieva il 5% dei voti, poco più o poco meno, poi ci fu tangentopoli e la crisi dei partiti storici: la Dc si frantumò, il Psi fu investito dalle denunce per corruzione, il Pci cambiò nome e si divise in due gruppi.