La signora Maria non è una donna molto colta, anzi è pure non eccessivamente intelligente: per la sua creatura pretendeva il massimo e guai a lei se toccava una volta sola la scopa.
La piccola principessa doveva essere accontentata in ogni cosa, a costo di coprirsi di debiti, con i modi e le maniere dei ricchi, quelli che si vedono in televisione, oppure i signori del palazzo dove Maria aveva la portineria, quelli antipatici che si davano tante arie.
La signorina cresceva così capricciosa, un po’ nevrotica ed isterica, oltre che con i modi manierati e una cadenza vezzosa, che serviva a nascondere la pronuncia dialettale.
La cultura è qualcosa di insensato, la grammatica e la sintassi non servono, poi saper scrivere una lettera, nell'epoca dei telefonini, è una capacità inutile.
Così le bambinone impararono l’ippica, a dire fandonie sulle loro origini, a frequentare i figli del signor Mario, che non sono ricchi, ma lo fanno credere.
Il finale di questa storia è sotto gli occhi di tutti: le Vanesse, le Melisse, le Janette continueranno a recitare la loro parte di donne arricchite, cafone, prepotenti, con tutto il mondo, rendendosi odiose e talvolta ridicole, senza però un soldo in tasca