Il
caso di Sarah Scazzi ha pure uno strascico, oso dire umano, per
quanto riguarda zio Michele Misseri.
Nel
gergo popolare si potrebbe dire se “c'è o ci fa”: prima confessa
un omicidio improbabile, poi lo nega, accusa la figlia, poi nega e
nega quello che ha appena negato.
Gli
inquirenti non gli credono ed allora, fuori dal carcere, ricomincia
ad urlare, a dire che è colpevole, ma ormai in pochi gli credono,
tranne qualche giornaletto che cerca notizie per la curiosità dei
suoi lettori.
Vuole
tornare in carcere, vuole creare un altarino nel garage per Sarah,
dove sostiene di averla uccisa, ma dove non ci sono riscontri
scientifici del suo presunto delitto, che si ritrovano in casa.
Adesso
chiede uno psichiatra, ma non sa probabilmente che i pazzi veri si
considerano normali: solo i falsi pazzi e coloro che sono disturbati
mentalmente, senza perdere la capacità di intendere e di volere,
vogliono essere curati dagli psichiatri.
Michele
Misseri non è pazzo, quindi deve dire ciò che sa e ciò che ha
visto.