18 apr 2010

17/4 Dio d'Oriente (racconto di Arduino Rossi)


Gerardo era la persona più stravagante che abbia conosciuto.
Egli nacque in Puglia, era alto e magro, di carnagione olivastra.
Curava l'aspetto con esagerata attenzione: era un narcisista e un esibizionista.
Le colleghe del centro Diffusione Documenti Presso gli Uffici Pubblici dicevano:
-E' un bel ragazzo!-
-Sì! Ma è pure molto sciocco!-
-Trascorre il suo tempo facendo esercizi per mantenersi in forma: pratica ginnastica ritmata moderna e si fa massaggiare dai fisioterapisti.-
-E' un manichino, perfetto e insulso!-
Quando Gerardo parlava agitava le mani con movenze pacate e un po' femminili.
Sin dall'adolescenza aveva frequentato una scuola teatrale e di avanguardia, dove l'eleganza dei movimenti era fondamentale.
Aveva studiato pure danza classica e judo: tutte discipline che gli avevano sviluppato un passo morbido e un fisico elastico.
Il fascino dell'Oriente lo aveva avviluppato sin dal tempo del teatro: egli aveva letto i principali testi sacri buddisti e induisti.
Il profumo dell'India gli aveva portato confusione: egli non era maturo e le disordinate letture lo avevano avvicinato a sette fanatiche.
A vent'anni Gerardo si era convertito a una religione, fondata da un lestofante santone indiano, arricchitosi grazie al lavoro dei suoi seguaci.
Egli abbandonò la famiglia per vivere tra i suoi confratelli: viaggiava in tutta Europa, di comunità in comunità, lavorando solo per il vitto e per l'alloggio.
Non amava per temperamento la disciplina, ma accettò di buon grado l'ordine ferreo della sua setta.
Vestiva abiti giallo zafferano, i colori degli "illuminati" dalla luce di Brahma: si credeva vicino al Nirvana e disprezzava il resto dell'Umanità.
Ebbe bisogno di soldi e cercò un impiego provvisorio: si stabilì nel nostro centro.
Suo padre era in ottimi rapporti con un segretario di un Ministro, che gli doveva molti "favori".
Il mio incontro con lui fu divertente: quando egli entrò per la prima volta e si presentò, lo confusi un "missionario" di qualche gruppo pseudo religioso, in cerca di proseliti e di elemosine.
Lo invitai a uscire: -Questo è un Ufficio Pubblico e non un'abitazione privata! Non si può far propaganda!-
-Sono il nuovo impiegato e sono qui per prendere servizio!-
Egli mi mostrò la lettera d'assunzione: rimasi allibito, poi lo accompagnai dal Capoufficio.
Fui curioso e sbirciai dietro la porta socchiusa.
Il Direttore disse: -Lei è il nuovo impiegato? E si presenta vestito in questa maniera!-
-Mi chiamo Gerardo ed ecco le mie referenze!-
-Questo è un ufficio serio! Si pretende il massimo decoro e moralità!-
Gerardo sorrise, si sedette, proponendosi a suo agio e con tutta calma rispose: -Vedrà che ci metteremo d'accordo! Sono ordinato e vesto, come vede, con i più eleganti abiti e con i più bei colori del mondo, sono pure diligente e ubbidiente.-
Il tono era canzonatorio, ma la firma della lettera di raccomandazione costrinse il Direttore a ingoiare la stizza: era del Ministro dei Centri Statistici.
Gerardo mi prese in simpatia: si confidava con me e mi parlava delle sue aspirazioni: -Carlo! Lavoro qui, perché ho bisogno di soldi, ma quando ne avrò a sufficienza me ne andrò nell'isola di Ceylon. "Farò l'amore" con le donne più belle del Mondo e vivrò di pesca!-
-Non ritieni un po' fantasiosi i tuoi progetti?-
-Ognuno ha dentro di sé il proprio destino e deve lasciare che esso si compia, altrimenti ripeterà per l'eternità gli stessi errori.-
Erano concetti oscuri per tutti noi, "poveri mortali", ma il nostro "Illuminato" tentò di chiarirli: -Il ciclo delle reincarnazioni inizia da lontano, anche diecimila vite precedenti: un essere avanza lungo la scala animale sino all'uomo, ma solo pochi eletti riescono a oltrepassare la vita terrena.-
Una domanda scettica interruppe la lezione di Gerardo: -Allora eravamo tutti animali?-
Il solito spiritoso disse: -Tra noi c'è chi ha mantenuto qualche elemento scimmiesco!-
Risero tutti: l'insinuazione era diretta a un collega piccolo, peloso e rozzo, particolarmente antipatico per la sua prepotenza.
Gerardo si offese, non ammetteva interruzioni, perché credeva ciecamente alla sua religione: tacque e rimase in un mutismo ostinato di settimane.
