21 nov 2023

A fine secolo non ci saranno più lavori come i nostri attuali.

Lo so che mancano ancora 77 anni alla fine del secolo e personalmente non invidio i futuri nati, non per le occasioni che avranno, molte di più di quelle che ebbe la mia generazione, ma per la fine di un modo di vivere che era duro, ma umano.
Come sarà il mondo lo possiamo solo immaginare, temo però che gli esclusi, per motivi culturali, saranno tanti, troppi.
Si potrà andare su Marte, su qualche satellite di Giove forse, si prospetterà la possibilità di uscire dal sistema solare, probabilmente, sfruttando delle tecnologie già esistenti.
Tutti, o quasi, avranno a che fare con l'intelligenza artificiale con i vantaggi e gli svantaggi al seguito, ma saremo meno umani e più mostri super tecnologici, o meglio, lo saranno loro, i nostri nipoti e pronipoti.
La differenza tra vincenti e perdenti sarà solo nella capacità di adattamento o meno alle nuove tecnologie, vivrà chi si adatterà.
Si lavorerà di meno, ma si dovrà sapere tanto ed essere molto abili ad adattarsi a un mondo in velocissimo cambiamento, il più rapido della storia.
Cosa capiterà ai meno adattabili, agli emarginati?
Il minimo per loro saranno periferie degradate, zeppe di immondizie tossiche, dove moriranno di malattie vecchie e nuove, perché non serviranno al sistema.
Sono pessimista?
Stiamo perdendo umanità, mi ricordo che quando ero bambino anche i barboni avevano il loro spazio vitale.
C'era sempre chi dava qualcosa, ma era meglio offrire un luogo per dormire, un pane che soldi e anche se loro erano fondi di galera, o pazzi senza assistenza o alcolisti, erano aiutati.
I vecchi non erano mai soli, anche se non avevano parenti, ma c'erano i vicini che si interessavano a loro.
Nessuno moriva da solo e ci si accorgeva della sua morte giorni o mesi dopo.
Oggi bisogna essere umani solo per chi viene in barca, da clandestino e i fanfaroni, imbroglioni, ci ripetono la frasetta con gli occhi al cielo e il sorrisetto di chi ti prende per i fondelli.
Scusate, questo mondo futuro non lo invidio alle nuove generazioni, preferisco il mio, del passato, anche se era un po' patriarcale, parola tornata di moda oggi in modo ridicolo.