Ora, per colpa di scelte del passato un po' azzardate si vuole limitare la libertà di movimento, fatto certamente ingiusto in se stesso.
Con questo non voglio fare del buonismo facilone e demenziale, anzi sono certo che sia colpa del buonismo che siamo arrivati a tanto: se ci fossero state delle leggi coraggiose, una struttura giudiziaria capace di punire i delinquenti in modo chiaro e inequivocabile non saremmo arrivati a confondere i bambini rom con i vecchi ladri professionisti, i topi di appartamento, i ricettatori con i ragazzini costretti ad andare a rubare con minacce e botte.
I ladri, i papponi, i caporali che sfruttano la loro gente, i mascalzoni di ogni etnia meritano il carcere, anzi devono andare in carcere senza attenuanti, mentre gli sfruttati, i maltrattati devono essere rispettati, anche ospitati: quantomeno il lavoro e le energie da spendere per l'integrazione devono essere consumati per loro.
Ora si vuole limitare la libertà di transito a chi non può mantenersi, ma ci si scorda che la povertà non è una colpa, ma e una malattia da curare: sì, è una patologia spesso legata a modi di vivere antiquati, a una scarsa programmazione dell'esistenza, a una scarsa specializzazione lavorativa, a una bassa cultura.
Il lavoro per l'integrazione deve essere affiancato all'educazione dei principi democratici, alla libertà individuale, al rispetto e alla libertà delle donne: senza tutto questo si torna al passato.
In apparenza scacciare chi vive ai margini della società, che non hanno un lavoro, un qualsiasi reddito è giusto: non possiamo certamente ospitare tutti i miseri della terra, che sono almeno 3, o 4 miliardi di persone.