Siamo giunti quasi al termine di un altro anno e la cronaca,
anche televisiva, in questi ultimi
tempi, ci ha regalato un’escalation di fatti di cronaca segnati da violenze contro esseri talvolta indifesi,
come bambini e donne; queste ultime, soprattutto vittime di violenze anche all'interno delle mura domestiche, per non raccontare tutto
ciò a cui sono sottoposti i bambini, anch'essi, spesso nelle proprie sfere familiari, da genitori e da
cosiddetti “amici” di questi ultimi, allargando la cerchia magari anche a nonni
e/o zii, educatori delle
scuole di infanzia e primarie, o, addirittura in enti presso cui sono ospiti e
che dovrebbero sovrintendere alla
loro protezione e difesa.
Sfogliando i giornali e consultando la pagina internet di Google
news soprattutto nella giornata di ieri, 16 novembre, ciò che era
maggiormente evidenziato erano episodi
di violenza addirittura efferata, specialmente nei
confronti di donne, contro le quali la mannaia della violenza e crudeltà si è alzata quasi per volerle punire non
so di che crimine.
Ogni anno ricorrono giornate dedicate alla protezione dell’
infanzia e l’8 marzo, in particolare, si
“celebra” la giornata internazionale della donna con cortei e manifestazioni varie, sventolando rami di mimosa.
Naturalmente, lungi
da me l’ escludere anche le persone anziane e/o malate, spesso
abbandonate a se stesse in qualche struttura
“lager”, magari umiliate da
coloro che sono preposti alla loro
assistenza.
Ora, mi chiedo a cosa servono tutte queste ricorrenze se la
nostra società non sa più rispettare le prime basi del “rispetto” per queste categorie di persone.
Voglio sperare che
questo mio sfogo, che sicuramente non risolve, né pretende di farlo,
questo dramma sociale, che non anestetizzi le nostre coscienze e non
chiuda i nostri occhi di fronte a quello che rischia di diventare un baluardo per coloro che in questa società
dovranno crescere e vivere.