17/4 E' trascorso tanto tempo dall'ultima volta che incontrai Andrea.
La sua posizione sociale è tale da renderlo inavvicinabile: oggi frequenta solo gente del suo ceto ed è sempre affannosamente dedito agli affari.
E' tanto ricco da non conoscere l'intera consistenza del suo patrimonio, eppure fu mio collega del "Centro Concentrazioni Dati Statali" ed era addetto al protocollo, la più umile delle incombenze dell'ufficio.
Non capivo perché perdesse tanto tempo da noi: egli poteva campare benissimo con i suoi commerci.
Presumibilmente manteneva il posto per le informazioni sulle ditte private che riusciva ad avere nel nostro ufficio.
Questi dati dovevano rimanere segreti, ma Andrea si era reso amico l'archivista, che gli forniva di soppiatto i documenti più delicati, probabilmente per ricambiarlo dei suoi generosi regali.
In ufficio egli stava poco: trascorreva la maggior parte dei giorni lavorativi in cerca di nuovi affari, grazie a permessi e a malattie presunte.
Quando era presente le sue risate risonavano in tutte le stanze.
Era sempre allegro e le sue barzellette piccanti infastidivano le colleghe: Andrea agiva in modo rozzo, insensibile al disagio che provocava negli altri.
Sfoggiava abiti appariscenti e molto costosi, ma di cattivo gusto: la sua vistosa obesità risaltava tra quei vestiti un po' attillati, di seta e di stoffe pregiate.
Egli sudava in ogni stagione ed emanava un pessimo odore, ma non se ne curava.
Tutto, secondo lui, aveva un prezzo e si poteva acquistare.
Sentimenti e affetti erano totalmente estranei alla sua mentalità: egli apprezzava solo i valori che fossero toccabili con mano e che avessero un costo elevato.
Andrea considerava le persone solo per la loro utilità ai suoi scopi e offriva sfacciatamente alle donne regali o denaro, per le sue libidinose intenzioni.
-Ragazze! Trascorrerò una serata con un gruppo di amici, ma ci mancano le donne! Chi viene di voi?-
-Nessuna di noi uscirà con te, perché sappiamo quello che vuoi!-
Invece qualche impiegata pare che abbia accettato talvolta l'invito, Andrea non se ne vantò, probabilmente per non compromettere quelle relazioni con uno scandalo.
Preferiva raccontare i particolari delle avventure con le "Signore" estranee all'ufficio: era di una volgarità così indecente da infastidire i più "esperti" tra gli impiegati.
Si era creato molti nemici, ma tutti contrattavano con lui: si procurava ogni tipo di merce a basso costo e la vendeva a noi, volendo far credere di usare trattamenti di favore.
Otteneva vantaggi da ogni suo atto: doni e interessamenti avevano sempre dei secondi fini e prima o poi Andrea richiedeva un compenso.
Aveva immischiato nei suoi commerci il Direttore, il quale non prendeva provvedimenti contro di lui: egli aveva mano libera in tutto l'ufficio e se ne approfittò ben oltre la decenza.
Un giorno annunciò la fondazione di una società finanziaria: offrì a tutti champagne, allegro e chiassoso più che mai, e ci consigliò di acquistare le azioni della nuova finanziaria.
-E' un'impresa dal futuro sicurissimo! Oggi un'azione costa solo tre Euro, ma fra pochi mesi il valore si moltiplicherà!-
Nei primi tempi furono in pochi a fidarsi e con piccole somme: Andrea era troppo losco e non si capiva come si fosse procurato i capitali per iniziare.
La promessa moltiplicazione del valore dei titoli si verificò: la società si allargò in molti settori economici e i suoi profitti crebbero a vista d'occhio.
Leggevamo gli esaltati articoli sul suo genio finanziario sulle riviste scandalistiche, che narravano anche delle sue numerose avventure galanti.
Egli era al culmine del successo e i suoi piani truffaldini si stavano avverando alla meglio: con gli utili racimolati Andrea poteva coprire l'ammanco del capitale di partenza.
Furono forse l'invidia di qualcuno e la troppa sicurezza di Mario, il socio, che fecero crollare il castello di carta e di menzogne.
Andrea si rese irreperibile, mentre Mario fu arrestato: non volle seguire il complice, perché era deciso a rischiare la libertà pur di accumulare altri soldi.
I commenti in ufficio furono ovvi: -Quelli che hanno acquistato i titoli della finanziaria di quel mascalzone oggi piangono!-
-Peggio per loro! Sono gli sciocchi che fanno la fortuna dei disonesti!-
In verità tutti noi impiegati, ciascuno all'insaputa degli altri, avevamo comperato qualche azione della società di Andrea.
Furono giorni tristi per chi, come me, lo avevano stimato: dovevamo tacere e se accennavamo una timida difesa venivamo apertamente accusati di complicità col fuggiasco.
Si parlò di lui per molto tempo: qualcuno sosteneva che si fosse rifugiato in India e altri in Africa o, addirittura, c'era chi giurava di averlo incontrato nella nostra città, per nulla preoccupato della polizia.
