E' incredibile come sia difficile comprendere la natura più segreta di una persona: ho scoperto proprio ieri i veri intenti di un mio ex collega, dell'Istituto di Prevenzione Incidenti del Lavoro.
Giuliano Gelpi ci ha ingannato tutti per anni con le sue cordiali maniere educate: era generoso, sempre pronto ad aiutare il prossimo.
Era ligio e pignolo nelle sue incombenze, che eseguiva con allegria e con buona volontà.
Non una sola volta fu visto adirato: sembrava che vivesse in una dimensione idilliaca tutta sua, lontano dalle miserie di noi comuni.
Si interessava della difesa degli animali, di tutte le specie indiscriminatamente e della salvaguardia dei fiori di montagna.
I suoi impegni si erano poi allargati ai bambini abbandonati e maltrattati, ai vecchi soli, contro la vivisezione e non so a quante altre cause umanitarie.
Egli affiggeva sulla bacheca d'entrata dell'Istituto i manifesti di propaganda delle sue iniziative e rispondeva alle nostre perplessità con pazienza missionaria.
Era "perfetto", assomigliava a un Santo tutto virtù e niente debolezze.
Io dubitavo della sua sincerità: Giuliano doveva avere qualche difetto, come ogni mortale.
I miei colleghi erano certi della sua buona fede: -Giuliano è in gamba! Nonostante l'apparenza del suo fisico minuto e della sua voce sottile, ha un temperamento forte! E' da stimare!-
Qualche volta lo deridevano per le sue convinzioni quasi fanatiche e il tono da pretino.
Egli era credente, ma non praticante: si era inventato una religione tutta sua, rivolta verso i grandi problemi del nostro tempo.
Parlava spesso di Dio e del dovere degli uomini nei confronti dei più deboli e della natura.
Lo credevamo una roccia: sempre uguale a se stesso, senza un'incertezza, egli era un punto fermo in un mondo di opportunisti e di banderuole.
Il giorno che non si presentò in ufficio ci fu un coro di commenti: -E' di carne e di ossa pure lui! Si è ammalato per la prima volta dopo otto anni di indefesso servizio!-
Fu assente per un'intera settimana, che giustificò in ritardo con un certificato medico incompleto.
Il capoufficio chiuse un occhio per il suo passato da impiegato modello e non prese momentaneamente provvedimenti.
Dopo la presunta malattia Giuliano era totalmente mutato: era dimagrito sino a essersi ridotto a pelle e a ossa, aveva le occhiaia per le notti di veglia.
Era divenuto brusco e schivo, perché un grave problema lo affliggeva: si intuiva dagli occhi e dal viso che egli era irritato e pensieroso.
Non si preoccupava di concludere una sola pratica e il capoufficio lo richiamò più volte, ma egli rimase indifferente.
Questa situazione durò un mese, poi egli chiese un lungo periodo d'aspettativa: se ne partì senza dare spiegazioni e senza salutarci, come fossimo la causa del suo guaio.
Le illazioni furono numerose e contraddittorie: -E' ammalato di A.I.D.S.! C'era qualcosa di anormale in lui!-
-Per me ha dei debiti di gioco! Un mio amico ha detto che lo aveva visto in un losco locale di giocatori d'azzardo.-
-Figuratevi! Uno come lui si comporta in modo così misterioso solo quando subisce un grave torto! Sarà stato ingannato da una di quelle comunità che frequentava e ora dovrà cambiare aria, per la sua tranquillità!-
Ascoltavo tutte le opinioni dei miei colleghi, ma neppure una mi parve accettabile: Giuliano non si sarebbe mai messo in un imbroglio così scioccamente e se si fosse ammalato non sarebbe fuggito in qualche località isolata a morire, all'insaputa dei conoscenti.
I pettegolezzi durarono dei mesi e poi si affievolirono, Giuliano non interessava più a nessuno: tutto quello che si era potuto inventare su di lui era stato detto.
Invece, ogni tanto, io mi chiedevo che fine avesse fatto e perché egli era mutato in quel modo improvvisamente.
Alcuni anni trascorsero senza notizie di Giuliano: pareva svanito nel nulla.
Ieri mattina stavo passeggiando nel centro di Milano quando lo intravvidi: lo chiamai e corsi per raggiungerlo.
Gli misi una mano sulle spalle ed egli si voltò stupito e infastidito.
Mi riconobbe, spalancò gli occhi e mi disse con foga gioiosa: -Quanto tempo è che non ci vediamo! Va tutto bene da voi, in ufficio?-
Gli chiesi: -Perché ti sei eclissato?-
Egli rimase un po' silenzioso e mi invitò in un bar: ci sedemmo a un tavolino isolato ed egli mi raccontò le sue vicissitudini.
Aveva una doppia esistenza: una per esibire la coerenza ai suoi ideali e l'altra pratica e celata, per raccogliere i fondi necessari ai suoi impegni umanitari.
Aveva tralasciato il buon senso nella fretta di guadagnare sempre più denaro e si era immischiato in affari sempre più loschi.
Sapeva con quali galantuomini aveva a che fare, ma i suoi animali e le persone aiutate da lui non potevano attendere.
Egli se ne era andato dall'Istituto per sfuggire alla Giustizia: era implicato nel riciclaggio del denaro di un rapimento.
Si era rifugiato all'estero, in un paese dell'Estremo Oriente, e aveva trafficato in droga.
Aveva accumulato un grosso capitale ed era rientrato in Italia, perché le precedenti accuse erano cadute.
Oggi egli è un uomo d'affari rispettoso delle leggi, ma non prova un minimo di rimorso per gli errori del passato: -Ho fatto questo solo per validi motivi: ho tolto molti bambini dalla miseria, ho contribuito a tutte quelle cause che permettono a questo Mondo di essere accettabile!-
-Hai però commesso dei crimini! Hai rovinato molti giovani con la droga! Sei stato complice di pericolosi delinquenti senza scrupoli!-
-Non si può ottenere il bene senza pagare un prezzo elevato! Io lavoro per un Mondo Migliore e che cosa vuoi che me ne importi di qualche insignificante Drogato o di qualche reato in più! E' il risultato finale che mi preme!-
Mi rivelò i rischi corsi per colpa dei suoi complici: individui violenti, senza scrupoli e pronti a qualsiasi abominio per denaro.
Giuliano fu più furbo di loro, denunciandoli alla polizia, quando le minacce stavano per essere messe in pratica.
Fu appunto facendo il doppio gioco che egli evitò il carcere, ma tutt'oggi teme le vendette della malavita.
Ha rotto tutti i ponti col passato e non ha fatto più sapere ai vecchi conoscenti dove risiede e come vive: oggi ha una nuova esistenza, con nuovi amici, prosegue nelle opere di beneficenza, spendendo parte dei suoi lauti guadagni.
Dopo tutte quelle vicissitudini, al momento dell'arrivederci, Giuliano mi confessò che sarebbe stato disposto a ripetere tutto e a rischiare come allora, se l'avesse considerato utile ai suoi fini.
RACCONTO TRATTO DAL LIBRO "Gli statali. Gioie e dolori per il posto fisso”
Scritto da Arduino Rossi
Morpheo editore – Narrativa
presente in IBS e altre librerie online
http://www.morpheoedizioni.it/Gli_Statali.htm