28 set 2010

Mauro Manfredini, della lega nord, ha rivolto un’interrogazione alla Giunta regionale per chiarimenti sull’iter delle autorizzazioni riguardanti le attività estrattive sul territorio di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, rilasciate dal Comune alla ditta Granulati Donnini in virtù di una convenzione stipulata il 25 marzo del 2005 che prevedeva una durata di 3 anni per la fase di escavazione e di 1 anno per la sistemazione, per un totale di 4 anni a partire dalla data di notifica della relativa autorizzazione del 17/03/2005 , con scadenza 14/03/2009.







La convenzione che - secondo Manfredini – “avrebbe dovuto essere preventiva”, risulterebbe invece sottoscritta in data successiva a quella dell'autorizzazione. Pertanto il consigliere chiede "se sia conforme alla legge regionale che l'autorizzazione all'attività estrattiva sia antecedente alla convenzione".






Nella sua articolata interrogazione il consigliere ricostruisce i passaggi relativi alle successive proroghe richieste dalla ditta. Trascorsi più dei tre anni previsti per l’attività di escavazione secondo quanto stabilito dalla convenzione, su richiesta della Granulati Donnini (inoltrata il 14/05/2008) il Comune di Castelfranco Emilia – riferisce Manfredini - "concedeva la proroga di un anno dei termini indicati nel piano di coltivazione autorizzato riguardanti le opere di escavazione e di completamento dei ripristini". “Questa proroga – segnala - aveva come data di scadenza l'1/03/2010, a condizione di terminare le attività di ripristino all’interno del lotto 1”. Ma in seguito, la Granulati Donnini, nel far riferimento all’adozione del nuovo Piano delle attività estrattive (PAE), in data 14/01/2009 ha richiesto al Comune di posticipare l’ultimazione delle opere relative al 'lotto 1' al termine previsto per i lotti di scavo successivi e (con nota 6405 del 26/02/2009) il Comune di Castelfranco Emilia ha concesso il nulla osta allegando direttiva del Sindaco con cui venivano sospese tutte le autorizzazioni non ancora scadute e rilasciate ai sensi della legge regionale n. 17/91. Intanto con una delibera del Consiglio comunale del 10/03/2009 veniva adottato il nuovo PAE decennale e il 06/05/2010 veniva approvata una nuova convenzione per attività estrattiva con la Granulati Donnini, che prevede una durata di un anno per la fase di escavazione ed un anno per la sistemazione, per un totale di due anni a partire dalla data della notifica della relativa autorizzazione. “Con questa nuova convenzione, - osserva il consigliere – si è concesso alla Granulati Donnini di scavare 29.596 metri cubi di ghiaia quale residuo previsto dal vigente PAE approvato il 17/10/1997 e citato nella prima convenzione del 25/03/2005.






“È evidente – rileva Manfredini - come, complessivamente, l’autorizzazione ‘originaria’ che prevedeva 3 anni per le escavazioni e 1 anno per l’esecuzione dei ripristini, in forza di due proroghe, benché per legge ne sia consentita una sola, viene così ad avere durata complessiva di 6 anni, quindi oltre il limite massimo di 5 anni previsto dalla legge regionale n. 17/91. Inoltre – osserva ancora il consigliere – l’ultima convenzione è relativa ad un PAE già decaduto in quanto sostituito da quello attualmente vigente e, la mancata precedente escavazione di 29.596 metri cubi di ghiaia autorizzata alla Granulati Donnini il 06/05/2010, non può essere certamente attribuita all’Amministrazione Comunale che aveva già prorogato di un anno il termine per le escavazioni (da 3 a 4 anni) senza richiedere i ripristini (previsti per il 4° anno)”.






L’esponente della lega nord vuole dunque sapere se la Regione ravvisi nei comportamenti del Comune di Castelfranco Emilia descritti "fatti penalmente rilevanti o comunque sanzionabili" e domanda anche se corrisponda al vero che il Comune voglia considerare esenti da ICI i terreni destinati "a cava". Tali terreni – sottolinea - sono inseriti negli strumenti urbanistici comunali (Poc), non sono ubicati in aree montane o di collina e non sono gestiti direttamente da imprenditori agricoli, ma da società di capitali che ne sono divenute proprietarie e che dichiarano reddito d'impresa e non già reddito agrario, ragion per cui – sottolinea - si ritiene che dette aree dovrebbero essere assoggettate ad ICI senza alcuna riduzione”.






Da ultimo Manfredini domanda all’esecutivo regionale quali iniziative voglia intraprendere per assicurare il regolare svolgimento dell'attività estrattiva. (is)






a cura di: Ufficio Stampa dell'Assemblea Legislativa






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