Fu una grande delusione per i calunniatori più accaniti sapere, due anni dopo, del suo ritorno dall'America Latina, totalmente scagionato da ogni colpa e più ricco che mai.
Egli aveva rimborsato tutto il denaro trafugato e grazie ad abili avvocati di pochi scrupoli, era riuscito a concludere con pochi danni la questione penale.
Riapparve qualche articolo che spiegava le vicissitudini di Andrea con giudizi contrastanti: le solite rivistine lo descrivevano come un abile avventuriero o come la vittima di un complotto, sollevatasi dalle ceneri per grazia divina.
Io ero felice per lui e desideravo complimentarmi: gironzolavo nei pressi della sede della sua finanziaria, un edificio modernissimo dalla facciata totalmente di cristallo.
Desideravo incontrarlo per strada, perché non avevo il coraggio di disturbarlo a casa o in ufficio, ma egli usciva dalla sua sede centrale ad alta velocità, su auto dai vetri color fumo.
In ufficio era tra segretarie affaccendate e premurose, tra soci in accese discussioni.
L'incontro avvenne per caso: fu lui a riconoscermi, mentre leggevo il giornale su una panchina di un piccolo parco pubblico. -Ciao Francesco! Come stai?-
Andrea mi strinse con vigore la mano e mi chiese: -Sei ancor al Centro Concentrazione Dati?-
Mi offrì un aperitivo e con tutta calma si confidò: -Io sono riuscito nei miei intenti! Però quanti "rospi" ho dovuto ingoiare, quando ero un impiegatuccio! Ti ricordi come mi consideravano?-
-Andrea! Ti sei fatto valere, ma non sempre con metodi ortodossi.-
-Chi mi può accusare di avergli fatto del male? Ho risarcito tutti gli azionisti della finanziaria fallita e se non fosse stato per la fretta della Magistratura, avrei coperto l'ammanco al più presto! Non ho rimorsi! Sono un imprenditore moderno e coraggioso!-
Se ne andò con aria soddisfatta, certo della bontà dei suoi propositi.
Io ero perplesso, però dovetti ammettere che era una persona capace e furba.
Forse amava rischiare troppo il suo denaro e quello degli altri, ma possedeva una certa lealtà nei confronti degli amici e dei soci, da renderlo stimabile.
RACCONTO TRATTO DAL LIBRO "Gli statali. Gioie e dolori per il posto fisso”
Scritto da Arduino Rossi
Morpheo editore – Narrativa
presente in IBS e altre librerie online
http://www.morpheoedizioni.it/Gli_Statali.htm
La sua posizione sociale è tale da renderlo inavvicinabile: oggi frequenta solo gente del suo ceto ed è sempre affannosamente dedito agli affari.
E' tanto ricco da non conoscere l'intera consistenza del suo patrimonio, eppure fu mio collega del "Centro Concentrazioni Dati Statali" ed era addetto al protocollo, la più umile delle incombenze dell'ufficio.
Non capivo perché perdesse tanto tempo da noi: egli poteva campare benissimo con i suoi commerci.
Presumibilmente manteneva il posto per le informazioni sulle ditte private che riusciva ad avere nel nostro ufficio.
Questi dati dovevano rimanere segreti, ma Andrea si era reso amico l'archivista, che gli forniva di soppiatto i documenti più delicati, probabilmente per ricambiarlo dei suoi generosi regali.
In ufficio egli stava poco: trascorreva la maggior parte dei giorni lavorativi in cerca di nuovi affari, grazie a permessi e a malattie presunte.
Quando era presente le sue risate risonavano in tutte le stanze.
Era sempre allegro e le sue barzellette piccanti infastidivano le colleghe: Andrea agiva in modo rozzo, insensibile al disagio che provocava negli altri.
Sfoggiava abiti appariscenti e molto costosi, ma di cattivo gusto: la sua vistosa obesità risaltava tra quei vestiti un po' attillati, di seta e di stoffe pregiate.
Egli sudava in ogni stagione ed emanava un pessimo odore, ma non se ne curava.
Tutto, secondo lui, aveva un prezzo e si poteva acquistare.
Sentimenti e affetti erano totalmente estranei alla sua mentalità: egli apprezzava solo i valori che fossero toccabili con mano e che avessero un costo elevato.
Andrea considerava le persone solo per la loro utilità ai suoi scopi e offriva sfacciatamente alle donne regali o denaro, per le sue libidinose intenzioni.
-Ragazze! Trascorrerò una serata con un gruppo di amici, ma ci mancano le donne! Chi viene di voi?-
-Nessuna di noi uscirà con te, perché sappiamo quello che vuoi!-
Invece qualche impiegata pare che abbia accettato talvolta l'invito, Andrea non se ne vantò, probabilmente per non compromettere quelle relazioni con uno scandalo.
Preferiva raccontare i particolari delle avventure con le "Signore" estranee all'ufficio: era di una volgarità così indecente da infastidire i più "esperti" tra gli impiegati.