Era di carattere mutevole; talvolta si apriva a me e in altri giorni mi disdegnava, come fossi il demonio in persona: -Non parlo con chi ha il cuore più duro di un sasso! Sei falso e maligno!-
Non davo importanza a questi immotivati sfoghi: alle riunioni della setta gli inculcavano la sfiducia nel prossimo; secondo loro tutti erano malvagi, escludendo ovviamente i confratelli.
Egli si propose la mia conversione, ma evitai un secco rifiuto, rinviando la mia decisione a un futuro da definire: -Non sono pronto ed è meglio che attenda!-
Le assenze di Gerardo divennero numerose e giustificate, con attestati medici non sempre regolari: il Direttore chiuse un occhio per aggraziarsi il Ministro.
I colleghi e specialmente i vecchi funzionari non lo volevano: -
Questo pagliaccio denigra il buon nome dell'ufficio!-
Gerardo era sempre meno ragionevole, rifiutava ogni accomodamento e provocava il risentimento dei colleghi più irascibili: -Vestiti da persona decente! Non ti vedi allo specchio?-
Rispondeva: -Io ho il diritto di abbigliarmi come mi pare!-
-Ringrazia il tuo "Santo Protettore" e questo Capoufficio troppo conciliante!-
Ogni tanto le discussioni degeneravano: egli era gentile e non alzava mai la voce, ma ribatteva senza peli sulla lingua.
Un giorno non si presentò in ufficio e non fece pervenire la giustificazione.
L'assenza superò i cinque giorni e Gerardo venne licenziato.
Era sparito nel nulla, ma i maligni collegarono la sua scomparsa con la vicenda della setta: il capo e i suoi diretti collaboratori erano stati arrestati per truffa e sfruttamento di incapaci.
Era ovvio che Gerardo fosse una vittima e non un responsabile dell'organizzazione, ma le sue stranezze non gli furono perdonate dai colleghi: -Sarà in carcere!-
-No! Lo avremmo saputo. E' fuggito con i soldi della cassa della setta!-
Di Gerardo non si ebbero notizie per due anni, poi una mattina egli ricomparve in ufficio.
Era vestito decorosamente e subito si mostrò ravveduto.
I suoi discorsi erano logici e ripudiava il passato: -Fui accalappiato come uno sciocco e una volta dentro persi il senso del reale.
Quella gente ci faceva il lavaggio del cervello!-
I colleghi si divisero su due opinioni, c'era chi era convinto del mutamento di Gerardo e chi sosteneva: -Una testa matta come quella non può rinsavire!-
Egli era un maestro yoga, ma apparteneva alla scuola più seria e più vecchia d'Italia: del suo passato conservava alcune attività salutari.
Ebbi altri incontri con lui e dovetti constatare il miglioramento: egli era persino troppo razionale e per bene.
Avevo timore di essere indiscreto e non gli chiesi che cosa avesse fatto dopo la sua scomparsa, ma Gerardo si fidò di me, narrandomi spontaneamente le sue avventure: -Quando l'organizzazione venne sciolta dalla Magistratura decisi di
andare in India. Là girovagai senza una meta, sopravvivendo tra gli stenti!-
Aveva incontrato un eremita e si era unito a lui: campava nutrendosi di erbe e di radici, vestito di una tonaca di cotone grezzo.
Soffrì il freddo, la fame, ma non si ammalò.
Rimise in discussione le sue verità e riscoprì i valori della sua giovinezza: il sentimento religioso dell'infanzia, gli affetti, l'amore per il suo paese.
Si congedò dall'eremita, che lo benedisse: -Gerardo, ti sei allontanato mille miglia dalla tua casa per cercare la verità e ora scopri che essa era dentro di te!-
La riscoperta della fede Cattolica lo aveva riavvicinato ai sacerdoti ed egli frequentava assiduamente la chiesa dei Francescani: si sentiva investito da una nuova vocazione sincera.
Quando lo vedemmo col saio da novizio non credemmo ai nostri occhi e i più scettici dissero: -Sarà una sua nuova bizzarria! Fra un anno si farà mormone e poi musulmano!-
Invece la sua scelta si era radicata nel suo animo e dopo due anni egli dette i voti definitivi.
Da allora è un frate sereno, forse un po' vivace, ma sicuramente dalla condotta irreprensibile.
Lo si può incontrare nel convento della città: egli offre a tutti un limpido sorriso e una parola di conforto, o un ammonimento morale.

RACCONTO TRATTO DAL LIBRO "Gli statali. Gioie e dolori per il posto fisso”
Scritto da Arduino Rossi
Morpheo editore – Narrativa
presente in IBS e altre librerie online
http://www.morpheoedizioni.it/Gli_Statali.htm