La globalizzazione culturale, la nascita di un grande villaggio dove è possibile, tramite Internet, comunicare tra popoli e lingue un tempo distantissimi, facendo cadere barriere e censure secolari, porta al confronto, ma anche alla confusione: chi è più debole psicologicamente, culturalmente, è nel caos, è depresso, o altro.
Diventa facile preda di mode che tendono a unificare ed amalgamare pensieri, ideologie e religioni in una grande poltiglia sincretista, zeppa di luoghi comuni, ingenuità infantili, buonismi e scemenze.
Da questo nascono le sette che tendono a sfruttare economicamente le persone, le isolano dalla massa caotica e impersonale delle nostre città multietniche: la necessità di essere un individuo e non un numero, il bisogno di essere considerati per avere un po' di fiducia e stima, favoriscono queste aggregazioni con tutte le loro strane verità.
Se si somma poi l'impossibilità di accedere alle fonti e alle opinioni diverse, fatto possibile solo nelle democrazie autentiche, si ha una situazione di chiusura, dove non si può dialogare: la setta si sente minacciata e diventa aggressiva.
Abbiamo così il nascere di bande di terroristici pericolosissimi: in pratica i gruppi islamici armati sono solo sette degenerate e passate a combattere il mondo intero, impuro, infedele.
Questo fatto non deve distogliere l'attenzione da tutte quelle altre situazioni faziose, dove "l'aria viziata e chiusa" fa tanto male alle menti dei sempliciotti.