All’inizio del 2010 - scrive il consigliere regionale Luca Bartolini (pdl) in un’interpellanza - la Regione Emilia-Romagna avrebbe “messo sotto processo” l’Asl di Forlì a causa di un “megadeficit stimato in 59 milioni di euro nel biennio”.
Bartolini afferma di aver avanzato dubbi sulla cifra stimata, considerando questo “anomalo attacco” della Giunta regionale all’Asl come la “conseguenza di un regolamento di conti interno ad Area Vasta Romagna, in particolare per ridimensionare il ruolo di eccellenza dell’Ospedale Morgagni-Pierantoni”.
A distanza di tanti mesi, - aggiunge il consigliere – la Direzione generale dell’Ausl di Forlì ha annunciato un piano di rientro che, nelle premesse, rappresenta un deficit strutturale di “soli circa 20 milioni di euro” e non di 59, in linea, quindi con i deficit di altre Ausl regionali che, al contrario di quella di Forlì, non sono state “di fatto commissariate”.
Da un’analisi del piano, - continua Bartolini – le azioni di rientro proposte per il periodo 2010/2012 avrebbero un valore pari a 7 milioni, di cui €3.750.000 per il recupero della spesa farmaceutica; €1.850.000 da recuperare sul fronte dell’assistenza ospedaliera; €400.000 da recuperare nell’ambito socio-sanitario, €400.000 da recuperare nell’ambito delle prestazioni specialistiche e €600.000 da recuperare nell’ambito dei processi amministrativi.
Per quanto “opinabile nel merito della varie voci”, - sottolinea l’esponente del pdl – il piano complessivamente vale 7 milioni di euro, tanto che “è facile intuire che i restanti 13 milioni”, per arrivare al deficit di 20, siano riconducibili alla cifra, indicata da molti analisti, relativa all'“effetto economico passivo” ingeneratosi a seguito dell’Irst di Meldola e delle altre azioni di Area Vasta (accordo sulla mobilità e Laboratorio unico di Pievesestina).
Di qui la constatazione di Bartolini che Area Vasta non sia utile per razionalizzare i costi, ma per “imporre le linee politiche di Ravenna su Forlì".
Contrariamente poi a quanto affermato da più parti, non corrisponderebbe al vero - scrive il consigliere – che l’Irst non rappresenti un costo per l’Asl di Forlì: è bene infatti evidenziare i 7 milioni di euro di mobilità attiva che l’Azienda forlivese ha ceduto all’Istituto di Meldola e gli oltre 12 milioni di euro che oggi costa l’attività oncologica fornita dall’Irst ai cittadini forlivesi contro i 6 milioni di tre anni fa.
C’è poi da aggiungere - evidenzia Bartolini – che il personale, sanitario e non, sembrerebbe sempre più “sconcertato” per il clima creatosi in questi mesi durante i quali si sarebbe cercato di accreditare l’immagine di operatori “falliti” perché “travolti da un deficit enorme”, che il personale a fine contratto o in quiescenza non verrebbe rimpiazzato e che si starebbe riducendo “notevolmente” l’attività medica e chirurgica.
Evienziando che i suoi interrogativi hanno “come fine unico” quello di “salvaguardare le eccellenze forlivesi”, il consigliere chiede quindi alla Giunta regionale quali iniziative intenda assumere perché l’ospedale di Forlì non venga di fatto smantellato nelle sue eccellenze, per quale motivo il deficit annunciato di 59 milioni preveda oggi un piano di rientro da un deficit di 20 milioni, di cui 13 riconducibili all’ingresso dell’Asl di Forlì in Area Vasta, e se non ritenga opportuno chiedere quanto abbia inciso e incida tuttora sui costi effettivi la spesa oncologica.
Bartolini vuole infine conoscere se la Giunta non reputi che il piano di rientro sia la dimostrazione di una strategia che ha l’obiettivo di ridimensionare il ruolo di eccellenza dell’ospedale forlivese, se non consideri opportuno ridare una dignità ad un’Azienda “volutamente sbeffeggiata” e quali iniziative straordinarie intenda assumere per trattenere a Forlì quei professionisti che garantiscono il livello di eccellenza del locale nosocomio. (AC)
a cura di: Ufficio Stampa dell'Assemblea Legislativa
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