13 set 2010

Pd e le opposizioni

La logica antica del "partito guida" ogni tanto sbuca da certi discorsi: di moderno nel Pd c'è veramente poco, poi queste fusioni, questi cambiamenti di nomi, dai tempi della quercia, all'ulivo, all'asinello ne abbiamo visti troppi.

Tutto questo non mutava l'atteggiamento della classe politica, che spesso se non sempre aveva un passato nel Pci, o alla peggio in altri partiti della Prima Repubblica.

Forse del passato della sinistra una frase, anzi una domanda doveva restare e sopravvivere.

"Che fare?" è la domanda che Lenin aveva posto come titolo a un suo libro, dove spiegava come agire in politica, come lui aveva provocato e vinto la rivoluzione d'Ottobre.

Togliamo tutto, compreso Lenin a questa breve domanda, ma conserviamola come richiesta e spunto per un'analisi critica della società italiana.

Non nei palazzi del potere, come tanti cortigiani e cortigiane alla corte dell'Imperatore, che si crea un'alternativa, non con le congiure di palazzo che si vince in politica, ma si convince con movimenti che partano dalla base ed esprimano le necessità della gente.

Motivi per fare opposizione a questo governo ce ne sono molti, basta vederli e rispondere a tono, punto per punto, criticando, facendo osservare gli errori e le lacune: tutto il resto è fumo.