Ha invitato chi ci governa a fare atti concreti per risollevare le vittime economiche di quello che è stato un risanamento: come al solito il peso maggiore di certe scelte per ridurre gli sprechi pubblici è caduto sui ceti più deboli, allargando così la forbice tra ricchi e poveri.
Tocca alla politica e chi ha il potere, di attenuare certe ingiustizie, ma con intelligenza: non è con nuove tasse, ma con più attenzione e una politica fiscale corretta.
Non ci si può nascondere dietro a un dito, o a un Dico, per non prendersi le proprie responsabilità: chi è al potere deve governare oppure vada a casa.
Ci sono precari, pensioni da fame, situazioni di disagio ed è giusto favorire con una corretta politica salariale: non basta il precariato per sconfiggere la miseria, servono stipendi adeguati, altrimenti vedremo impoverire sempre più persone e una parte dell’Italia cadrebbe nelle condizioni del Terzo Mondo.
Se fossi un politico di una data area politica proverei vergogna: farmi dire come agire con i poveri da un Arcivescovo, una volta che ho raggiunto il potere, dopo anni di lotta per i proletari, significa che ho sbagliato tutto.