Si era creato molti nemici, ma tutti contrattavano con lui: si procurava ogni tipo di merce a basso costo e la vendeva a noi, volendo far credere di usare trattamenti di favore.
Otteneva vantaggi da ogni suo atto: doni e interessamenti avevano sempre dei secondi fini e prima o poi Andrea richiedeva un compenso.
Aveva immischiato nei suoi commerci il Direttore, il quale non prendeva provvedimenti contro di lui: egli aveva mano libera in tutto l'ufficio e se ne approfittò ben oltre la decenza.
Un giorno annunciò la fondazione di una società finanziaria: offrì a tutti champagne, allegro e chiassoso più che mai, e ci consigliò di acquistare le azioni della nuova finanziaria.
-E' un'impresa dal futuro sicurissimo! Oggi un'azione costa solo tre Euro, ma fra pochi mesi il valore si moltiplicherà!-
Nei primi tempi furono in pochi a fidarsi e con piccole somme: Andrea era troppo losco e non si capiva come si fosse procurato i capitali per iniziare.
La promessa moltiplicazione del valore dei titoli si verificò: la società si allargò in molti settori economici e i suoi profitti crebbero a vista d'occhio.
Leggevamo gli esaltati articoli sul suo genio finanziario sulle riviste scandalistiche, che narravano anche delle sue numerose avventure galanti.
Egli era al culmine del successo e i suoi piani truffaldini si stavano avverando alla meglio: con gli utili racimolati Andrea poteva coprire l'ammanco del capitale di partenza.
Furono forse l'invidia di qualcuno e la troppa sicurezza di Mario, il socio, che fecero crollare il castello di carta e di menzogne.
Andrea si rese irreperibile, mentre Mario fu arrestato: non volle seguire il complice, perché era deciso a rischiare la libertà pur di accumulare altri soldi.
I commenti in ufficio furono ovvi: -Quelli che hanno acquistato i titoli della finanziaria di quel mascalzone oggi piangono!-
-Peggio per loro! Sono gli sciocchi che fanno la fortuna dei disonesti!-
In verità tutti noi impiegati, ciascuno all'insaputa degli altri, avevamo comperato qualche azione della società di Andrea.
Furono giorni tristi per chi, come me, lo avevano stimato: dovevamo tacere e se accennavamo una timida difesa venivamo apertamente accusati di complicità col fuggiasco.
Si parlò di lui per molto tempo: qualcuno sosteneva che si fosse rifugiato in India e altri in Africa o, addirittura, c'era chi giurava di averlo incontrato nella nostra città, per nulla preoccupato della polizia.
Fu una grande delusione per i calunniatori più accaniti sapere, due anni dopo, del suo ritorno dall'America Latina, totalmente scagionato da ogni colpa e più ricco che mai.
Egli aveva rimborsato tutto il denaro trafugato e grazie ad abili avvocati di pochi scrupoli, era riuscito a concludere con pochi danni la questione penale.
Riapparve qualche articolo che spiegava le vicissitudini di Andrea con giudizi contrastanti: le solite rivistine lo descrivevano come un abile avventuriero o come la vittima di un complotto, sollevatasi dalle ceneri per grazia divina.
Io ero felice per lui e desideravo complimentarmi: gironzolavo nei pressi della sede della sua finanziaria, un edificio modernissimo dalla facciata totalmente di cristallo.
Desideravo incontrarlo per strada, perché non avevo il coraggio di disturbarlo a casa o in ufficio, ma egli usciva dalla sua sede centrale ad alta velocità, su auto dai vetri color fumo.
In ufficio era tra segretarie affaccendate e premurose, tra soci in accese discussioni.
L'incontro avvenne per caso: fu lui a riconoscermi, mentre leggevo il giornale su una panchina di un piccolo parco pubblico. -Ciao Francesco! Come stai?-
Andrea mi strinse con vigore la mano e mi chiese: -Sei ancor al Centro Concentrazione Dati?-
Mi offrì un aperitivo e con tutta calma si confidò: -Io sono riuscito nei miei intenti! Però quanti "rospi" ho dovuto ingoiare, quando ero un impiegatuccio! Ti ricordi come mi consideravano?-
-Andrea! Ti sei fatto valere, ma non sempre con metodi ortodossi.-
-Chi mi può accusare di avergli fatto del male? Ho risarcito tutti gli azionisti della finanziaria fallita e se non fosse stato per la fretta della Magistratura, avrei coperto l'ammanco al più presto! Non ho rimorsi! Sono un imprenditore moderno e coraggioso!-
Se ne andò con aria soddisfatta, certo della bontà dei suoi propositi.
Io ero perplesso, però dovetti ammettere che era una persona capace e furba.
Forse amava rischiare troppo il suo denaro e quello degli altri, ma possedeva una certa lealtà nei confronti degli amici e dei soci, da renderlo stimabile.
RACCONTO TRATTO DAL LIBRO "Gli statali. Gioie e dolori per il posto fisso”
Scritto da Arduino Rossi
Morpheo editore – Narrativa
presente in IBS e altre librerie online
http://www.morpheoedizioni.it/Gli_Statali.htm